South Park torna più irriverente che mai su Pc, Xbox One e PS4

South Park non è un semplice cartone animato per bambini, ma rappresenta una critica feroce a tutti gli aspetti della società moderna travestita da cartoon. Politicamente scorretto, a tratti volgare e senza risparmiare nulla e nessuno, South Park da più di vent’anni anni ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo e si è guadagnato, oltre che in televisione, anche un posto importante nel settore del gaming. Ubisoft ha infatti recentemente lanciato sul mercato South Park Scontri Di-Retti, ultimo titolo ispirato alla serie tv, disponibile per Pc, Xbox One e PlayStation 4. Questo nuovo capitolo si pone come il sequel di “South Park e il Bastone della Verità”, videogame che spopolò ai tempi della passata generazione di console e che, nella gold edition, viene distribuito in omaggio assieme al nuovo Scontri Di-Retti.

 

I due autori, Trey Parker e Matt Stone, sono grandi appassionati di videogiochi e hanno contribuito in larga parte alla realizzazione di entrambe le opere targate Ubisoft e questo ovviamente non ha potuto che giovare sul risultato finale. Scontri Di-Retti, senza contare un approfondimento del sistema di combattimento, non si discosta molto dai canoni del suo predecessore e rappresenta essenzialmente una vera e propria gioia per qualsiasi appassionato della serie.

 

Strutturalmente il software si presenta come un titolo dalle meccaniche piuttosto semplici, stracolmo di riferimenti alle puntate trasmesse in televisione e capace di prendersi gioco di qualunque confessione religiosa, etnia, orientamento sessuale, social network, dottrina alimentare, partito politico e molto altro ancora. Scontri Di-Retti è strutturato come se fosse un lungo episodio di South Park, con una gran quantità di svolte narrative, trovate innominabili e una vasta gamma di battute al limite della decenza. A livello di trama questo nuovo capitolo porta i giocatori poco dopo la conclusione delle vicende de Il Bastone della Verità. Ristabilita la pace nella ridente cittadina del Colorado, il protagonista, chiamato il novellino, ora giusto sovrano di elfi e umani è impegnato a difendere i propri domini dall’attacco di un esercito invasore, presto obliterato dalla possente fragranza della sua petomanzia.

 

Giunta di nuovo a Kupa Keep, la compagnia scopre però che la nuova chiamata alle armi non è stata lanciata dal Mago Cartman, ma da un “misterioso” personaggio proveniente dal futuro, alla ricerca di alleati per una nobile impresa: promuovere a colpi di condivisioni su “Procinstagram” il miglior franchise sui supereroi di tutti i tempi. Prendendo le mosse dai quattro episodi della saga del Procione delle stagioni 13 e 14 (e dal terzo episodio della 21, vero e proprio prologo del gioco), Scontri Di-Retti trascina l’utente in una storia inedita che non rinuncia a tirare in ballo alcuni dei personaggi più iconici della serie animata, in un tornado di citazioni folli che manderanno i fan della serie in visibilio.


Tra cospirazioni politico-lovecraftiane, “Civil War” e fragorose flatulenze che minacciano la solidità dello spaziotempo, la trama di Scontri Di-Retti si muove agilmente sui binari di una scrittura irriverente e carica di inventiva, anche quando si tratta di trovare l’ennesimo modo per scherzare sui “poteri speciali” del protagonista, opportunamente ribattezzato Petoman. Sotto la più evidente coltre di riferimenti a sfondo sessuale, scene scabrose e rumori intestinali, spicca però un substrato di satira ribollente che vuole essere un attacco al tanto osannato “politically correct” imperativo e imperante, spesso facciata di intenti molto meno nobili e scudo di chi fa dell’ipocrisia il proprio modus vivendi. Il cambio di ambientazione da quella fantasy a quella dei super eroi ha un impatto, oltre che sull’estetica dei costumi dei bambini, anche sul gameplay. Tanto per cominciare il passaggio da Re di Kupa Keep a paladino della giustizia in calzamaglia mette chi gioca di fronte alla scelta di una fra tre tipologie di poteri. Inizialmente si può decidere se essere un velocista in stile Flash, un forzuto come Hulk, oppure un blaster, ossia un eroe che spara raggi e fiammate come Ciclope, con la differenza però che essi vengono spesso emessi da orifizi non convenzionali. Ogni classe mette a disposizione tre mosse base ed un attacco speciale e man mano che si prosegue nel gioco si possono acquisire nuove classi e miscelare i tipi di attacco per ottenere un eroe capace di cavarsela in diverse situazioni.

 

Sempre a livello di giocabilità è bene sottolineare come i combattimenti abbiano abbracciato le meccaniche tattiche abbandonando quelle da Gdr, permettendo di affrontare i nemici con una squadra di massimo quattro elementi. Gli scontri, sempre a turni, si svolgono su una griglia quadrettata, con spostamenti dei partecipanti ed efficacia delle tecniche legata alla suddivisone del campo di battaglia. Un eroe picchiatore, ad esempio, predilige attacchi da mischia, che arrecano molto danno, ma che sono possibili da usare solo se il nemico si trova nelle caselle adiacenti all’eroe che si sta utilizzando. Un blaster invece preferisce attacchi ad area, in grado di infliggere danni moderati a più nemici e spesso mandandoli a fuoco o provocandogli danni extra da sanguinamento.

