Toscana, “Lo Sport contro la violenza sulle Donne per vincere insieme”: tappa conclusiva dopo 30 incontri

Violenza sulle donne. Dopo 30 incontri nelle varie province il progetto “Lo Sport contro la violenza sulle Donne per vincere insieme” approda e conclude le sue tappe in Toscana. Si è concluso il Convegno “Giù le mani” organizzato Panathlon Club Lucca e dal GS Flames Gold al Palazzo Ducale e moderato dall’Avvocato Ludovica Giorgi.

Dopo i saluti degli organizzatori Arturo Guidi presidente del Panathlon Club Lucca e Carmelo Mandalari Segretario Generale del GS Flames Gold hanno portato i saluti istituzionali il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, il presidente della Provincia di Lucca Luca Menesini, il vicario del Prefetto di Lucca Francesco Fabio Marzano.

A seguire ha preso la parola l’atleta paralimpica lucchese campionessa del mondo di paradressage Sara Morganti.

Moderati dall’avvocato Ludovica Giorgi sono intervenuti poi la consigliera delegata della Provincia Grazia Sinagra, il prefetto Francesco Tagliente (ex Questore di Roma e Firenze), la dirigente della squadra mobile di Lucca Silvia Cascino, la criminologa Luana Campa, Daniela Caselli del Centro antiviolenza “La Luna Onlus”,Piera Banti responsabile del Codice Rosa dell’ospedale di Lucca, Donatella Buonriposi dirigente dell’Ufficio scolastico territoriale di Lucca e Massa Carrara, nonché Donatella Turri direttrice della Caritas di Lucca.

Nel corso del convegno è intervenuta anche l’autrice e sceneggiatrice Debora Scalzo presentando il suo romanzo tematico “Io resto così”. L’evento, ricco di preziosissimi contributi, è stato concluso dalla presidente dei Veterani dello Sport Carla Landucci.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita 18 anni fa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione che ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

Per celebrare l’evento istituzioni ed associazioni propongono vari incontri, convegni, dibattiti, conferenze, tavole rotonde, spettacoli, incontri nelle scuole, videoinstallazioni e flashmob per far riflettere sul tema della violenza di genere e combattere maltrattamenti e abusi sulle donne. In molte realtà territoriali negli ultimi anni le celebrazioni abbracciano tutto il mese di novembre.

Quest’anno, il GS Flame Gold ha voluto celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne con un Progetto ” Lo Sport contro la violenza sulle Donne per vincere insieme”, presentato in occasione di 30 incontri-dibattiti – su quanto ancora si può fare per evitare il femminicidio, lo stupro, la violenza fisica e morale contro tutte le donne – organizzati in varie provincie italiane e che si è concluso proprio il 25 novembre a Lucca.

Una giornata durante la quale si sono tenuti incontri di approfondimento, dibattiti, spettacoli teatrali, proiezione per gli studenti e per la cittadinanza, inaugurazione di istallazioni e di panchine rosse, mostre e iniziative nei negozi del territorio. Nella mattinata, nella sala Rappresentanza del palazzo della Provincia, c’è stato un incontro con gli studenti di alcune scuole superiori promosso da: Panathlon Club Lucca, GS Flame Gold, Provincia e Comune di Lucca, Codice Rosa ASL, Soroptimist Club Lucca, Ufficio Scolastico Territoriale di Lucca e Massa Carrara, e Associazione Luna.

All’incontro con le scolaresche, coordinato da Claudio Oliva, sono intervenuti l’atleta paralimpica Sara Morganti, l’ex cestista della Nazionale e ora allenatrice di Basket Imma Gentile, la giornalista Emanuela Lo Guzzo, nonché Daniela Caselli, presidente dell’Associazione Luna.

Nell’occasione c’è stato spazio anche per una performance musicale con la partecipazione del rapper Monés. A seguire, i partecipanti alle manifestazioni si sono ritrovati in piazza S. Michele per partecipare a letture itineranti in corteo per le strade principali del centro storico. Le celebrazioni si sono concluse con il Convegno tenuto nella sala Tobiolo al Palazzo Ducale al quale hanno partecipato centinaia di persone.

Nel corso del suo intervento il prefetto Tagliente ha chiarito che “La legge del 2009 e quella del 2013 hanno introdotto numerosi e importanti strumenti giuridici che permettono significativi segnali di miglioramento. Fatti e numeri importanti, ma non sufficienti, se si considera che a distanza di 8 anni dalla prima legge e dalle disposizioni ancora più incisive del 2013, a fronte dell’aumento delle denunce, degli ammonimenti, degli arresti in flagranza di reato, si registrano ancora così tanti gravi fatti, ritengo necessario, accanto ai punti di forza, valutare le criticità”.

“Accorrerebbe agire su più piani” ha detto Tagliente. “Servirebbe una ulteriore azione formativa mirata, che coniughi competenza ed esperienza e che si traduca in linguaggio comune, regole condivise, procedure operative. Una formazione che consenta l’interazione tra le conoscenze degli studiosi delle scienze comportamentali e l’esperienza professionale degli operatori di settore. Sarebbe necessario rendere concrete le previsioni di legge sui programmi che hanno come obiettivo l’intervento nei confronti di maltrattanti e stalker.

Oggi apprendiamo che anche Torino avvia un percorso per salvare la vittima educando il carnefice. Una gran bella notizia. Ben vengano altri progetti come questo. Finalmente, dopo la positiva esperienza avviata 8 anni fa a Firenze, inizia a farsi strada l’idea che il maltrattante sia da prendere in carico.

Il primo Centro di Ascolto Uomini, il CAM fiorentino – ha chiarito Tagliente – è stato attivato 8 anni fa a Firenze, e già nel 2009 aveva come obiettivo quello di agire sui comportamenti maltrattanti, contribuendo alla loro individuazione ed elaborazione attraverso nuovi approcci esperienziali che vanno dall’osservazione e riconoscimento dei comportamenti maltrattanti, all’individuazione e lettura dei fattori che influenzano negativamente il comportamento maschile.

