Roma, Virginia si ricandida ma resta col cerino in mano: fuggi fuggi di partiti e cittadini

Virginia si ricandida alla guida del Campidoglio, fra gli applausi dei suoi sostenitori.  Al diavolo la regola del terzo mandato, o altre menate del genere, il popolo grillino capirà, e poi «dobbiamo andare avanti», dice fiera a rete unificate, «non ci stò ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima». Potrebbe andare bene per il trailer di un film, comunque sia, la trovata le ha permesso di catalizzare su di sé l’attenzione, tanto da surclassare la notizia dei due bus Atac finiti arrostiti in pieno centro. Certo, se vogliamo essere pignoli, ma proprio se vogliamo, le reazioni non sono state così concilianti, anzi, ma del resto Oscar Wilde diceva, «non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli». E lei lo sa benissimo.

Dalla politica nazionale a quella capitolina arriva un secco “no”, unanime e trasversale. E i cittadini non sembrano essere da meno, considerati i messaggi disseminati sui social. Povera Virginia, rimasta sola e sconsolata, un tempo ti idolatravano, ora il vento pare tirare in senso avverso, e non si tratta del ponentino ma di una tromba d’aria. Neanche il «daje» lanciato dal Beppe nazionale in suo favore, pare funzionare. Chissà perché.

«A Virgì ma ‘ndo vai?», attacca su facebook il senatore di FI Maurizio Gasparri, «la fallita Raggi si ricandida sostenuta dai grillini sbugiardati e in caduta libera. Lei patetica non andrà al ballottaggio e Roma la boccerà severamente». «Oggi va in frantumi anche la regola dei due mandati del M5S», incalza Giorgia Meloni, «che da “movimento dei cittadini” diventa il partito dei nuovi politicanti. La ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco però è un’ottima notizia: i romani potranno dire con il loro voto come giudicano il lavoro di questa amministrazione grillina. Finalmente…». «Non vediamo l’ora di sgomberare anche la Raggi dal Campidoglio», chiosa infine Matteo Salvini.

Il Pd prende le dovute distanze: «Nulla di personale ma noi diamo un altro giudizio. Roma merita di più e qualcosa di molto diverso da questi anni. Per questo il Pd lavora per costruire un progetto alternativo”. Parola del vicesegretario Andrea Orlando. E Italia Viva fa altrettanto, prima ci pensa il Presidente Ettore Rosato, «Italia Viva sarà da un’altra parte, questa città ha bisogno di autorevolezza, visione, efficienza e trasparenza, tutto quello che non si è visto negli ultimi anni». Seguito dal twitter del deputato Luciano Nobili: «La Raggi si ricandida dopo 5 anni di disastri con la Capitale che sprofonda tra degrado, scandali, rifiuti, dopo aver fallito sotto ogni punto di vista? Bene così: sarà giudicata dai cittadini. Contro i populisti che hanno distrutto Roma, a costruire l’alleanza dei riformisti romani che vogliono restituirle l’orgoglio che merita, per farla rialzare e darle la scossa che serve per ripartire».

Per Marco Cacciatore, consigliere della Regione Lazio uscito dal MoVimento nelle settimane passate, «il problema della candidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma non è tanto il secondo mandato o la ‘maturazione’ del M5S (che rappresenta, mi pare, piuttosto uno snaturamento). Una ricandidatura si poteva anche sostenere, se da parte di questa amministrazione fossero arrivati risultati concreti. Rispetto al programma con cui Virginia Raggi si è presentata agli elettori, questi anni in Campidoglio sono stati un fallimento. Non solo non sono riusciti a portare a termine gli obiettivi, ma in molti casi – su tutti i rifiuti – non ci hanno neanche provato e non hanno mai dato ascolto né alla base né, ancor più grave, ai loro stessi Municipi. Chi la sostiene lo fa per ambizione personale o per equilibrio interno, che nulla ha a che fare con i problemi dei territori che si dovevano risolvere».

Dall’Assemblea Capitolina il capogruppo del Pd Giulio Pelonzi ribadisce che «noi non appoggeremo mai la Raggi, e anche a una richiesta di dialogo chiudiamo la porta in faccia. Avendo un giudizio così negativo sull’amministrazione Raggi auspichiamo», prosegue, «per la città, che lei non si ricandidi. Ma non vogliamo entrare nelle loro dinamiche: i 5 stelle sono in continuo litigio, con la conseguenza di bloccare l’attività istituzionale, come per la delibera sull’OSP, che stenta a uscire per loro litigi, danneggiando i commercianti». Chiaro il concetto. «Ma sì, Virgì, ricandidati», è l’ironico commento della consigliera Svetlana Celli, capogruppo della Lista Romatornaroma, «che tanto finora è andato tutto bene».

«Ai Romani interessa poco se la Raggi si ricandida, è solo l’ennesima dimostrazione che le regole e la morale dei 5 stelle lasciano il tempo che trovano esattamente come la gestione della città da parte della sindaca che vuole affrontare il suo terzo mandato a dispetto di tutto e tutti», afferma Davide Bordoni, consigliere capitolino della Lega-Salvini. «Non serve neanche spiegare perché cambiare le regole del gioco, Roma ne ha viste abbastanza e i cittadini, ora, vogliono una storia diversa da un finale già scritto dal suo personale cerchio magico e dalla banda di Grillo pronti a condannare gli altri per un nonnulla ma sempre primi giustificare sé stessi. Se ne dovranno andare tutti per come hanno ridotto la Capitale. Noi continueremo quel lavoro di ascolto e di presenza sul territorio che farà vincere le elezioni alla Lega e al centrodestra a Roma».

Con i cittadini la musica cambia?

