ALLARME MUTILAZIONI GENITALI: 50 RAGAZZINE IN VIAGGIO DALLA GRAN BRETAGNA VERSO SOMALIA

Le mutilazioni genitali femminili (MGF) vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44%dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).

di Cinzia Marchegiani

Scotland Yard ha aperto un'indagine sulla partenza dalla Gran Bretagna di "almeno 50 ragazze" di origine somala tra 11 e 17 anni, che si teme siano state portate in Somalia per subire mutilazioni genitali. Il caso, è stato denunciato da Lady Tonge, esponente alla Camera dei Lord. Reduce con la deputata laburista Holly Lynch da una conferenza ad Addis Abeba, la baronessa ha detto di averle viste in aeroporto, in transito dalla capitale etiopica verso Mogadiscio: "erano con le madri e una torma di nonne".

Mutilazioni praticata a bambine e ragazze. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono un fenomeno vasto e complesso,che include pratiche tradizionali che vanno dall'incisione all'asportazione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni. Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi gravi e irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche. Si stima che in nel mondo il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano circa 125 milioni. Dati gli attuali trend demografici, lo Sportello dei Diritti estrapola dei dati: “ogni anno circa tre milioni di bambine sotto i 15 anni si aggiungano a queste statistiche. Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 29 Paesi africani, mentre una quota decisamente minore vive in paesi a predominanza islamica dell'Asia. In alcuni Stati del Corno d'Africa (Gibuti, Somalia, Eritrea) ma anche in Egitto e Guinea l'incidenza del fenomeno rimane altissima, toccando il 90% della popolazione femminile. In molti altri, invece, le mutilazioni riguardano una minoranza – fino ad arrivare a quote dell'1-4% in paesi come Ghana, Togo, Zambia, Uganda, Camerun e Niger”.

Una pratica da condannare senza mezzi termini. L'UNICEF considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna. Le MGF sono discriminatorie e violano il diritto delle bambine alla salute, alle pari opportunità, a essere tutelate da violenze, abusi, torture o trattamenti inumani, come prevedono tutti i principali strumenti del diritto internazionale. Le ragazze che le subiscono sono private anche della capacità di decidere sulla propria salute riproduttiva.

Oltre che umilianti, le mutilazioni genitali sono estremamente dolorose e scoccanti. Le bambine che vi sono sottoposte possono morire per cause che vanno dallo shock emorragico (le perdite ematiche sono cospicue) a quello neurogenico (provocato dal dolore e dal trauma), all'infezione generalizzata (sepsi). Per tutte, l'evento è un grave trauma: molte bambine entrano in uno stato di shock a causa dell'intenso dolore e del pianto irrefrenabile che segue.

Conseguenze alle pratiche MGF sono disastrose e pericolose per la salute. Le conseguenze di lungo periodo sono la formazione di ascessi, calcoli e cisti, la crescita abnorme del tessuto cicatriziale, infezioni e ostruzioni croniche del tratto urinario e della pelvi, forti dolori nelle mestruazioni e nei rapporti sessuali, maggiore vulnerabilità all'infezione da HIV/AIDS, epatite e altre malattie veicolate dal sangue, infertilità, incontinenza, maggiore rischio di mortalità materna per travaglio chiuso o emorragia al momento del parto.

Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 e 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44%dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen).
Ad eseguire le mutilazioni sono essenzialmente donne: levatrici tradizionali o vere e proprie ostetriche.

Le MGF sono spesso considerate un servizio di elevato valore, da remunerare lautamente: lo status sociale e il reddito di chi le compie è direttamente connesso all'esito di questi interventi.
Pratiche illegali anche in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti. Si registrano casi di MGF anche in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall'Africa e dall'Asia sud-occidentale: si tratta di episodi che avvengono nella più totale illegalità, e che quindi sono difficili da censire statisticamente.

Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” informa che in Italia, contro le pratiche di mutilazione genitale femminile è attivo il Numero Verde Gratuito 800 300 558 del Dipartimento per le Pari Opportunità. Il Presidente D’Agata in merito alla situazione numerica in Italia riguardo questa pratica, fa riferimento all'Istituto Piepoli, leader nel campo delle ricerche di marketing e di opinione, che tramite un analisi completa mette a disposizione reali statistiche, permettendo di comprendere cosa sta accadendo. Il quadro è il seguente:
Numero degli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia: i dati ufficiali risalgono al 2008 e ci parlano di 3.400.000 individui; oggi, a livello di metà del 2009 e considerando anche gli irregolari si può dire che gli stranieri soggiornanti in Italia siano complessivamente almeno circa 4 milioni. I provenienti dai paesi africani sono circa 1 milione, di cui circa 350 mila donne. Tenuto conto delle informazioni di contesto raccolte si è deciso di assumere come target per la costruzione della stime le donne regolarmente presenti in Italia e provenienti dai 26 Paesi africani in cui le MGF costituiscono una pratica culturale e tribale diffusa.
Nei prossimi anni si stimano 1000 vittime potenziali. Le donne provenienti dai paesi africani che abbiamo definito a “tradizione escissoria” sono circa 110 mila. Le donne di età inferiore ai 17 anni, potenziali vittime attuali o future del fenomeno sono circa 4.600. Considerando le circa 4.600 bambine e giovani di meno di 17 anni provenienti dai Paesi che abbiamo indicato come target di riferimento, le vittime potenziali di questa pratica oggi sono circa il 22%: il che significa che le possibili vittime nei prossimi anni di questa pratica tra le bambine e giovani africane residenti in Italia sono circa 1.000.