 

Se il protagonista risulta molto flessibile dal punto di vista della personalizzazione, tutti gli altri personaggi giocabili hanno invece attacchi e abilità bloccate in relazione alle classi a cui appartengono. Scontri Di-Retti, oltre ai combattimenti, garantisce anche l’esplorazione della bizzarra cittadina del Colorado in modo tutt’altro che convenzionale. Il gioco di ruolo in atto tra i ragazzini di South Park fa sì che alcune aree si rendano disponibili solo dopo aver sbloccato determinate abilità o solo dopo aver stretto un’amicizia forte con un altro supereroe. Oltre ai poteri legati alla classe scelta, il protagonista potrà contare su una “dote naturale” che lo rende in assoluto uno dei metaumani più potenti in circolazione: ovvero un deretano che tuona più di un temporale. La progressione del proprio personaggio in Scontri Di-Retti viene gestita tramite l’equipaggiamento di tre diverse categorie di “manufatti” che determinano i valori di base di tutte le caratteristiche. Maggiore sarà il livello del proprio eroe e quindi delle sue esalazioni intestinali, maggiore sarà il numero dei manufatti che si potranno assegnargli, fino ad un massimo di otto. La reale efficacia di questi oggetti sarà poi definita dai bonus e dai malus determinati da un ulteriore categoria d’equipaggiamenti, ovvero particolari modificatori genetici estrapolati da alcuni nemici particolari. Si tratta di un sistema di crescita tanto semplice da gestire quanto insospettabilmente profondo, specialmente in virtù dei meriti del combat system del gioco, che si presenta come uno snellimento netto rispetto a quello del capitolo precedente. Dal punto di vista grafico, il colpo d’occhio è davvero estasiante. La sensazione che si prova è infatti quella di star guardando una puntata interattiva, con personaggi, luoghi e situazioni dello stesso livello qualitativo della serie TV. Un plauso oi va fatto anche al comparto audio, splendidamente doppiato in italiano e che rende ancora di più l’esperienza di gioco un vero tuffo nell’universo creato da Trey Parker e Matt Stone. Tirando le somme, dopo aver provato questo pazzo titolo possiamo dire che Ubisoft ha ancora una volta fatto centro puntando sul franchise. I fan accaniti della serie passeranno ore ed ore in compagnia dei folli personaggi di South Park e rideranno a crepapelle sulle migliaia di battute, sui doppi sensi, sulle enormi flatulenze emesse dal protagonista e sulle situazioni assurde in cui s’imbatteranno gli eroici protagonisti del videogioco. Ovviamente il titolo è un prodotto destinato a un pubblico di maggiorenni, quindi ricordate sempre che South Park è un insieme di contenuti adatti agli occhi e alle orecchie di chi ha già compiuto 18 anni. Fatta questa premessa, Scontri Di-Retti è un prodotto assolutamente ben fatto, capace di stregare, ma soprattutto di divertire. Quindi se siete maggiorenni ma soprattutto fan dei quattro ragazzini protagonisti di South Park, questo titolo è assolutamente una chicca da non lasciarsi sfuggire.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Gameplay: 9
Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

 

Francesco Pellegrino Lise




The Evil Within 2: Shinji Mikami torna a far paura su Pc e console

A tre anni dal lancio di The Evil Within, Bethesda pubblica il sequel dell’apprezzato quanto spaventoso survival horror di Shinji Mikami su Pc, Xbox One e PlayStation 4. Considerato dai gamers il vero erede di Resident Evil, il feeling del capitolo originale era lo stesso che ha reso famosi i Survival Horror di fine anni ’90, da cui The Evil Within trae non soltanto un’atmosfera sporca e a tratti disturbante, ma anche un immaginario contorto e spaventoso. The Evil Within 2 però cerca di guardare oltre i legami tradizionali del genere, ammodernando un po’ la stuttura complessiva di gioco e abbandonando in parte la simbologia criptica del suo predecessore. Assumendo il ruolo di produttore esecutivo e non partecipando direttamente allo sviluppo di questo sequel, Mikami ha lasciato il passo ad un team di talento, il Tango Gameworks, che ha saputo liberare la serie dal citazionismo estremo per dargli un carattere in parte nuovo. Qualcosa forse si è perso, in termini stilistici, ma tanto si è guadagnato in fatto di completezza e varietà. Non bisogna pensare, però, che The Evil Within 2 abbia poco a che vedere con il suo predecessore: il titolo non solo recupera il gameplay dello scorso episodio, ma si configura, narrativamente parlando, come la seconda parte di un racconto iniziato anni fa. Per poter comprendere appieno tutte le sfaccettature della trama c’è bisogno quindi di conoscerne gli antefatti, e di avere una visione d’insieme sulla storia e sulla psicologia dei personaggi. Se siete incuriositi da questo nuovo capitolo targato Bethesda, insomma, il consiglio che vi diamo per comprendere al meglio le vicende dell’agente Sebastian Castellanos è quello di giocare il primo atto.

