KENIA: MUCCHE E PECORE PER CHIEDERE LA MANO DELLA PRIMOGENITA DI BARACK OBAMA

di Silvio Rossi

Cinquanta mucche, settanta pecore e trenta capre. Questa la dote offerta per chiedere la mano di Malia, la figlia primogenita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
La bizzarra proposta, che difficilmente potrebbe venir esaudita dalla famiglia della donzella, è stata avanzata da un giovane avvocato, di cui però non si conosce però la reale età, che ha promesso di presentarla direttamente al primo cittadino americano quando, nel prossimo luglio, si recherà in visita nel paese africano.


In quella data Malia Ann, figlia di Barack e Michelle Obama, avrà appena compiuto 17 anni, ma lo spasimante ha dichiarato che la segue dal 2008, quando il primo presidente afroamericano (il padre di Barack è emigrato negli Stati Uniti proprio dallo stato del corno d’Africa) si è insediato alla Casa Bianca. Felix Kiprono, questo il nome del coraggioso spasimante, ha dichiarato di essersi innamorato di Malia quando la vide in TV la prima volta nel 2008 (quando la ragazza aveva solo 10 anni), e di non aver frequentato altre donne nel frattempo, per rimanerle fedele.


Kiprono ha affermato che si è subito innamorato della ragazza, ma ha atteso che crescesse perché era troppo piccola, prima di formulare la sua richiesta. Ha detto anche che non è interessato alle ricchezze degli Obama, che vuole incoronare la sua donna in un luogo simbolo per il suo villaggio, una collina dove vengono consacrati i re, e che una volta sposati faranno una vita semplice, Malia potrà, una volta “coronato” il sogno d’amore, mungere le mucche. La bizzarra proposta certamente non verrà accettata dalla famiglia presidenziale, anche se sarebbe stato divertente vedere Michelle impegnata, dopo l’orto nei giardini della Casa Bianca, in una stalla nei pressi del Lincoln Memorial.




ANGUILLARA. DICHIARATO IL FALLIMENTO PER L'ACQUA CLAUDIA

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Il Tribunale di Civitavecchia, il 24 aprile scorso, ha dichiarato il fallimento della società “Acqua Claudia SRL”, che gestisce l’imbottigliamento delle acque che sgorgano dall’omonima sorgente nei pressi della stazione di Anguillara Sabazia.
La società, che negli anni passati era stata di proprietà della San Pellegrino, fu venduta nel 2009 alla società Tione di Orvieto, nata due anni prima, che aveva nel suo portafogli anche la sorgente Tione e le Fonti di Orvieto.

Nonostante le aspettative, e le campagne pubblicitarie del gruppo, impegnato oltre che nelle acque, anche nella grande distribuzione, con i marchi Pam ed Eurospin, prospettive che avrebbero dovuto garantire una solida base commerciale per la società.
I risultati, invece, sono stati deludenti, tanto che nel 2013, dopo una crisi occupazionale che aveva fatto temere il peggio, la proprietà dello stabilimento è stato acquisito da un gruppo romano, la Odessa, specializzata nella produzione di bottiglie in PET, che voleva, con l’acquisto delle sorgenti di Anguillara e umbre, realizzare una filiera verticale, per l’ottimizzazione dei costi.

L’esperienza di Odessa, però, non ha migliorato la situazione aziendale, tanto che dopo poco più di un anno l’Acqua Claudia SRL è stata aperta la procedura di concordato.
Il fallimento della società, e la relativa chiusura dello stabilimento, ha messo la parola fine a una vicenda lunga, con continui cambi di società, che hanno visto negli anni anche l’interessamento del Comune di Anguillara, che creò una società per acquisire il sito produttivo (vicenda che non si concluse), è la dimostrazione come a volte, in Italia, non si riesca a far funzionare neanche le realtà che potrebbero creare ricchezza.