Attraverso le metodologie adottate, brainstorming, didattica attiva, lavoro di gruppo, materiale psico educativo, role playing, laboratori esperienziali si cercava, già all’epoca, di trovare un nuovo approccio preventivo sulla violenza alle donne, avviando processi di evoluzione della figura del maschio da stereotipi oppressivi, disagianti e fonti di conflitto sociale e relazionale”. “Fino a pochi anni fa – ha aggiunto il Prefetto – si registrava molta freddezza sui ‘Centri di ascolto specializzati per la gestione dei maltrattanti’.

E sono ancora molti a rifiutare l’idea che il maltrattante sia da prendere in carico. Per fortuna negli ultimi anni, sul modello del CAM di Firenze si stanno costituendo centri specializzati per i maltrattanti anche se con differente denominazione come “Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti”, “Centro Trattamento Maltrattanti”, “Un aiuto per uomini che vogliono cambiare”, “Relazioni libere dalla violenza”, “Lato oscuro degli Uomini”, “Il Cerchio Degli Uomini”, “Cambiamenti Training Antiviolenza per Uomini” ecc. Faccio riferimento ai centri di Ferrara, Forlì, Modena, Genova, Cremona, Milano, Magenta, Lodi, Varese, Olbia, Bolzano, Bassano del Grappa (VI) ma anche Napoli e Roma, Napoli”.

Nel 2013 è nata la rete nazionale RELIVE che raccoglie 21 Centri che in Italia si occupano attivamente del lavoro con gli autori. La vicepresidenza di Relive è tenuta da una importante esperienza piemontese precedente a quella del gruppo Abele e una delle prima in Italia, si tratta del Cerchio degli Uomini, che non solo è attivo a Torino, ma sta aprendo anche altri progetti in altre parti del Piemonte. Ad esempio a Cuneo è attiva una rete antiviolenza che da due anni sta riflettendo sul lavoro da impostare con gli autori”.

“Le vittime – ha aggiunto Tagliente- vanno protette con interventi sugli stalker. Per ridurre i casi di femminicidio servono “Centri di ascolto per maltrattanti” Infine Tagliente ha parlato della evoluzione della personalità umana concludendo che “Servirebbero regole severe su video ‘violenti’. Dobbiamo interrogarci su quali conseguenze possano determinare il linguaggio e le immagini di determinati cartoni e videogiochi il cui obiettivo è uccidere e ancora uccidere. Il concetto di violenza assistita ci dimostra come l’esposizione alla violenza su figure di riferimento crei traumi profondi e duraturi. Un bambino che ha subito un trauma o assistito a fatti di violenza, può dunque elaborare un’immagine che, da adulto, può condurlo a un comportamento e a stili di vita negativi.”




Roma, Mercato Mediterraneo: inaugurazione Doc con Leoluca Orlando e Pecoraro Scanio

ROMA – Ha aperto giovedì 23 novembre la prima edizione del Mercato Mediterraneo, una manifestazione dedicata interamente al settore alimentare, alla Fiera di Roma.

La kermesse, dedicata alle culture sviluppate sulle sponde del Mare Nostrum, è incentrata sui temi che accomunano l’Italia con le nazioni vicine, sui prodotti che appartengono alla storia dell’agricoltura e dell’allevamento nostrano. Grano, olio e sale sono i temi su cui esperti del settore si trovano a confrontarsi. Nei padiglioni sono presenti numerose aziende, prevalentemente italiane, con alcune chicche degli altri paesi mediterranei. Ci saranno, durante tutto il week end, una serie di incontri tematici, laboratori, degustazioni. All’inaugurazione abbiamo incontrato l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio, presidente del Comitato Scientifici di Mercato Mediterraneo, e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, città che ha basato la sua storia nella contaminazione delle culture mediterranee.

Silvio Rossi




Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: centinaia le iniziative in tutta Italia

Sabato prossimo ricorrerà la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La ricorrenza del 25 novembre venne istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. La data del 25 novembre fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’incontro femminista latino-americano e dei Caraibi, tenutosi nella capitale Colombiana nel 1981. E la data in ricordo del brutale assassinio, che avvenne nel 1960, delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.

Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. Con l’istituzione di questa giornata, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha quindi invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.

 

Tanti gli eventi organizzati sia in campo internazionale che nazionale

In Italia solo dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti come Amnesty International festeggiano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali. Nella Capitale, secondo i dati della Questura, nel 2007 manifestarono 40mila donne contro la violenza sulle donne. E questa data segnò una prima grande attenzione mediatica sull’argomento. Nel 2016, il 26 novembre, il movimento delle donne, con la sigla Nonunadimeno manifesta a Roma contro la violenza sulle donne vedendo una imponente partecipazione che è stata stimata in circa 200mila rappresentanti del gentil sesso. Dal 2006 la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna promuove annualmente il Festival La Violenza Illustrata, unico festival nel panorama italiano interamente dedicato alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Ormai centinaia di iniziative in tutta Italia vengono organizzate in occasione del 25 novembre per dire no alla violenza di genere in tutte le sue forme

A Milano il 25 novembre alle 16 Musica con il coro gospel di detenute della Casa Circondariale di San Vittore (Oltre le mura) dirette da Sara Bordoni, in collaborazione con Auser Regionale Lombardia e Rebirth Italy, con Jo Squillo, Giusy Versace, Marta Marangoni – DUxDU, Reading di poesia con Mariella Cuoccio, Antonella Iannili, Katia Catalano, Marianna Culosi, Adele Affini, Rosalia Meggiolaro. Alle 18 on piazza del Duomo Flash mob Nazionale con Jo Squillo e Giusy Versace, Lorena Cacciatore, Ginger Bender, le poetesse e le Associazioni contro la violenza sulle donne.