 

A livello narrativo il titolo si lega perfettamente a quanto è accaduto in precedenza, per tre anni, dall’incidente del Beacon Mental Hospital, il protagonista dell’avventura è stato alla ricerca di risposte. Distrutto dagli avvenimenti del primo capitolo, Sebastian Castellanos ha trovato rifugio nell’alcool, ma non tutto è davvero andato come egli immaginava. Il protagonista scopre infatti che la figlia creduta morta è stata in verità rapita dalla Mobius, e usata come “nucleo” del terribile esperimento della corporazione. La volontà della società segreta infatti è quella di connettere l’umanità intera allo STEM, una sorta di simulazione virtuale in cui intrappolare le menti degli uomini. Il collante di questo esperimento è appunto la piccola Lily Castellanos, una bambina così pura e immacolata da essere il fulcro perfetto per una coscienza collettiva e indistinta, in cui la felicità del singolo si trasforma in felicità globale. Purtroppo, all’interno della simulazione qualcosa è andato storto: gli abitanti dello STEM hanno iniziato ad impazzire, trasformandosi in esseri perversi e corrotti. Lily nel frattempo è sparita, e le squadre di recupero inviate a cercarla sono state sopraffatte dagli orrori di un mondo irrimediabilmente corrotto. Sarà quindi Castellanos a connettersi alla macchina e investigare sugli eventi che hanno portato alla scomparsa della figlia. Da queste premesse, il racconto di The Evil Within 2 procede in maniera abbastanza classica ed esplicita: il viaggio del protagonista è un’indagine sulle perversioni umane, sulla sete di potere, ed un percorso interiore di superamento del senso di colpa. La psicologia del protagonista viene esplorata a fondo, e la sequenza conclusiva ha un ritmo trascinante capace di tenere in tensione il giocatore fino alla fine dei titoli di coda. I momenti meno emozionanti del titolo sono rappresentati dalle sezioni all’aperto, che, analizzando l’opera nel suo complesso sono quelle meno riuscite. Nella città fittizia di Union in cui è ambientato The Evil Within 2 non mancano infatti le missioni secondarie che spezzano il ritmo del gioco e il senso di tensione generale che accompagna i giocatori. Viaggiando in lungo e in largo per le strade infestate di Union si ha la sensazione che il team di sviluppo abbia voluto sperimentare un po’ e offrire delle alternative alla formula di gioco vista nel primo capitolo, ottenendo però risultati non sempre favolosi. Fortunatamente le missioni in esterna, sono piuttosto poche e occupano solo un quinto del gioco, mentre per quanto riguarda il resto dell’avventura The Evil Within 2 si rivela essere un videogame molto solido, che colpisce al cuore e sicuramente migliorato rispetto al predecessore.


A livello di giocabilità, i movimenti di Castellanos sono leggermente più fluidi rispetto al passato, l’inquadratura del personaggio meno soffocante, ma, nonostante questi accorgimenti, il gioco resta ancora saldamente attaccato al canone dei Survival Horror di qualche anno fa. Spicca ancora una certa “ruvidità” di base, legata alle animazioni affannate e alla mira incerta, che mette chi si trova dinanzi lo schermo in condizione di non essere mai troppo sicuro di quello che sta facendo. Affrontare a viso aperto le aberrazioni dello STEM poi non è mai la via migliore da seguire, infatti è sempre meglio avanzare con cautela per non trovarsi in situazioni di spiacevole inferiorità numerica, rischiando di sprecare preziosi proiettili, ma soprattutto scatenando la feroce ira delle mostruosità che popolano l’universo in game. Giocando a The Evil Within 2 è impossibile non notare come il bilanciamento dell’esperienza di gioco abbia fatto un passo più deciso in direzione delle meccaniche Survival, tanto che la raccolta di risorse e materie prime, con cui è possibile costruire munizioni e oggetti curativi, qui diventa un aspetto assolutamente fondamentale. Il gioco, inoltre, sfrutta delle soluzioni molto originali per riportare l’utente in una dimensione più intima e allo stesso tempo spaventosa. Di tanto in tanto, nel bel mezzo di quella che sembra una missione di poco conto, Castellanos si trova intrappolato dai suoi incubi: orrende creature lo riportano nelle stanze del Beacon Mental Hospital, lo costringono a nascondersi, lo braccano come carnefici degenerati, instillandogli il dubbio che tutto, anche l’esistenza stessa della Mobius e dello STEM, sia il delirio causato da un trauma insuperabile. Sia chiaro però, anche, che in The Evil Within 2 non mancano sequenze più tradizionali, più attente dal punto di vista della regia. Ci sono, anzi, interi capitoli in cui l’avanzamento si avvicina a quello del primo episodio, facendosi claustrofobico, ansiogeno e sempre molto teso. Da segnalare inoltre che tra le sequenze più memorabili dell’intera produzione, spiccano anche alcune boss fight contro creature dal design malato e perverso che hanno sempre dato lustro alla saga. Tecnicamente parlando The Evil Within 2 riesce a mantenere nel complesso una buona solidità del frame rate. Il motore grafico, derivato dall’id Tech 5 e chiamato per l’occasione STEM engine, assicura una buona stabilità, ma presenta anche qualche incertezza nel caricamento dei diversi strati di texture e di alcuni elementi degli scenari all’aperto. Di grande pregio è invece la modellazione poligonale dei personaggi principali, mentre è evidente quanto alcuni elementi, nelle fasi in esterna, siano stati realizzati in poco curato. Per quanto riguarda il doppiaggio, la localizzazione in Italiano è di discreto livello, anche se il doppiaggio di alcuni personaggi femminili risulta non sempre felice. La recitazione del doppiatore di Sebastian invece è esemplare e merita una nota positiva. Buoni anche gli effetti sonori e le musiche che, nel complesso, contribuiscono a generare una buona componente ansiogena in chi sta dinanzi lo schermo. Tirando le somme, al di là di alcuni piccoli nei, non esiste davvero nessun motivo per cui lasciarsi scappare The Evil Within 2. Il gioco rappresenta infatti un instant classic, un passo in avanti per il franchise e un’avventura che gli amanti dei survival horror non potranno assolutamente lasciarsi scappare.

