ISIL DECAPITATO GIORNALISTA JAMES FOLEY: VIDEO AUTENTICO, IL BOIA HA L'ACCENTO BRITANNICO

In una lettera al quotidiano britannico “The Times” il Generale Abdulellah al-Bashir del cosiddetto Esercito libero siriano ha detto che la maggior parte dei membri dello Stato di al-Qaeda-linked Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), sono dal Regno Unito e sono coinvolti in atti brutali contro il popolo siriano. La notizia shock è stata confermata anche dal ministro degli esteri britannico, Philip Hammond:”il governo inglese era a conoscenza del numero significativo di cittadini britannici coinvolti con le organizzazioni estremiste d'oltremare. L’assassino del giornalista Foley ha parlato con un accento indiscutibilmente inglese. 


di Cinzia Marchegiani

Sgozzato e decapitato il giornalista James Foley nelle mani del gruppo islamico ISIL, in missione per Agence France-Presse (AFP) e la media company con sede a Boston Global Post, di lui si erano perse le notizie il 22 novembre 2012, sicuramente rapito in Siria. Con il titolo “Messaggio per l’America” il video di una crudezza indicibile l’ISIL, Stato di al-Qaeda-linked Islamico dell'Iraq e del Levante ammonisce gli Stati Uniti d’America e i suoi alleati con l’esecuzione barbara del giornalista quarantenne James Foley. Il video, ormai virale su internet da ieri 19 agosto 2014, dimostra chiara la vendetta per gli attacchi aerei che gli USA ha spiegato contro l’Iraq. Il video mostra il giornalista inginocchiato con le mani legate dietro alla schiena è costretto a leggere un messaggio che rivolge alla sua famiglia: “Chiedo a miei amici, familiari e persone care a sollevarsi contro i miei veri assassini, il governo degli Stati Uniti, per ciò che accadrà a me è solo una conseguenza della loro compiacenza e criminalità”. Al suo fianco un militare vestito di nero, con il volto coperto conclude il messaggio prima della decapitazione e sgozzamento di James Foley:” Siamo un esercito islamico e di uno stato che è stata accettata da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, qualsiasi tentativo da voi Obama per negare i musulmani i loro diritti di vivere in sicurezza sotto il califfato islamico comporterà lo spargimento di sangue del tuo popolo.”
L’intelligence della Casa Bianca sta cercando di identificare il carnefice e solo da poco, dopo aver analizzato il filmato pubblicato on-line, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Caitlin Hayden ha confermato che il video è autentico. La polizia ha avvertito che la visualizzazione, il download o la diffusione del video può essere un reato ai sensi della legislazione terrorismo.
Dopo lo sgozzamento e la decapitazione, Foley viene mostrato in posizione prona con la testa come trofeo adagiata sulla sua schiena. Verrà poi mostrato un altro prigioniero, identificato come il giornalista americano Steven Sotloff, rapito nel nord della Siria un anno fa, avvertendo che anche il suo destino dipende dalla prossima mossa del presidente Barack Obama. David Cameron, tornato dalla sua vacanza per l’emergenza sulla situazione in Iraq e la Siria dichiara:"Siamo assolutamente consapevoli che ci sono un numero significativo di cittadini britannici coinvolti in crimini terribili, probabilmente nella commissione di atrocità, facendo jihad con Isil, ora conosciuto come IS, e altre organizzazioni estremiste".
Quell’accento del carnefice è britannico. Una notizia che ora apre scenari ancora più inquietanti. Si apprende che in una lettera al quotidiano britannico “The Times”, il Generale Abdulellah al-Bashir del cosiddetto Esercito libero siriano, ha detto che la maggior parte dei membri dello Stato di al-Qaeda-linked Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL),  sono dal Regno Unito e sono coinvolti in atti brutali contro il popolo siriano. Notizia shock che è stata confermata anche dal ministro degli esteri Philip Hammond, il governo inglese era a conoscenza del "numero significativo" di cittadini britannici coinvolti con le organizzazioni estremiste d'oltremare, e conferma che l’assassino del giornalista Foley ha parlato con un accento inglese.
Il giornale indipendente PressTV nel dettaglio riporta le conclusioni del ministro degli esteri Philip Hammond, il quale riferisce che la decapitazione dal presunto militante britannico ISIL ha mostrato fino a che punto il gruppo terroristico costituiva una minaccia diretta per la sicurezza nazionale della Gran Bretagna:”Ci sono un numero significativo di cittadini britannici in Siria, sempre in Iraq che rappresentano una minaccia diretta alla nostra sicurezza nazionale”. Secondo le autorità britanniche, circa 400 cittadini britannici si ritiene di aver viaggiato in Siria nel corso degli ultimi due anni a lottare insieme a gruppi militanti. Il giornale continua a dare uno spaccato sui presunti militari britannici:”Shiraz Maher, un ricercatore senior presso il Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione (ICSR) al King College di Londra, ha detto che i militanti britannici sono tra i più combattenti feroci e rumorosi ranghi del ISIL e commentando il video dell'esecuzione spiega: "Per noi, è abbastanza chiaro che questo ragazzo è molto probabilmente britannico, a causa delle espressioni colloquiali, nonché (come l'accento)."

La Gran Bretagna ha deciso di inviare in Iraq diversi elicotteri militari Chinook, oltre a organizzare la fornitura della armi alle forze curde nel nord del paese, come del resto ha deciso il governo tedesco, infatti la Germania si dichiara pronta a mettere a disposizione i combattenti curdi nel nord dell'Iraq, armi e munizioni, decisione che comunque sarà presa il 27 agosto 2014.

L'Italia si accoda alla decisione della Germania, da poco è stato approvato dalle commissioni Esteri e Difesa del Senato la risoluzione che dà il via libera agli aiuti militari ai curdi nell'ambito della crisi in Iraq con armi leggere, compresi razzianticarro, e munizioni che saranno inviate nei prossimi giorni ai curdi che combattono contro gli jahdisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq. Mogherini ribatte: "è un dovere morale proteggere i civili".

Il messaggio chiaro del gruppo islamico ISIL è ora un eco:”Siamo un esercito islamico e di uno stato che è stata accettata da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, qualsiasi tentativo da voi Obama per negare i musulmani i loro diritti di vivere in sicurezza sotto il califfato islamico comporterà lo spargimento di sangue del tuo popolo.”

Ora ci si chiede quante cellule dell’ISIL vivono per ora silenti nei paesi occidentali….