Macché, al netto dei fedelissimi e della base, che comunque non nasconde un certo malumore, la disapprovazione corre sul web, è un tan-tan continuo, dal «lassa perde» a «stiamo su scherzi a parte». Locandine, caricature e battute al vetriolo, ogni modo appare possibile per avversare la scelta della Raggi. Il gruppo facebook “Roma ai tempi di Virgì” è fonte infinita: «Grillo ha fatto un film dal titolo che lo descrive perfettamente: scemo di guerra», scrive Marco. «Nella fogna vacci te», aggiunge Renato, riferendosi al sonetto poco edificante del capo spirituale del M5S, meglio non commentare. «La Raggi è la più grande calamità che sia capitata a Roma», e ancora, «Daje che ve ne annate». E così via.

Qui come negli altri gruppi la solfa è la stessa, e c’è poco da meravigliarsi, forse sarebbe meglio interrogarsi sui motivi.




Roma, sciopero anti Raggi: è scontro con i sindacati

Il primo sciopero generale delle municipalizzate, che per 24 ore crea disguidi in città, si trasforma in una protesta aperta contro l’amministrazione Raggi.

Nel mirino di Cgil, Cisl, Uil e Ugl c’è la gestione delle aziende comunali e il “degrado” della città, ma al sit-in organizzato sotto il Campidoglio aderiscono diverse altre realtà cittadine, dalle opposizioni capitoline alle associazioni dei consumatori. La manifestazione è vivace e dai toni vibranti, le bandiere che sventolano sono tante, ma la piazza non è strapiena.

Tanto che Virginia Raggi attacca: “Una minoranza di sindacalisti prova a tenere in ostaggio una città di 3 milioni di abitanti. La maggioranza dei cittadini è stanca di scioperi ingiustificati”. Le parole della sindaca, affidate ad un tweet a protesta in corso, vengono lette al microfono. I manifestanti, fino a quel momento più cauti, sbottano fischiando e urlando “dimissioni” all’indirizzo dell’inquilina del Campidoglio. La pax sindacale sembra essere tramontata definitivamente.

Ma, nel frattempo, Raggi incassa nuovamente il supporto del leader del M5s Luigi Di Maio: “Sostengo tutte le manifestazioni per il diritto del lavoro, ma è mai possibile che tutti gli scioperi si facciano di venerdì? La storia che alcuni sindacati fanno sempre sciopero il venerdì per fare il weekend, mi sembra ormai una questione indecente”.

Nella Capitale alla mobilitazione generale delle partecipate, si somma lo sciopero generale indetto da alcune sigle di base nei trasporti che fa sentire i suoi effetti sin dal mattino: metro C chiusa, ferrovia Roma Lido chiusa (e poi riaperta), metro A attiva con lievi riduzioni di corse, alcuni bus soppressi. In Ama, la municipalizzata dei rifiuti, è guerra di cifre tra i sindacati da una parte e l’aziende del Comune dall’altra: il 75% di adesioni allo sciopero riferito dai primi diventa il 38% stando ai dati ufficiali della società. La Cgil conferma i suoi dati e ne snocciola degli altri: ad incrociare le braccia in Roma Metropolitane (la società nata per programmare e appaltare le opere di mobilità di cui recentemente il Campidoglio ha decretato la liquidazione) “sono stati il 90% dei lavoratori.

Gli asili comunali sono in gran parte chiusi. I centri informativi turistici sono tutti chiusi”. Restano aperti invece i musei civici, tranne Villa di Massenzio.

“Dopo tre anni dall’elezione di Raggi abbiamo una Roma abbandonata”, afferma Ermenegildo Rossi dell’Ugl. “La Capitale non si merita di essere governata così”, gli fa eco Alberto Civica della Uil. Mentre Carlo Costantini (Cisl) punta il dito sul “patto Fabbrica Roma (siglato in passato con Raggi, ndr) che non è mai partito”. Michele Azzola della Cgil chiede l’intervento del Governo per la città, “un tavolo serio per il rilancio, non il mantello di Batman”, incalza in riferimento alla proposta di conferire poteri speciali al sindaco fatta pochi giorni fa da Di Maio. In giornata, se le opposizioni alzano i toni dello scontro con il Movimento 5 stelle in città, dal Campidoglio non restano a guardare: “E’ uno sciopero privo quindi di ogni fondamento, che svela oggi il suo sapore esclusivamente politico e il cui unico effetto è danneggiare i cittadini”, commenta il capogruppo pentastellato Giuliano Pacetti. E l’assessore alle Partecipate Giovanni Lemmetti rincara la dose: “Uno sciopero al quale non ha creduto la maggioranza degli stessi lavoratori. Noi continuiamo a lavorare permettere in sicurezza i conti”.

“Capisco chi oggi ha scioperato a Roma per chiedere un miglioramento della qualità dei servizi della città. Non bisogna mai aver paura delle richieste che arrivano dai sindacati, dai lavoratori e dai cittadini”. Così in un tweet il segretario del Pd Nicola Zingaretti.




Roma, la Raggi presenta il PUMS e cerca di sfatare un mito: “M5S favorevole alle grandi opere… utili”.

ROMA – Nuove infrastrutture su ferro tram e metro, piste ciclabili, nodi di scambio, trasformazione delle linee ferroviarie in metropolitane. Sono i punti cardini del PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile), votato a maggioranza dell’Assemblea Capitolina e presentato nella giornata del 7 agosto in Campidoglio. Un percorso avviato nel 2016, scandito dalla partecipazione dei cittadini, associazioni, comitati di quartiere e Municipi, con l’obiettivo di dotare Roma, nei prossimi dieci anni, di un sistema di trasporto sostenibile e integrato con la mobilità dolce, attraverso interventi a medio e a lungo termine. “Oggi gli spostamenti di auto e moto sono più del 64 per cento e solo il 36 per cento utilizza i mezzi pubblici, bici e sharing”, ha dichiarato la Sindaca Virginia Raggi. “Con il Pums avremo una completa inversione di marcia: parliamo del 52 per cento di spostamenti con i mezzi pubblici e del 48 per cento con quelli privati”.

