di Cinzia Marchegiani
Dopo lo tsunami che Salvatore Buzzi ha scatenato con le sue confessioni ai magistrati in Sardegna con cui ha messo sotto l’occhio del ciclone lo stesso Nicola Zingaretti e anche il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Daniele Leodori, nella giornata di Lunedì 3 Agosto è arrivato in Regione Lazio il dibattito tesissimo, un vero processo al governatore Nicola Zingaretti. D’altronde il presidente della Regione Lazio con la nota di smentita ha messo tutto a tacere, riservandosi querele per tutelare sua onorabilità. Nicola Zingaretti nello stesso comunicato annunciava: “Avverto impraticabilità per chi con onestà vuole cambiare la Regione. Da indiscrezioni di stampa contenute nel servizio di un tg emerge che il signor Salvatore Buzzi, in carcere dal 2 dicembre, avrebbe rilasciato dichiarazioni sui suoi atti corruttori diretti verso molte personalità politiche, nessuna della Regione Lazio”. Ebbene, nella nota di Nicola Zingaretti non si cita il presidente del Consiglio Regionale Daniele Leodori, mentre Salvatore Buzzi lo trascina nel vortice di Mafia Capitale come persona informata di fatti precisi e dettagliati. Infatti, secondo il servizio di un Tg, Buzzi tira in ballo anche Daniele Leodori: “sapeva che l’assessore Patanè ci chiedeva soldi per la gara del multi materiale”.
Nell’aria già si parla di Mafia Capitale 3 e pare che dovrebbero scattare altre manette per il prossimo mese di settembre. Inevitabile, quindi, il dibattito in Regione Lazio.
L'intervento di Francesco Storace (La Destra). Il primo capogruppo a intervenire nella discussione, a seguito delle comunicazioni del presidente Zingaretti sulle indiscrezioni relative le dichiarazioni ai Pm di Salvatore Buzzi è stato Francesco Storace (La Destra). Storace ha chiesto di fare chiarezza fino in fondo e di indicare come superare "l'impraticabilità di campo". Ha chiesto rassicurazioni sul futuro, per non avere più dubbi sugli appalti in Regione. "Voglio essere certo che non ci sono spartizioni". Storace ha chiesto che Zingaretti nella replica desse certezze che quanto si è letto non debba più accadere.
L'intervento di Pietro Sbardella (Misto). Pure Pietro Sbardella (Misto) ha chiesto di chiarire "cosa rende impraticabile il campo". Ha sollecitato il presidente a raccontare quello che è accaduto, qualora fosse nella condizione di farlo. Bisogna iniziare da questo, secondo Sbardella, altrimenti il rischio è che la legislatura possa cominciare ad avere poco senso.
L'intervento di Antonello Aurigemma (Forza Italia). Quella di comprendere il riferimento all'impraticabilità di campo è una necessità espressa anche da Antonello Aurigemma. Il capogruppo Pdl – Forza Italia ha chiesto a Nicola Zingaretti di sapere se c'è voglia di continuare ad andare avanti e di conoscere a settembre o anche in questi giorni la sua idea e la sua linea politica sulle problematiche della Regione.
L'intervento di Valentina Corrado (M5s). Per Valentina Corrado (M5s) il problema è rappresentato dalla gestione degli appalti. In ogni fase di avanzamento dell'inchiesta, secondo la capogruppo M5s, escono dettagli sempre più agghiaccianti. "Non si può più andare avanti. È il momento di sciogliere la legislatura". Non ci sono più le condizioni per continuare ad amministrare e legiferare se non con il timore che quel sistema continui a operare.
L'intervento di Riccardo Valentini (Pd). Riccardo Valentini, capogruppo del Pd, nel sottolineare che è la seconda volta che si discute di questo genere di vicende in Consiglio, ha apprezzato la prontezza di Zingaretti a voler fare chiarezza in aula. Valentini ha evidenziato che quella di Buzzi è una strategia difensiva. È stato quindi ricordato dal consigliere Pd come la centrale unica degli acquisti abbia rappresentato un grande aspetto riformatore dell'attività amministrativa e che si è rinforzata anche la parte del protocollo dell'Anac. Per Valentini occorre riconquistare la capacità di cambiare questa impraticabilità di campo, cioè di ritornare a mettere l'attenzione ai problemi dei cittadini e alla buona politica.
L'intervento di Giuseppe Cangemi (Ncd). Il consigliere del Nuovo Centrodestra Giuseppe Cangemi ha detto che il presidente si dovrebbe dimettere per un fatto politico: il governo della Regione Lazio è praticamente fermo. In mancanza di una dichiarazione politica che tenti di rilanciare una regione gravemente compromessa, secondo Cangemi, è meglio che Nicola Zingaretti nei prossimi giorni annunci le sue dimissioni e che si torni a votare.
L'intervento di Silvana Denicolò (M5s). Silvana Denicolò (M5S) ha ribadito la richiesta di dimissioni avanzata da Corrado. La consigliera ha fatto riferimento a Zingaretti ed a Ignazio Marino, sottolineando che è grave, che ambedue, non si siano accorti di quello che gli accadeva intorno.
L'intervento di Davide Barillari (M5s). Molto critico anche l'intervento di Davide Barillari (M5s), che ha invitato il governatore Nicola Zingaretti a dimettersi: "Le dimissioni noi ce le aspettavamo – ha detto – perché in questo contesto di malaffare, di malapolitica, di promesse non mantenute, di questa buona politica che nessuno vede, era il modo per riportare questa Regione a quel minimo di trasparenza che noi ci aspettiamo".