A Roma, sempre per il 25 novembre, attesa la manifestazione organizzata dalla sigla Nonunadimeno che promette di bissare il successo dello scorso anno: “Inonderemo di nuovo le strade di Roma, per lanciare un messaggio chiaro: non ci fermeremo finché non saremo libere dalla violenza maschile e di genere in tutte le sue forme.” In provincia di Roma, presso la biblioteca comunale di Anguillara, alle ore 10.00 la ricorrenza sarà celebrata con un convegno. Anguillara assistette al tragico evento di Federica Mangiapelo rimasta vittima di femminicidio.

 

Irene Tagliente




Palermo, Zen: torna al suo posto il busto di Giovanni Falcone

PALERMO – Torna al suo posto, dopo un restauro curato da alcuni giovani restauratori laureatisi presso il Corso in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Palermo, il busto marmoreo del giudice Giovanni Falcone che era stato danneggiato lo scorso 10 luglio all’interno della omonima scuola nel quartiere di San Filippo Neri.

A promuovere il restauro è stata l’Associazione Nazionale dei Funzionari di Polizia, in collaborazione con il Comune e la Questura di Palermo. La cerimonia di scopertura del busto e la presentazione del lavoro di restauro si svolgeranno lunedì prossimo, 20 novembre alle ore 11.15, presso l’Istituto Comprensivo “Giovanni Falcone” di via Marchese Pensabene. Saranno presenti le autorità cittadine e i familiari del giudice Falcone.

A luglio scorso l’atto di vandalismo Alla statua è stata staccata la testa e un pezzo del busto è stato usato poi come ariete contro il muro dell’istituto scolastico. Sulla vicenda è stata aperta una indagine. Gia nel 2012  il busto di Giovanni Falcone, all’ingresso principale dell’istituto, era stato stato danneggiato: era stato rotto il naso e scarabocchiata tutta la superficie. Cinque anni fa i vandali, dopo aver danneggiato la statua, erano entrati da una finestra, grazie anche all’assenza del sistema di allarme, scarico da alcuni mesi, e avevano scaraventato a terra armadi, cattedre, banchi e sedie.




“Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi”: attesissimo il nuovo libro dell’avvocato Nicodemo Gentile

“Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi”: questo il titolo del nuovo attesissimo libro dell’avvocato Nicodemo Gentile, l’illustre cassazionista natio di Cirò che da anni si occupa prevalentemente di diritto penale, disponibile dal prossimo 23 novembre in tutte le librerie

 

Nicodemo Gentile è ormai conosciutissimo per essersi occupato di vicende di rilevanza nazionale come il caso di Melania Rea o il delitto dell’Olgiata dove è stato legale degli imputati mentre come parte civile è stato difensore per l’omicidio della piccola Sarah Scazzi, per i fidanzati di Pordenone, Teresa e Trifone, per Guerrina Piscaglia e per Roberta Ragusa.  Quest’ultimi processi tutt’ora in corso. Nicodemo Gentile rappresenta un punto di riferimento per molte associazioni che da anni, si impegnano quotidianamente nel sociale.

 

Il carcere è un argomento di cui si parla tanto, spesso anche troppo e invita gli individui a molteplici riflessioni sulla vita che si svolge dietro le grate a seguito di una condanna. L’Avvocato Nicodemo non ha scritto “Laggiù tra il ferro – storie di vita, storie di reclusi” a scopo di lucro o per ottenere visibilità, ma lo ha fatto per pura passione, mettendo in calce le esperienze che lo hanno coinvolto direttamente o tramite colleghi, operatori di settore, cercando di descrivere quelle polaroid che la sua mente ha archiviato nel tempo, attraverso un percorso umano e professionale lungo e intenso. Un racconto fatto con la piena consapevolezza che quelle pareti bianche in cui si respira la sofferenza di una reclusione, quelle grate arrugginite e piene di dolore, quegli odori, quelle lacrime, quei rumori e quei giorni interminabili nell’attesa di una libertà possano essere descritti soltanto da chi li ha vissuti direttamente. L’Avvocato  ha deciso di raccontare questo aspetto così intimo e delicato  attraverso gli scritti che negli anni ha custodito e catturato, tramite i lunghi colloqui, le sensazioni e il malessere di chi vive quotidianamente il carcere. Massimo Picozzi, noto psichiatra e criminologo, ha scritto la prefazione del libro “ogni istituto penitenziario è un microcosmo con i suoi riti, le sue gerarchie. Non puoi conoscerlo, e non puoi conoscere chi lo abita, se non entrandoci , passandoci del tempo. Con l’umiltà di ascoltare e l’intelligenza di sospendere i giudizi. Questo è riuscito a fare Nicodemo Gentile, e questo racconta nelle pagine del suo libro. Un libro speciale, perché è un libro vero”. Non vengono raccontate le vicende processuali, sicuramente già note, e neppure viene avvalorata una tesi piuttosto che un’atra; il libro racconta il sistema carcerario e il suo funzionamento, le condizioni dei detenuti, come si svolgono le loro giornate, come impiegano le ore e soprattutto quali sono le emozioni ed i sentimenti che travolgono la loro anima in un micro mondo fatto di incertezze e anime desiderose di tornare a casa, anime e corpi che gridano la loro innocenza, affiancate spesso da spietati killer senza scrupoli. Un viaggio materiale e introspettivo dove i ciceroni saranno di volta in volta i suoi assistiti, da Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea a Manuel Winston Reyes, condannato per l’omicidio della Contessa dell’Olgiata; da Angela Birkiukova, condannata per l’omicidio del marito a Carmelo Musimeci, ex ergastolano. Nei diciannove capitoli del libro si parla inoltre di suicidio, custodia cautelare, permessi premio, 41 bis, ergastolo, ergastolo ostativo, malattia mentale, dei reclusi senza famiglia, di sovraffollamento carcerario, di Dio, con l’importante testimonianza del cappellano di Perugia che da oltre 25 anni si occupa delle detenute del carcere di Capanne, delle vittime dei reati, dei loro familiari e di misure alternative alla detenzione.