 

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 8,5
Gameplay: 8,5
Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

 

Francesco Pellegrino Lise




Killing Floor 2, lo shooter sci-fi in salsa horror arriva anche su Xbox One

Deep Silver e Iceberg Interactive hanno recentemente lanciato anche su Xbox One Killing Floor 2. Il famoso sparatutto co-op sci-fi horror, che era già uscito in precedenza su Pc e PlayStation 4, è disponibile quindi anche sulla piattaforma di casa Microsoft al prezzo di 39.99 euro. Se nel primo capitolo l’invasione dei terribili mostri mutati chiamati Zed era circoscritta all’inghilterra, in questo sequel lo scontro si sposta in Francia, dove, pronte ad accogliere i sopravvissuti, ci sono orde di nemici assetate di sangue. Killing Floor 2 è a tutti gli effetti uno shooter old school di stampo survival che ricorda molto alcuni titoli da sala giochi in voga negli anni passati, un titolo che mette i giocatori nei panni di alcuni bizzarri combattenti per fronteggiare numerosissime tipologie di abomini sia in single che in multyplayer. Una volta scelto il proprio eroe, dopo aver composto il team (fino ad un massimo di 6 giocatori) ed aver scelto la classe d’appartenenza, l’unico obiettivo di chi gioca è quello di sopravvivere fino all’ultima ondata di fameliche creature, al termine della quale bisognerà abbattere un boss altamente pericoloso. Alla luce di tutto questo, gli amanti del genere ritroveranno in Killing Floor 2 il giusto tasso di sfida, di divertimento e, soprattutto, di varietà. Tutto questo è possibile perché le classi a disposizione del giocatore, cosi come le tipologie di mostri da affrontare sono davvero molte. In questo nuovo capitolo della serie la cooperazione rappresenta la strategia di gioco fondamentale per poter superare in modo efficace i vari stage dalla difficoltà crescente. Per formare una squadra il più equilibrata possibile, è quindi necessario bilanciare le abilità dei singoli partecipanti, in modo tale che possano interagire tra di loro in maniera totalmente efficace.

Esistono 9 tipologie di classi a disposizione, ognuna delle quali possiede caratteristiche uniche, e persino un albero delle abilità interamente dedicato, che può essere potenziato man mano che si sale di livello. In base al quantitativo di sfide portate a termine nell’arco di una partita si ottengono punti esperienza per sviluppare i parametri di una determinata specializzazione, nonché l’incremento di alcune caratteristiche base della propria classe preferita, tra cui l’ampliamento dei danni dell’arma, una maggiore velocità di ricarica, e la riduzione del rinculo mentre si apre il fuoco. Una volta sul campo di battaglia, fra un’orda di nemici e l’altra viene concesso un momento di respiro durante il quale l’intera squadra è incentivata a raggiungere un venditore che apparirà di volta in volta in una zona differente della mappa e spendere i soldi accumulati durante lo scontro. Qui si possono ricaricare le armi, acquistare nuove bocche da fuoco e rimettere in sesto l’armatura. Naturalmente più si è combattuto bene, maggiori saranno i crediti da spendere in questi shop, ma se la performance è stata scarsa bisognerà sperare nella carità dei compagni che possono regalare il denaro che gli avanza. Tale espediente funziona e impedisce al team di trincerarsi per tutta la partita in un punto solo, costringendolo a spostarsi da una zona all’altra per riempire gli zaini e adattare il loadout alle proprie esigenze. Insomma, Killing Floor 2 è un gioco dalla spiccata longevità e molto divertente grazie soprattutto ad un alto tasso di rigiocabilità, garantito dall’accurata differenziazione dei diversi stili d’approccio. Nonostante dopo le prime ore di gameplay la ripetitività inizi inevitabilmente ad incalzare con prepotenza, le molte mappe a disposizione e la possibilità di giocare con atre persone rappresentano la vera forza di questo titolo. Sul versante delle modalità di gioco, il titolo non propone purtroppo una rosa ampia di possibilità alternative: al momento infatti sono disponibili soltanto il classico “Survival” e la sua variante “Survival VS” dove alcuni giocatori prenderanno le parti dei mostri e altri dei sopravvissuti in uno scontro all’ultimo sangue. Analizzando il titolo per quello che concerne il lato tecnico, il risultato è abbastanza soddisfacente. Anche se dal punto di vista grafico la controparte per PC è sicuramente più curata, almeno su macchine dalla configurazione performante, la versione Xbox One è assai gradevole da vedere. Il net code inoltre è stabile e non si incappa mai in noiose disconnessioni o fenomeni di lag durante le partite. Unico piccolo neo è rappresentato dal caos che si viene a creare quando ci si trova accerchiati da miriadi di mutanti affamati, che impediscono al giocatore di fuggire incastrandolo irrimediabilmente contro un muro o in qualche angolo precludendogli definitivamente la fuga. Una menzione di merito va invece fatta al comparto audio. Gli amanti della musica metal possono gioire poiché durante i sanguinosi scontri contro gli Zed sono presenti tracce davvero emozionanti e che si sposano benissimo con ciò che accade sullo schermo. Tirando le somme, questo Killing Floor 2 su Xbox One è a nostro avviso un titolo da non lasciarsi assolutamente scappare, che dà il massimo quando si gioca in compagnia e che è in grado di garantire ore ed ore di esilaranti battaglie a tema horror. Il prezzo più basso rispetto a molti altri giochi, poi, lo rende un prodotto interessante anche dal punto di vista dell’acquisto. Se quello che cercate è uno sparatutto frenetico, divertente e a sfondo apocalittico, acquistando Killing Floor 2 non resterete affatto delusi.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8,5
Sonoro: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 8,5

