Governo, la Lega dice no a Di Maio. Salvini: “Non siamo al mercato, al voto subito”

Novità sul fronte della crisi politica. Secondo ambienti vicini a Cottarelli, durante l’attività del Presidente del Consiglio incaricato per la formazione del nuovo Governo sarebbero emerse nuove possibilità per la nascita di un Governo politico. Questa circostanza, anche di fronte alle tensioni sui mercati, avrebbe indotto Cottarelli – d’intesa con il Presidente della Repubblica – ad attendere gli eventuali sviluppi. A quanto si apprende da fonti leghiste, la posizione delle ultime ore del partito di Matteo Salvini sulla crisi di governo, è quella di non ostacolare soluzioni rapide per affrontare le emergenze ma “ridare comunque la parola agli italiani il prima possibile”. Questa mattina il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli si era recato al Quirinale per un incontro informale con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, poi è rientrato a palazzo Montecitorio. Cottarelli è adesso al lavoro nella Sala Busti di Montecitorio.

Intanto Matteo Salvini tuona “Mattarella ci dia il voto” da Pisa, dove è in campagna elettorale per le amministrative

Al voto, dunque. Ma alleati con chi e quando? “Prima possibile ma non a fine luglio perché ci sono le sacrosante ferie degli italiani e i lavoratori stagionali”, mette in chiaro il leader della Lega. Quanto alle alleanze, le parole di Salvini sembrano escludere che la soluzione della crisi passi ora da un governo M5s-Lega. Per il dopo il segretario del Carroccio mette in chiaro: “Andremo al voto con chi sostiene il nostro programma perché l’Italia non può essere il paese che continua solo a dire signorsì all’Europa”.

Luigi Di Maio, arriva di buon mattino a Montecitorio, dove lo raggiungono le sferzanti parole che Salvini gli riserva: “Di Maio riapre? Non siamo al mercato, al voto subito…”. “Mattarella ci dica come uscire dallo stallo: abbiamo rinunciato a posti, poltrone, presidenze e ministeri. Ci hanno sempre detto no”, ributta la palla sul Colle il leader leghista. “All’ipotesi di un governo giallo-verde ci abbiamo lavorato per un mese inutilmente ma io ho una dignità politica e soprattutto l’Italia non è schiava di nessuno: i tedeschi si facciano gli affari dei tedeschi e i francesi quelli dei francesi ma agli italiani ci pensiamo noi”, chiosa.




Governo, Di Maio rilancia su governo gialloverde e spunta ipotesi premiership leghista

Ancora irrisolta la grave crisi politica italiana. Ieri il premier incaricato Carlo Cottarelli ha fatto visita al presidente della Repubblica senza sciogliere la riserva.

Due gli scenari possibili:

Scioglimento immediato delle camere e elezioni a fine luglio o una fiducia “tecnica” per legge di bilancio “light” e voto a ottobre.

Luigi Di Maio abbandona l’idea dell’impeachment a Mattarella e rilancia su governo M5s-Lega

“Siamo pronti a rivedere la nostra posizione. Se abbiamo sbagliato qualcosa lo diciamo, ma ora si rispetti la volontà del popolo: una maggioranza c’è in parlamento, fatelo partire quel governo” ha detto da Napoli, in un comizio, il capo politico del Movimento 5 stelle. E a rinforzare l’idea che ci possa essere un tentativo in quel senso, è arrivato in serata anche l’appoggio di Fratelli d’Italia. “Una maggioranza in Parlamento c’è, ed è formata da M5s e Lega: “Era pronta a fare un governo e aveva stipulato un contratto di governo – ha scritto Giorgia Meloni su Facebook -. Noi siamo stati critici però arrivati a questo punto siamo anche disponibili a rafforzare quella maggioranza con FdI, perché crediamo che bisogna fare tutto quello che c’è da fare in questo momento per tirare fuori l’Italia dalla situazione di caos nella quale rischia di gettarsi. Presidente, ci rifletta perché non avremo molto altro tempo”.

E, in tarda serata si alternano anche le voci su una possibile premiership di segno leghista per compensare Matteo Salvini. In tal caso, secondo gli stessi rumors, a Palazzo Chigi potrebbe sedere Giancarlo Giorgetti, che nel pomeriggio di ieri avrebbe avuto, tra l’altro un colloquio con il premier incaricato Carlo Cottarelli. Fonti del M5S non confermano un simile schema di governo e, anzi, si dicono scettiche sulla possibilità di un ok a un esecutivo guidato da un premier leghista. Ma la disponibilità a riaprire un canale di dialogo con il Quirinale c’è e, come alternativa, il M5S propone in maniera via via più convinta il ritorno alle urne il 29 luglio. Interpellate sull’ipotesi che si riapra la possibilità di un governo M5S-Lega, fonti de Carroccio riferiscono che al momento non ci sono fatti concreti nuovi, definendo questa come la “note delle follie”. E non escludono tuttavia che una delle ipotesi che circolano in queste ore possa vedere la luce.

