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VIRNA LISI E' MORTA

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Tempo di lettura 3 minuti L'italiana che conquisto' Hollywood col suo fascino e che decise di fuggire dalla Mecca del cinema perche' non accettava il ruolo di 'nuova Marilyn'

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Redazione

 Il cinema italiano piange Virna Lisi, l'antidiva aristocratica e bellissima scomparsa oggi a 78 anni.
 L'Agi la definisce l'italiana che conquisto' Hollywood col suo fascino e che decise di fuggire dalla Mecca del cinema perche' non accettava il ruolo di 'nuova Marilyn' con cui l'avevano scelta, assegnandole parti di bionda svampita e bambolona. Fu antidiva per antonomasia: sposo' un solo uomo con cui visse per 53 anni fino alla sua scomparsa un anno fa e per lui rifiuto il corteggiamento di illustri colleghi (tra cui Frank Sinatra). In circa sessant'anni di carriera ha vinto sei Nastri d'Argento (record che condivide con Margherita Buy), due David di Donatello, un Prix d'interpretation feminine a Cannes e un Premio Cesar.

Nata nel 1936 ad Ancona, Virna Pieralisi, in arte Lisi, inizio' giovanissima a lavorare nel mondo dello spettacolo. A 14 anni fu scoperta dal cantante ed attore Giacomo Rondinella che le presento' il produttore cinematografico Antonio Ferrigno che la mise sotto contratto.

  Nella prima meta' degli anni cinquanta recito' in numerosi film del genere "strappalacrime", allora molto in voga.
  Successivamente lavoro', in commedie di successo come 'Le diciottenni' di Mario Mattoli (ruolo da protagonista accanto a Marisa Allasio) e 'Lo scapolo' di Antonio Pietrangeli del 1955 con Alberto Sordi, mentre l'anno successivo ha un ruolo drammatico in 'La donna del giorno', di Francesco Maselli, in cui interpreto' una ragazza che si affaccia al successo grazie alla pubblicita', pagandone le conseguenze. Due anni dopo proprio grazie ad una pubblicita' le arrivo' la grande popolarita': il dentifricio Chlorodont la scelse infatti per interpretare i propri sketch all'interno della storica rubrica televisiva Carosello, il cui slogan, "con quella bocca puo' dire cio' che vuole", ottenne immediato successo e divenne un vero e proprio tormentone di quegli anni. Il 25 aprile del 1960 Virna Lisi sposo' l'architetto romano Franco Pesci (allora presidente dell'A.S. Roma) da cui ebbe un figlio. Dalla meta' degli anni '60 comincio' a comparire anche in pellicole d'autore, tra cui 'Signore & signori' (1966) di Pietro Germi, film premiato con la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1966. Fu in quel periodo che venne chiamata ad Hollywood, dove le major cinematografiche americane stavano cercando di lanciare una possibile erede di Marilyn Monroe; la Lisi firmo' un prestigioso contratto in esclusiva di sette anni con la Paramount e si trasferi' con il marito ed il figlio a Los Angeles. Per tre anni lavoro' in quattro film con attori del calibro di Jack Lemmon, Terry-Thomas, Frank Sinatra, George C.
  Scott e Tony Curtis. Il ruolo di bambola sexy, bionda e svampita, in stile Marilyn, pero' non piaceva a Virna Lisi e nel 1968 rifiuto' la parte di protagonista nel film 'Barbarella' (poi interpretato da Jane Fonda) diretto da Roger Vadim e se ne torno' in Italia, rescindendo il contratto con la Paramount (per cui dovette pagare una cospicua penale) dopo appena tre anni e quattro film realizzati. Nello stesso periodo rifiuto' pure di apparire nuda sulla copertina di Playboy.
  Tornata a Roma riprese a lavorare a pieno ritmo per un ventennio, alternando ruoli brillanti e drammatici, in vari film girati in Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna ed anche in alcune produzioni hollywoodiane girate in Europa.
  Lavoro' con registi del calibro di Pasquale Festa Campanile, Stanley Kramer, Terence Young, Lucio Fulci, Liliana Cavani, Salvatore Samperi. Nel 1980 la sua interpretazione piu' famosa in 'La cicala' di Alberto Lattuada: questo film, in particolare, le valse un David di Donatello come migliore attrice protagonista conferitole per il ruolo di Wilma Malinverni, per sostenere il quale l'attrice jesina fu costretta ad ingrassare di sette chili. Durante gli anni '80 Virna Lisi fu molto attiva anche in televisione, dove prese parte a molti sceneggiati e telefilm della Rai diretti da Dino Risi, Alberto Lattuada, Luigi Magni e Giorgio Capitani. Negli anni '90 e Duemila lavoro' ancora molto in televisione e al cinema dove nel 1994 ottenne grande successo nel ruolo di Caterina de' Medici nel film francese 'La Regina Margot di Patrice Chereau, tratto dal romanzo omonimo di Alexandre Dumas padre. Presentato al Festival di Cannes, ottenne il Premio della giuria e il Prix d'interpretation feminine, vinto proprio da Virna Lisi. Per questo film fu candidata ai David di Donatello e vinse sia il Premio Cesar che il Nastro d'argento, in tutti e tre i casi concorrendo nella categoria riservata alla migliore attrice non protagonista. Nel 1996 torno' a recitare in Italia con un altro film tratto da un romanzo: questa volta un ruolo da protagonista in 'Va' dove ti porta il cuore' di Cristina Comencini, basato sul libro omonimo di Susanna Tamaro. Con la regista romana lavoro' ancora negli ultimi due film cinematografici, 'Il piu' bel giorno della mia vita'(2002)e 'Latin Lover'.

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Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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