VOTO FINALE. 8,5

Francesco Pellegrino Lise




Battlefield 1, la Prima Guerra Mondiale diventa un videogioco

 

di Francesco Pellegrino Lise


Battlefield, lo sparatutto su larga scala più amato dai videogiocatori, amplia ancora una volta i suoi orizzonti. Dopo aver ambientato i capitoli passati nella Seconda Guerra Mondiale, in Vietnam, in età contemporanea e nel futuro, quest’anno EA e Dice hanno deciso di ambientare il nuovo capitolo della serie nel corso della Prima Guerra Mondiale. Non a caso il titolo, disponibile su Pc Xbox One e PlayStation 4, si chiama proprio Battlefield 1. La scelta del nuovo periodo storico ha così consentito agli sviluppatori di esplorare ambienti non particolarmente conosciuti dai soldati virtuali degli ultimi anni come le Alpi italiane, le pianure che uniscono la Francia con la Germania o le coste della Turchia. Al posto di raccontare l'inverosimile epopea di un soldato che ha combattuto in tutti questi teatri di guerra, il team di sviluppo "Dice" ha scelto una nuova formula per quanto riguarda la modalità giocatore singolo, mettendo in scena cinque episodi indipendenti in chiave romanzata. Il risultato? Cinque storie toccanti rispetto al classico “Rambo” che da solo sconfigge l'esercito nemico. In Battlefield 1 ciò che viene fuori dai singoli episodi è l’anima, il sentimento. Non ci sono né vincitori, né vinti, ma solo uomini con le loro paure, speranze, sentimenti. La chiave di lettura in formato racconto ricorda un po’ le vecchie storie del nonno e quest’aspetto, nonostante la campagna in single player duri poco più di 6 ore giocandola alla difficoltà massima, dona al prodotto un fascino che va ben oltre il semplice intrattenimento. I protagonisti di queste storie sono ben caratterizzati e sicuramente conquisteranno i cuori dei giocatori: c'è il soldato italiano che combatte per proteggere il fratello durante un disperato assalto sul Monte Grappa, l'americano un po' spaccone che si ritrova ad essere un eroe per caso, una soldatessa aiutante di Lawrence d'Arabia e un veterano australiano che si rivede in una giovane recluta. Tutti personaggi forti, coraggiosi, con pregi e difetti, ma non invincibili, come dicevamo prima umani. La guerra proposta da EA e Dice è una guerra cruda, dura che non ha nulla di bello, di eroico, di pulito, ma anzi è un inno all’eroismo di tutte quelle persone che hanno scritto con il sangue il loro nome sull’altare della Patria in nome di un futuro migliore. Parlando di giocabilità, mai come quest’anno la modalità campagna è stata sviluppata per fare da tutorial alle meccaniche del multiplayer, affrontandola infatti si capirà come controllare i mezzi pesanti, come volare sui rudimentali biplani e come si conquista un obiettivo di missione.

 

 

Parlando invece del cuore pulsante dell’esperienza di gioco offerta da Battlefield 1, ovvero il multiplayer, EA e Dice hanno sfornato un prodotto davvero completo. La vera novità risiede in una modalità di gioco chiamata “Operazioni”. Tale tipologia di gioco catapulta chi si trova dinanzi lo schermo nel bel mezzo di un fronte, con la squadra attaccante e la squadra di difesa, ovviamente l’obiettivo sarà conquistare o proteggere le posizione chiave che di volta in volta vengono segnalate sulla mappa. Impedendo per tre volte l’avanzata delle truppe offensive i difensori vincono, in caso contrario si passa alla sezione successiva con i relativi punti da conquistare/distruggere. Una volta finita l’avventura sulla mappa si passa poi alla successiva per un’azione continua e incessante. Nelle ultime parti dell’assalto verrà in aiuto della nazione attaccante un veicolo caratteristico di quella mappa davvero duro da distruggere. Tali mezzi sono: uno Zeppelin, un treno blindato pieno di cannoni e una corazzata. Questi alleati aiuteranno le truppe d’attacco grazie alla loro incredibile potenza di fuoco e si rivelano fondamentali per aprire la strada con l’artiglieria e sbloccare più facilmente alcune situazioni dove i difensori sembrano invincibili. Altra modalità interessante nel multiplayer oltre alle ben note conquista, corsa, Deathmatch a squadre e dominio, è Piccioni di Guerra. Tale tipologia di gioco è una rivisitazione in chiave Prima Guerra Mondiale della modalità Cattura la Bandiera. In Piccioni da Guerra sono esclusi i veicoli e i giocatori saranno alla ricerca dei volatili per poter inviare segnali sulla mappa. Una volta recuperato l’animale e scritto il messaggio con le coordinate, il piccione partirà in volo, ma potrà ancora essere abbattuto dai nemici. Finita questa odissea verrà assegnato il punto alla squadra. Il primo che arriverà a tre avrà vinta la partita. La cosa interessante di questa modalità è che in ogni momento è possibile ribaltarne l’esito. Nel complesso l'offerta di Battlefield 1 è piuttosto solida e interessante, anche se non può competere come varietà e quantità con quella della concorrenza. Il fatto è che non ne ha bisogno. Ogni partita, infatti, ha una storia e uno svolgimento unico proprio grazie alla conformazione delle mappe e a un gameplay perfettamente bilanciato tra l'accessibilità e la profondità. DICE, infatti, ha voluto creare un ibrido che pur non avendo le velleità simulative di alcuni titoli molto in voga su Pc riesce a garantire una sufficiente profondità da consentire ai soldati virtuali più abili di emergere e divertirsi sempre. Per quanto riguarda la scelta dei combattenti, il gioco propone le canoniche quattro classi di base ognuna con un suo armamento particolare. Da questo punto di vista si può dire che gli sviluppatori hanno utilizzato una solida base per far prendere il volo al nuovo titolo in maniera davvero maestosa. L’introduzione poi di alcune classi speciali, come il flamiere e il mitragliere pesante, utilizzabili solo tramite la conquista di alcune casse che appaiono casualmente sulla mappa, rende l’esperienza di gioco ancora più interessante.