 

Abbiamo intervistato l’avvocato Nicodemo Gentile, che in merito all’imminente uscita editoriale ha detto:
“In questo libro c’è l’uomo e il professionista: l’uomo contiene il giovane Avvocato, lo studente, contiene l’Avvocato maturo che si ritrova di colpo a contatto con il dolore perché il carcere è un’esperienza umanamente molto difficile; il professionista che vive con una lente d’ingrandimento particolare. Ho bisogno di parlarne perché del carcere se ne deve parlare. Lo faccio io ma lo faccio fare soprattutto a chi, purtroppo, il carcere lo vive in prima persona perché, per colpa o senza colpa, si ritrova dentro a vivere un percorso più o meno lungo di detenzione. Attraverso vissuti di vita, con questo libro, si cerca di parlare di suicidio, di 41bis, di ergastolo, di parlare di una sfida che va vissuta e combattuta. Non a caso Papa Francesco va spesso nei penitenziari, non a caso l’ex Presidente della Repubblica Napolitano ha parlato in più occasioni di carcere, ha stimolato ad una riflessione moderna ed evoluta sul carcere e misure alternative alla detenzione. Si parla di primi permessi, di un carcere che funziona, di un carcere che rieduca; dentro ci sono i contributi di Carmelo Musumeci, ex ergastolano entrato in carcere che aveva la quinta elementare e adesso ha tre lauree e scrive libri sul carcere. Si parla anche di vittime di chi è in carcere e si parla di un carcere che funziona attraverso la rieducazione, attraverso i primi permessi, attraverso meccanismi che consentono poi al detenuto di poter essere qualcosa e una persona nuova”

 

Lei ha raccolto le testimonianze, a livello umano e non prettamente giuridico, legate a casi di cronaca ben noti come il delitto Scazzi, Rea, Ragusa, Olgiata, Piscaglia e Pordenone: com’è stato unire esperienze così differenti?
“Il percorso è estremamente difficile e doloroso perché quando si abbassano i riflettori, ti ritrovi uomini che per la legge sono assassini ma ti rendi conto che hanno gli stessi occhi, gli stessi visi puliti di chi invece vive la sua vita ordinaria e ti rendi conto di come il percorso umano di questi soggetti sia conflittuale, di grande solitudine perché poi con il tempo la loro vita è una metamorfosi dal punto di vista sociale e familiare, man mano si perdono pezzi e spesso e volentieri l’Avvocato è l’unico soggetto che per un tratto di strada più o meno lungo sta li insieme a loro a sopportarne il peso umano, oltre a quello giuridico e processuale di questo percorso estremamente sfuggente. Spesso e volentieri si tratta di soggetti che vengono allontanati dai figli, dalle figlie, che hanno divieti di incontro, anche di natura epistolare, quindi è evidente che l’Avvocato rappresenta la finestra sul mondo, non solo l’aspetto tecnico quindi ma anche l’amico e la persona sulla quale poggiare la testa e sfogarsi. Spesso e volentieri anche i singoli istituti sono tra loro diversi, ciò che è possibile in un istituto spesso non è possibile in altri. In alcune carceri è più facile studiare, in altri no; ho avuto contatti con gente che ha vissuto il 41Bis, che si tratta comunque di un regime carcerario particolare e unico dove anche avere un particolare cibo cotto può essere una grande affermazione, una grande battaglia vinta. Ci sono situazioni dove anche avere un po’ di aria fresca oppure avere una persona con la quale discutere può essere un momento di felicità. Ci si domanda se questo tipo di terapia è la terapia giusta per questi soggetti, il problema del carcere è che ancora oggi la cosiddetta istituzione totale, il percorso dove a soggetti con malattie diverse si somministra sempre la stessa cura. Il carcere è una istituzione che rende tutti uguali persone che non lo sono. Io ho cercato di descrivere questo mondo e la cosa che a me piace dire è che innanzitutto io non sono portatore di nessuna verità e di nessun concetto rivoluzionario sul carcere, racconto la mia esperienza attraverso chi la vive, dico le cose che ci sono, le cose che funzionano e le cose che non funzionano, le riforme inattuate, i buoni propositi rimasti solo propositi, ma tutto viene fatto, così come dice Massimo Picozzi nella sua prefazione, sospendendo giudizi e con l’umiltà di ascoltare. Quando si entra nel carcere bisogna sospendere ogni tipo di giudizio e bisogna avere l’umiltà di ascoltare”.

 

Ha dedicato il libro al suo Papà…
“E’ legato a mio padre perché se io sono Avvocato è grazie a lui e se io scrivo di carcere è perché lui mi ha sicuramente trasmesso l’assoluta forza nello stare vicino a chi ha bisogno, stare vicino nonostante le difficoltà. Una seconda chance la si deve a tutti. L’ho dedicato a mio padre perché mi ha insegnato ad essere onesto. Il libro è dedicato anche ad Enzo Fragalà, un penalista che io non ho conosciuto ma che ha sacrificato sull’altare dell’onestà la propria vita e a tutti i penalisti che pur di affermare la propria onestà hanno sacrificato la loro vita”.