ANCHE NOI PO(T)EMOS

di Silvio Rossi

 

Come nelle elezioni politiche di due anni fa in Italia, le consultazioni amministrative spagnole hanno sancito un risultato chiaro: il bipartitismo è morto. La contrapposizione che dal 1977, data delle prime elezioni post franchiste, che ha visto socialisti e popolari contendersi il governo del paese e delle comunidad, trova oggi un terzo incomodo che non è solo un alleato necessario al superamento dell’avversario.
Podemos, la formazione politica nata dal movimento degli “Indignados”, nonostante non abbia presentato un simbolo unico in tutta la nazione, ha ottenuto successi clamorosi in molte città in cui si è votato. A Barcellona è stato un trionfo, a Madrid hanno sfiorato la maggioranza.
Gli indignati spagnoli, nella loro escalation, hanno fatto subito pensare al Movimento Cinque Stelle nel febbraio 2013. In entrambi i casi, i movimenti hanno ottenuto circa un quarto dei voti validi, entrambi si sono presentati in contrapposizione al sistema più che alla singola lista. Nel caso iberico la caratterizzazione del movimento ha una collocazione ideologia più chiaramente orientata a sinistra, a differenza del caso nostrano, dove le dichiarazioni dei parlamentari pentastellati ricordano come non sono “né di destra né di sinistra”.
La prova di maturità di Podemos, o meglio della lista collegata Ahora Madrid, è rappresentata dal voto della capitale. Un’alleanza tra la lista degli indignati e il partito socialista spagnolo potrebbe strappare ai popolari il controllo della comunità autonoma. Una scelta che significherebbe da una parte scendere a patti col sistema tanto combattuto, dall’altra però, sfruttare al massimo la possibilità di incidere che è stata fornita dal risultato delle urne. Una coalizione che sembra, agli occhi degli esperti di politica internazionale, la soluzione più ragionevole per cambiare la rotta, e contrattare con l’Europa partendo da basi diverse.
Una richiesta di cambiamento negli equilibri politici delle nazioni europee, che sta attraversano trasversalmente schieramenti e stati. Un cambiamento che ha premiato Grillo due anni fa, che in Grecia ha portato al governo Siryza, che in questi giorni ha fornito due risposte diametralmente opposte, in Spagna e Polonia.
Una richiesta di cambiamento che nelle prossime amministrative potrebbe consacrare la lega di Salvini, che già nelle amministrative trentine, seppure siano un campione troppo piccolo e troppo particolare per esprimere una tendenza nazionale, ha raddoppiato la percentuale rispetto alla precedente consultazione. Ma nella nazione del gattopardismo, la pista del cambiamento è particolarmente affollata, e per riuscire a convincere di essere il nuovo, non basta essere “contro”.




ANGUILLARA: AL VIA LO SCARICO DI RESPONSABILITA' PER LE BOLLETTE TARI SBAGLIATE

di Silvio Rossi

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Anche quando l’evidenza mostra palesemente i limiti di una macchina burocratica inefficiente, non avere la capacità di ammettere le proprie responsabilità è quanto di meno professionale si possa concepire. Non saper dire “ho sbagliato” è una pecca cento volte maggiore dell’errore commesso. Accade quindi che, nella città di Anguillara Sabazia, con qualche migliaio di utenze TARI, vengano spediti nelle case dei cittadini e nelle attività commerciali le lettere relative alle prime due rate del 2015, pari alla metà di quanto riscosso lo scorso anni, con un errore, presente in tutti i moduli F24 necessari per l’espletamento delle operazioni di pagamento, relativo al codice ente.

Nei moduli predisposti spediti come allegato alla comunicazione comunale, il codice ente, invece di essere “A297”, che nella tabella dell’Agenzia delle Entrate significa appunto la cittadina lacustre, è stampato “I256”, che corrisponde a un altro comune, Sant’Ambrogio sul Garigliano, in provincia di Frosinone. Solo dopo la consegna di migliaia di lettere, e dopo che alcuni cittadini, più solerti di altri, hanno provveduto al pagamento della tassa, si è scoperto l’errore, con un dietrofront da parte del comune, che ha provveduto a rispedire gli avvisi di pagamento con i moduli corretti, posticipare la data del pagamento di un mese, e comunicare quanto avvenuto sul sito comunale.