Estensione metro. Oltre all’ammodernamento della
Linea A e B della metropolitana e la chiusura dell’Anello Ferroviario, il Piano prevede l’incremento dei chilometri
delle sotterranee: prolungamento della metro “A” da Battistini alla stazione FL3
Monte Mario, passando per Torrevecchia (5,2 Km e 4 fermate); prolungamento
della “B” da Rebibbia a Casal Monastero (2,9 Km e 2 fermate);
il prolungamento della “B1” da Jonio
a Colle Salario (5,1 Km e 5
fermate); il completamento della tratta Colessio-Farnesina
della Linea C (6,5 km e 7 fermate) e
la realizzazione della Metro D OjettiEur Agricoltura (18,8 Km e 19 fermate).
Per un totale di 38,5 km di
estensione.

Ferrovie concesse. La rinnovata “cura del ferro” in
salsa pentastellata contempla inoltre, la trasformazione in metropolitana sia
della Roma-Lido (Metro E) che della tratta urbana Flaminio-Montebello (Metro F) della Roma-Civita Castellana-Viterbo; visioni, però, che appaiono in
contrasto con quanto stabilito dalla Regione
Lazio
. La terza
ex-concessa, l’attuale Laziali-Centocelle,
sarà, invece, trasformata in un metrotram
con l’estensione da un lato a Termini
e dall’altra a Tor Vergata via Giardinetti. Certo, una volta definito
il passaggio dell’infrastruttura dalla Regione al Comune e, di conseguenza,
sottratta la linea dalla giurisdizione dell’ANSF, che potrebbe inserirla, considerate le peculiarità e
criticità tecniche, non conformi a quanto dettato nelle sue direttive, in una
sorta di lista nera e chiederne l’immediata sospensione dell’esercizio. Il
tempo stringe.

Funivie. La grande novità del Piano è la
realizzazione dei nuovi sistemi a fune, grande scommessa della Raggi fin dall’inizio
del suo mandato. Quattro le opere individuate, Battistini MACasalotti
(3,8 Km e 7 fermate), Jonio MB1-Bufalotta/Porta
di Roma
(3,6 Km e 7 fermate), Eur
Magliana
MB/MDVilla Bonelli FL1 (1,0 Km e 3 fermate) e Clodio-Ponte
della Musica
.

Tranvie. Grande investimenti sono inseriti anche
per l’ampliamento dell’odierna rete tranviaria con oltre 58 chilometri di sviluppo,
altro discorso di indiscussa importanza. Prevista la realizzazione della Verano-Stazione Tiburtina e i
collegamenti Largo Corrado Ricci-Piazza
Venezia
, Subaugusta- Ponte Mammolo e,
infine, Torre Angela MC-Anagnina MA,
anch’esso già inserito nel Piano
Regolatore Generale
. Nel PUMS trova inoltre spazio la famigerata TAV, per troppi anni rimasta nel
cassetto, con la costruzione dell’asse tranviario Termini-Venezia-Risorgimento.

Mobilità Dolce. Una nuova rete di ciclabili e
isole pedonali. Obiettivo del Piano realizzare altri 293 chilometri di nuovi
percorsi ciclabili, nuove interconnessioni, definite grazie alle proposte
pervenute dal processo partecipativo. Implementare le aree pedonali e zone 30
non solo nel centro città, ma anche nelle periferie di Roma, favorendo la
valorizzazione degli spazi verdi, l’integrazione della rete di trasporto con la
mobilità dolce e il coinvolgimento attivo della cittadinanza e delle scuole.

“Roma
si dota finalmente di una vera programmazione sulla mobilità, una strategia
futura di medio e lungo periodo che risponde a una visione precisa di quello che
vogliamo per la Capitale”, spiega la Raggi. “Idee che prendono forma
all’interno di questo corposo documento, che è la base per lo sviluppo di Roma.
Negli anni la nostra città, purtroppo, è diventata a servizio del traffico
privato. Il PUMS rimette al centro la persona, a favore del trasporto pubblico,
con un piano pensato soprattutto per le periferie. Abbiamo immaginato la Roma
del futuro e abbiamo iniziato a costruirla passo dopo passo. Un processo
concreto, reso possibile grazie a una programmazione capillare: dalle nuove
linee tranviarie, alle ciclabili e preferenziali. A dicembre scorso Roma Capitale ha chiesto al Ministero delle Infrastrutture i
finanziamenti per sette progetti contenuti nel PUMS: tre nuove tranvie; il
potenziamento e l’estensione di linee ferroviarie urbane; due funivie e
l’acquisto di nuovo materiale rotabile per la rete tranviaria di Roma”.

La
Sindaca poi, durante la conferenza stampa, tenta di togliersi un macigno dalla
scarpa nell’istante in cui al Senato,
a pochi chilometri di distanza dal Campidoglio, veniva bocciata la mozione NO-TAV del M5S, mandando letteralmente in frantumi maggioranza e Governo. “Sfatiamo
un mito, il MoVimento non è contrario alle grandi opere, noi siamo a favore
delle opere utili”.

“Nei
prossimi dieci anni Roma si doterà della rete di infrastrutture per il
trasporto pubblico su ferro rimasta irrealizzata per decenni”, ha aggiunto Pietro Calabrese, Presidente
Commissione Mobilità, “tutto quello di cui la città ha bisogno, così come
richiesto dalle romane e dai romani, è contenuto nel Piano Urbano della
Mobilità Sostenibile. Ora il nostro obiettivo è realizzarlo. Si guarda al
futuro, non solo a quello prossimo in cui verranno ovviamente costruite le
opere meno impegnative, ma anche ai lavori più complessi che necessitano di una
programmazione di lungo periodo”. Sulla stessa linea il consigliere Enrico Stefàno, uno degli alfieri di
questo progetto. “Il Pums rappresenta una visione di città, un’idea, una
programmazione che mancava da troppo tempo e che consentirà di ottenere dal
Ministero e dalla Regione i fondi necessari alla realizzazione delle opere,
delle infrastrutture che sono fondamentali per il rilancio della città, per
aumentare l’attrattività e la competitività di Roma”.