EBOLA: I SEI VACCINI "ETICI" E L'INCARTAMENTO SULLE REGOLE SUI FARMACI NON TESTATI

Il 7 agosto la FDA autorizzava la Tekmira un’azienda che ha sviluppato il TKM-ebola nell'ambito di un contratto di 140 milioni dollari con la US Department of Defense Medical Contromisure Sistemi BioDefense Therapeutics (MCS-BDTX) misto Product Management Office, lavoro condotto sotto contratto con il Dipartimento della Difesa statunitense Joint Project Manager Medical contromisure Systems. Questa pandemia ricorda la trama della virus H1N1 quando nel 21 agosto 2009, Fabrizio Oleari, allora Direttore Generale del Ministero della Salute, firmava un contratto segreto con la Novartis, per una pandemia finita in una bolla di sapone, costosa… ma sempre una bolla che ha allarmato inutilmente le persone, e scaricato la casa farmaceutica dalle responsabilità, basti ricordare gli art. 4.2, 4.3, 4.5: la responsabilità di Novartis è limitata al difetto di fabbricazione: escluso il danno di altro tipo derivante dalla semplice assunzione del vaccino; e l’ art. 4.6: il ministero è tenuto a indennizzare Novartis in conseguenza di danni provocati dal vaccino, salvo ove tali danni siano provocati da un difetto di fabbricazione.

di Cinzia Marchegiani

Con il caso dei vaccini etici, una crepa è stata aperta spinta dalla necessità di arrestare l’amplificazione del focolaio in Africa occidentale. E’ stato autorizzato un farmaco non testato sugli umani da spedire in Africa solo dopo che due missionari americani in fin di vita avevano chiesto di ricevere un farmaco non sperimentato. L’Italia e il resto del mondo guarda con sgomento questa decisione, poiché le morti per Ebola non sono iniziate ora, ma solo da poco (12 agosto 2014) l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato che il numero di morti per l'epidemia di Ebola in Africa occidentale ha "emergenza sanitaria pubblica di portata globale”, quando la CDC (laboratori governativi statunitensi) e tutti i siti di informazione rassicuravano che è difficile il contagio per via aerea, ma soltanto con lo scambio dei fluidi corporei. Certo è imbarazzante e inconcepibile, dopo tanti annunci di Taske Force inviate in Africa, venire a conoscenza che decine di infermieri in un ospedale governativo di Kenema, nella parte orientale della città di Sierra Leone sono andati in sciopero ad oltranza lo scorso lunedi dopo la morte di tre dei loro colleghi, sospettati di essere stati infettati con il virus mortale. L'ospedale Kenema, unico centro di test nel paese per la febbre emorragica, che detiene tra l’altro il maggior numero di pazienti del focolaio, ospita i reparti Ebola assieme ai reparti dei malati non infettati. Per questo gli addetti sanitari hanno chiesto un trasferimento immediato del reparto Ebola in una zona esterna, perché rappresenta un rischio per la salute degli stessi operatori e dei malati ricoverati in degenza nei reparti “non-ebola” e solo ora, il governo della Sierra Leone sta esaminando le rimostranze dei sanitari.
Le notizie sempre più precise mostrano una fotografia di gravi responsabilità della gestione e del contenimento, dopo che il resto del mondo allarmato ha inviato i migliori esperti per contenere il focolaio che improvvisamente è esploso e ha allargato il suo raggio di azione.
Dopo l’annuncio di un’epidemia che sta diventando un potenziale emergenza anche per il resto del mondo, l’OMS, previo incontro dei migliori scienziati aveva fatto il punto sulla questione etica dei vaccini, e con un comunicato il 12 agosto 2014 aveva detto al mondo intero che per questione di etica venivano autorizzati la somministrazione di farmaci ancora sperimentali, cioè non testati sull’uomo nella zona del focolaio….anche dal sito delle Nazioni Unite lo stesso giorno appare il comunicato che dirama la medesima notizia: “Un pannello di etica di 12 membri convocato dall'agenzia di salute delle Nazioni Unite oggi ha raggiunto consenso unanime che è etico per il trattamento di pazienti con Ebola farmaci sperimentali per contrastare l'epidemia più grande, più grave e più complessa del virus nella storia”, e riporta le parole del Vice Direttore Generale per i sistemi sanitari e l'Innovazione, Marie- Paule Kieny, intervenuta alla conferenza stampa in Ginevra:"C'è stato un accordo unanime tra gli esperti che, nelle circostanze particolari di questa epidemia di Ebola è etico offrire interventi non registrati come potenziali trattamenti o prevenzione.” L'OMS, in una dichiarazione sull'esito del Comitato di Emergenza due giorni di esperti, ha detto che "negli ultimi dieci anni, gli sforzi di ricerca sono stati investiti nello sviluppo di farmaci e vaccini per le malattie virus Ebola. Alcuni di questi hanno mostrato risultati promettenti in laboratorio, ma non sono ancora stati valutati per la sicurezza e l'efficacia negli esseri umani. " Dr. Kieny ha riferito che molti di questi trattamenti hanno dimostrato di essere molto efficace nei primati non umani – scimmie – ma nessuno sono stati testati sugli esseri umani. Attualmente, non esistono terapie o vaccini autorizzati per l'Ebola.”
In questo panorama delle informazioni non sfugge però il comunicato della Tekmira Pharmaceutical Corporationa, l’azienda Canadase chiamata ad inviare in Africa 800-1000 dosi del suo vaccino TMK-ebola. Infatti la Tekmira aveva già ricevuto l’autorizzazione dalla Food and Drug Administration (FDA) per condurre test limitata di un vaccino contro Ebola negli esseri umani, e a documentarlo è lo stesso comunicato dell’azienda che il 7 agosto con grande soddisfazione e orgoglio comunicava che la US Food & Drug Administration (FDA) abilitava l’uso della sperimentazione terapeutica di Tekmira in pazienti con infezione da Ebola, confermando verbalmente di aver modificato la stiva clinico completo immessi sul Investigational New Drug Application TKM-Ebola (IND) a una presa clinico parziale. Un’azione questa che ha consentito l'uso potenziale di TKM-Ebola in individui infettati con il virus Ebola. Il dottor Mark Murray, CEO e Presidente della Tekmira Pharmaceuticals dopo l’autorizzazione della FDA dichiara: "Siamo lieti che la FDA ha preso in considerazione il rischio-ricompensa di TKM-Ebola per i pazienti infetti. Stiamo osservando attentamente l'epidemia di virus Ebola e le sue conseguenze, e siamo disposti ad aiutare con qualsiasi uso responsabile di TKM-Ebola. La lungimiranza mostrata dalla FDA rimuove un potenziale ostacolo a farlo. Questa epidemia attuale sottolinea la necessità critica per gli agenti terapeutici efficaci per trattare il virus Ebola. Riconosciamo l'urgenza accresciuta di questa situazione, e stiamo valutando con attenzione le opzioni per l'utilizzo del nostro farmaco sperimentale nei protocolli clinici e normativi accettate."