Ma proprio la comunicazione dell’errore ha dimostrato con chiara evidenza l’inadeguatezza di una macchina amministrativa carente in tutti gli aspetti. Se si escludono alcune risposte, fornite come commento a post sui social network di richiesta dei cittadini, dell’assessore all’ambiente, che non era il soggetto titolato a dover fornire tali spiegazioni, ricadendo queste nella responsabilità, oltre che del sindaco, nelle mani del consigliere delegato al bilancio, non c’è stata una informazione chiara nei confronti dei cittadini.
Non sono stati affissi manifesti né è stato adottato un piano comunicativo che potesse raggiungere tutte le famiglie, un primo comunicato sul sito comunale, riporta “Si invitano pertanto i contribuenti a non pagare l'acconto ricevuto”, avviso che, in assenza della comunicazione di un rinvio formale, ha fatto preoccupare non poco chi temeva, in caso di ritardo, la possibilità di una mora. La comunicazione che il termine era stato prorogato è stata pubblicata solo il 18 maggio, due giorni dopo che la scadenza originaria era stata superata.

In tutto questo gioco di errori e comunicazioni di rettifica, ci sono un paio di elementi che, indipendentemente dall’errore, non sono giudicati accettabili dai cittadini. In primo, il Comune ha affermato che “l’errore non è da imputare alla propria responsabilità”. Questa affermazione non è veritiera. Quando un ente commissiona un lavoro a una società, il collaudo del lavoro stesso è di competenza dell’ente. La ditta che ha sbagliato a stampare i moduli avrà anche sbagliato, ma il comune avrebbe dovuto accertare l’errore prima di inviare gli avvisi a casa dei cittadini, le eventuali responsabilità tra ente e società non riguardano i cittadini, che si affidano al comune e non alla società che stampa i bollettini. Rinviare la “colpa” a un soggetto che non ha un contatto diretto con gli utenti finali è scorretto.
Anche la comunicazione del solerte assessore, che ha cercato di “mettere la toppa” non dice la verità, perché il codice stampato sugli F24 è del comune di Sant’Ambrogio sul Garigliano, mentre nelle giustificazioni veniva indicato “Codice Ente errato ovvero con un Codice Ente appartenente al Comune di Frosinone”. Come si fa a credere che l’errore è della società che ha stampato i moduli, se anche nella comunicazione di rettifica si sbaglia il comune cui sono stati inviati i pagamenti errati?
In ultimo, come si può continuare a dare credito a chi non sa dire, davanti a un errore “ho sbagliato, è colpa mia” ?




SUSANNA CAMUSSO E LA PAURA DI PERDERE LA POLTRONA

di Silvio Rossi

Tra il premier Matteo Renzi e la segretaria della CGIL Susanna Camusso è odio conclamato. Non c’è occasione in cui i due non si lancino messaggi trasversali dove cercano di mettersi vicendevolmente in difficoltà.
Il botta e risposta odierno riguarda la frase che Renzi ha pronunciato nella trasmissione “Bersaglio Mobile”, su La7. Il primo ministro si è augurato “la nascita di un sindacato unico, per superare la frammentazione di sigle su sigle”.
Le reazioni dei segretari confederali non si sono fatte attendere. Se Annamaria Furlan, della CISL ha precisato come, invece di un sindacato unico servano sindacati responsabili (con una frecciatina nei confronti dei suoi colleghi), la Camusso e il segretario della UIL Barbagallo hanno risposto affermando che il sindacato unico esiste solo nei regimi totalitari.Forse i rappresentanti dei lavoratori, nella loro foga di voler mettere i paletti contro le affermazioni loro avverse, hanno confuso i termini “sindacato” e “partito”. Nei regimi totalitari, infatti, è il partito, in genere a essere unico, il sindacato, in quei casi, spesso neanche esiste.