Per
l’assessore alla Città in Movimento, Linda
Meleo
, “i principi guida del Piano si basano sull’integrazione tra le
diverse tipologie di mobilità, la promozione di diverse modalità di trasporto
alternative all’auto privata, il rafforzamento degli standard di sicurezza nel
trasporto pubblico e per il traffico stradale, l’aumento della capacità di
trasporto pubblico, progetti e strategie per la mobilità dolce e condivisa. Tra
i progetti inseriti nel Pums, e recentemente presentati al Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti per avere accesso ai fondi governativi, ci sono
tre tramvie, due funivie e l’acquisto di nuovi tram”. “È un importante pezzo
della visione che questa Amministrazione ha e che guarda alle città come luoghi
in cui si giocano le sfide del futuro. Un futuro – ha sottolineato Luca Montuori, l’assessore all’Urbanistica
– che si lega anche agli impegni che Roma ha sottoscritto con altre grandi
città del mondo per raggiungere obiettivi condivisi sulla sostenibilità
ambientale, sociale ed economica. Una visione integrata che prevede diversi
interventi sia per quanto riguarda gli obiettivi già definiti e finanziati,
quindi in corso di realizzazione, sia quelli per lo scenario di programmazione
dei prossimi anni. Stiamo dialogando anche con altri attori fondamentali per
raggiungere risultati attesi da tempo, come ad esempio il completamento
dell’anello ferroviario, dello sviluppo dei nodi delle stazioni, sia con il recupero
delle aree urbane esistenti, da piazza dei Cinquecento a piazzale Ovest a
piazzale Ostiense e piazzale Flavio Biondo, che con lo sviluppo delle aree
dismesse previste dall’ambito strategico: la revisione del piano di assetto di
Tiburtina, in collegamento, tra gli altri, con l’area dello Sdo di Pietralata e
di Tuscolana”.

Critica l’opposizione. Da Fratelli d’Italia si è levata la voce del capogruppo Andrea De Priamo sul modus operandi della maggioranza pentastellata: “il documento del Pums, approvato dalla Giunta a febbraio è arrivato in commissione a inizio luglio, venti giorni fa al massimo. Stiamo parlando dell’idea di mobilità sostenibile per i prossimi dieci anni, si tratta di un modo di immaginare il futuro della città. Qualcuno lo può definire il libro dei sogni, ma in ogni caso è uno strumento importante che avrebbe meritato un maggiore rispetto in assemblea capitolina che invece è costretta a lavorare sempre di fretta perché voi arrivate tardi”. “Siamo in forte ritardo nell`approvazione del documento sulla mobilità sostenibile”, ha incalzato invece Ilaria Piccolo, consigliera Pd e vicepresidente della commissione Trasporti. “Peraltro non si è dato corso a sinergie istituzionali utili a rendere più forti i progetti che verranno presentati, così come è accaduto per Milano e la Lombardia. Il nostro voto di astensione al PUMS, nasce dalla constatazione che circa il 90% dei progetti che verranno presentati recuperano piani ideati nelle passate giunte di centrosinistra. Non ci convincono invece progetti poco utili e realistici come la funivia Casalotti-Battistini o il people mover a Ionio. Siamo fortemente contrari al Tram sui Fori Imperiali che non è una strada qualsiasi ma una bellissima passeggiata archeologica”. Inoltre ha precisato che “resta peraltro la preoccupazione per il proseguimento dei lavori della metro C, mentre a Milano si apprestano a dare avvio alla quinta linea metropolitana, che si attesterà nella città di Monza. Sfidiamo ora la Giunta e la maggioranza a tenere fede agli impegni e a realizzare opere importanti e necessarie a cambiare e a rendere più fluida e compatibile la mobilità cittadina. Ci auguriamo che per dicembre tutti i progetti da presentare al bando siano stati redatti correttamente per vincere la competizione con altre città e che gli uffici non siano costretti a riporli nel cassetto per assenza di un minimo cofinanziamento da parte di questa Amministrazione”. “Ogni Amministrazione che si succede alla guida della nostra città presenta un piano per la mobilità, il problema è che sia reso effettivo, che ciò che c’è scritto diventi realtà e non il libro dei sogni”. È stato il commento di Dario Nanni, Coordinatore per Roma e provincia di Italia in Comune. “E poi come ci si può fidare di chi quando era all’opposizione si opponevano al prolungamento della Metro C, presentando atti affinché il suo percorso terminasse a Lodi, ed oggi afferma l’esatto opposto? In tre anni di governo 5 Stelle, abbiamo visto stazioni della metropolitana chiuse per mesi, ascensori e scale mobili rotte, metà degli autobus che non escono dalle rimesse per svolgere il servizio di trasporto pubblico, ed ora vorrebbero far credere che nei prossimi 22 mesi di governo faranno tutto quello che sta nel PUMS? Dove tra l’altro si parla della trasformazione in metropolitana della tratta urbana della ferrovia RomaNord. Cosa intendono per questo? Chiudere il restante tracciato extraurbano, dove sono stati previsti finanziamenti, e sostituirlo con bus? Ce lo spieghino, e lo spieghino soprattutto ai pendolari e ai lavoratori”. “I cittadini – ha concluso – sono stanchi non solo dai disservizi e di una città congestionata, ma soprattutto dal fatto di essere presi in giro, spero che qualcuno prima o poi lo capisca”.




Raggi a Ciampino attacca Salvini: “Non credete a chi vi dice vengo e butto giù tutto con una ruspa”

L’obiettivo del “piano di indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti”, preparato dalla Giunta Raggi è stato ben espresso con poche parole dalla stessa sindaca Virginia Raggi a Ciampino durante il suo intervento in favore del candidato a sindaco Marco Bartolucci.