Ed ecco che prende forma la storia della sperimentazione del farmaco vaccino TKM-Ebola, un virus anti-Ebola RNAi terapeutico, sviluppato nell'ambito di un contratto di 140 milioni dollari con la US Department of Defense Medical Contromisure Sistemi BioDefense Therapeutics (MCS-BDTX) misto Product Management Office, lavoro condotto sotto contratto con il Dipartimento della Difesa statunitense Joint Project Manager Medical contromisure Systems (JPM-MCS) un componente del Joint Office Executive Program per Chimica e Biologica della Difesa, che mira a fornire forze militari statunitensi e la nazione con soluzioni mediche sicure, efficaci e innovativi per contrastare chimica, biologica, radiologica e minacce nucleari. La JPM-MCS facilita lo sviluppo avanzato e l'acquisizione di contromisure e sistemi medicali per migliorare la capacità di risposta biodefense. E’ nel marzo 2014 alla Tekmira è stata concessa una designazione Fast Track dalla US Food and Drug Administration per lo sviluppo di TKM-Ebola, poiché nel FDAMA (Modernization Act Food and Drug Administration) del 1997 vi è la Sezione 112 "Expediting studio e l'approvazione dei farmaci fast track". Questa sezione incarica l'Agenzia per facilitare lo sviluppo e accelerare revisione di farmaci e prodotti biologici destinati per il trattamento di condizioni gravi o pericolose per la vita e che dimostrano il potenziale per affrontare le esigenze mediche insoddisfatte. Fast track (Richiesta di prestazione) aggiunge ai programmi esistenti, come ad esempio l'approvazione accelerata, la possibilità di una "recensione rolling" per un'applicazione. Una caratteristica importante del fast track è che essa sottolinea la natura critica di chiudere presto la comunicazione tra la FDA e sponsor per migliorare l'efficienza di sviluppo del prodotto. Per essere ammessi al fast track programma, il richiedente deve presentare una richiesta con la documentazione di supporto per la designazione fast track per il prodotto e il suo uso proposto. FDA è richiesto dalla legge per decidere entro 60 giorni dal ricevimento della richiesta se sono soddisfatte le condizioni per la designazione fast track. La presente relazione illustra le prestazioni del CBER nel rivedere e decidere su queste richieste.

Intanto è stato dato l’annuncio che  Vaccine Research Center (VRC) entrerà nella fase di sperimentazione clinica questo autunno 2014 con un vaccino candidato Ebola in collaborazione con Okairos, azienda biotech svizzera-italiana recentemente acquisita da GlaxoSmithKline. Il vaccino in fase di sperimentazione, che è stato progettato dagli scienziati VRC, viene descritto non contenere alcun materiale infettivo del virus Ebola:”Si tratta di un vettore vaccino scimpanzé adenovirus in cui sono state inserite due geni Ebola. Questo è un vettore virale non replicanti, il che significa che il vaccino entra in una cellula, trasporta gli inserti gene, e non si replica ulteriormente. Gli inserti gene esprimono una proteina a cui il corpo produce una risposta immunitaria.” Il vaccino sperimentale, il sito della VCR ha spiegato, ha recentemente dimostrato una promessa in un modello di primate. Dello stesso vaccino promettente, ne ha parlato Jean-Marie Okvo-Bele direttore del Dipartimento di vaccini e l'immunizzazione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): quello più promettente è quello della GSK, se supera le prove, potrebbe essere pronto nel 2015. Quello che emerge è che in pochissimo tempo verrebbe sperimentato clinicamente un vaccino, da settembre 2014 nella fase I, per poi passare nella Fase II (quando?) e produrre il vaccino (?) che sarà pronto all’inizio del 2015, tutto in 4 mesi! Corbezzoli! Alla GSK verrà commissionato questo vaccino contro l’Ebola, un azienda che ha in attivo una serie di scandali al sole e il risarcimento più alto del mondo per frode sanitaria negli Stati Uniti avvenuto nel luglio 2012, quando la GlaxoSmithKline è stata condannata a pagare un risarcimento di 3 miliardi di dollari, per la promozione illegale di prescrizioni di farmaci da parte dell'azienda, non aveva riportato correttamente i dati di sicurezza di utilizzo, alla corruzione di medici e alla promozione di medicine per usi non autorizzati, grazie ad un’indagine governativa avviata da un informatore che ha agito secondo la legge statunitense "False Claims Act" che permette ai dipendenti aziendali di segnalare frodi e truffe dei loro datori di lavoro. Il quesito lecito pone riflessioni etiche troppo importanti in questo mondo dove la sanità e le case farmaceutiche, per no parlare delle manipolazione dei virus letali per l’uomo e gli animali, sono troppo spesso nei bachi degli imputati ,chi ha soldi per pagare risarcimenti milionari può permettersi il lusso di danneggiare il malato il quale diventa lo strumento per fare soldi?

A Gennaio 2015 sarà pronto il vaccino per Ebola che ancora non si comprende come possa effettuare tutte le fasi della sperimentazione, mentre il 7 agosto la FDA autorizzava la Tekmira un’azienda che ha sviluppato il TKM-ebola nell'ambito di un contratto di 140 milioni dollari con la US Department of Defense Medical Contromisure Sistemi BioDefense Therapeutics (MCS-BDTX) misto Product Management Office, lavoro condotto sotto contratto con il Dipartimento della Difesa statunitense Joint Project Manager Medical contromisure Systems. Questa pandemia ricorda la trama della virus H1N1 quando nel 21 agosto 2009, Fabrizio Oleari, allora Direttore Generale del Ministero della Salute, firmava un contratto segreto con la Novartis, per una pandemia finita in una bolla di sapone, costosa… ma sempre una bolla che ha allarmato inutilmente le persone, e scaricato la casa farmaceutica dalle responsabilità, basti ricordare gli art. 4.2, 4.3, 4.5: la responsabilità di Novartis è limitata al difetto di fabbricazione: escluso il danno di altro tipo derivante dalla semplice assunzione del vaccino; e l’ art. 4.6: il ministero è tenuto a indennizzare Novartis in conseguenza di danni provocati dal vaccino, salvo ove tali danni siano provocati da un difetto di fabbricazione.

Lon Sheneider, professore presso la University of Southern California di Los Angeles:”le aziende considerano il rischio di sanzioni multimilionarie come un altro costo per fare business.”