L'intervento di Gianluca Perilli (M5s). Sulla stessa lunghezza d'onda l'intervento di Gianluca Perilli (M5s): "Contesto la sua forza nel dirigere e nel governare questa Regione – ha dichiarato rivolgendosi direttamente a Nicola Zingaretti – quindi è per questo che l'atto più sensato, e se lo vuole mettere dal punto di vista anche suo personale, più vantaggioso, politicamente naturalmente, è di dimettersi, di non lasciarsi in balìa di continue fughe di notizie che, da qui in poi, le assicuro, ci saranno e saranno sempre di più".
L'intervento di Giancarlo Righini (Fdi). Critico anche il capogruppo di Fratelli d'Italia, Giancarlo Righini: "Ci sono due strade ormai tracciate, presidente. O lei si affranca da alcune logiche che fino ad oggi sono rimaste in auge, nella possibilità di nomina diretta e fiduciaria di persone senza il coinvolgimento dell'opposizione, a garanzia della trasparenza, non dell'inciucio, oppure ci sono le dimissioni".
L'intervento di Giuseppe Simeone (Forza Italia). Giuseppe Simeone (Pdl-FI), nel corso del suo intervento ha parlato di "vicenda che sta facendo emergere un certo marciume nella pubblica amministrazione romana, che prima era solo nel Comune e adesso piano piano sta entrando anche nella Regione Lazio", accusando poi i consiglieri di maggioranza di stare in silenzio e non prendere parte al dibattito: "Non liquidiamo facilmente questa cosa dicendo che è un gossip e non ci deve interessare", ha detto.
La replica del presidente Nicola Zingaretti. Al termine del dibattito, Nicola Zingaretti, nella sua replica ha ribadito alcuni concetti espressi nella relazione iniziale: "Se siamo spinti dalla ricerca di una serena valutazione su quanto emerge, ed è emerso, non possiamo esimerci da un dato oggettivo di quello che è successo, e cioè che finalmente la Procura della Repubblica di Roma ha fatto emergere un quadro di commistioni e infiltrazione, all'inizio di processi, probabile o comprovabile o credibile livello di corruzione nelle Pubbliche amministrazioni del territorio, locali e nazionali, che ha portato ad un processo e all'emergere di un numero impressionante di gare e provvedimenti, discussi e discutibili, un numero impressionante di gare che riguardano la sfera non solo locale del governo, ma anche quella di dimensione nazionale, tanto da promuovere un'ispezione del Ministero degli Interni, poi una successiva relazione del Prefetto, e siamo addirittura in attesa di una relazione finale del Ministero degli Interni. per capire il livello della profondità di questa capacità di infiltrazione". A proposito della richiesta dell'aula su una maggiore trasparenza nella attività della Giunta e su risposte immediate ai componenti dell'assemblea legislativa, Zingaretti ha risposto: "Raccolgo la domanda di maggiore trasparenza, efficacia e celerità, nei confronti delle tante richieste di chiarezza o provvedimenti che viene dal Consiglio. Quindi, mi impegno ad istituire, presso l'ufficio di gabinetto, un ufficio dedicato al Consiglio regionale che, per quanto riguarda le Direzioni regionali, si preoccupi di una gestione politica, nel senso di un'attenzione politica, affinché a una richiesta di un consigliere venga data in tempi giusti una risposta di chiarimento rispetto a notizie o ad atti che sono utili a svolgere il proprio lavoro".
"Io non sottovaluto in alcun modo la gravità né la particolarità della situazione che stiamo vivendo – ha concluso Nicola Zingaretti – ma al tempo stesso non posso non rivendicare un lavoro che ci ha visto in alcuni aspetti coprotagonisti in una situazione difficile lavorare per arginare i tentativi di infiltrazione del malaffare dentro questa Istituzione".
La Regione Lazio che dovrebbe essere una casa di cristallo affinché i suoi stessi cittadini possano guardare con assoluta trasparenza ogni atto e azione, si scopre dopo una tempesta giudiziaria senza precedenti storici e con Mafia Capitale che è arrivata alla terza stagione, risulta indecorosamente essere ancora una scatola piena di segreti, rapporti politici e amministrativi alquanto dubbi. D’altronde la nomina da parte di Nicola Zingaretti del dr. Egisto Bianconi direttore amministrativo prima, e attualmente direttore generale dell’azienda ospedaliera Sant’Andrea da pochi giorni agli arresti domiciliari, poiché sarebbe venuto a patti con il clan dei Primavera (attivo nella zona di San Basilio con un posto di riguardo nel panorama criminale del traffico di droga e di usura) e con i Taffo, gli imprenditori del ramo mortuario che, in cambio di mazzette e posti di lavoro, si erano aggiudicati il bando per i servizi inerenti i decessi in ambito ospedaliero con annessa gestione della camera mortuaria, era stata contestata dal M5S già due anni fa. Nicola Zingaretti avrebbe potuto rispondere già molto tempo fa, ricorda Barillari che accusa: “Abbiamo capito chi è parte del sistema. Chieste le dimissioni di Zingaretti. Ora attendiamo solo l'intervento della magistratura e i prossimi arresti.”
Con Mafia Capitale i cittadini romani e del Lazio hanno scoperto che molti politici hanno seri problemi di memoria, vuoti spesso poi ritratti, ma solo dopo le inoppugnabili inchieste che mettono nero su bianco comportamenti non consoni a ciò che si professa.