Una delibera approvata nei giorni scorsi dalla giunta stabilisce «che le azioni finalizzate alla chiusura del villaggio attrezzato di Castel Romano dovranno concludersi inderogabilmente entro il 18 giugno 2022». Si va dunque verso  la chiusura dei campi della Barbuta, della Monachina e di Castel Romano, insieme a quello di via Salviati. Ma vediamo cosa ha detto Raggi a Ciampino sul campo rom La Barbuta.

“Un tema che sentiamo tutti molto è quello del campo rom La Barbuta. Quello che l’amministrazione sta facendo è stato un cambiamento totale sui campi rom che non chiamiamo nomadi ma rom e quando qualcuno vi dice che dobbiamo spedirli al paese loro rispondiamogli che al paese loro ci stanno già. Però con questa scusa barbara dell’etnia – ha proseguito Raggi –  hanno deciso anni fa di creare questa sorta di finta emergenza nomadi e hanno deciso di chiudere queste persone all’interno di campi. In questi campi ci sono situazioni di criminalità dove si spaccia, c’è ricettazione, prostituzione e furti. Sono dei ghetti. Come pensiamo noi di aiutare le persone che vogliono uscire da quella situazione se continuiamo a lasciarle li dentro? Non posso rassegnarmi a pensare che un bambino rom abbia come unico modello di vita il modello di vita dei campi perché è segnato. Chi delinque deve essere condannato dovrebbe andare in carcere e non agli arresti domiciliari nei campi ma  chi vuole un’altra possibilità dovrebbe accedere a un patto di collaborazione con l’amministrazione nel quale i bambini si impegnano ad andare a scuola. Se si ha diritto si accede a una casa popolare e se non si ha diritto abbiamo comunque previsto dei sussidi, un affitto. Ci sono una serie di misure per permettere a queste famiglie di uscire dai campi per chi vuole integrarsi. Non possiamo fare distinzioni in base all’etnia, la nostra Costituzione per fortuna lo vieta. E la Costituzione ha un senso  e sulla Barbuta e Monachina ci sono fondi Europei e c’è un censimento in corso. Non credete a chi vi dice vengo e butto giù tutto con una ruspa, con la ruspa non si risolvono i problemi! Il sistema dei campi costa ai romani ben 20 milioni di euro l’anno ma se queste persone iniziano a lavorare e pagare le tasse non pagheremo più tutti questi soldi”.




Roma, bilancio Ama. Nuova bufera sulla Raggi: Ex presidente e Ad municipalizzata accusa la sindaca di pressioni

Un esposto in cui tira in ballo in prima persona la sindaca di Roma Virginia Raggi per “avere fatto pressioni” per ottenere la modifica del bilancio Ama. Un documento affidato dall’ex presidente e Ad della municipalizzata dei rifiuti, Lorenzo Bagnacani, ai magistrati della Procura di Roma che da tempo indagano sui conti della azienda. Denuncia a cui il manager ha allegato una serie di chat e registrazioni da cui emergerebbero le “richieste” della Raggi. Il Campidoglio smentisce le pressioni e su Fb la Raggi precisa: “Si pretendeva che approvassi un bilancio con il quale i dirigenti di Ama avrebbero avuto centinaia migliaia di euro in più, addirittura si ipotizzava l’aumento della tassa sui rifiuti”.

Ed esplode la polemica con Pd e l’alleato di governo Lega che chiedono le dimissioni e M5S che bolla la richiesta come “goffa ripicca” (per l’affaire Siri) sottolineando che la sindaca “neanche è indagata”. E ancora su Fb Raggi attacca: “hanno gli indagati e parlano di me”. E fa i nomi di Catiuscia Marini e Nicola Zingaretti, “indagati -rispettivamente- per concorsi truccati e finanziamento illecito” e “Armando Siri per una presunta tangente da 30 mila euro”. Nel procedimento aperto a piazzale Clodio, al momento risulta indagato per tentata concussione il dg del Campidoglio, Franco Giampaoletti, oltre che l’ex ragioniere del Comune, Luigi Botteghi e il capo ad interim della Governance, monitoraggio e controllo organismi partecipati Giuseppe Labarile. La vicenda riguarda i 18 milioni di credito per i servizi cimiteriali vantati da Ama, e proprio su questi crediti Bagnacani nel suo esposto, anticipato dal sito del settimanale L’Espresso, sostiene di avere ricevuto pressioni per non inserirli nel bilancio. Versione smentita da Palazzo Senatorio che anzi sottolinea come “il bilancio proposto dall’ex ad Lorenzo Bagnacani non poteva essere approvato dal socio Roma Capitale perchè non avrebbe rispettato la legge”.

Raggi, Salvini chiede dimissioni per coprire Siri? – “Matteo Salvini sta chiedendo le dimissioni in ogni modo e in ogni caso. Forse vuole coprire quello che è successo oggi al suo sottosegretario Siri che mi sembra sia indagato per presunte corruzioni e tangenti?”. Così la sindaca la sindaca di Roma Virginia Raggi a PiazzaPulita su La7. “Se invece di cambiarsi le felpe andasse a lavorare non farebbe danno – aggiunge rivolta a Salvini -. Se mi dà la felpa da ministro dell’Interno per un giorno intanto vado a sgomberare CasaPound. E’ una delle prime cose che potrebbe fare”.