Al momento, però, al vaglio di Sergio Mattarella restano le prime due opzioni

con la ferma convinzione da parte del Quirinale che comunque il parlamento si dovrà assumere la responsabilità di chiudere la legislatura o di consentire al governo tecnico un passaggio fondamentale con la presentazione della manovra, per evitare l’eccessiva fibrillazione dei mercati e ridare credibilità e fiducia al nostro Paese.

Mercati che continuano a subire una fortissima tensione, con lo spread che s’impenna col passare dalle ore, dai 250 punti della mattina, alla chiusura a quota 300. Tuttavia, dopo lo scontro frontale di lunedì tra il Colle e il fronte sovranista, i toni sembrano essersi decisamente abbassati. ono decisamente più morbidi. Luigi Di Maio, torna sui suoi passi nella richiesta di impeachment, consapevole che su quella strada era rimasto praticamente isolato. Lo stesso Salvini, in diretta Facebook, ribadisce che “Mattarella ha sbagliato ma basta insulti”.

Una riapertura di dialogo tra M5s e Quirinale che, secondo qualche osservatore, potrebbe riaprire una strada, seppur strettissima, verso un governo politico. Ma al momento è una ipotesi solo di scuola. Per ora, in pista c’è solo Cottarelli, che Mattarella vuole comunque inviare al Parlamento. Malgrado le difficoltà. Dopo una mattinata di contatti e relazioni, il premier incaricato è stato al Colle per le 16,30. Sembra essere il momento dell’accettazione del mandato e la presentazione della lista dei ministri, ma qualcosa deve essere andato storto, tanto che a sorpresa, Cottarelli lascia il Colle senza presentarsi alla stampa. E subito scoppia una ridda di ipotesi tra cui quelle se intenda rimettere il mandato o se in realtà abbia bisogno di più tempo per stilare la lista dei ministri. Il Colle subito fa trapelare che non esiste l’ipotesi della rinuncia. E Cottarelli, rientrando a Montecitorio, assicura che sta approfondendo “alcuni aspetti della lista”.

Nelle stesse ore le diverse anime del Pd propongono l’idea di andare a votare il 29 luglio

probabilmente – si ragiona in ambienti parlamentari – assecondando il pressing del Colle. Una data decisamente inedita ma che oggettivamente raccoglie positivamente la preoccupazione di Mattarella, qualora dovesse saltare tutto, di avere un governo in carica in autunno, subito in grado di presentare la legge di bilancio. E non è un caso che per tutta la giornata si siano inseguiti rumors di contatti tra Cottarelli ed alcuni esponenti delle forze politiche, come il leghista Giancarlo Giorgetti e il dem Graziano Delrio, proprio per sminare la strada del governo tecnico finalizzata al varo della manovra. Il ritorno alle urne a luglio, se viene accolto con favore dalla Lega, trova invece i Cinque Stelle molto freddi. “Spero che – ha spiegato Di Maio – si possa andare al voto il prima possibile però riconosco pure che questa è una situazione veramente difficile per il Paese”.




Spread sfiora quota 300, il commissario Ue si scusa con l’Italia. Salvini: “A Bruxelles sono senza vergogna”

Lo spread risale sopra i 280 punti base, a 282 punti, al termine dell’incontro tra il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli e il presidente Mattarella al Quirinale. Il rendimento del 10 anni italiano è in rialzo al 3,08%.

Affonda anche New York sull’ ‘onda lunga’ italiana con il Dow Jones che perde oltre il 2%.

La Borsa di Milano chiude in calo con il Ftse Mib che cede il 2,65% a 21.350 punti. Sulla seduta pesano le incertezze del quadro politico italiano dopo l’incontro tra il premier incaricato, Carlo Cottarelli, ed il capo dello stato, Sergio Mattarella, e la notizia che si rivedranno mercoledì. “Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello che sta succedendo oggi sui mercati”. Lo afferma il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco parlando ‘a braccio’ rispetto al testo delle considerazioni finali riferendosi al balzo dello spread. Spread Btp-Bund chiude vicino a 300 punti base – Lo spread tra Btp e Bund chiude vicino alla soglia dei 300 punti base, a 290 punti – sugli schermi Bloomberg – con il rendimento del decennale italiano al 3,13%. Il differenziale ha segnato un’accelerazione nelle ultime battute della seduta dopo che l’incontro tra il presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli e il capo dello Stato Mattarella si era appena concluso senza la presentazione della lista dei ministri. Spread btp-bund a 2 anni schizza 190 punti a quota 343 – Il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani a due anni e quelli tedeschi di eguale durata si è allargato oggi di 190 punti basi, pari a quasi il 2%. Lo spread tra il btp con scadenza giugno 2020 e il bund si è allargato a 343 punti. Il rendimento del btp a due anni si è impennato al 2,639%, poco meno di quanto rendeva ieri il nostro btp decennale. Borsa Wall Street affonda con Italia, Dj -2,03% – Wall Street affonda con l’onda lunga dell’Italia. Il Dow Jones perde il 2,03% a 24.252,32 punti, il Nasdaq cede lo 0,89% a 7.367,80 punti mentre lo S&P500 lascia sul terreno l’1,58% a 2.678,46 punti.