Ci sono stati invece lampanti casi di sindacati unici nella Repubblica Federale Tedesca (la vecchia Germania Ovest, quella “libera”, non nella Germania Est), e anche nel Regno Unito, patria del dibattito parlamentare, nazione che tutto si può definire tranne che totalitaria.
Negli Stati Uniti, le rappresentanze sindacali sono divise per categorie di lavoratori, ce n’è uno che rappresenta i lavoratori automobilistici, uno che rappresenta i lavoratori del trasporto, ma in ogni settore il sindacato di riferimento può considerarsi unitario, e questo non ha certo rappresentato un indebolimento del fronte sindacale, anzi, ne determina una maggiore compattezza.
Per fare un esempio nostrano, la Rai ha sei sigle sindacali per i lavoratori ordinari (operai, impiegati, quadri), e una sola sigla sindacale dei giornalisti (Usigrai), che grazie alla compattezza della categoria ha un peso nelle contrattazioni maggiore rispetto agli altri.
Forse, quando la Camusso o i suoi colleghi rivendicano la separazione delle sigle sindacali, non lo fanno nella difesa dei lavoratori, ma dei loro piccoli (o grandi) orticelli, delle proprie stanze di potere, messe in discussione da una proposta che, a differenza di quanto da loro allarmato, può andare incontro proprio all’interesse del singolo lavoratore.




ROMA AUDITORIUM: LO SCEMPIO DEL FURGONE AMBULANTE

di Silvio Rossi

Roma – L’occupazione di suolo pubblico, per un’attività di vendita di tipologia “ambulante”, è in genere intesa limitatamente al periodo di utilizzazione dello stesso. Un banco di mercato, un furgone, un gazebo, che vendono i loro prodotti, non possono occupare stabilmente il suolo, se non per il tempo necessario per lo svolgimento dell’attività.

Accade invece che, nei pressi dell’ingresso dell’Auditorium Parco della Musica, la struttura costruita a cavallo del millennio dall’architetto Renzo Piano, un furgone destinato alla vendita di panini e bevande sia sempre e costantemente parcheggiato sul marciapiede dove, in occasione di manifestazioni che garantiscono un notevole afflusso di pubblico (e quindi potenzialmente un buon introito), svolge la propria attività.

Un mezzo “mobile” che, invece di tornare nel proprio deposito, viene lasciato a mostrare il lato peggiore di sé a fianco di uno dei siti costruiti per aumentare la bellezza. Lasciato a occupare spazio sul marciapiede, nell’indifferenza di tutti, in un luogo dove, quando viene ospitato qualche politico di primo piano, vengono multate tutte le auto parcheggiate nello spiazzale antistante la struttura, dove la tolleranza è praticamente zero per tutto ciò che si trova sulla strada con delle ruote, tranne che per questo mezzo ormai ex mobile.

Perché nessuno obbliga i proprietari del furgone a togliere il disturbo quando non svolge attività di vendita? Perché a Roma si ha sempre l’impressione che qualcuno ha la possibilità di fare ciò che a molti è vietato?




FERROVIA ROMA VITERBO: SINDACI IN RIVOLTA PER DICHIARAZIONI AMMINISTRATORE ATAC

di Silvio Rossi

Le dichiarazioni rilasciate in settimana dall’Amministratore Delegato di Atac, Danilo Broggi, secondo cui la ferrovia Roma-Civitacastellana-Viterbo dovrebbe essere ceduta, nel tratto urbano ad Atac, e la parte extraurbana dovrebbe essere temporaneamente chiusa per permettere i lavori di adattamento del percorso tra Flaminio e Montebello. Certi che, come spesso accade nel nostro paese, le cosa provvisorie finiscono per diventare definitive, i sindaci dei paesi attraversati dalla linea non hanno accolto favorevolmente le parole di Broggi, che significherebbero la chiusura di un servizio essenziale per i trasporti del settore nord della capitale.