 

 

Tecnicamente parlando Battlefield 1 è un prodotto di fascia altissima grazie al magnifico Frostbite engine. A livello di grafica il gioco è davvero impressionante, gli effetti di luce sono stati curati molto e l'attenzione per i dettagli del team di sviluppo è ben evidente. Le animazioni facciali e i modelli dei personaggi nel giocatore singolo sono sempre convincenti e anche nel multigiocatore i soldati e le divise non sono stati trascurati. I veicoli presenti sul campo di battglia, inoltre, riescono a trasmettere le giuste sensazioni proprio grazie a un comparto tecnico di qualità.. Le mappe di gioco sono come sempre di dimensioni impressionanti, e stavolta più che in passato offrono una varietà di paesaggi numerosa. Gli effetti atmosferici, poi, rendono ogni singola ambientazione unica e affascinante. Per quanto riguarda il comparto audio, il lavoro svolto su Battlefield è davvero magistrale. A parte i tanti nuovi arrangiamenti del tema principale e alle musiche epiche che accompagnano sia la campagna in singolo giocatore che il multiplayer, colpisce molto anche il rumore che ogni arma e ogni veicolo emette durante la battaglia, da come cambia in base a dove viene fatto e alla sua importanza ai fini del gameplay. Ascoltare gli spari, le urla dei nemici o il rombo dei motori, infatti, aiuterà spesso e volentieri i giocatori ad anticipare le mosse del nemico e a capire dove si nasconde. Tirando le somme, con Battlefield 1 EA e Dice hanno confezionato uno shooter davvero ben fatto sia nella breve ma intensa esperienza offline che nella sua componente multigiocatore. Se quello che si cerca è un gioco di guerra capace di coinvolgere, ben fatto e in grado di dar soddisfazione in ogni situazione, Battlefield 1 è proprio la scelta giusta.

 

La curiosità In occasione del lancio di Battlefield 1, arriva un’esclusiva iniziativa sul canale televisivo DMAX. Cuore del progetto è il casting “Racconta su DMAX la tua esperienza con Battlefield” che darà la possibilità a tre giocatori, scelti da una giuria, di apparire in TV. Per partecipare al casting gli utenti dovranno registrarsi sul sito dedicato http://www.battlefield1.dmax.it/ e creare e caricare un video della durata massima di 30 secondi in cui racconteranno, in prima persona, l’esperienza di gioco con un titolo della serie Battlefield. Sarà possibile inserire riprese delle schermate di gioco, ricorrere a grafica animata, oltre all’utilizzo di inquadrature della persona intenta a giocare. Sempre su http://www.battlefield1.dmax.it/ gli appassionati potranno anche vincere una delle dieci Xbox One S in palio con incluso Battlefield 1 grazie al concorso “Solo in Battlefield 1, solo su DMAX”. Per partecipare all’estrazione finale sarà necessario rispondere correttamente a una serie di domande a risposte multiple sul tema del videogioco, che quest’anno farà vivere da protagonisti la Prima Guerra Mondiale, quando le nuove tecnologie e la diffusione del conflitto hanno cambiato la guerra per sempre. Il termine ultimo per partecipare al casting e al concorso è lunedì 7 novembre.

 


GIUDIZIO GLOBALE:


GRAFICA: 9
SONORO: 10
GAMEPLAY: 9,5
LONGEVITA’: 9


VOTO FINALE: 9,5




Destiny è ancora più grande con I Signori del Ferro

 