 

Angelo Barraco




Vini e feste, Natale con o senza bollicine? Ce ne parla Rita Martino

“In vino veritas”. “Nel vino è la verità” è un proverbio latino e scherzosamente lo si dice quando una persona è in stato di ebbrezza e con leggerezza sta rivelando fatti che normalmente non avrebbe mai detto, è uno dei tanti proverbi che parlano del vino e dei suoi effetti se si esagera nell’assunzione, anche Ovidio lo scrisse “che cosa non rivela l’ebbrezza? essa mostra le cose nascoste”. Il vino fin dalla notte dei tempi è sempre stato un elemento importante per festeggiare, per immortalare un evento e sono infinite le testimonianze artistiche che ne provano l’uso, nelle arti applicate le opere che testimoniano il rapporto tra arte e vino sono tante, fra le opere più celebri è il dipinto di Francisco Goya, raffigura la vendemmia su una sua tela oggi custodita al Museo del Prado di Madrid. Celebre è il film di genere di commedia brillante “Il profumo del mosto selvatico” del 1995 con Giancarlo Giannini, Keanu Reeves ed Anthony Quinn, quasi tutto il film venne
girato in un vigneto.
Ma il vino a che epoca risale? Il vino ha “accompagnato l’uomo a tavola” da sempre tanto che è difficile stabilire la datazione precisa a che epoca risale la domesticazione dell’uva, infatti si può dire che il vino sia nato insieme all’uomo, i ritrovamenti sparsi per tutto il mondo testimoniano la presenza di questa bevanda fin dalla preistoria; fra i più antichi ritrovamenti esistenti possiamo citare il sito archeologico che si trova in Armenia nel villaggio di Areni, è stata definita dagli archeologi “La più antica cantina del mondo”, il ritrovamento è risalente a ben 6.100 anni fa circa, ed è la prova più antica della produzione di vino seriale e di vinificazione. Nel sito armeno sono stati ritrovati recipienti per la fermentazione e la conservazione del vino, coppe nonché resti di graspe, semi e bucce, per verificarne che la vasca e le anfore custodissero effettivamente del vino, gli archeologi hanno sottoposto ad analisi chimiche dei frammenti di ceramica accertandone la presenza di questa bevanda, inoltre i frammenti sono stati sottoposti al radiocarbonio rivelandone la datazione stabilendo che risalgono fra il 4.100 e il 4.000 a.C. Sono tante le testimonianze che provano la presenza del vino al mondo in epoca preistorica, ad esempio in Iran sono state ritrovate testimonianze archeologiche di vino (ma non di cantine) risalente ad un millennio prima del sito armeno a circa 7.000 anni fa. Gli studiosi concordano che con molta probabilità l’assunzione del vino sia nato per onorare i defunti perché i ritrovamenti sono sempre in prossimità di un sito funerario.
Fra poco è Natale e noi tutti saremo presi dal dilemma cosa dobbiamo regalare ai nostri cari, il vino può essere un ottimo regalo, oppure quale vino abbinare al cenone di Natale per renderlo unico e vivere un’esperienza edonistica con i nostri cari ad un prezzo contenuto?
Ma, vino con bollicina o senza? queste domande L’Osservatore d’Italia ha voluto formularle ad un’esperta del settore la Dott. Rita Martino di Bacoli laurea in Viticoltura ed Enologia conseguita presso l’Università Federico II di Napoli.

Quale vino regalare in occasione del Natale? Bollicina o senza bollicina?
Se dovessi consigliare un vino da regalare in occasione del Natale gradito ed apprezzato da molti e che si sposi bene con i piatti tradizionali preparati da Nord a Sud della nostra bella penisola, penserei di suggerire una BOLLICINA poiché, con la sua briosità accompagna da sempre i momenti di festa.
Per aiutare i nostri lettori ad orientarsi nell’oceano delle offerte di mercato, faremo una panoramica generale di questa tipologia di vino, che ci aiuti a differenziare i prodotti per caratteristiche e per prezzo.
Iniziamo col dire che la denominazione “vino spumante” si applica esclusivamente ai vini la cui effervescenza deriva dalla fermentazione alcolica condotta in un recipiente chiuso.
Questo recipiente può essere la bottiglia o l’autoclave.

Il metodo di spumantizzazione in autoclave detto “Charmat” o “Martinotti”, dal nome dell’inventore Federico Martinotti, ricercatore presso la Stazione Agraria di Torino e direttore poi della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti, fu brevettato in Italia, Francia e Svizzera nel 1895 attraverso la presentazione di un impianto appositamente pensato per la spumantizzazione di vini aromatici, ed in particolare per la produzione “dell’Asti” e del “Moscato d’Asti”.
Grazie al metodo Martinotti le rotture di bottiglie furono azzerate con cospicui ritorni economici per le aziende, mentre con il metodo di rifermentazione in bottiglia si poteva arrivare al 40% di scoppi. In virtù dei brevi tempi di lavorazione le aziende avviarono la produzione in funzione delle richieste, soddisfacendo prontamente i committenti ed operando a costi minori. Tutto ciò consente di collocare la bottiglia di spumante metodo Martinotti sul mercato ad un prezzo più competitivo rispetto a quella prodotta con metodo classico. Uno dei vini ottenuti con questo metodo e molto apprezzato all’estero è il Prosecco, prodotto con uve Glera.
Invece il metodo di rifermentazione in bottiglia è quello tradizionale con cui si produce lo Champagne, considerato il più prestigioso dei spumanti.
Lo si produce su un territorio definito, con dei vitigni ed una tecnologia di vinificazione rigorosamente stabiliti. Il vino di base viene fatto rifermentare in bottiglia. Questo metodo rifermentativo prende il nome di ‘methode champenoise’ se viene effettuato nella zona dello Champagne (Francia), altrimenti si parla di “metodo classico” se lo si produce in Italia.
Anche gli spumanti prodotti in Italia con ‘metodo classico’ possono far vivere un’esperienza altrettanto edonistica come i prestigiosi Champagne, tra questi menzioniamo i vini Franciacorta (Lombardia), Trentodoc (Trentino), Alta Langa (Piemonte).
Interessante è la storia del Trentodoc che inizia con Giulio Ferrari, un curioso e giovane enologo dell’Istituto Agrario di San Michele dell’Adice che sarebbe poi diventato un simbolo per il mondo delle bollicine a livello internazionale.
Il metodo classico è una tecnica di produzione sicuramente più dispendiosa, laboriosa e lunga rispetto al metodo Martinotti, pertanto i produttori sostengono costi maggiori e dunque il prezzo di una bottiglia di spumante ‘metodo classico’ sarà superiore di una realizzata con ‘metodo Martinotti’, inoltre il profumo del vino spumante ottenuto con il metodo classico sarà complessato dal tipico sentore rilasciato dalla lunga permanenza dei lieviti in bottiglia che rievoca gli odori di panetteria e dagli aromi rilasciati dalla barrique se è previsto un affinamento in botti in legno.
Le bollicine ben si sposerebbero con le portate di apertura della cena o del pranzo di Natale se contenenti un basso tenore di zuccheri residui, pertanto sceglieremo quelle con una delle seguenti diciture: Pas dose, extra brut, brut, che indicano rispettivamente residui zuccherini che vanno da 0gr/L a 12g/L. Sarebbe preferibile invece abbinare uno spumante Extra dry, Dry, Demi-sec o Doux al dolce poiché il tenore in zuccheri di questi ultimi arriva fino a 50g/L.

