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9 anni faon
OTTO E MEZZO, RENZI VS. TRAVAGLIO
DI ROBERTO RAGONE
L’ISTAT taglia ancora un punto di Pil all’Italia, da 0,8 a 0,7, mentre tutta l’area euro cresce più del doppio. Renzi continua ad emanare proclami sulla crescita, ma la verità è che l’Italia è in una palude di sabbie mobili, e sta affondando sempre più, mentre il debito pubblico è cresciuto a quasi 2500 miliardi, in costante aumento, e Juncker ha detto che non possiamo avere più credito dall’Unione. Apparso con il suo faccione rotondo – da quando è premier è ingrassato, e la giacca gli tira sul bottone centrale quando va in parata con il mento in su, alla Mussolini – alla trasmissione della Gruber, sua fan, a giudicare dagli interventi su Travaglio per zittirlo, don Matteo s’è esibito in uno dei suoi show, ignorando come al solito le obiezioni di Travaglio – anche troppo misurato – e descrivendo come al solito il Paese delle Meraviglie di Alice. Secondo lui, il referendum porta 500 milioni di risparmio – notizia già smentita dalla Ragioneria di Stato, che per carità di patria parla di ‘cifre non quantificabili’ – ed elimina il ‘giochino dei rimborsi’, nel quale sarebbero coinvolti anche i Cinquestelle. Peccato che il M5S dimostri con i fatti di finanziare la piccola e media impresa con denaro sottratto ai loro compensi, e di rifiutare rimborsi elettorali tripli e quadrupli, da loro più volte denunciati. Ma, si sa, le buone notizie non fanno notizia. Ammette, Renzi, l’errore di aver legato il successo della riforma costituzionale alla sua permanenza a guida del Paese: “La mia carriera politica è meno importante della Riforma Costituzionale” dichiara, così implicitamente ammettendo che il bassissimo gradimento nei suoi confronti avrebbe compromesso l’esito del referendum. Fucilato l’Italicum, la legge che doveva dargli pieni ed assoluti poteri, in nome della governabilità del paese, ora, a differenza di ciò che ebbe dire la Boschi in tv, la legge elettorale ottenuta a botte di maggioranza si può modificare. Il timore evidente è che qualcun altro ottenga quel 25% che era il suo traguardo, cioè i Cinquestelle. Comunque, respinta ogni mozione, la legge è ancora com’era, e si modificherà quando e come lui vorrà. Lorenzin si deve dimettere? Neanche per sogno. Un ministro che fa il suo dovere come lei, senza alzare polvere e creare problemi di contestazione interna, va lasciata al suo posto, anche se non si capisce quale sia la sua utilità, se non quella di avere rapporti con le case farmaceutiche, visto che per ogni problema, la Lorenzin, ‘delega’ qualcun altro. L’argomento crescita demografica – Fertility Day – è anche delegato ad un volantino molto contestato dai soliti buonisti che gridano al ‘razzista’ anche se non vogliamo il gelato al cioccolato, ma preferiamo la crema. Renzi finge di non sapere che la crescita demografica rispecchia un po’ quella industriale: se il fisco è troppo alto, non si produce. Bambini, nell’occasione, e averne anche soltanto uno, oggi, per una coppia che è costretta a lavorare in due e a pagare un mutuo, è troppo costoso. Il rischio concreto, vista anche la tendenza boldriniana, è che fra vent’anni ci troviamo con più della metà degli ‘Italiani’ di colore, e la nostra etnia vada a farsi benedire. “Il Pil nel 2017 andrà meglio degli anni precedenti”, dichiara Renzi, senza avere una benché minima base di realtà, se non la sua inesauribile parlantina, pari solo alla sua immaginazione. In effetti, è già stato smentito dai dati ufficiali dell’ISTAT, che ha ritoccato al ribasso le stime, dallo 0.8 allo 0.7. Secondo Renzi, nonostante il veto di Juncker, c’è ‘consenso’ sulle stime migranti e terremoto: cioè, in pratica possiamo spendere per migranti e terremoto al di fuori delle prescrizioni dell’Unione. “L’ho illustrato venerdì a Juncker e credo che ci sia il consenso europeo.” Tutto bene, dunque. Ne ha parlato lui, e la sua parola è legge, si autoraccomanda. Probabilmente otterrà quello che chiede, anche se quel ‘credo che ci sia’ il consenso lascia qualche dubbio. Ma ormai Renzi è lanciatissimo, in USA ha ricevuto dalle mani del segretario di Stato – il vice-Obama – John Kerry un prestigioso riconoscimento, il Global Citizen Award, e i complimenti di Obama per le sue riforme non si contano più, anche se mostra di non conoscere l’esito disastroso del Jobs Act. Bisogna sostenere il ragazzo, perché è l’anello debole della catena, e poi c’è Jim Messina che lo raccomanda. Nell’occasione, Matteo si è lasciato andare sulla spalla di Kerry, lamentando poca collaborazione per l’argomento migranti nei confronti dell’UE: “La verità” qualcosa che lui mostra di crare a sua immagine e simiglianza “è che manca la volontà politica di trovare una soluzione all’ondata migratoria nel Mediterraneo.” Dopodichè ha criticato Berlino, il vertice sulla Brexit a cui è stato invitato, Hollande, Angela Merkel e la poca collaborazione dell’UE. Poi la botta umanitaria: “L’Italòia salva le vite nel Mediterraneo perché, possiamo perdere il voto di qualcuno, ma non possiamo perdere i valori propri degli esseri umani.” Sperticati elogi a Renzi da parte di Kerry, che l’ha definito, fra l’altro, ‘High energy guy” per le riforme apportate, delle quali Renzi non ha mancato – e come poteva? – di fare propaganda per la sua riforma costituzionale. Risparmiamo il resto per amore di misericordia. Una visione che in Italia non è la stessa, quella che hanno gli Americani – alcuni di essi – del nostro premier. Ma, si sa, la distanza diluisce e crea miraggi. Per le Olimpiadi, vicenda chiusa, e Renzi è ben contento d’esserne quasi rimasto fuori. Infatti chi ha ricevuto Malagò è stato Lotti, e non lui.