di Francesco pellegrino Lise


Dal 2014 ad oggi, milioni di Guardiani si sono radunati per proteggere l’ultima città della Terra dall’Oscurità, vivendo una grandissima avventura interstellare che li ha portati negli angoli più remoti del nostro sistema solare. Dopo il successo di critica e pubblico della sua prima grande espansione, Destiny: Il Re dei Corrotti, uscita nel 2015, è da oggi disponibile un nuovo capitolo nella storia della serie, Destiny: I Signori del Ferro. In questo dlc i giocatori potranno rivivere i loro primi momenti nel mondo di gioco e combattere fianco a fianco con uno dei più grandi eroi di Destiny, Lord Saladin, contro un nemico emerso dalle nebbie del passato. Con “I Signori del Ferro”, Bungie perfeziona quindi l’esperienza del suo MMO (massive multiplayer online game ndr.) di punta donando all’intera storyline un’importante senso di epicità. In questa espansione “anno 3” i giocatori saranno impegnati ad aiutare Lord Saladin, l’ultimo Signore del Ferro, nonché patrono dello Stendardo di Ferro, a combattere il ritorno di S.I.V.A., una straordinaria tecnologia biomeccanica che inizialmente ha consentito all’uomo di conquistare lo spazio ma che successivamente è diventata senziente ed aggressiva. Per questo motivo i Signori del Ferro, fino a quel momento ritenuti gli invincibili difensori dell’Ultima Città, sono stati costretti a sacrificarsi per sigillarla al di fuori del Cosmodromo, l’ultima roccaforte dell’umanità, ponendo fine per sempre alla minaccia. Così almeno avevano creduto fino ad ora. Gruppi di Caduti, infatti, sembrano essere entrati in contatto con questa pericolosa tecnologia ottenendo nuovi strepitosi armamenti. L’avventura porterà i giocatori ad esplorare una nuova zona situata ad est del Cosmodromo chiamata “terre infette” e il Picco Felwinter, una nuova area social nella quale si ritroveranno i Signori del Ferro. Le Terre Infette posseggono una conformazione ad anello e nasconde tra le viscere delle sue gallerie un complesso industriale, denominato la Forgia dell’Arconte. Questo luogo funziona in tutto e per tutto come la Corte di Oryx. Per attivare le sue sfide, infatti, bisognerà consumare un’offerta di Siva presso i suoi terminali per far partire una battaglia simile ad un evento pubblico, alla quale tutti coloro presenti sul server potranno partecipare. Tale area garantirà “drop” unici per i team vittoriosi nonché rappresenta un ottimo passatempo da affrontare con gli amici. Per il resto la zona sembra piuttosto classica, ricca di nemici e di taglie dell’Avanguardia, da completare per poter accedere ai nuovi equipaggiamenti venduti, così da arrivare al più presto al nuovo livello massimo di luce. Le terre infette nascondono inoltre diversi segreti, come per esempio alcuni pezzi di un’arma che andrà trovata al termine della breve campagna principale, una scorciatoia che collega al vecchio Cosmodromo in versione rivisitata o alcuni i passaggi segreti da aprire utilizzando delle chiavi lasciate cadere dai nemici più aggressivi presenti in zona.

 

 

Dopo le prime ore ore di gioco, nelle quali si sbloccano la nuova area sociale, il Picco di Felwinter, e un paio di missioni all’interno delle Terre Infette, coronate da un bel finale nel quale sarà necessario combattere tre avversari molto speciali brandendo le nuove asce fiammeggianti, questo DLC finalmente si aprirà lasciando i giocatori del tutto liberi di seguire le quest rimanenti e di scoprire tutte le novità nascoste tra le fredde nevi delle Terre Infette. Con I Signori del Ferro Bungie ha ormai metabolizzato la necessità di espandere con regolarità il suo ibrido MMO/shooter e ha trovato una formula con la quale ampliare l’universo di gioco e contemporaneamente tenere legati i giocatori diluendo le cose da fare nel tempo. I contenuti proposti sono di buon livello, come la breve ma intensa campagna, le nuove mappe PvP e un raid ben strutturato e divertente che assieme ai nuovi assalti e una nuova modalità multigiocatore chiamata “supremazia”, molto simile alla ben nota “uccisione confermata” vista in Call of Duty, offre un pacchetto completo e ricco di divertimento. Ne I Signori del Ferro è presente anche un nuovo raid, chiamato Furia Meccanica, dove sei giocatori dovranno unire le loro forze, comunicare come un vero gruppo di alleati sul campo di battaglia e trovare il modo di sconfiggere uno dei nemici più pericolosi dell’intera saga. Quest’incursione, a differenza delle precedenti è costellata da segreti da scoprire e per i più tenaci, nasconde un particolarissimo enigma che farà rispolverare ai più anche i libri di matematica. Un plauso va inoltre fatto all’incredibile colonna sonora che dona alla nuova espansione del gioco targato Bungie, un senso di epicità davvero estremo. Da segnalare inoltre, in concomitanza con l’uscita della singola espansione I Signori del Ferro, anche un’edizione di Destiny da collezione che comprende il gioco base più tutti i contenuti aggiuntivi usciti fino a ora. Tale pacchetto è stato pensato per tutti quei giocatori che non si sono ancora avvicinati per adesso all’incredibile universo dell’MMO più giocato su Xbox One e PlayStation4. Tirando le somme, con questo nuovo interessantissimo capitolo della saga, Bungie e Activision hanno ampliato per l’ennesima volta l’universo di uno fra i videogame più amati degli ultimi anni proponendo una trama epica, moltissime attività da portare a compimento e tante ore di divertimento allo stato puro.