Giuseppina Ercole




Italia, emergenza bambini che vivono in povertà assoluta: Save the Children lancia l’allarme

Il tempo passa e quotidianemente ci viene ricordato, attraverso ricerche in che situazione sta sprofondando il nostro Paese. Questa volta a lanciare l’allarme è Save the Children, attraverso l’Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola”, presentato oggi a Roma e pubblicato da Treccani.

 

L’indagine punta l’attenzione verso l’aumento di bambini che vivono in povertà assoluta. E non sempre la scuola riesce a colmare il gap socio-economico che c’è tra loro e chi è più fortunato. Nel 2016, ricorda Save the Children, un bambino su otto vive in condizioni di povertà assoluta, il 14% in più rispetto all’anno precedente. E le diseguaglianze sociali “continuano a riflettersi sul rendimento degli alunni”. Il tasso di ripetenze è 6 volte maggiore nelle scuole che presentano un indice socio-economico e culturale più basso: più di un quindicenne su 4 (27,4%) contro una quota di quasi uno su 23 (4,4%) negli istituti con indice alto. Una differenza di 23 punti percentuali, contro una media Ocse del 14,3%. Inoltre, tra chi proviene da un contesto svantaggiato, quasi uno su due (47%) non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata (6%).

 

La provenienza incide anche sulla dispersione scolastica: il rischio, sottolinea Save the Children, è “elevato” tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio. In generale, l’abbandono è un problema che ogni anno può riguardare “oltre 130 mila ragazzi” e “continua a essere tra le sfide maggiori per la scuola italiana”.  Save Children, 6 su 10 fuori da attività culturali – Attività culturali e ricreative irraggiungibili per 6 bambini su 10. In Italia il 59,9% dei ragazzi tra i 6 e 17 anni non riesce a svolgere in un anno quattro attività culturali tra accesso a internet, lettura, sport, visite a siti archeologici e musei, partecipazione a spettacoli teatrali e concerti. La povertà culturale si accentua tra i bambini con risorse economiche scarse o insufficienti rispetto a quelli che vivono in famiglie con risorse ottime o adeguate. L’accesso a internet almeno una volta nel corso dell’anno non è stato possibile per un ragazzo con risorse limitate su tre (34,8%), contro il 25% tra chi è più agiato. Il 58,1% non ha letto neanche un libro (contro il 48,9%), il 53,5% non ha fatto sport in modo continuativo (34,6%), il 77,9% non ha visitato monumenti e siti archeologici (63,6%), l’82,3% non ha assistito a concerti (73,3%), il 64,6% non ha visitato mostre o mostre (48,1%), il 75,6% non è mai andato a teatro (64,1%). Rispetto alla media nazionale del 59,9%, a livello regionale, è il Trentino – Alto Adige a raggiungere il risultato migliore, con valori tra il 41,8 e 42,8%.

 

Fanalino di coda invece Campania, Calabria e Sicilia, con valori tra 75,5 e 78,2%. Altri dati (Caritas) per confermare la situazione di enorme disagio. La povertà in Italia è da sette anni in aumento esponenziale: si è passati da 1,8 milioni di persone povere nel 2007, il 3,1% del totale, a 4,6 milioni del 2015, il 7,6%.La persistente crisi del lavoro ha infatti penalizzato e sta ancora penalizzando soprattutto i giovani e giovanissimi in cerca di occupazione e gli adulti rimasti senza impiego. La povertà assoluta riguarda soprattutto il sud-Italia, le famiglie con anziani, i nuclei con almeno 3 figli minori e quelli senza componenti occupati. Ma è anche notevolmente cresciuta in altri, prima ritenuti meno vulnerabili: il centro- nord, le famiglie giovani, i nuclei con 1 o 2 figli minori e quelli con componenti occupati.

Marco Staffiero




Fiction su Zagaria: il boss chiede i danni

Il boss Michele Zagaria ha incaricato i suoi avvocati di chiedere 100mila euro di risarcimento – da devolvere in beneficenza – come corrispettivo per i danni alla sua immagine causati dalla fiction “Sotto copertura 2 – La cattura di Zagaria”, andata in onda sulla Rai. Lo rende noto l’avvocato Barbara Lettieri, dello studio legale Sartoris Lettieri di Cuneo, che assiste l’ex boss del clan dei Casalesi, detenuto in regime di carcere duro nel carcere di Milano-Opera. I legali di Zagaria hanno anche annunciato di aver depositato un ricorso cautelare al Tribunale di Roma. I legali del boss hanno anche manifestato direttamente alla Rai e alla Lux Vide, produttrice della fiction, le contestazioni sulla sceneggiatura. «Ciò che viene narrato – è scritto nella nota – non è assolutamente realistico e molti sono i particolari inventati dagli sceneggiatori: uno fra tutti, e forse il più grave, quello che dipinge Michele Zagaria come un uomo attratto sessualmente dalla giovane figlia della famiglia che per anni lo ha ospitato; cosa che ha profondamente offeso e disgustato il nostro assistito».