Bufera su Guenther Oettinger, commissario tedesco Ue al Bilancio

mentre si consuma una nuova giornata nera sui mercati con lo spread che schizza oltre i 300 punti e poi ripiega sulle tensioni per la formazione del nuovo governo. “Lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti”, dice il commissario, secondo un tweet di Bernd Thomas Riegert, che anticipa sul social network i contenuti di un’intervista per Deutsche Welle, che sarà diffusa stasera. Il tweet sarebbe la versione corretta di un precedente post comparso nel social network, nel quale Oettinger veniva citato in modo diverso: “i mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta”.

“Non volevo mancare di rispetto e mi scuso”

Lo scrive su Twitter il commissario europeo Gunther Oettinger a proposito delle dichiarazioni sulla crisi politica italiana rilasciate durante un’intervista a Deutsche Welle.
Questa versione dell’intervista, poi rieditata dallo stesso giornalista, non è stata confermata dalla Dw all’ANSA. Il post ritirato come erroneo aveva però già suscitato molte reazioni.

“A Bruxelles – ha commentato Salvini – sono senza vergogna.

Il commissario europeo al bilancio, il tedesco Oettinger, dichiara ‘i mercati insegneranno agli italiani a votare per la cosa giusta’. Se non è una minaccia questa…Io non ho paura #prima gliitaliani”. Mentre il Movimento cinque stelle chiede una smentita. Parole bollate come “offensive” anche dal Pd con Matteo Orfini.

“L’Italia merita rispetto”, Bruxelles “è pronta a cooperare responsabilmente e nel rispetto reciproco”:

così il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker in una nota. “Le sorti dell’Italia non possono dipendere da eventuali ingiunzioni dei mercati finanziari. L’Italia, indipendentemente dai partiti che la dirigeranno in futuro, è un Paese fondatore dell’Ue che ha fornito un enorme contributo all’integrazione europea”. Juncker si dice inoltre “convinto che l’Italia continuerà il suo percorso europeo”. Intanto il capo della comunicazione di Deutsche Welle, Christoph Jumpelt, chiarisce all’ANSA come sia stato possibile l’errore nel tweet sull’Italia, relativo all’intervista al commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger, che ha provocato molte reazioni indignate. “Il nostro redattore purtroppo nel suo tweet non ha separato in modo chiaro la propria valutazione dalla citazione. Di questo ci scusiamo. Questo è stato corretto col tweet successivo”, afferma Jumpelt. Arrivano poi anche le scuse dirette del giornalista. “Nel mio primo tweet ho sbagliato la citazione. Per questo l’ho cancellato. Intendevo dare un veloce reazione e una sintesi dell’intervista. Mi scuso per la confusione e per l’errore. Per favore traducete la citazione qui”. È quello che scrive il giornalista della Deutsche Welle, Bernd Thomas Riegert, su Twitter, scusandosi per aver divulgato una citazione sbagliata del commissario europeo al Bilancio Gunther Oettinger, che ha provocato molte reazioni indignate in Italia. “Il mio appello a tutte le istituzioni europee: per favore rispettate gli elettori: siamo qui per servirli, non per far loro lezioni”, dice in un tweet il presidente del consiglio europeo Donald Tusk. “Juncker è stato informato di questo commento sconsiderato, e mi ha chiesto di chiarire la posizione ufficiale della Commissione: compete agli italiani e soltanto a loro decidere sul futuro del loro paese, a nessun altro”, così il portavoce del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker a proposito dei commenti di Oettinger.
La Borsa di Tokyo termina le contrattazioni col segno meno, con gli investitori che giudicano sempre più intricata l’instabilità politica in Italia sul medio e lungo termine. Il Nikkei ha ceduto lo 0,55% a quota 22.358,43, con una perdita di 122 punti. Sul mercato valutario in Asia l’euro perde terreno sulle principali valute, assestandosi ai minimi in 11 mesi sullo yen, a un livello inferiore a 127.
Sul calo dei mercati, interviene Ignazio Visco, parlando ‘a braccio’ rispetto al testo delle considerazioni finali. “Non ci sono giustificazioni, se non emotive, per quello che sta succedendo oggi sui mercati”, afferma il governatore della Banca d’Italia.




Mattarella, da Conte a Cottarelli: passando per l’inutilità del voto degli italiani

Difficile comprendere cosa angosci di più in queste ore di crisi istituzionale. L’ostinata perseveranza nel restare uno stato servile senza spina dorsale alle dipendenze delle banche europee mostra quanto “il bel Paese” debba fare sempre i conti con l’atavica e perenne condizione “gattopardesca” del fare di tutto per non cambiare mai niente.

Nella confusione in cui si è piombati in questi giorni di inizio estate è venuto meno il coraggio anche di provare a mettere in atto i punti programmatici di un contratto redatto da parte di un populismo vittorioso alle urne del 4 marzo.