Il sindaco di Castelnuovo di Porto, Fabio Stefoni, ha diramato un comunicato: “Aldilà dei desiderata dell’amministratore Broggi, per quanto riguarda la linea ferroviaria Roma-Viterbo, è irrealistico, oltre che assurdo e dannoso, pensare di sostituire anche temporaneamente il servizio ferroviario con i bus. Significherebbe, di fatto, bloccare un’intera area e costringere migliaia di persone, ad esempio, a fare i tripli salti mortali per recarsi al lavoro. Che ci sia da intervenire, per migliorare e riqualificare la tratta, obsoleta, vecchia e stantia, è fuori discussione ma deve essere altrettanto chiaro che questa operazione va fatta contestualmente alla garanzia dell’attuale servizio. Perché sennò per i cittadini dell’area a nord di Roma e per tutti i Comuni che insistono sulla linea ferroviaria in oggetto, oltre al danno, ci sarebbe anche la beffa, dal momento che purtroppo in Italia tutto ciò che è temporaneo diventa eterno”.
Anche il sindaco di Morlupo, Marco Commissari, ha contestato immediatamente le parole di Broggi.

L’abbiamo contattato per avere maggiori informazioni:

Lei contesta l’affermazione di Broggi, dicendo che va in direzione contraria a quanto progettato finora. Può spiegare meglio?
Ciò che ha detto l’amministratore di Atac è allucinante. Sono anni che stiamo chiedendo il raddoppio della linea, intorno al 2007 si fa comprendere in regione la necessità, per via del raddoppio della popolazione dei paesi della zona dagli anni novanta a oggi. Con il progetto di apertura dell’aeroporto a Viterbo, intorno al 2008, si parlava di raddoppiare fino a Viterbo. Poi dopo caduto quel progetto, nel periodo che era in Regione la Polverini, il progetto era stato limitato fino a Morlupo. La ferrovia efficiente fino almeno a Morlupo può diventare il punto centrale su cui basare l’intero sistema di trasporto pubblico locale del comprensorio.
Un comprensorio che ha un bacino d’utenza di circa centomila persone, giusto?
Sì, più o meno. Siamo molti paesi, tutti quanti con una popolazione che ormai supera i diecimila abitanti. Tutti quanti hanno visto aumentare notevolmente la popolazione in questi anni, ma non c’è stato un adeguamento del sistema trasporti, ne di tipo ferroviario, ne su gomma. I bus sono costretti a percorrere la Flaminia, che è diventata ormai perennemente intasata. Per fare trenta chilometri a volte ci vogliono circa due ore.
Quindi almeno fino a Morlupo, si attende il raddoppio.
Certo. Sono stati fatti anche una serie di progetti, per esempio, proprio la stazione di Morlupo, per via del raddoppio, verrebbe spostata, non più nel centro del paese, perché non c’è possibilità di raddoppiare la linea per la presenza delle case a ridosso, quindi il progetto prevede di fare una nuova stazione sulla via campagnanese, vicino comunque al centro, ma con un parcheggio adeguato, che possa fare da punto di raccolta dei vari servizi urbani circostanti. Nel caso di Morlupo e Castelnuovo di Porto stanno facendo un progetto per gestire in consorzio il servizio di trasporto urbano, per una razionalizzazione dei costi.
La soppressione dei treni quali problemi creerebbe?
I treni che viaggiano la mattina sono pieni di studenti e pendolari, sostituirli con bus significa dover predisporre 3 o 4 bus per ogni treno soppresso. Inoltre le società che gestiscono i due servizi sono diverse, ho chiamato Cotral, ho accennato a questo problema, e non ne sapevano nulla. Qui non considerano che la mattina i treni vengono presi da studenti, da pendolari, che spesso non hanno alternative per lo spostamento. Qui fanno le dichiarazioni, mettendo in difficoltà la vita delle persone, che invece di avere una maggiore attenzione come meritano, vengono danneggiate.
Quali saranno le sue prossime azioni?
Sto preparando una lettera che invierò in Regione, perché voglio coinvolgere sia Zingaretti che l’assessore ai trasporti Civita. Nel loro ruolo non possono non tutelare gli interessi dei cittadini pendolari che usufruiscono di un servizio che, a tutt’oggi è della Regione. Spero che Zingaretti e Civita si schierino al fianco mio e degli altri sindaci del territorio contro questo assurdo progetto.