Catania, colpo al clan Santapaola/Ercolano: blitz del ROS durante la notte

CATANIA – L’Ufficio GIP del Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha emesso, lo scorso giovedì, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 30 soggetti, 6 dei quali già detenuti per altra causa e altra misura cautelare di arresti domiciliari nei confronti di altro soggetto.

L’esecuzione è stata effettuata nella notte tra il 10 e l’11 novembre da parte di personale del R.O.S. e dell’Arma territoriale di Catania e Siracusa ed ha interessato l’attuale reggente della famiglia SANTAPAOLA/ERCOLANO nonché i soggetti responsabili delle diverse articolazioni territoriali dello stesso gruppo criminale e di quelli alleati.

Nel corso dell’indagine sono state documentate condotte estorsive, sia consumate che tentate – in quest’ultimo caso anche attraverso il compimento di atti intimidatori – in pregiudizio di soggetti esercenti attività imprenditoriali, una ipotesi di sequestro di persona e ipotesi delittuose in materia di armi.

I soggetti colpiti dal provvedimento sono:
– famiglia SANTAPAOLA – ERCOLANO:
 posizione apicale: TOMASELLI Antonio, nato a Catania l’11.6.1966;
 Gruppo di San Giovanni Galermo: FIORE Salvatore, nato a Catania in data 24.12.1967 (in atto detenuto), LA MATTINA Giovanni, nato a Catania il 12.6.1960, MANGANO Antonio, nato a Catania l’8.10.1977 (in atto detenuto), MARINO Luca, nato a Catania 27.10.1982, MARINO Roberto, nato a Catania il 22.5.1959, MIRENDA Arturo, nato a Bronte (CT) il 29.6.1961 (in atto detenuto), MOTTA Francesco Lucio, nato a Catania il 13.12.1986 (in atto detenuto), PATERNÒ Christian, nato a Catania il 21.2.1981;
 Gruppo della Stazione: ARENA Angelo, nato a Catania il 16.3.1976, COCO Alfio Davide, nato a Catania il 18.4.1977;
 Gruppo di Lineri: DISTEFANO Carmelo, nato a Catania il 2.3.1984, RANNESI Carmelo, nato a Catania l’8.5.1964, MONACO Corrado, nato a Catania il 27.4.1978;
 Gruppo di Giarre: DI GRAZIA Orazio, nato a Giarre (CT) il 22.1.1982, LEONARDI Salvatore, nato a Castiglione di Sicilia (CT) il 2.1.1968;
 Gruppo di Paternò: FALLICA Carmelo Cristian, nato in Germania il 28.10.1985;
 Gruppo di Palagonia: FIAMMETTA Gaetano, nato a Caltagirone (CT) il 6.7.1992, VESPA Sebastiano, nato a Palagonia (CT) il 28.7.1979;
Benché non affiliati, ma ritenuti responsabili di ipotesi delittuose aggravate ex art. 7 l.n. 203/91, poiché commesse con metodo mafioso ovvero per agevolare la famiglia SANTAPAOLA – ERCOLANO, sono stati altresì raggiunti dal provvedimento:
 ROMEO Alfio, nato a Catania il 13.2.1983, per detenzione di stupefacente;
 MODICA Giuseppe, nato a Caltagirone il 03.05.1988 (destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari), perché coinvolto in una vicenda estorsiva.
– famiglia MAZZEI: MAUGERI Alfio, nato a Catania il 16.7.1959 e MAUGERI Mario, nato a Catania l’8.9.1964, che rivestono ruoli apicali, COPPOLA Orazio, nato a Catania il 22.9.1964, DI BENEDETTO Santo, nato a Catania il 2.3.1957, PANTALENA Carmelo, nato a Catania il 23.2.1973 (in atto detenuto) e PAPPALARDO Mario, nato a Catania il 16.8.1972;
– clan NARDO: CALTABIANO Francesco, nato Lentini il 20.1.1958 e CATANIA Salvatore, nato a Siracusa l’11.6.1973, che rivestono ruoli apicali, IACHININOTO Fabrizio, nato a Lentini il 19.10.1970 (in atto detenuto) e RIZZO Cirino, nato a Lentini il 12.3.1971.

 

 




Unioni civili: su permessi e congedi valgono come il matrimonio

Le unioni civili valgono come i matrimoni su permessi, congedi e non solo. La novità è contenuta nella prima bozza del nuovo contratto per gli statali in senso stretto, proposta dall’Aran ai sindacati, al fine di “assicurare l’effettiva tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile tra persone delle stesso sesso”, come previsto dalla legge del 2016. I conviventi potranno così godere, tra l’altro, dei 15 giorni di stop retribuito riconosciuti per le nozze.

Di “norma” i permessi previsti dalla legge 104 del 1992 sulla disabilità vanno inseriti in una “programmazione mensile”, è un altro punto della bozza di rinnovo contrattuale per gli statali proposta dall’Aran ai sindacati, che precisa come in caso di “documentata necessità” la domanda possa anche essere “presentata nelle 24 ore precedenti”. In ogni caso, si specifica, la richiesta di permesso non può arrivare “oltre l’inizio dell’orario di lavoro”.

Le tutele previste per le terapie salvavita in fatto di assenze – viene ancora previsto – (retribuzione piena ed esclusione dal periodo di tolleranza dopo il quale termina il rapporto di lavoro) vengono estese anche ai “giorni di assenza dovuti agli effetti collaterali” di questi trattamenti.

“Le ferie sono sospese da malattie adeguatamente e debitamente documentate che si siano protratte per più di tre giorni o abbiamo dato luogo a ricovero ospedaliero”.