In entrambi i casi la sensazione che prevale è quella di aver perso una occasione di cambiamento

Gli effetti collaterali della decisione del presidente Mattarella palesano la percezione che neanche più il voto delle elezioni rappresenti una volontà popolare e democratica inoppugnabile e sacrosanta.

Pur essendo pericolose le derive politiche populiste si sarebbe dovuto rispettare il voto degli italiani

Il nuovo governo sorretto da un programma fortemente utopistico non sarebbe durato a lungo e avrebbe scongiurato l’ipotesi di eventuali scontri e caos nelle piazze di una Italia ferita nell’orgoglio e indignata per non rappresentare più la volontà sovrana. Confonde e spiazza quanto il presidente Mattarella abbia valutato pericolosa e del tutto “impresentabile” agli occhi “degli amici” alleati la figura del professor Savona che quale libero cittadino ha espresso in suoi scritti delle perplessità sulla condizione attuale gestionale ed amministrativa di Bruxelles offrendo spunti e punti di vista per una corretta convivenza nell’Unione.

Da Conte a Cottarelli passando per l’inutilità del voto degli italiani in una crisi istituzionale che sicuramente aumenterà alle stelle l’astensionismo alle prossime elezioni pattuite a Settembre o Dicembre a seconda dell’esito dell’ultimo mandato Cottarelli. In questo quadro c’è da chiedersi chi avrà il coraggio di dare motivazioni serie a coloro che speravano in un reddito di cittadinanza o unica tassa complessiva. Stiamo per attraversare un periodo molto complesso per il Paese dove la cosa migliore è quella sempre di ragionare ed evitare colpi di testa e azioni scellerate senza via di ritorno.
Paolino Canzoneri




Governo, Salvini: “Cottarelli chi lo vota?”

“Andremo al governo con chi ha subito dei veti: saremo ancora più forti”. Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini, in diretta su Fb. “Ho letto e riletto la Costituzione e non c’e’ nessun articolo che proibisca di cambiare le regole Ue”, ha quindi dichiarato giungendo a Montecitorio. “E’ una follia”, ha sottolineato ancora, dicendosi “incazzato nero” per quanto accaduto e aggiungendo che “il problema non é che” il Capo dello Stato “mi ha detto no ad un nome, ma ha detto no a un’idea”.

In precedenza, parlando a “Circomassimo” su Radio Capital, Salvini aveva detto che “nessuno ha mai pensato all’uscita dell’euro: non era nei nostri programmi, non era nei programmi di Savona. C’era solo revisione del sistema bancario e delle tasse”. Sulla scelta di Savona all’economia piuttosto che Giorgetti, Salvini ha spiegato che “Savona era il meglio non leghista, non grillino, che ci avrebbe garantito grandi risultati in Europa, nessun altro avrebbe avuto lo stesso successo. Giorgetti non avrebbe avuto lo stesso peso in Europa, lo sa lui e lo so io. Savona sarebbe stato un perno attorno al quale costruire il governo”.

Sulle mosse del Colle ha poi osservato:

“Mi interessa capire che fa il Presidente della Repubblica, Cottarelli chi lo vota? Non ha dato l’incarico al centrodestra perché non aveva i voti e ora arriva il signor Cottarelli senza i voti? Mi sembra una forzatura. Se Berlusconi vota il governo Cottarelli addio alleanza”. “Non è vero che volevamo andare alle urne: il trattamento e le calunnie che ho sentito in tv non ha precedenti. Questo governo aveva contro tutti, giornali, radio e tv. Fantasie: noi e 5S abbiamo lavorato assieme”. Lo afferma Matteo Salvini, su Radio Capital, ha poi proseguito, senza chiudere la porta ad una futura intesa elettorale col M5s: “Noi con i Cinque stelle alle elezioni? Vedremo, valuteremo sui progetti. Ma vorrei sapere che fa Berlusconi. Savona? Non uso il suo nome a vanvera ma abbiamo trovato una persona che se volesse potrebbe essere con noi. Ora si parte dal lavoro che abbiamo fatto assieme”. Infine un accenno all’ipotesi di impeachment di Mattarella: “Io le cose le faccio se ho elementi concreti: al momento non li ho, devo vedere, devo studiare. Nessuno pensa ad una marcia su Roma”.




Governo si, governo no, Salvini: “O si parte o per noi basta!”

Per il governo Conte, “io ho detto ‘o si parte o per noi basta’. Mi rifiuto di andare avanti ancora a trattare per settimane. I mutui non aspettano, la benzina non aspetta, gli sbarchi nemmeno”. Lo ha detto il segretario della Lega, Matteo Salvini. Quindi l’unica alternativa sarebbero le elezioni anticipate? “Sicuramente non sono nato per tirare a campare”, ha risposto. “Già stasera daremo al presidente del Consiglio incaricato i nomi dei ministri della Lega che sono pronti a lavorare per il bene dell’Italia. Non è questione di nomi e cognomi ma di rispetto del voto degli italiani”. Lo ha detto Matteo Salvini in via Bellerio, senza rispondere sul nome di Paolo Savona come ministro dell’Economia, parlando coi giornalisti al termine di una riunione informale con i vertici del partito in via Bellerio sulla formazione del governo Conte. Secondo Salvini, comunque, “passi indietro la Lega ne ha già fatti abbastanza, abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare”.