Di Maio, in audio Raggi nessuno scandalo, oggi l’ho sentita  – “Ho sentito Raggi oggi pomeriggio per chiedere spiegazioni e ripeto, sono sempre il primo a sbattere fuori chi si macchia di reati o chi sbaglia per casi gravissimi. Lei mi ha spiegato che l’azienda dei rifiuti ha un problema: che i dirigenti prendono bonus per gli utili e non perché c’è meno immondizia per strada; che i sindacati hanno usato le proteste per fare assenteismo e lei lo ha detto a un dirigente, dicendo che deve modificare il bilancio per come lo dicono i revisori dei conti”. Lo afferma il vicepremier Luigi Di Maio a Dritto e Rovescio, su Rete 4. “Io in quell’audio non vedo nessuno scandalo”, sottolinea.




Roma, botta e risposta tra Salvini e Raggi sul tema rifiuti

“Non occorre uno scienziato per portare via la mondezza, svuotare i cestini, evitare i gabbiani stile avvoltoi. Io ho invitato la gente a votare la Raggi ma ora quando la gente mi vede dice: fate presto “. Così Matteo Salvini torna a parlare della situazione della Capitale.

Raggi spiega a Salvini il debito di Roma con una brioche

La Lega in mattinata aveva ribadito: “Nessun regalo milionario per coprire amministratori incapaci. Migliaia di altri Comuni italiani hanno gli stessi problemi e identici diritti. Roma è una città bellissima da troppo tempo trascurata e abbandonata: chi ha sbagliato paghi!”, hanno in una nota Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, capigruppo della Lega in Senato ed alla Camera.

Non comprendiamo le polemiche da parte della Lega sul superamento della gestione commissariale del debito storico di Roma“, dicono i componenti della Commissione Bilancio della Camera del M5S, che invitano “i colleghi a leggere con maggiore attenzione quanto contenuto nella norma inserita nel Decreto Crescita”. “Non è stato fatto alcun regalo alla Capitale e neanche un centesimo in più delle tasse degli italiani sarà usato per ripagare il debito di Roma”, spiegano. “Certe polemiche prive di senso lasciamole al Pd e a chi ha mal governato in passato la Capitale”.

“A Salvini voglio dire che ho le spalle larghe e non mi spavento facilmente. Io le villette dei clan mafiosi le ho abbattute, dopo decenni di silenzio delle precedenti giunte: otto case del clan Casamonica buttate giù dalla ruspa. Infine, per togliere la spazzatura non serve assolutamente uno scienziato ma sono necessari duro lavoro e costanza. Di certo non bastano due tweet e qualche battuta ad effetto. Ma io non voglio inutili polemiche elettorali. Lavoriamo!“.

 Ieri botta e risposta tre il vicepremier e la sindaca di Roma, Virginia Raggi. “Un giorno, ogni tanto – ha detto Salvini parlando della Formula E – Roma è in modo positivo al centro dell’interesse del mondo. Spero lo sia tutti i giorni, e non solo per le metropolitane ferme, la sporcizia, per i topi o il caos delle periferie”.

G

Per Roma, ha detto Salvini,  “il Governo sta facendo di tutto, l’unica cosa che non potrà fare è regalare soldi ad una città ignorando i problemi di tutte le altre. Se qualcuno pensa di fare omaggi a Roma, quando ci sono centinaia di Comuni in difficoltà, allora o tutti o nessuno. Qui serve una amministrazione comunale pronta, sveglia e presente”.

“Invece di parlare di Roma si occupi della sicurezza. Visti i fatti di cronaca di questi giorni mi sembra di poter dire che non manchi il da farsi. A ognuno il suo lavoro. Parla di tutto in tutte le TV ma mi sembra che non passi mai ai fatti”, è la replica della sindaca Virginia Raggi.

“Fa piacere – ha detto in un altro passaggio – che sia passato dal chiedere ‘vagoni della metro senza terroni’ a riconoscere che grazie a noi si guarda finalmente al futuro. Il ragazzo sta crescendo“.

Roma non è mai stata così sporca, così ferma, così trascurata – ha contro replicato Salvini – caotica e disorganizzata. Colpa di Salvini, o colpa di un sindaco 5Stelle (per cui avevo perfino invitato a votare) che in questi anni non ha combinato niente? Il giudizio lo lascio dare ai Romani, io lavoro per dare un futuro migliore a questa splendida città”




Roma Capitale, Raggi: “Conti in sicurezza da qui al 2048”

Nel 2021 chiuderà la gestione commissariale per il piano di rientro del debito progresso di Roma Capitale, “una sorta di bad company”, come l’ha definita la sindaca Virginia Raggi, in cui “nel 2008 sono stati inseriti miliardi di debiti, arrivati attualmente a oltre 12.

https://www.facebook.com/virginia.raggi.m5sroma/videos/229472911251979/

Oggi – annuncia Raggi insieme al viceministro all’economia Laura Castelli – chiudiamo i conti con il passato. Questa attività consente di mettere in sicurezza i conti da qui al 2048″ poichè “libererà risorse per 2,5 miliardi” e “ci consentirà dal 2021, se tutto procede da programma, di ridurre l’Irpef. I romani pagano l’Irpef più alta di Italia e inizieremo a ridurla. Si inverte la rotta”. Nel 2021 cesserà di esistere la struttura che fa capo alla presidenza del Consiglio dei Ministri e che era stata istituire per definire e rimborsare i debiti contratti dal Comune di Roma fino al 28 aprile 2008. La sindaca ha ringraziato per la collaborazione oltre al viceministro Laura Castelli anche il premier Giuseppe Conte. 




Roma Capitale, Consiglio comunale senza De Vito: caos in aula. “Raggi dimettiti”

“Sapevo che il vecchio sistema avrebbe provato ad infiltrarsi, ma noi abbiamo anticorpi per resistere a questi attacchi e lo abbiamo dimostrato. Il M5S ha espulso Marcello De Vito”. Lo ha detto la sindaca di Roma Virginia Raggi intervenendo in assemblea capitolina durante la prima seduta dopo l’arresto dell’ex presidente dell’Aula, Marcello De Vito. “Ogni volta che il vecchio sistema proverà a infiltrarsi e darci una spallata, noi resteremo qui. Noi vogliamo andare avanti e lo faremo come sempre a testa alta”, ha aggiunto la sindaca Raggi, che durante il suo discorso è stata interrotta dalle proteste da esponenti delle opposizioni tra il pubblico. A più riprese, durante la seduta le opposizioni hanno gridato “vergogna” e “a casa”. Sui cartelli esposti da FdI c’era scritto “Raggirati” e su quelli del Pd “Raggi dimettiti”. Attivisti dem nel pubblico hanno urlato “A casa”.