Dieta antiage: il parere del biologo nutrizionista Stefano Scafuri

Fin dall’antichità l’essere umano ha cercato di ritardare gli effetti dell’invecchiamento usando “trucchi” ed a volte molto pericolosi tanto che fra gli esempi di “Fashion Victim” del passato possiamo citare Elisabetta I, nel ritratto della sua incoronazione aveva un viso pallido perché usava un cerone ricco di piombo, era non solo dannoso alla pelle, ma portava danno alla salute in generale. Ma concretamente possiamo ritardare gli effetti dell’invecchiamento restando in salute?

A  questa domanda noi dell’Osservatore d’Italia abbiamo voluto chiedere un parere ad un nutrizionista su come prolungare la giovinezza restando in salute, a questa domanda risponde il Dott. Stefano Scafuri  biologo nutrizionista, laurea conseguita presso l’Università Federico II di Napoli, collabora con vari studi medici della Campania: Baiano, Avellino e Monte di Procida al centro “Diagnostica Medica”.

 

“HEALTHY AGING”

Bisogna investire fin da giovani sul proprio “healthyaging”. L’invecchiamento del corpo umano è influenzato da numerose variabili, alcune delle quali dipendono strettamente dal nostro stile di vita. Tra i fattori su cui BISOGNA intervenire positivamente per rallentare l’invecchiamento cellulare sono: lo stile alimentare, il livello di stress e di attività fisica e il benessere interiore. La cosiddetta Dieta Anti Age (o Anti Aging) è un particolare regime alimentare redatto con l’obiettivo di migliorare la lunghezza e la qualità della vita. Esaminando i modelli alimentari anti-age presenti in letteratura- un’eccellenza è rappresentata dal Cilento in quanto modello assoluto di dieta mediterranea – ci accorgiamo che si tratta per lo più di studi sviluppati in regioni costiere e su popolazioni che si nutrono dei prodotti del territorio. Ciò in quanto in queste zone rurali il “piatto” si basa su verdure e legumi dell’orto, frutta degli alberi locali, pesce ed eventualmente latticini e vino.

 

In virtù di questo, nella dieta antiage è importante:

Preferire i cosiddetti prodotti a chilometri zero, accertandosi della sicurezza sanitaria dei prodotti acquistati;

Prediligere cibi ipernutrienti e non ipercalorici (gli alimenti industriali sono spesso ricchi di zuccheri, grassi e sale, e poveri di nutrienti, apportano cioè calorie vuote e vanno ridotti al minimo e sostituiti da alimentari naturali, ipernutrienti e non raffinati).

Da non trascurare, ovviamente, sono i metodi di cottura. Occorre infatti, prediligere quelli “meno aggressivi”, perché la cottura può alterare profondamente gli alimenti diminuendone le proprietà e arricchendole di tossine. E’ consigliabile usare temperature più basse e a tal proposito l’opzione migliore è la cottura a vapore. Nella preparazione può essere un’ottima idea sostituire il sale con delle spezie, come ad esempio: La curcuma, la paprika e l’aglio  che è una fonte generosa di principi attivi consideranti utili in chiave anti-aging (grazie alle loro attività antinfiammatorie, antiossidanti, ipertensive eccc.)

 

Gli alimenti importanti nella dieta anti-age:

Frutta e verdura in virtù dell’elevato contenuto d’acqua tra gli alimenti a minore densità calorica (cioè che apportano meno calorie a parità di peso consumato) e contengono importanti quantità di vitami ne, sali minerali   e antiossidanti; in particolare quelle fresche di stagione garantiscono un ottimo apporto di macronutrienti e in tal caso note sono le proprietà di mirtillo, uva nera, melograno (studi realizzati a Losanna nel 2016 hanno evidenziato la presenza di una molecola che durante la digestione del frutto infatti, si sviluppa chiamata urolitina A, portentosa nel combattere l’invecchiamento cellulare.

Non è nel frutto quindi che si trova la peculiare sostanza: essa si sviluppa mentre i batteri dell’intestino lo metabolizzano e svolge un ruolo chiave nel contrastare il decadimento fisico) e carote. Si consiglia di consumare due porzioni di verdure di stagione al giorno e due porzioni di frutta fresca di stagione al giorno.

Ruolo controverso assumono i carboidrati, demonizzati in particolare dalle donne, il loro ipotetico ruolo nelle localizzazioni adipose; a tal proposito bisogna evidenziare la differenza tra le varie farine e individuare come ottimo alleato anti-invecchiamento l’utilizzo di cereali integrali ( FARINA DI TIPO 2) e dei pseudo-cereali come quinoa, miglio o amaranto; in particolare questi ultimi privi di glutine riducono il potere infiammatorio presente nel proprio stile di vita. Fondamentale è assumere fonti proteiche come uova, legumi, derivati della soia  come tofu o tompeh, e formaggi  leggeri come il cottage o la ricotta, e consumare pesce in almeno due o tre pasti settimanali, evitando il ricorrere sistematicamente al consumo di pesci di grossa taglia come ad il tonno o il pesce spada e quando possibile preferire il pesce selvatico rispetto a quello di allevamento.

Consigliatissima è l’assunzione giornaliera di un alimento fermentato, come lo yogurt (vaccino o di soia), il kefir, alimenti ai quali è iscritto un ruolo benefico sul trofismo della flora batterica intestinale, con ripercussioni positive a livello digestivo, metabolico e immunitario. Non dimentichiamo il ruolo del “cosmetico” anti rughe per eccellenza, ossia l’olio extravergine di oliva ( La vitamina A promuove la crescita e la riparazione dei tessuti e in tal modo nutre e mantiene la pelle morbida e liscia), così come la possibilità di condire l’insalata con semi e frutta secca oleosa, come ad esempio noci, semi di zucca, semi di lino, semi di chia, mandorle (quest’ultime ricche di vitamina E benefica per il nostro organismo per difendersi dai danni provocati alle cellule dai radicali liberi e aiuta la pelle a rimanere giovane e morbida).

Giuseppina Ercole