La proposta della Lega

Salvini al Viminale, Giorgetti sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Molteni alla Funzione Pubblica, Fontana agli Affari regionali, Centinaio al ‘Made in Italy’, l’assessore veneto Lanzarin alla Famiglia e un esponente della Lega alla Scuola e non più alle Infrastrutture (dove il Carroccio potrebbe esprimere un vice). Dovrebbe essere questa la proposta sui nomi da inserire al governo che la Lega ha consegnato al premier incaricato Conte. E nella ‘lista’ compare in neretto anche il nome di Paolo Savona per il dicastero di via XX settembre. Nel vertice di via Bellerio si è decisi di tirare dritto. Nessuna alternativa al nome dell’economista.

“O si chiude questa partita del Governo entro le prossime 24 ore o non si chiude più”, gli fa eco Luigi Di Maio

“Abbiamo aspettato già abbastanza – ha affermato il leader del movimento M5S – e adesso è il momento di iniziare a lavorare per gli italiani”. “Stiamo lavorando”. Così il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte, ha risposto in mattinata – lasciando la sua abitazione a Roma per recarsi alla Camera – ai giornalisti che gli chiedevano quando avrebbe sciolto la riserva. Nessuna dichiarazione, invece, al suo arrivo a Montecitorio avvenuto – come ormai è tradizione – in taxi. Conte è arrivato alla Camera, dove ha a disposizione un ufficio, per lavorare alla formazione del Governo. E alla Camera è terminato dopo circa mezz’ora il colloquio tra Luca Giansanti e il premier incaricato. L’ambasciatore ha lasciato Montecitorio senza fare dichiarazioni congedandosi da telecamere e giornalisti con un cortese “buon weekend”.

“Giornali e politici tedeschi insultano: italiani mendicanti, fannulloni, evasori fiscali, scrocconi e ingrati. E noi dovremmo scegliere un ministro dell’Economia che vada bene a loro? No, grazie! #primagliitaliani”, ha scritto su Twitter Matteo Salvini replicando alla stampa tedesca che oggi si è occupata, in toni allarmati, di Paolo Savona, l’uomo “che odia la Germania”.

“Un’italexit è assolutamente improbabile. L’Europa è sulla buona strada – ha detto il commissario al Bilancio Ue Guenther Oettinger al Berliner Morgenpost -. Come si vede dallo sviluppo in Paesi come Grecia, Portogallo e Irlanda. Ma dobbiamo fare prevenzione contro la crescita debole e forse addirittura la stagnazione. Quando arriva questa fase non si sa. Ma che arrivi è certo: dazi e guerra commerciale potrebbero far finire rapidamente questa fase di stabilità”. “Lega e 5 stelle non hanno alcun interesse a che si verifichi il peggio”.
“In questo momento il presidente del Consiglio incaricato insieme al Presidente della Repubblica sta lavorando per riuscire a dare un governo al Paese. Speriamo che arrivi il prima possibile”, ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, arrivando al Salone del Libro di Napoli. “È un’interlocuzione tra il Presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio incaricato. Lasciamo a loro. Io spero che si vada avanti”, ha aggiunto il presidente della Camera commentando il caso Savona.

Casaleggio fiducioso

“Il tema del Governo è in mano a Giuseppe Conte e a Mattarella. Sono fiducioso che troveranno un’ottima soluzione”, ha detto Casaleggio a chi gli ha chiesto dello stallo per la formazione del governo M5S-Lega legato al nome dell’economista Paolo Savona. Interpellato a margine della Wired Next Fest di Milano sul rischio di una crisi istituzionale, Casaleggio ha ribadito più volte di essere “fiducioso che siamo vicini a un grande cambiamento per il Paese”.

Via Facebook sono arrivate le parole di Matteo Renzi:

“Lo spread sale ai massimi dal 2013 – ha scritto -. Non pensate che sia una notizia tecnica perché purtroppo riguarda la nostra vita. Dai prossimi giorni i mutui per le famiglie costeranno di più, l’accesso al credito per le piccole imprese sarà più difficile e pagheremo di più gli interessi sul debito pubblico. Chi è il colpevole? Non c’è nessun complotto, non guardate Bruxelles, non è colpa dei mercati finanziari. Il responsabile ha sempre un nome, in questo caso due cognomi: Salvini e Di Maio”.




Nuovo Governo: ecco i punti fondamentali del contratto di governo tra M5s e Lega

Ancora stallo sulla premiership tra M5s e Lega. Dopo che mercoledì si erano detti entrambi pronti a fare un ‘passo di lato’, nel corso della riunione tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini non sarebbero emersi da parte dei Cinque stelle delle proposte significative in alternativa al nome del capo politico del Movimento. E la trattativa si sarebbe arenata nuovamente sul nome di Di Maio.