Processo Raggi, Pm: “Sindaca mentì per evitare dimissioni”. Chiesti 10 mesi di reclusione

E’ il giorno dell’udienza del processo che vede imputata la sindaca di Roma, Virginia Raggi, per il reato di falso in relazione alla nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio.

In aula, oltre alla sindaca che ha assistito a tutte le udienze, sono presenti anche il capogruppo M5s in Campidoglio Giuliano Pacetti. I consiglieri comunali Pietro Calabrese e Angelo Sturni.

Dieci mesi di reclusione. Questa la richiesta della Procura per la sindaca Virginia Raggi, imputata per falso nell’ambito del processo sulle nomina di Renato Marra alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha chiesto per la sindaca le attenuanti generiche.

Nella sua requisitoria il pm Francesco Dall’Olio ha detto che “è pacifico che si tratti di falso ideologico in atto pubblico”. L’accusa ha ricordato il ruolo di Raffaele Marra, all’epoca vice capo di gabinetto e stretto collaboratore di Raggi: per i magistrati avrebbe avuto un ruolo nella nomina del fratello Renato.

L’accusa di falso è relativa ad una dichiarazione all’anticorruzione in cui rivendicò la decisione di avere nominato Renato Marra. “Il codice etico del 2016 relativamente agli indagati – ha detto Raggi – non è stato mai applicato. Solo nel caso del sindaco di Parma Federico Pizzarotti, si arrivò alla sospensione perchè non aveva comunicato la sua iscrizione nel registro degli indagati”.
“Raffaele Marra non aveva nessuna delega, era formalmente il vice capo di gabinetto ma era il consigliere privilegiato del sindaco”. È quanto ha affermato l’ex capo di gabinetto del Comune di Roma, Carla Raineri, sentita come testimone nel processo che vede imputata la sindaca Virginia Raggi per falso in relazione alla nomina di Renato Marra (fratello di Raffaele) a capo della direzione turismo.

Marra e Salvatore Romeo, il primo vice capo di gabinetto, il secondo capo della segreteria politica nell’agosto del 2016 “si comportavano in maniera autoreferenziale e arrogante, Marra almeno manteneva sempre un bon ton istituzionale, mentre Romeo era arrogante e maleducato”. E ancora: “stavano in tre in una stanza a porte chiuse, per riunioni inaccessibili a tutti se non all’allora vice sindaco Daniele Frongia. Marra aveva un fortissimo ascendente sulla sindaca. Erano stati coniati vari epiteti per Marra, eminenza grigia, Richelieu, sottolineando la debolezza della sindaca come quella della zarina ai tempi di Rasputin. Chiunque si fosse messo di traverso rispetto alle loro ambizioni faceva una brutta fine. Penso a me, quando dissi che intendevo sostituire Marra con un generale dei Carabinieri nel ruolo di vice capo di gabinetto da lì a poco la sindaca si fece venire dubbi sulla mia nomina”.

Secondo la Procura di Roma la sindaca Virginia Raggi “mentì alla responsabile dell’Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016” perché se avesse detto che la nomina di Renato Marra era stata gestita dal fratello Raffaele, sarebbe incorsa in un’inchiesta e “in base al codice etico allora vigente negli M5S, avrebbe dovuto dimettersi”. Così in aula il procuratore aggiunto Paolo Ielo che ha chiesto alla corte l’acquisizione del codice etico M5S vigente nel 2016. Lelo dunque ha chiesto al giudice l’acquisizione del codice etico M5S vigente nel 2016 , che prevedeva in caso di indagine penale a carico di un ‘portavoce’ la sua ineleggibilità o, se già eletto, le dimissioni. “Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello – ha spiegato Ielo – l’apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata in un fascicolo penale, ndr) rischiava il posto è per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio del 2017”.

“Per quanto riguarda il sindaco di Roma, io non conosco l’esito del processo ma il nostro codice di comportamento parla chiaro e lo conoscete”. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio rispondendo alla Stampa estera ad una domanda sul processo che vede imputata la sindaca di Roma Virgina Raggi.




Incontro Raggi – Di Maio per far ripartire Roma: tavolo con sette ministri ma Zingaretti dov’è?

ROMA – Luigi Di Maio ieri ha incontrato Virginia Raggi nella sede del ministero del Lavoro: in poco tempo, neppure 60 minuti, si è chiuso il Tavolo per Roma voluto da Carlo Calenda. Rispetto al progetto di Calenda, questo nuovo ha giusto il nome diverso:  “Cabina di regia interministeriale”, come evidenziato dai grillini in un videoclip di pochi secondi dove criticavano l’incontro Raggi – Di Maio: nessuna parola ma tanta musica e sorrisi. Tradotto: dopo dopo il grande imbarazzo ed empasse per il caso Tor di Valle e l’arresto di Lanzalone, tra il vicepremier e la sindaca è tornato un rapporto disteso e sereno. Ieri, dunque, si è parlato a grandi linee del nuovo piano che dovrebbe rilanciare la Capitale con ben 2 miliardi di euro e con più poteri per il Campidoglio.

L’obiettivo minimo sono i fondi per finanziarie alcune nuove linee di tram e il completamento della Metro C fino al Farnesina: un pacchetto da 2 miliardi di euro. E poi il Campidoglio punta ad ottenere i decreti attuativi della riforma di Roma Capitale, avviata a fine 2010 con il cambio di nome ma con poche competenze reali passate dallo Stato al Campidoglio.