ALESSIA E LIVIA SCHEPP: DOVE SONO LE GEMELLINE? LA CORSICA RESTA UN MISTERO

di Simonetta D'Onofrio

Dove sono finite le piccole gemelline svizzere Alessia e Livia Schepp? Rapite da Saint Sulpice, paese nelle vicinanze di Losanna dove vivevano con la madre il 30 gennaio 2011, dal padre Matthias, finora non sono mai state ritrovate. Sono ancora vive, o il padre le ha uccise prima di togliersi anche lui la vita nei pressi della stazione di Cerignola?

L’ipotesi più accreditata dagli inquirenti, al momento, porterebbe essere l’uccisione delle bambine da parte del padre subito dopo il sequestro, il quale poi ha effettuato un lungo viaggio (che è passato per Francia e Corsica), prima di giungere in Puglia dove ha deciso di mettere fine alla sua vita.

Ci sono comunque una serie di segnalazioni che ipotizzano conclusioni diverse della storia, e che alimentano la speranza di poter ritrovare un giorno le gemelline vive.

 C’è comunque la pista della Corsica che forse meriterebbe altri approfondimenti. Una rivelazione giunta nell’estate del 2013 ad un quotidiano sardo riportava la testimonianza di un avvocato sardo alla Procura di Cagliari, nella quale riferiva di informazioni giuntegli da un carcerato, il quale avrebbe saputo che Alessia e Livia vivevano in un campo Rom in Sardegna.

Il fatto che le ultime tracce delle gemelline portavano in Corsica, distante solo poche miglia dalla Sardegna, aveva reso credibile questo indizio.  A seguito della segnalazione sono state condotte ispezioni accurate nelle provincie di Nuoro e Oristano, ma di Livia e Alessia non si trovò alcuna traccia.

Non è follia pensare che le due bambine siano vive. Anche e soprattutto perché forse Schepp ha fatto credere alla moglie di averle uccise con il suo messaggio agghiacciante “riposano in pace” ma in realtà non ne ha avuto il coraggio e può averle affidate a dei nomadi, facendogli cambiare completamenti vita e identità. La Corsica resta un mistero.

Ma c’è anche altro. Altri scenari. Le ultime notizie che hanno una certa credibilità sono riconducibili a una lettera mandata alla redazione di “Chi l’ha visto” da un tipografo che afferma di aver stampato due passaporti falsi per le gemelline, probabilmente potrebbero essere a Ottawa, capitale del Canada, ma non sembra che nella città nordamericana ci siano elementi che possano avvalorare la tesi indicata nella missiva.

Nel mese di aprile scorso inoltre è tornata d’attualità una perquisizione che la Polizia fece un mese dopo la morte di Matthias in una villa dell’Irpinia. In seguito a una lettera inviata da un frate svizzero, che dichiarò “[…] Il 19 febbraio le bambine hanno lasciato la loro prigione di Arnaccio per Andretta. A sud di Andretta c'è un grande lago, la casa dove si trovano le bambine è a sud del lago e non troppo lontana dal lago. La casa è recente, si trova all'interno di una grande proprietà. Vi è un muro di cinta che circonda la proprietà. C'è una piscina piena d'acqua. La casa è di proprietà di una società italiana. I rapitori si sono rifugiati in questa casa. Non è possibile vedere dall'esterno se qualcuno passa”. Nel racconto del frate le bambine erano state portate da quattro criminali svizzeri, su un’auto scura immatricolata nel paese dei cantoni.

Il proprietario della villa ispezionata, che è residente in Svizzera e non era presente al momento della perquisizione, una volta avuto accesso agli atti, ha fatto notare alle telecamere come la sua proprietà non corrispondesse assolutamente con la descrizione del frate, per cui ci si chiede se non si fece un errore di individuazione e la villa indicata nella lettera potrebbe fornire ancora oggi, una volta individuata con certezza, nuove rivelazioni sul caso delle gemelline.

 

La storia

A seguito della separazione non accettata dalla moglie italiana, Irina Lucidi, originaria di Ascoli Piceno, il padre Matthias si gettò suicidandosi sotto un treno nella stazione della linea ferroviaria adriatica il 3 febbraio 2011, circa dopo un mese dalla sparizione delle sorelline elvetiche.

 

Il padre prima di compiere il tragico gesto aveva fatto recapitare alla ex-consorte un lettera che lasciava intendere la brutalità dell’uomo: “Le bambine riposano in pace, non hanno sofferto. Non le rivedrai mai più”.

Matthias Schepp è partito da Saint Suplice in direzione Marsiglia, da lì si è imbarcato per la Corsica. Certamente l’uomo ha acquistato tre biglietti, e una donna ha confermato di aver sentito la voce delle bambine sul traghetto (non le ha viste, per cui la voce avrebbe potuto essere stata registrata dal padre). Quando è tornato in Francia dall’isola l’uomo sembra essere stato solo, e ha proseguito il viaggio verso l’Italia.

 

L'appello di mamma Irina

Nella puntata del 23 febbraio 2011 Irina Lucidi, la madre delle gemelline Schepp, aveva lanciato un appello: "Purtroppo siamo arrivati ad un punto dove non possiamo escludere l’ipotesi più brutta che è quella che Matthias ha descritto nella lettera, ovvero che abbia ucciso Alessia e Livia e le abbia nascoste da qualche parte. Dunque bisogna ritrovarle, anche se è solo un’ipotesi da escludere perché una volta che abbiamo perlustrato per bene tutto il territorio da San Sulpice a Ginevra e che si è fatto il possibile e non si è trovato niente ovviamente la speranza che le abbia date a qualcuno è una strada che rimane da percorrere. Bisogna assicurarsi che si cerchi bene anche nel territorio svizzero. Quindi mi rivolgo alle associazioni di volontari di speleologia, a chi ha cani ben addestratati e ai volontari che in Svizzera, Germania, Francia e Italia ci volessero dare una mano a verificare il territorio; e mi rivolgo anche alle autorità svizzere spero che loro possano assumere un ruolo di coordinamento, anche solo per escludere questa evenienza.".




IRAQ: COS’È L’ISIL E PERCHÉ SI RISCHIA UN NUOVO CONFLITTO

di Maurizio Costa

Baghdad – Dieci persone sono morte in un attentato a Baghdad, mentre altre 8 vittime si contano nel quartiere di Karrada, colpevoli solamente di frequentare una moschea sciita.

I mandanti di questi ed altri atroci delitti sono i nuovi adepti dello "Stato Islamico", un’istituzione non riconosciuta fondata dal califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che ha proclamato l’indipendenza dall'Iraq a gennaio. L’obiettivo di questo “Stato nello Stato” è quello di estendere il proprio dominio non solo in Iraq ma anche in Siria, Giordania, Israele, Palestina, Libano, Kuwait e Cipro.