La trattativa va avanti a oltranza. La partita è ‘difficile’, ammettono tra i 5 stelle, anche se dopo la chiusura del contratto di governo è l’ultimo scoglio da superare per far nascere un governo M5s-Lega. Ma ormai il tempo stringe: entro domenica, in extremis, c’è la volontà di trovare il nome del premier e Salvini si è detto ottimista sul fatto che si possa chiudere prima.

Tanti i nomi circolati nelle ultime ore ma come sottolineato dallo stesso Di Maio significa che sono già da considerarsi ‘bruciati’, fuori dalla corsa.

M5s e Lega definiscono “superate” le bozze del contratto in mano ai media mercoledì, ma in serata Agi è venuta in possesso di una nuova versione che fa piazza pulita delle precedenti anche se, si legge, molte modifiche introdotte “necessitano di un vaglio politico primario”.

Qui il documento scaricabile e di seguito i punti principali.

  1. Bce – I titoli acquistati dalla Bce con il quantitative easing vanno esclusi dal calcolo del rapporto debito/pil. Ripensare la politica monetaria unica.
  2. Fisco – Per le persone fisiche l’aliquota fiscale avrà due scaglioni: 15% e 20%, per le società flat tax al 15%.  Evitare l’aumento dell’Iva previsto dalla clausola di salvaguardia.
  3. Tav – Stop alla Tav Torino-Lione.
  4. Alitalia – Rilanciare l’Alitalia, serve un vettore nazionale aereo.
  5. Pensioni – Stop alla legge Fornero. Pensione minima a 780 euro mensili. Taglio delle pensioni d’oro sopra i cinquemila euro mensili non giustificate dai contributi versati.
  6. Rapporti internazionali – Alleati con gli Usa, ma togliere le sanzioni alla Russia. Rivalutare la presenza dei contingenti italiani nelle missioni internazionali. Ridiscutere i trattati Ue.
  7. Migranti – Un centro di permanenza temporanea dei migranti da rimpatriare in ogni regione. Prediche in italiano e chiusura delle moschee irregolari. Rimpatriare gli occupanti abusivi di immobili se stranieri irregolari.
  8. Occupazione – Introduzione del salario minimo orario per il lavoro.
  9. Reddito di cittadinanza – 780 euro mensili, ma il beneficiario non potrà rifiutare più di tre offerte di lavoro in due anni.
  10. Vaccini – Tutelare i bambini a rischio di esclusione sociale per le norme sui vaccini.
  11. Rom – Chiudere i campi nomadi irregolari.
  12. Rai – Piu’ trasparenza per la Rai.
  13. Massoneria – Chi appartiene alla massoneria non può entrare al Governo.

Il Comitato di Conciliazione tra M5s e Lega sarà composto dal premier, Di Maio, Salvini, capigruppo e ministro competente. Una verifica è già prevista per metà legislatura.




Di Maio-Salvini: contratto chiuso. Entro domenica il nome del premier

“Penso che in serata chiudiamo il contratto. Sul premier stiamo ancora ragionando, non è chiusa ancora”, ha spiegato il leader del M5s Luigi Di Maio, il quale ha in seguito specificato che “domani il contratto sarà messo al voto online degli iscritti”.

“Sono come sempre a disposizione di M5s e Di Maio”, dice Emilio Carelli, neodeputato 5Stelle, giornalista, ex di Sky e Mediaset. Resta la tensione sui mercati. Sale lo spread fino a quota 158, la Borsa di Milano inverte la rotta e perde ora lo 0,5%. Dal vertice Ue di Sofia il monito del vicepresidente Dombrovskis: Il governo che verrà rispetti le regole di bilancio. ‘Promesse mirabolanti creano problemi al Paese’, avverte Gentiloni.

E dall’Europa, in vista del nuovo governo in Italia, è arrivato l’ennesimo monito: “Non commentiamo sulle politiche dei partiti o processi di formazione dei governi, ma quello che enfatizziamo in ogni caso è che è importante attenersi alla disciplina di bilancio, e specialmente per l’Italia continuare a ridurre il deficit e il debito perché fattori di rischio”, ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis al Parlamento Ue, rispondendo agli eurodeputati. “Stiamo discutendo con le autorità italiane la traiettoria dei conti e in realtà questo è un messaggio anche per il nuovo Governo: è importante restare nei binari”, ha concluso.

Lega e Movimento Cinque stelle stringono l’accordo sul programma. Ora, entro domenica, trattativa a oltranza per l’intesa sul premier, con l’ipotesi sempre in campo di una staffetta tra i leader a Palazzo Chigi. In un vertice notturno i due leader hanno limato il programma e sono tornati sulla questione del premier, senza escludere il principio della staffetta, con Luigi Di Maio in pressing su Salvini, ancora freddo al riguardo, per ottenere il mandato di partenza. Intanto, la futura maggioranza giallo-verde raggiunge un primo importante passo lungo la strada verso la formazione di un governo, un passo necessario ma non ancora sufficiente: ora hanno il compito fondamentale di dialogare e trovare una via d’uscita comune con il Capo dello Stato sulla struttura dell’esecutivo.