FROSINONE: STORICA PROMOZIONE IN SERIE A

di Silvio Rossi

All’inizio della stagione, neanche i più ottimisti avrebbero potuto sognare la promozione in serie A senza dover passare per le forche caudine dei play off. Il Frosinone Calcio, squadra appena promossa dalla Lega Pro, competizione che ha sostituito nel calendario della Federazione la vecchia serie C, non era certamente tra le favorite il 30 agosto, quando alla prima giornata riuscì in casa ad aver la meglio sulla più blasonata Brescia.

Il lavoro di mister Stellone, protagonista della promozione della stagione precedente, però, ha iniziato subito a dare i suoi frutti. In autunno il Frosinone ha compiuto una cavalcata pazzesca che ha portato la squadra laziale a raggiungere il primo posto in classifica all'ottava giornata di campionato.

Dopo due mesi di alta classifica (ha concluso il girone di andata in seconda posizione), la squadra di Stellone ha iniziato una fase calante, con la discesa fino alla sesta posizione, che garantiva comunque l’accesso ai play off, ma che alla fine dava poche certezze riguardo la possibilità di raggiungere la massima serie. Fino a Pasqua, quando la squadra ciociara occupava la quinta posizione, non si pensava che potesse recuperare posizioni rispetto alle più esperte avversarie.

Invece dalla trentacinquesima giornata ha accumulato 17 punti in sette partite, scalando posizioni e distanziando tutte le avversarie, escluso il Carpi, già promossa da un paio di settimane, conquistando la serie A con una giornata di anticipo

Nella penultima giornata, turno casalingo al Matusa, il Frosinone ospitava il Crotone, vittima sacrificale di una cavalcata per la legittimazione del raggiungimento dell’Olimpo del calcio italiano. Nel primo tempo, i “gemelli del gol” ciociari, Daniel Ciofani e Federico Dionisi, hanno assicurato la partita con un gol a testa. Nel secondo tempo il Crotone ha cercato di riaprire la partita, arrivando a battere un rigore che poteva mettere in dubbio la vittoria dei canarini. È stato il portiere Zappino a salvare la partita parando il penalty, spianando così la strada per il terzo gol segnato da Dionisi.
Al triplice fischio, col risultato di 3 a 1 per i ciociari, l’entusiasmo ha superato tutti gli inviti alla calma e alcuni tifosi sono entrati in campo per festeggiare i propri beniamini.




ANGUILLARA. OPERAI AL LAVORO SU PONTEGGIO PROVVISORIO

 

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di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – In Italia troppo spesso, fatta una legge, viene studiato un escamotage per evitare di dover adottare le prescrizioni che la norma impone. Così anche ad Anguillara dove le regole invece di essere rispettate, quando possibile, vengono aggirate.
Ne sono un chiaro esempio i lavori di ristrutturazione che stanno interessando un supermercato in località “Lo Zodiaco”, nel centro abitato, a trecento metri circa dal palazzo comunale. Un ponteggio che circonda tutto lo stabile che, come si può facilmente evincere nelle foto allegate all’articolo, viene definito “in fase di allestimento”.

I cartelli che determinano la provvisorietà dell’opera, incompatibile quindi col proseguo dei lavori di ristrutturazione. Se il ponteggio è “in fase di allestimento”, non dovrebbe essere utilizzato per sostenere operai e materiali necessari all’intonacatura della parete. Invece nel ponteggio che in teoria non dovrebbe essere ancora terminato, i lavoratori salgono, scendono, intonacano pareti, riparano le imperfezioni della parete.

Per quale motivo, allora, i cartelli (più di uno) che descrivono una situazione non vera, continuano a essere appesi sui ponteggi? Forse per evitare di dover montare le reti di protezione esternamente alle impalcature, per evitare che materiali di risulta possano cadere sulle auto parcheggiate a pochi centimetri dal cantiere? Forse per diminuire i costi di un ponteggio realizzato a “regola d’arte”?

Tutto ciò avviene in una zona centrale, densamente commerciale, con a fianco al cantiere il transito di persone destinate ai vicini negozi e all’ufficio postale.