Facendo ricorso alla jihad, che significa il “massimo sforzo”, azione che può portare anche ad una guerra santa, il califfo e i suoi discepoli vogliono distruggere e uccidere chiunque si metta sul proprio cammino di conquista.

Il 25 luglio, l’Isis distrugge la Moschea di Giona a Mosul, perché frequentata anche da cristiani. L’unico modo di salvarsi per i perseguitati è quello di abbandonare la zona oppure pagare una tassa ai terroristi.

La situazione è diventata talmente grave che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha deciso di bombardare le zone calde nel nord dell’Iraq per cercare di disperdere l’Isis. Non si esclude un intervento terrestre.

Intanto le atrocità non si sono fermate. L’ isil ha segregato sui Monti del Sinjar oltre 40mila Yazidi, una minoranza che si trovava d’intralcio nell’avanzata dei jihadisti nel nord dell’Iraq. Più di 20mila tra uomini, donne e bambini sono riusciti a scappare, ma il resto è ancora sotto mira dell’Isis. I jihadisti hanno perpetrato un vero e proprio massacro: più di 500 Yazidi sono stati uccisi e sepolti, alcuni mentre erano ancora in vita. Un crimine contro l’umanità inaccettabile. Inoltre, quasi 300 donne sono state rapite per essere ridotte in schiave, agli ordini dell’Isis.

Intanto, continuano i raid degli Usa, che, insieme all’Ue, hanno intenzione di rifornire di armi i Curdi per cercare di arginare l’emergenza procurata dall’Isis.




UCRAINA: LA RUSSIA SCHIERA 45 MILA TRUPPE AL CONFINE

di Maurizio Costa

Kiev – La Russia ha schierato 45.000 truppe al confine con l’Ucraina. La notizia arriva dal portavoce militare ucraino, Andriy Lusenko, che ha confermato che Putin ha predisposto un’enorme schiera militare, composta anche da carri armati, sistemi missilistici, aerei da guerra ed elicotteri d’assalto. Una mossa che fa temere il peggio: un'invasione vorrebbe dire la perdita del controllo e il rischio di alimentare un nuovo conflitto.

“Alle undici di lunedì mattina – ha dichiarato Lysenko – circa 45.000 truppe delle forze armate e di altre forze interne della Federazione Russa si sono radunate nelle aree di confine.”

Una situazione che rischia di esplodere, anche perché l’armata è veramente imponente: 160 carri armati, più di mille veicoli militari, 150 postazioni missilistiche e 137 elicotteri d’assalto. 

Putin, dal canto suo, tira acqua al suo mulino, dichiarando che quella attuata in Ucraina è solamente una missione umanitaria, che si svolgerà in cooperazione con la Croce Rossa Internazionale e senza scorta militare.

La denuncia del portavoce militare ucraino, però, smentisce queste parole. Secondo il segretario generale della Nato, Anders Fogh, la situazione è molto grave: "Mosca sta cercando un pretesto per l’intervento, che potrebbe mascherare come operazione umanitaria."

La missione umanitaria, comunque, è prevista: Germania, Russia e UE invieranno volontari per aiutare le città ucraine in difficoltà, che si trovano senza luce, cibo e acqua. Circa 300 camion, inoltre, sono partiti dalla Russia per rifornire di beni di prima necessità le zone ucraine disastrate dalla guerra. Il governo dell'Ucraina, però, è intenzionato a non accettare questo aiuto russo, temendo che dietro questa carovana si possa nascondersi un intervento militare di Putin. Lo stesso presidente ucraino, Petro Poroshenko, aveva richiesto l'aiuto internazionale, ma non sembra intenzionato ad accettare quello russo. Non si sa ancora cosa contengano i camion ma è sicuro che una mossa azzardata della Russia porterebbe ad una catastrofe.




UCRAINA: LA RUSSIA SCHIERA 45.000 TRUPPE AL CONFINE

di Maurizio Costa

Kiev – La Russia ha schierato 45.000 truppe al confine con l’Ucraina. La notizia arriva dal portavoce militare ucraino, Andriy Lusenko, che ha confermato che Putin ha predisposto un’enorme schiera militare, composta anche da carri armati, sistemi missilistici, aerei da guerra ed elicotteri d’assalto. Una mossa che fa temere il peggio: un'invasione vorrebbe dire la perdita del controllo e il rischio di alimentare un nuovo conflitto.

“Alle undici di lunedì mattina – ha dichiarato Lysenko – circa 45.000 truppe delle forze armate e di altre forze interne della Federazione Russa si sono radunate nelle aree di confine.”

Una situazione che rischia di esplodere, anche perché l’armata è veramente imponente: 160 carri armati, più di mille veicoli militari, 150 postazioni missilistiche e 137 elicotteri d’assalto.

Putin, dal canto suo, tira acqua al suo mulino, dichiarando che quella attuata in Ucraina è solamente una missione umanitaria, che si svolgerà in cooperazione con la Croce Rossa Internazionale e senza scorta militare.

La denuncia del portavoce militare ucraino, però, smentisce queste parole. Secondo il segretario generale della Nato, Anders Fogh, la situazione è molto grave: "Mosca sta cercando un pretesto per l’intervento, che potrebbe mascherare come operazione umanitaria."

La missione umanitaria, comunque, è prevista: Germania, Russia e UE invieranno volontari per aiutare le città ucraine in difficoltà, che si trovano senza luce, cibo e acqua. Lo stesso presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha richiesto l'aiuto internazionale. Una mossa azzardata della Russia porterebbe ad una catastrofe.