Il Colle, dal canto suo, dopo le polemiche sulla bozza “no-euro”, ammonisce che il suo ruolo è esaminare solo testi definiti, frutto delle responsabilità dei partiti, certamente non bozze preparatorie. Sergio Mattarella non prende la parola, tuttavia molti osservatori politici sono convinti che, dopo oltre 70 giorni di trattative, porrà l’accento sulla necessità che l’Italia non perda la credibilità conquistata negli ultimi mesi, avanzando proposte che mettano a rischio la tenuta dei conti e del tutto incompatibili con i vincoli europei. Ad ogni modo, dopo giorni di lavoro febbrile, il tavolo tecnico trova la tanto sospirata ‘quadra’, lasciando aperti solo pochi nodi che vengono affrontati dall’ennesimo faccia a faccia tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Si tratta di temi molto importanti, dal fiscal compact alle grandi opere, dall’immigrazione alla sicurezza. Tuttavia i protagonisti giurano che si tratta solo di limare posizioni non troppo distanti, problemi sostanzialmente risolvibili.




Mattarella attende testo definitivo: Salvini e Di Maio quasi pronti

Matteo Salvini e Luigi Di Maio pronti entrambi a un ‘passo di lato’ per agevolare la nascita di un nuovo governo. Mentre continua la trattativa sul programma entrambi i leader si dicono disponibili a una rinuncia in prima persona. “Io mi auguro – ha detto Di Maio – che si possa far parte del governo per mettersi alla prova in prima persona, ma se serve per farlo partire io e Salvini siamo pronti a stare fuori”.

Ci sarà stasera un nuovo incontro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Lo annunciano fonti del M5s spiegando che l’incontro servirà anche a fare il punto sugli ultimi nodi rimasti aperti sul contratto di programma. Il lavoro al tavolo si aggiunge “sta procedendo bene. Siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo compiendo con uno spirito di fattiva ed onesta collaborazione”. E in cui ognuna delle due parti riconosce le urgenze dell’altra, aggiungono le stesse fonti.

Le delegazioni di Lega e M5s, nel corso delle consultazioni di lunedì scorso, hanno voluto lasciare al presidente Mattarella la bozza dell’accordo di programma nello stato in cui si trovava in quel momento. E’ chiaro che il presidente non guarda bozze ma testi definiti, frutto delle responsabilità dei partiti che concludono accordi di governo. E’ quanto spiegano al Quirinale a quanti chiedono se il presidente abbia ricevuto la bozza del programma.

“Entro oggi – ha detto Matteo Salvini parlando del programma – ci riaggiorniamo e vediamo se riusciamo a chiudere. Poi passeremo ai nomi. Abbiamo fatto bei passi avanti”. “Non vado a fare il ministro – ha detto – per il gusto di farlo, vado al governo solo se c’è un programma firmato nero su bianco, con i tempi, fissati, pezzo per pezzo”. “Matteo Salvini – ha sottolineato ancora – non sarà mai ostacolo alla nascita del governo: se devo fare un passo di lato io ci sono, lo farò”. Ma puntualizza: “Nel contratto c’è la difesa dei confini e credo che un ministro della Lega farà da garante”.

Salvini ha risposto anche sulla questione spread riferendosi a un titolo di ieri di Ft. “Il Ft dice che siamo barbari: io dico meglio barbari che servi. Stanno usando i soliti trucchetti, lo spread…Ma noi andiamo avanti. Non son nato per tirare a campare”. “Lo spread sale? I soliti giochini della finanza, vuol dire che stiamo facendo bene…”.




Governo PentaLega, Salvini e Di Maio accellerano i tempi

Luigi Di Maio e Matteo Salvini si sono incontrati questa mattina alla Camera dopo l’ok di ieri da parte dell’ex cavaliere alla formazione di un governo tra la Lega e il M5s. “Sulla composizione dell’esecutivo e sulla questione del premier sono stati fatti significativi passi in avanti nell’ottica di una costruttiva collaborazione tra le parti con l’obiettivo di definire tutto in tempi brevi per dare presto una risposta e un governo politico al Paese”, si legge nella nota congiunta di Matteo Salvini e Luigi Di Maio diffusa al termine dell’incontro di questa mattina alla Camera. Si terrà “già oggi pomeriggio la prima riunione con i responsabili tecnici dei diversi settori del MoVimento 5 stelle e della Lega”.

Entrambi vogliono tempi rapidi

Di Maio che non esclude il voto a luglio facendo intendere, quindi, che per la formazione del governo non dovrebbero servire più di dieci giorni visto che il 20 maggio si chiude la finestra per le urne il 22 luglio. ‘Se c’è accordo si parte altrimenti si vota. Molto semplice. Si è aspettato già tanto tempo’, sottolinea Salvini che aggiunge: ‘Come promesso, stiamo lavorando fino all’ultima ora per far nascere un governo fedele al voto degli italiani’. Intanto, una nota di Berlusconi annuncia che un governo M5s non è la fine dell’alleanza di centrodestra anche se Forza Italia non voterà la fiducia.