RAUL CASTRO, LA VISITA AL PAPA E LE SPERANZE PER IL FUTURO

di Silvio Rossi

La visita di Raul Castro a papa Francesco è stato certamente l’evento di politica internazionale più importante di questi giorni. Il viaggio a Roma del presidente cubano è una sorta di ringraziamento, così come ha detto lo stesso Raul, per il lavoro svolto dal pontefice nel solco di un progetto di riconciliazione tra l’isola caraibica e gli stati occidentali, USA in testa. Per analizzare meglio il significato di questo passo, abbiamo cercato di approfondire l’argomento con un illustre collega, firma storica di Messaggero e Repubblica, attualmente vaticanista de Il Fatto Quotidiano, Marco Politi, che ci ha onorato della sua preziosa opinione.


Raul Castro ha ringraziato papa Francesco per il suo ruolo nelle trattative con gli USA. Si può affermare che papa Francesco è per il Sudamerica ciò che Woytjla fu per l'Europa orientale, inteso nel senso di un processo di pacificazione?
Io non farei questo parallelo, perché Woytjla è stato molto attivo nel sostenere le forze che si battevano contro il regime comunista in Polonia, e quindi di riflesso nell’Europa dell’est. La Chiesa Cattolica a Cuba ha invece esercitato un forte ruolo di mediazione, e proprio questo ruolo di mediazione ha permesso di sbloccare la situazione. Il papa, anche Giovanni Paolo II ha sempre sostenuto l’azione del cardinale di Cuba, che si è sempre battuto per i diritti della chiesa, quindi per la presenza della chiesa nella società, e anche per la libertà di espressione dei cittadini, senza però schierarsi.


Quindi diciamo, mentre in Woytjla era più partigiano, a Cuba la chiesa è stata più arbitro?
Diciamo che a Cuba anche Woytila ha preso una posizione differente. Proprio nel 1998, alla fine del suo incontro con Fidel Castro, durante la visita all’Avana lanciò questa parola d’ordine: “Cuba si apra al mondo e il mondo si apra a Cuba”. Quindi Woytjla contemporaneamente chiedeva la fine dell’embargo americano e l’apertura di un processo di democratizzazione del regime cubano. In tutti questi anni la chiesa cattolica ha continuato a lavorare in questa posizione, e ciò ha culminato col ruolo di mediazione di papa Francesco tra Castro e Obama nei mesi passati. Questo da una parte ha terminato positivamente un lavoro, ma si apre una pagina nuova, perché il regime cubano nel momento in cui si apre sia alla democratizzazione, sia anche all’economia privata, ha bisogno di non essere travolto dall’economia privata, e di mantenere quelle che sono state le conquiste sociali della sanità e dell’istruzione, che lo stesso Giovanni Paolo II aveva riconosciuto. L’incontro di domenica, quindi, non è solo un ringraziamento per il passato, ma cerca nella chiesa un alleato per il futuro.


La dichiarazione di Castro, durante l’incontro con Renzi, quando ha detto: “Se papa Francesco continua così, tornerò a pregare”, è l’elemento che si può ricordare di questo incontro?
Sì, certamente è una frase che dimostra quanto papa Francesco riesca personalmente a influire sulle persone, e quanto forte sia l’impressione che lui lascia sulle persone. In questo senso Raul Castro è stato veramente a cuore aperto durante la conferenza stampa, perché finora aveva sempre sottolineato l’identità di vedute tra la dottrina sociale della Chiesa e le preoccupazioni sociali del regime cubano, qui invece è andato sul personale, e questo è lo specchio di come Francesco riesca a colpire anche gli agnostici e gli atei. Proprio con quello che Raul Castro ha detto molto bene in due parole: “la sua saggezza e la sua modestia”, quindi da un lato un intelletto acuto, e dall’altro una grande umiltà.


Quando venne Fidel Castro nel 1996, chiese al papa di andare a Cuba, e ci volle più di un anno per organizzarla, ora in tre mesi si dovrebbe concretizzare la visita di Bergoglio a Cuba. Sono veramente cambiati i tempi da allora?
Sì. Allora Fidel Castro venendo a Roma, incontrando il papa e invitandolo, chiuse un lungo periodo di ideologizzazione del regime cubano, per cui la Chiesa era tollerata, ma sostanzialmente i militanti e i dirigenti del Partito Comunista Cubano dovevano essere atei. La mossa di Fidel coincideva col fatto che, essendo caduta l’Unione Sovietica, ed essendo la Russia concentrata sui problemi della propria economia, e non potendo quindi aiutare Cuba, Fidel Castro si era reso conto che doveva guardare all’Europa, e quindi anche alla Chiesa Cattolica per rientrare nel concerto internazionale.