ROBIN WILLIAMS ADDIO: MUORE A 63 ANNI UN GIGANTE DEL CINEMA AMERICANO

di Cinzia Marchegiani


Tiburon (California)
– Non è solo un grande attore, Robin William è un talento unico, coinvolgente e amato da grandi e piccini. La notizia della sua morte ha fatto già il giro del mondo in un secondo. E’ stato trovato  ieri, 11 agosto 2014, nella sua casa di Tiburon nel North California, il corpo senza vita di Robin Williams  e' stato rinvenuto dai Vigili del Fuoco alle 12:00 (21:00 ora italiana) e viene dichiarato morto due minuti dopo. Il medico legale ha attribuito, in prima istanza, la causa del decesso ad asfissia probabilmente auto inflitta, sospettando un caso di suicidio, tuttavia continuerà l’indagine presso l'ufficio del procuratore distrettuale dove verranno eseguiti esami tossicologici. Muore in solitudine, un genio della creatività Hollywoodiana.
Il suo vero nome era Robin McLaurin Williams, e con un aggiornamento quasi maniacale wikipedia quasi immediatamente aggiorna le sue date, Chicago 21 luglio 1951, Tiburon 11 Agosto 2014.
Il mondo rimane stupito e ora piange un amico, un marito, un collega, un mito che è entrato nella vita di ciascuno in punta di piedi nel lontano 1978 con la serie televisiva “Mork e Mindy” e poi ha regalato delle pellicole d’autore e interpretazioni magistrali, come Good Morning Vietnam, dove interpretava Adrian Cronauer, un militare americano che lavorava come deejay per la radio dell'esercito statunitense, riuscendo con la singolare allegria a portare buonumore ai soldati impegnati in Vietnam, oppure il grande professore John Keating ne “L’attimo fuggente”, un ruolo cucito sulla sua forza rivoluzionaria che lo consacrava finalmente attore d’autore. Come dimenticare la pellicola Risvegli, affianco a Robert De Niro, un film che farà parlare e amare ancora di più quest’uomo dal grande sorriso e una sensibilità unica, quasi una maschera alla sua sofferenza.
In “Hook” assopito dalla nuova realtà, aveva dimenticato di essere Peter Pan riconfermandolo il più amato non solo dai più piccoli, con Mrs Doubtfire ha regalato ore indimenticabili e di gioia pura. Ronin, i tuoi occhi limpidi e cristallini erano il semplice riflesso di quel sorriso contagioso di cui sentiremo in molti la mancanza.
Addio Robin, sembra un destino maledetto quello delle grandi stars, le più amate al mondo lasciano questo mondo in un alone di dubbi e sospetti. Non sarà la certezza e l’eventuale movente a scardinare la stima immensa, l’affetto genuino e l’ammirazione conquistata meritatamente per un uomo davvero singolare, che ha saputo rendere più bella e piacevole la vita di ognuno di noi., con quella briosità esilarente.
Il mondo scioccato può solo stare in silenzio e salutarti, tu che tra tante stelle saprai farti riconoscere anche lassù.
Ne “L’attimo fuggente” confessavi “Due strade trovai nel bosco, io scelsi la meno battuta, per questo sono diverso”…..Addio Robin Williams




USA: BUFERA SU ARMANI

Redazione
New York
– Una dipendente della sede di Manhattan della griffe di Giorgio Armani, Stephanie Figuccio, di 25 anni originaria di Long Island, che ha lavorato nella sede aziendale sulla W. 15 St nell'estate del 2009, avrebbe citato la società in tribunale attestando che lei e più di 100 altri erano classificati erroneamente da Armani come stagisti non pagati quando avrebbero dovuti essere retribuiti con il salario minimo, secondo quanto riportato dal New York Daily News che avrebbe avuto cognizione dei documenti depositati in giudizio.Insomma, l'ex dipendente di Armani sosterrebbe in una vera e propria class-action che lei e più di 100 altri sarebbero stati letteralmente "fregati" sui salari ed ha chiesto il pagamento di quanto che le spetterebbe oltrechè dei danni punitivi.La battaglia avviata dalla Figuccio, che avrebbe lavorato da 16 a 20 ore alla settimana nella sede St 15 W. di Armani nell'estate del 2009, non sarebbe rivolta solo per sé, ma anche per gli altri 100 dipendenti e più che lavoravano nelle sue stesse condizioni.Secondo la stampa "Armani" non ha risposto ad una richiesta di commento.Una notizia singolare, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il cui contenuto ci auguriamo sia immediatamente smentito dalla nota griffe che ha da sempre dato lustro al Nostro Paese nel mondo.
 




SIRIA: RAPITE DUE RAGAZZE VOLONTARIE ITALIANE

Redazione

Aleppo (Siria) – Due ventenni volontarie italiane sono state rapite in Siria.  Erano ad Aleppo, in Siria e ora sono irreperibili. Non si ha traccia di due italiane: sarebbero Vanessa Marzullo di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli di Besozzo (Varese) che lavoravano a progetti umanitari, nel settore sanitario e idrico, in una delle città più colpite dalla crisi siriana, in corso da oltre tre anni. La Farnesina non conferma però che si tratti di loro. 

Tuttavia, il ministero degli Esteri "conferma la notizia della irreperibilità di due cittadine italiane sulla quale sin da subito stanno lavorando l'Unità di crisi e la nostra intelligence". Il ministero ha attivato "immediatamente tutti i canali informativi e di ricerca per i necessari accertamenti. Le due cittadine si trovavano ad Aleppo per seguire progetti umanitari nel settore sanitario e idrico". "L'Unità di crisi ha già preso contatto con le famiglie che vengono tenute costantemente informate sugli sviluppi del caso".

Le due scomparse sarebbero due cooperanti di una onlus di Como. "Avevamo un appuntamento su Skype, ma non erano in linea", riferisce Silvia Moroni, presidente di "Rose di Damasco".  Moroni aggiunge:  "Le due ragazze sono partire per la Siria il 22 luglio – spiega – dopo che il 20 luglio avevamo fatto insieme una serata di raccolta fondi a Como. Il progetto era quello di acquistare kit di pronto soccorso e pacchi alimentari, da distribuire al confine. In particolare avendo loro fatto dei corsi infermieristici, istruivano i ragazzi in materia di pronto soccorso".

Le due ragazze erano impegnate nel progetto Horryaty: già a marzo avevano fatto una "missione di sopralluogo" in Siria. "Il progetto – si legge sulla pagina Facebook – nasce dopo un sopralluogo effettuato nel mese di marzo da Roberto Andervill, socio Ipsia, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo attiviste per la Siria. Atterrati in Turchia, siamo stati accompagnati da una guida siriana nella sua terra, di preciso nelle zone rurali di Idleb, a sud ovest rispetto ad Aleppo. Durante questa prima visita si è cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione locale, al fine di capire le vere necessità e visitare i luoghi coinvolti nel progetto. In particolar modo sono stati visitati i due centri di Primo Soccorso di B. e H., dove c'è stata la possibilità di rilevare le principali problematiche nell'ambito dell'assistenza medica: carenza di personale adatto e di materiale essenziale per condurre assistenza sanitaria di base e di emergenza". 

Vanessa Marzullo scriveva sul suo profilo Fb il 16 luglio dei versi toccanti, pinti come il sangue che ha visto e che sicuramente l'ha segnata per sempre. 

"Rosso, rosso come quel lettino, e sul lettino il corpicino martoriato della bambina di Aleppo le cui gambe sono state polverizzate da un'esplosione.