All’incontro non c’era Zingaretti. questo summit Raggi – Di Maio non ha dunque contemplato tra i protagonisti la Regione Lazio.

Felice Raggi all’uscita dall’incontro: “Ho incontrato il vicepremier Di Maio e abbiamo condiviso l’idea di costituire una cabina di regia interministeriale per lo sviluppo di Roma con tutti i ministeri che saranno interessati. Io direi che questa volta si fa sul serio”. Lo ha annunciato la sindaca di Roma Virginia Raggi uscendo dal Ministero del Lavoro”.

Sul nuovo piano per Roma Beppe Grillo ha già dato il benestare. Al nuovo tavolo parteciperanno sette ministri: Di Maio e i titolari di Trasporti, Economia, Ambiente, Ricerca, Agricoltura e Pubblica amministrazione. Dunque l’esclusa sarebbe proprio la Regione di Zingaretti, che sedeva al Tavolo lanciato dall’ex ministro dello Sviluppo l’anno passato.

“Dobbiamo alzare il livello”, ha detto Raggi a Di Maio. I soldi: Raggi ha nel cassetto progetti per almeno 2 miliardi di euro per cui è indispensabile l’aiuto del governo. Dai trasporti alle buche, al verde.

“Alla cabina parteciperanno tutti i ministeri interessati», ha detto Di Maio, che ieri ha annunciato anche i nuovi responsabili degli enti locali del M5S: al posto di Bonafede e Fraccaro, ex tutor del Campidoglio e ora diventati ministri, arriva un terzetto composto da Massimo Bugani, socio dell’associazione Rousseau vicino a Casaleggio, poi l’europarlamentare Ignazio Corrao e la consigliera regionale del Lazio, Valentina Corrado. La cabina di regia in un secondo momento a quanto si apprende sarà allargata anche alle forze produttive e sociali della città.

I PRECEDENTI

I precedenti dei tavoli di lavoro in materia non sono particolarmente incoraggianti. Nel 2009, dopo una lunga serie di incontri tra l’ex sindaco Gianni Alemanno e l’allora titolare del Tesoro Giulio Tremonti, si materializzo’ l’idea di un contributo da 500 milioni di euro l’anno, poi quella di cedere un pacchetto di caserme e forti militari di proprieta’ del Demanio al Campidoglio, che avrebbe monetizzato tramite la vendita ai privati degli immobili. Entrambi i progetti, pero’, sono rimasti lettera morta. Da quel governo, guidato da Silvio Berlusconi, il Campidoglio vide riconosciuta la possibilita’ di far ripartire la contabilita’ del Comune: il debito storico dal 1957 al 2008 e’ stato trasferito in una gestione commissariale. Partito da una cifra attorno ai 17 miliardi di euro oggi ammonta a circa 10, il piano di rientro prevede rate fino al 2048 e viene finanziato con 300 milioni di euro erogati ogni anno dallo Stato e 200 a carico delle tasche dei romani.
Alcune risorse straordinarie per la citta’ sono arrivate in occasione del Giubileo della Misericordia, iniziato nel dicembre 2015 e terminato un anno dopo. Ad agosto 2015 il Campidoglio, al tempo guidato da Ignazio Marino, ha stanziato 50 milioni di euro per realizzare 32 progetti tra decoro urbano e manutenzione in vista del Giubileo. Sul versante comunale delle infrastrutture l’evento e’ stato un flop: molti dei lavori previsti sono partiti in ritardo oppure non sono stati mai realizzati tanto che alcuni fondi sono stati dirottati su interventi programmati in occasione dell’Anno Santo e tuttora i cantieri devono partire. I fondi erogati dal Governo di Matteo Renzi per il Giubileo, invece, ammontavano a circa 150 milioni di euro, meta’ di queste risorse pero’ sono state impegnate per un piano di illuminazione a led dei quartieri periferici della citta’.
Con il governo di Paolo Gentiloni, invece l’ex ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ad ottobre 2017 ha avviato il Tavolo per Roma,a cui hanno partecipato Comune, Regione Lazio, sindacati e parti sociali, proseguito con oltre 60 incontri tra tavoli tecnici e politici. Il filo conduttore pero’, piu’ dei risultati attesi dal tavolo, e’ stato legato alla disputa politica tra Calenda e la Raggi. Il ministro ha polemizzato a piu’ riprese contro l’immobilismo del Campidoglio al tavolo e la sindaca ha replicato parlando di scarsa chiarezza sui fondi realmente a disposizione.Nel corso di sei mesi si e’ discusso di risorse, comprese tra 1 e 3 miliardi di euro, perlopiu’ fondi gia’ stanziati sulla carta da vari enti ma non utilizzati, di fatto pero’ il tavolo si e’ arenato a fine legislatura senza risultati immediatamente spendibili per la citta’.
Ora la Raggi e Di Maio parlano di una cabina di regia tra i ministeri interessati.




Virginia Raggi: “Chiedo giudizio immediato”

ROMA – “Ho chiesto al Tribunale di Roma il giudizio immediato nel procedimento aperto nei miei confronti dalla procura capitolina. Desidero che sia accertata quanto prima la verità giuridica dei fatti. Sono certa della mia innocenza e non voglio sottrarmi ad alcun giudizio. Ho piena fiducia nella giustizia e credo fermamente che la trasparenza sia uno dei valori più importanti della nostra amministrazione”. E’ quanto afferma la sindaca Virginia Raggi su Fb in riferimento alla vicenda delle nomine in Campidoglio.

Virginia Raggi è accusata di falso in relazione alla nomina a capo del dipartimento Turismo del Campidoglio di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro Raffaele. La Procura ha invece chiesto l’archiviazione per il reato di abuso d’ufficio sia per la nomina di Renato Marra che per la nomina a capo della segreteria politica di Salvatore Romeo.