Con quella visita è iniziato il cambiamento anche di Fidel Castro persona, oltre che di Cuba? Prima della visita, era comunque un personaggio più inquietante, e l’incontro col Papa l’ha restituito più umano?
È cambiato il passo del regime cubano, però tenga presente che Fidel Castro in America Latina non è stato visto come una persona inquietante, in fondo ha sempre colpito, in qualche modo, anche persone che non erano d’accordo con lui. Non dobbiamo dimenticare che prima della rivoluzione cubana, L’Avana era un grande bordello, proprio nel senso vero della parola, era veramente un regime corrotto e anche moralmente drammatico. Però certamente, nel momento in cui si chiude la lunga fase filosovietica, e Cuba deve camminare con le gambe proprie, Fidel capisce che papa Woytjla, crollata l’Unione Sovietica, diventa anche una voce e un allarme contro il neoliberismo selvaggio, cioè contro un capitalismo radicale, che non ha più una preoccupazione per il bene comune, per una giustizia sociale.


Forse l’ha capita più Castro di molti regnanti occidentali.
Varo, e infatti il vero momento di svolta è stato il contatto proprio fisico tra i due, perché Fidel Castro teneva spesso per mano Giovanni Paolo II, è nata una vera simpatia, allora il papa era già vecchio, aveva bisogno di essere sostenuto, e Fidel Castro lo teneva per mano. Ricordo che il Papa in volo disse a noi giornalisti: “voglio sentire la sua verità”. Tutti e due si sono raccontati la loro verità, e lì è nato un rapporto personale molto forte. Nel caso di Raul Castro c’è stata un’accelerazione, perché lui è arrivato al potere proprio con la decisione del Partito Comunista di aprire una nuova fase economica.


Raul Castro è una figura più moderata del fratello, o il cambio è dovuto solamente a un cambiamento della situazione internazionale?
No, possiamo dire che era una figura di secondo piano, lui oggi agisce dietro la necessità di una spinta storica, per tanti anni è stato all’ombra del fratello, e non ha mai preso iniziative personali. Oggi è sotto a una necessità storica che Cuba faccia una transazione, e quando è arrivato al potere il suo primo discorso faceva intravvedere che sarebbe incominciato un nuovo corso.




CESANO: ANCORA VORAGINE ALLA STAZIONE

Cesano (RM) – Via della Stazione di Cesano, nei pressi della stazione ferroviaria, è chiusa da ieri sera per una voragine che si è aperta nella carreggiata a cinquanta metri circa dalla piazza davanti allo scalo.
Il foro è di circa mezzo metro di diametro, giusto in corrispondenza di un attraversamento pedonale, interessa la corsia in direzione di Cesano Borgo, ma, come hanno confermato gli agenti della sezione di Polizia Locale di Cesano, i Vigili del Fuoco, prontamente intervenuti, hanno ritenuto necessario interdire il traffico in entrambi i sensi di marcia perché, anche se in superficie non si notano segni sull’altra corsia, l’erosione sotterranea potrebbe aver interessato una sezione maggiore, per cui, finché non viene scongiurato il pericolo di transito sull’altra corsia, non è possibile far transitare veicoli.

Il presidente del XV Municipio, Daniele Torquati, ci ha detto che i vigili del fuoco hanno presidiato il posto tutta la notte, e stanno verificando la stabilità del sottosuolo, in modo da poter garantire, se possibile anche nella giornata odierna, l’apertura almeno di una corsia della strada in questione, per consentire il traffico dei mezzi a senso unico alternato.
La chiusura della strada ha determinato la modifica delle corse degli autobus 024 e 036, di alcune corse Cotral e delle navette che collegano la stazione ferroviaria con i paesi di Formello e Campagnano.