Rosso come le macchie ormai incrostate sulle pareti e il pavimento, nell'angolo della stanza dove vi hanno torturati fino a farvi desiderare la morte, fino a farvi morire in maniera indicibile.
Rosso come le braccia di un padre di Douma, un padre che si schiaffeggia il volto e urla chiedendo perchè, perchè debba abbracciare il corpo massacrato di suo figlio, era solo davanti casa quando è caduto quel colpo, era vivo questa mattina, come potrà dirlo a suo madre?

Rosso come il sangue, rosso come il tappeto sul quale ha camminato il bastardo assassino oggi".

 

Di Greta non sappiamo molto, sappiamo però che anche lei è impegnata in progetti umanitari e adesso la sua vita è in pericolo. 
 
Ecco invece i "Curriculum Volontaris" delle due ragazze:

Vanessa Marzullo, 21 anni, di Bergamo. Studentessa di Mediazione Linguistica e Culturale, curriculum Attivita' Internazionali e Multiculturali – lingue: Arabo e Inglese. Volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso. Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social networks all'organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell’organizzazione e nella nascita del Progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”.

Greta Ramelli, 20 anni, di Varese, studentessa di Scienze Infermieristiche. Diplomata al liceo linguistico Rosetum dove ha studiato inglese, spagnolo e tedesco. Volontaria presso Organizzazione Internazionale di Soccorso, operatrice pronto soccorso trasporto infermi e nel settore emergenza (livello operativo). Nel maggio 2011 trascorre 4 mesi in Zambia nelle zone di Chipata e Chikowa lavorando come volontaria presso 3 centri nutrizionali per malati di AIDS, incluso alcune settimane presso le missioni dei padri comboniani. Nel dicembre 2012 ha trascorso tre settimane a Calcutta, India, dove ha svolto volontariato presso la struttura Kalighat delle suore missionarie della carità e ha visitato progetti di assistenza alla popolazione indiana presente negli slums. Attualmente si occupa principalmente di Siria, sia per quanto riguarda l'accoglienza profughi insieme ad altri volontari, sia per attivismo e per aiuti umanitari. Al momento collabora con il Comitato S.O.S. Siria di Varese, l’Associazione delle Comunità Arabe Siriane e IPSIA Varese nel progetto “Assistenza Sanitaria in Siria”.




JIM JONES – L'OSSERVATORE D'ITALIA YELLOW SUNDAY: IL PREDICATORE CHE SPINSE AL SUICIDIO 918 PERSONE

di Maurizio Costa

Una delle più grandi e mostruosi stragi della storia degli Stati Uniti avvenne per motivi religiosi. Questa volta non parliamo di una guerra, ma del più grande suicidio si massa della storia. Se escludiamo il disastro delle Torri Gemelle e i vari cataclismi statunitensi, mai tanti cittadini americani sono morti per una stessa ragione. Ma il motivo che ha portato alla morte 918 persone è uno dei più strani e incredibili che si siano mai sentiti.

Jim Jones, un predicatore statunitense nato a Lynn nel 1931, asseriva di poter compiere miracoli e guarigioni. La sua popolarità era alle stelle e i suoi fedeli dimostravano ogni giorno di pendere dalle sue labbra, qualsiasi cosa dicesse. Dopo aver creato la sua “religione”, chiamata il Tempio del Popolo, Jones cominciò a dare segni di squilibrio. I suoi adepti ormai erano migliaia e il predicatore si sentiva ostacolato e perseguitato dal governo degli Stati Uniti per i suoi ideali anti capitalistici e socialisti.

Jones, infatti, voleva creare una società perfetta, basata sui princìpi dell’aiuto reciproco, della condivisione dei beni, del lavoro agricolo e della lealtà interpersonale. Visto il presunto ostruzionismo governativo, Jones prese una decisione drastica: nell’estate del 1977, lui e quasi mille adepti si trasferirono nella foresta della Guyana, in Sud America, per costruire un villaggio, chiamato Jonestown, che avrebbe rappresentato gli ideali utopistici di socialismo, di anti materialismo e di rifiuto del razzismo.

Attraverso metodi di lavaggio del cervello coreani, Jones convinse tutti i suoi “cittadini” di vivere in un Paradiso terrestre, di non poter trovare niente di più bello al di fuori del villaggio e che il futuro era quello di vivere e lavorare in collettività, condividendo tutti i beni.

Ma le discrepanze cominciarono a nascere. Una sorta di polizia del villaggio impediva alle persone di abbandonare Jonestown, anche con maniere forti, e il governo statunitense si insospettì. Nel 1978 il deputato del Congresso a stelle e strisce, Leo Ryan, si recò in visita al villaggio e in quell’occasione ricevette alcuni biglietti segreti dagli adepti, che spiegavano come stessero realmente le cose: Jonestown era una dittatura, nessuno poteva scappare e centinaia di persone volevano tornare a casa.

La frittata era fatta: Leo Ryan caricò sul suo aereo coloro che volevano fuggire da Jonestown, ma, al momento dell’imbarco, fu assassinato dalle guardie di Jones, insieme alla sua scorta.

Il piano era fallito e Jones doveva correre ai ripari. Il 18 novembre 1978, impose a tutti i suoi adepti il suicidio di massa. Le persone avrebbero dovuto bere cianuro per difendersi dall’invasione del Male, o, detto più concretamente, perché ormai il predicatore non aveva più nessuna alternativa.

219 bambini furono costretti, attraverso delle siringhe orali, a bere il cocktail letale, spacciato per succo di frutta. Il resto degli adepti lo bevve senza fare fiato, vista la loro fiducia nei confronti di Jones, mentre altri si opposero e furono uccisi con dei colpi di pistola dalle guardie. Lo stesso Jones, in un primo momento si oppose, ma poi, non si sa bene se sotto comando oppure no, si sparò un colpo alla testa.

Molte persone furono uccise da colpi d’arma da fuoco o di balestra, mentre altri corpi, alle analisi dei medici legali, presentavano dosi di cianuro in parti del corpo non raggiungibili senza assistenza esterna.

Uno dei massacri più impressionanti della storia degli USA dimostra come un proselitismo esagerato possa portare a della soluzioni degradanti e sconsiderate.