 

VOTO FINALE: 9,5




DIPENDENZA DA INTERNET, VIDEOGAMES, CELLULARI: CAPIRE E INTERVENIRE

A cura della Dott.ssa Francesca Bertucci, Psicologa – Mediatore familiare

Nell’epoca della comunicazione mediata dalla tecnica ci si interroga ancora sulle nuove dipendenze che caratterizzano gli adolescenti di oggi, dipendenze che sono in aumento, destando un notevole allarme sociale. E’ sotto gli occhi di tutti come lo sviluppo esponenziale delle nuove tecnologie abbia notevolmente contribuito a trasformare le forme di comunicazione all’interno della società e a modificare stili di vita e modelli comportamentali in tempo rapido. Si chiamano “web kids” e rappresentano il popolo degli under 18 che naviga spedito su internet, chatta on-line con la stessa naturalezza con cui le precedenti generazioni usavano il telefono, privilegia l’e-mail  e gli sms come principale mezzo di comunicazione. Il web ha cambiato non solo il modo di comunicare ma anche il linguaggio. Come il web ha cambiato il modo di socializzare, gli sms hanno cambiato la comunicazione degli affetti tra i giovani. Inoltre, il linguaggio privilegiato è quello di sintesi, che da una parte, va dritto al sodo, dando vita ad un discorso lineare e concreto, dall’altra, c’è il rischio che si taglino le gambe ai sentimenti ed alle emozioni.

Quali sono i bisogni che la rete soddisfa?

•             Sicurezza: i rapporti con gli amici nel gruppo permettono di trovare alleati nei confronti degli adulti e delle loro ingerenze;

•             Socializzazione: il gruppo offre la possibilità di non sentirsi soli e di trovare qualcuno con cui confidarsi in un clima non valutativo e accettante.

•             Spontaneità: il gruppo fornisce uno spazio in cui riesce ad essere se stesso anche nei suoi aspetti negativi, poiché l’altro vive la stessa condizione di disagio.

•             Specchio: il gruppo permette di vedere le proprie reazioni nelle azioni degli altri. Il comportamento dell’altro è un modello con il quale confrontarsi.

•             Selettività: il sentirsi appartenente ad un gruppo permette di differenziarsi rispetto sia agli altri coetanei sia agli adulti.

•             Transazione: il gruppo permette un graduale passaggio dallo stato di subordinazione verso gli adulti alla parità.

Internet riflette la necessità dei giovani di uscire dai vincoli del gruppo tradizionale per approdare ad una sorta di cyber-comitiva che può riunire centinaia di elementi di ambo i sessi e di tutte le provenienze socio-culturali e geografiche. I social networks inoltre, danno voce a tendenze ambivalenti della personalità, l’immagine di sé comprende aspetti realistici e idealizzati che convivono senza conflitto; si oscilla tra realtà e finzione tra le diverse modalità di pensiero come in un gioco che consente la simulazione.

 

Quali sono i rischi che si corrono con un utilizzo non controllato di internet e dei videogiochi?

 A farne le spese è sia la scuola che il gioco tradizionale. Attualmente quest’ultimo, è stato quasi del tutto sostituito dal videogioco, che lascia poco spazio alla creatività individuale, comportando anche la rottura della rete di relazioni interpersonali, in quanto è una forma di gioco consumata in solitudine, che implica una sfida tra l’individuo e la macchina. I bambini e i ragazzi possono incorrere in difficoltà scolastiche dovute al poco tempo dedicato allo studio e alla scarsa concentrazione, perché distratti dal desiderio di giocare.

 

Quando si diventa dipendenti?

Ci sono delle situazioni in cui si è più predisposti a sviluppare tale dipendenza. Quando si attraversa un momento di difficoltà, il computer, i video-games, i cellulari riducono notevolmente lo stato di disagio, l’ansia e la solitudine, offrendo opportunità di svago e alleggerimento della mente. Altri elementi predittivi individuali, possono essere impulsività, ricerca di sensazioni (disinibizione e sensibilità alla noia)e bassa stabilità emotiva. Infine, ma non meno importante, inadeguato sostegno e monitoraggio da parte dei genitori, scarsa qualità relazionale con i pari e isolamento sociale.

 

Cosa possono provocare le nuove dipendenze?

Le dipendenze da prodotti tecnologici condividono con quella da sostanze alcune caratteristiche: l’attività domina i pensieri e assume un valore primario tra tutti gli interessi; nell’uso dello strumento si prova un aumento d’eccitazione o maggiore rilassatezza; è necessario aumentare il tempo d’uso per avere l’effetto desiderato; malessere psichico e/o fisico che si manifesta quando s’interrompe o si riduce l’utilizzo degli strumenti; si creano tensioni e liti tra chi utilizza gli strumenti e le persone che sono vicine, ma la persona che ne fa uso è in conflitto anche con se stessa, a causa del comportamento dipendente; tendenza a ricominciare l’attività dopo averla interrotta. Molti sono i disturbi correlati:  dell’Umore, d’Ansia, del Controllo degli Impulsi, di Personalità, problemi di autostima, disturbi del sonno, mal di schiena, mal di testa, sindrome del tunnel carpale, stanchezza degli occhi, irregolarità nell’alimentazione, alterazione dello stato di coscienza.

 

Come intervenire?

È importante rinforzare le strutture interne, aumentando l’autostima, sollecitando l’impegno in attività alternative più sane e la costruzione di una relazione di qualità con i pari. Inoltre, è importantissima la presenza e il sostegno da parte dei genitori  che devono essere disponibili ad ascoltare e condividere i problemi dei propri figli. Nei casi più problematici è importante intervenire con un sostegno psicologico sia per l’individuo, sia per la famiglia che si trova a fronteggiare il disagio.

 

Dott.ssa Francesca Bertucci

Psicologa – Mediatore familiare

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