Sulla premiership al momento i giochi sono aperti

Resta l’opzione del nome terzo ma salgono le chance che a Palazzo Chigi ci vada proprio Salvini. “Per me sarebbe un onore guidare il Paese”, spiega in tarda serata il leader della Lega. La notizia del sostanziale ok di Silvio Berlusconi al governo giallo-verde arriva mentre Di Maio si appresta ad a andare a cena al ristorante “Coso”, nei pressi della Camera. Con lui ci sono alcuni membri dello staff del Movimento oltre che Stefano Buffagni, parlamentare tra i più vicini si vertici pentastellati, “Domani incontro Salvini parliamo prima di temi poi di nomi”, annuncia Di Maio dando una sorta di timing della formazione del governo: prima la stipulazione del contratto, poi il voto degli iscritti, quindi la certificazione dell’esecutivo. Servono ore, forse giorni, ma il clima a tavola è positivo, anche perché il fallimento dell’intesa metterebbe nei guai sia Di Maio che Salvini. Ma sull’intera operazione grava il nodo della premiership. L’opzione premier tecnico resta secondaria perché sia la Lega sia il M5S preferiscono una figura politica. E, in questo contesto, dal M5S arriva anche una prudente apertura a Salvini premier. Non sarà facile, perché Di Maio, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non sembra aver ancora rinunciato ad una soluzione che lo veda a Palazzo Chigi. E, anche per questo, resta attuale l’idea della staffetta, magari con Salvini come prima inquilino, in ordine cronologico, di Palazzo Chigi. Mentre, nel borsino notturno, sembra perdere perso l’idea di Giancarlo Giorgetti premier. I giochi restano apertissimi, con una condizione: se il M5S darà il suo placet a Salvini avrà, inevitabilmente, ministeri di peso. A cominciare da quelli economici, ai quali il Movimento punta da tempo.




oK a governo PentaLega, Berlusconi dice si ma non voterà la fiducia

L’attesa presa di posizione di Silvio Berlusconi arriva con una nota intorno alle 21. Forza Italia non porrà “veti o pregiudiziali” a un governo Cinquestelle-Lega, ma “certamente non potrà votare la fiducia”. Cade così, dopo 66 giorni, il principale ostacolo che si frappone alla nascita di un governo politico dalle trattative tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Ai due leader il Quirinale ha concesso altro tempo, spostando a venerdì la presentazione del “governo neutrale” annunciato da Sergio Mattarella.

Il primo, inaspettato, cambio di scena arriva in mattinata, quando tra i due leader si incrociano espliciti segnali di apertura. “Ci provo fino all’ultimo” promette il segretario del Carroccio, poco prima che Luigi Di Maio pronunciasse parole di non belligeranza nei confronti di Silvio Berlusconi. Nessun “veto su Berlusconi; è una volontà di dialogare con la Lega. Punto”. Poi l’incontro, suggellato dalla richiesta congiunta di chiedere tempo al Quirinale prima che il Presidente affidi l’incarico al premier tecnico.

La lunga giornata di trattative – Matteo Salvini riunisce la sua truppa di parlamentari per metterli al corrente della trattativa riavviata, pur tra mille incognite: “Tenete in conto di poter disdire le vacanze, non si può escludere che si torni al voto”. Stessa linea che tiene il M5s. “Io non ho disdetto la campagna elettorale. Salvini mi ha chiesto altre 24 ore e insieme le abbiamo chieste al Colle”, mette in chiaro Di Maio. “Qualunque cosa accada l’alleanza del centrodestra non si romperà, è un prerequisito” precisa poi Salvini quando anche Forza Italia ha fatto il punto con la truppa di parlamentari che si rimettono alle decisioni di Berlusconi.

La nota di Berlusconi – Il via libera dal leader azzurro arriva in serata. Il governo Lega-M5S “non segna la fine dell’alleanza di centrodestra”, precisa Berlusconi. “Se un’altra forza politica della coalizione ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con il M5s, prendiamo atto con rispetto della scelta. Non sta certo a noi porre veti o pregiudiziali” ma, aggiunge, “non potremo certamente votare la fiducia. Di più a noi non si può chiedere”.

Il nodo premiership – Il nodo resta ora quello della squadra e soprattutto della premiership. Il M5s ha in questa fase della trattativa più forza contrattuale, tanto che qualcuno ipotizza il rilancio di una candidatura alla premiership di Di Maio, che però smentisce e conferma la ricerca di un premier terzo. Salvini non sta a guardare e commenta: “Per me sarebbe un onore guidare il Paese”.

Giovedì nuovo incontro Di Maio-Salvini – Giovedì “ho intenzione di incontrare Matteo Salvini, iniziamo dai temi poi i nomi. La cosa importante è il contratto di governo, ci sono soluzioni che gli italiani aspettano da 30 anni”, dice a tarda serata Di Maio. “Mi fa piacere che abbia prevalso la responsabilità. E’ un momento importante”. Per Salvini “rimane da lavorare su programma, tempi, squadra e cose da fare. O si chiude veloce, o si vota”.