GUERRA GAZA, PROVE SHOCK DI AMNESTY INTERNATIONAL: GLI STATI UNITI CONTINUANO AD AIUTARE L' ISRAELE CON LE ARMI

Brian Wood, direttore del programma Controllo sulle armi e diritti umani di Amnesty International ha dichiarato: "Il governo Usa sta gettando benzina sul fuoco attraverso la continua fornitura delle armi usate dalle forze armate israeliane per violare i diritti umani. Washington deve rendersi conto che spedendo queste armi sta esacerbando e continuando a consentire gravi violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile di Gaza.” La notizia della ripresa delle forniture a Israele è arrivata il 30 luglio, il giorno stesso in cui gli Usa condannato il bombardamento di una scuola delle Nazioni Unite in cui sono state uccise almeno 20 persone, tra cui bambini e operatori umanitari.

di Cinzia Marchegiani


Con un comunicato secco, Amnesty International oggi pubblica la propria attività in merito alla guerra che ogni giorno miete vittime innocenti, sotto gli occhi dell’intero pianeta: ”Aumentano le prove di crimini di guerra a Gaza. Amnesty International chiede agli Usa di fermare i trasferimenti di armi a Israele”.
Amnesty International aveva già richiesto un embargo totale sulle armi destinate a tutte le parti coinvolte nel conflitto, e ora ha sollecitato gli Usa a porre fine alla fornitura a Israele di ampi quantitativi di armi, strumento per compiere ulteriori gravi violazioni del diritto internazionale a Gaza. La richiesta è giunta all'indomani dell'approvazione, da parte del Pentagono, dell'immediato trasferimento di munizioni per granate e mortai alle forze armate israeliane. Queste forniture si trovano già in Israele, in un deposito di armi Usa, e seguono l'arrivo nel porto di Haifa, il 15 luglio, di una fornitura di 4,3 tonnellate di motori a razzo. Amnesty Intenational spiega che queste forniture si aggiungono ad altre già inviate dagli Usa a Israele tra gennaio e maggio 2014, per un valore di 62 milioni di dollari e comprendenti componenti per i missili guidati, lanciarazzi, componenti di artiglieria e armi leggere.

Brian Wood, direttore del programma Controllo sulle armi e diritti umani di Amnesty International ha dichiarato: "Il governo Usa sta gettando benzina sul fuoco attraverso la continua fornitura delle armi usate dalle forze armate israeliane per violare i diritti umani. Washington deve rendersi conto che spedendo queste armi sta esacerbando e continuando a consentire gravi violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione civile di Gaza.” Il comunicato segue spiegando che i gruppi armati palestinesi, a loro volta, continuano a lanciare razzi indiscriminati in territorio israeliano, mettendo in pericolo la popolazione civile in flagrante violazione del diritto internazionale. Amnesty International ha ripetutamente chiesto la fine di questi attacchi, che costituiscono crimini di guerra. La settimana scorsa, il presidente del parlamento iraniano ha dichiarato che l'Iran ha trasferito ad Hamas competenze tecniche per produrre armi. Egli, nel novembre 2012, aveva affermato che l'Iran aveva dato sostegno finanziario e militare ad Hamas, a sua volta, il comandante della Guardie rivoluzionarie iraniane aveva reso noto di aver fornito tecnologia missilistica ad Hamas. Combattenti di Hamas hanno ammesso di aver lanciato contro Tel Aviv missili del tipo Fajr 5 in dotazione all'Iran precisando di aver usato, nella maggior parte dei casi, razzi a corto raggio M25 o razzi Qassam e Grad.

Amnesty pubblica sul proprio sito la prova del documento con cui gli Usa sono di gran lunga il principale esportatore di forniture militari a Israele. Secondo dati resi pubblici dal governo di Washington, le forniture nel periodo gennaio – maggio 2014 hanno compreso lanciarazzi per un valore di quasi 27 milioni di dollari, componenti per missili guidati per un valore di 9,3 milioni di dollari e "bombe, granate e munizioni di guerra" per quasi 762.000 dollari. Dal 2012, gli Usa hanno esportato verso Israele armi e munizioni per 276 milioni di dollari. Questo dato non comprende l'esportazione di equipaggiamento militare da trasporto e di alta tecnologia.

Quello che emerge dal comunicato è l’evidente scollamento delle reali intenzioni dell’USA: ”la notizia della ripresa delle forniture a Israele è arrivata il 30 luglio, il giorno stesso in cui gli Usa condannato il bombardamento di una scuola delle Nazioni Unite in cui sono state uccise almeno 20 persone, tra cui bambini e operatori umanitari."
Wood rincara: ”È profondamente cinico che la Casa bianca condanni la morte e il ferimento di civili palestinesi, compresi bambini e operatori umanitari, sapendo bene che i militari israeliani responsabili di quegli attacchi sono armati fino ai denti con armi ed equipaggiamento militare pagati dai contribuenti statunitensi". 

Amnesty International non cede di un passo e ritorna a chiedere alle Nazioni Unite d'imporre immediatamente un embargo totale sulle armi destinate a Israele, Hamas e i gruppi armati palestinesi, per prevenire violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani da tutte le parti. In assenza di un embargo decretato dalle Nazioni Unite, l'organizzazione per i diritti umani chiede a tutti gli stati di sospendere unilateralmente le forniture di munizioni ed equipaggiamento e assistenza militare a tutte le parti coinvolte nel conflitto, fino a quando le violazioni dei diritti umani commesse nei precedenti conflitti non saranno adeguatamente indagate e i responsabili portati di fronte alla giustizia.

Questa guerra è una fotografia oscena, dove l’incoerenza è l’unica protagonista consapevole, lo stesso Brian Wood la dipinge con semplici parole: "gli Usa devono indicare la direzione e dimostrare il loro proclamato rispetto per i diritti umani e il diritto internazionale umanitario, poiché sono i principali esportatori di armi verso Israele, deve sospendere con urgenza i trasferimenti di armi verso Israele e facendo pressione affinché le Nazioni Unite proclamino l'embargo nei confronti di tutte le parti coinvolte nel conflitto. Se non lo faranno, mostreranno profondo disprezzo per le vite perse da ambo le parti nel conflitto in corso".

Un bollettino che non conosce giustificazioni, dall'8 luglio 2014 da quando Israele ha lanciato la sua ultima offensiva militare su Gaza, oltre 1400 palestinesi – in maggioranza civili – sono stati uccisi. Sono morti almeno 56 militari israeliani, due civili israeliani e un cittadino thailandese.

Il mondo sta a guardare mentre sui social network sono virali le immagini di militari che seppeliscono vivi i bambini, mentre piccole creature vengono esposte senza vita, mutilati senza arti, col cervello grondante dal cranio. Queste immagini sono la testimonianza che questo mondo, nessuno escluso, ha la colpa di non porre fine ad uno sterminio indicibile, suggellato tra l’altro dai patti atlantici dove l’America predica bene e razzola male…loro gli alleati dell’UE stanno facendo guerra economica anche alla Russia….altro che nuova guerra fredda, qui è finita l’umanità e il senso del pudore di tutti i governati di questa terra.

Questa è la petizione di Amnesty International che ha pubblicato con cui si chiede agli Usa di smettere di fornire armi ad Israele http://www.amnesty.it/usa-basta-armi-israele