Banca Popolare del Lazio, dimissioni lampo e nomine ancora sotto pandemia: ecco l’articolo… “integrativo”

Come ben sanno tutti, e quindi anche gli amministratori della Banca, per l’inserimento di uno o due nuovi membri all’interno di un cda di certo non è necessario che si dimetta l’intero cda essendo previsto l’istituto della cooptazione da sempre utilizzato proprio dai vertici della Banca per sostituire consiglieri dimissionati

Apprendiamo con stupore e con compiacimento che dopo il nostro articolo, nel quale facevamo emergere i presunti reali motivi delle dimissioni di tutto il cda della Banca Popolare del Lazio, il presidente Maria Edmondo Capecelatro sottoscriveva un comunicato stampa definito integrativo, nel quale, sembra quasi nel tentativo di controbattere le supposizioni contenute nel nostro articolo riferiva che le dimissioni di tutti i componenti del Consiglio di amministrazione erano state dettate dall’obbligo di nominare una seconda donna “come ci impone la nuova norma di legge”.

Se è pur vero che la norma di legge impone il rispetto della parità di genere, è invece falso che questa norma sia nuova, al punto che la Banca ha avuto tutto il tempo di inserirla nel comma 2 dell’articolo 30 del proprio statuto “La composizione del Consiglio di Amministrazione deve assicurare l’equilibrio tra i generi rispettando le soglie previste a tal riguardo dalla normativa, anche regolamentare, di tempo in tempo vigente. In particolare, per il primo rinnovo integrale, e comunque entro il 30 giugno 2024, la Società assicurerà che almeno 2 membri del Consiglio di Amministrazione appartengano al genere meno rappresentato”.

In ogni caso, come ben sanno tutti, e quindi anche gli amministratori della Banca, per l’inserimento di uno o due nuovi membri all’interno di un cda di certo non è necessario che si dimetta l’intero cda essendo previsto l’istituto della cooptazione da sempre utilizzato proprio dai vertici della Banca per sostituire consiglieri dimissionati.

Né costituisce elemento dirimente la scadenza congiunta del consiglio della partecipata attesa la possibilità per la Banca Popolare del Lazio di operare come meglio crede in relazione alla partecipazione quasi totalitaria al capitale della Blu Banca.

Né sarà possibile un intervento da parte del Collegio Sindacale su queste decisioni che continuiamo a definire strategiche, dal momento che una delle nove poltrone è stata tirata a lustro proprio per Raffaella Romagnoli, la figlia del Presidente del Collegio Sindacale, di cui tante volte abbiamo scritto in relazione agli incarichi ricoperti contestualmente nella Natalizia Petroli.

Una domanda, che ci ritorna ogni volta alla mente: chi li avrà mai nominati gli attuali consiglieri di amministrazione della Banca? L’assemblea dei soci risponderanno probabilmente i più ingenui. Come già riportato nei precedenti articoli, non una sola volta i soci hanno potuto votare a scrutinio segreto i loro candidati. E quindi, senza poter votare a scrutinio segreto, chi mai li avrà nominati gli attuali consiglieri di amministrazione? Buona Pasqua con le neo quote rosa…. virali.




Banca Popolare del Lazio, dimissioni lampo e nomine ancora sotto pandemia. Quali i motivi?

Il Consiglio di amministrazione della Banca Popolare del Lazio, il cui rinnovo era previsto per il prossimo 2024, si è dimesso il 27 marzo scorso con la conseguenza di dover essere rieletto nella prima assemblea dei soci che è stata prontamente convocata per il 3 maggio 2023.

Perché tanta fretta? Tra le varie supposizioni, il presunto temuto confronto con l’assemblea dei soci che avrebbe comportato un minimo, ma non trascurabile rischio, di non essere rieletti.

Ma c’è anche la variante virale. O meglio il consiglio di amministrazione della Banca Popolare del Lazio ha optato per una sua riconferma per i successivi tre anni potendo usufruire della ormai quasi desueta norma Covid, ancora in vigore fino al 31 luglio 2023, evitando così di veder sottoposto all’esame della platea assembleare qualsivoglia operato. Molti si sono chiesti: è stata utilizzata questa norma per evitare il confronto con i soci? La domanda sembra quantomeno lecita se si circostanzia in un dato di fatto: la perdita di valore delle azioni della Banca Popolare del Lazio che hanno subito un deterioramento dal valore di quasi 40 euro dell’era Mastrostefano a poco più di 15 euro dell’era Capecelatro con un trend in discesa di cui al momento non si vede la fine.

Qualcuno ha ragionato: «Proprio al fine di evitare che qualche cordata potesse presentare una autonoma lista di candidati, hanno affrettato la convocazione dell’assemblea così da escludere di fatto la possibilità di ogni eventuale cordata concorrente». Ma non potendo fare processi alle intenzioni possiamo soltanto ragionare a voce alta. Certo è che come diceva un protagonista della Democrazia Cristiana “A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina”.

Ma restiamo ai fatti: per la presentazione delle liste, questo stesso consiglio di amministrazione della banca si è fatto approvare in una assemblea Covid, non in presenza, una norma che richiede la presentazione di una lista dodici giorni prima dell’assemblea corredata da 250 firme di soci per la presentazione.

In pratica se qualcuno volesse presentare una lista di candidati, dovrebbe presentarla entro il 20 aprile 2023 avendo prima di tale data raccolto 250 firme di soci, di cui non si conosce il nome. Una operazione solo formalmente possibile ma oggettivamente pressoché irrealizzabile.

Il tutto trascurando evidentemente lo strumento cooperativistico con cui veniva costituita la Banca la trasparenza invocata dalla Banca D’Italia.

Ma ci sono altre novità su argomenti da noi toccati e per cui avevamo esercitato il lecito diritto di critica (non gradito alla banca che continua a voler chiedere alla testata risarcimenti economici solo perché abbiamo esercitato liberamente un sacrosanto diritto garantito dalla Costituzione italiana).

È stato rimosso dal Cda della banca Alessandro Natalizia, figlio di Giancarlo Natalizia che nei prossimi anni si troverà a difendersi dalle accuse di conflitto di interessi nell’ambito della gestione della Banca.

Al pari si è dimesso con effetto immediato l’Avv. Leopoldo Sambucci, di nomina recente e di cui gli stessi vertici della Banca avevano da sempre speso parole di elogio per la sua competenza.

Tra i nuovi volti che andranno ad occupare una delle nove poltrone del cda, troviamo la figlia del Dott. Carlo Romagnoli, presidente del Collegio sindacale della stessa Banca Popolare del Lazio, coinvolto nella vicenda del conflitto di interessi della Natalizia Petroli per il suo ruolo di presidente del collegio sindacale della stessa mentre Giancarlo Natalizia sembra violasse la norma per la quale è stato inquisito.

Dunque per coloro che volessero vedere il marcio ovunque, sembra profilarsi un sistema consolidato di gestione tesa alla scarsa partecipazione degli investitori/soci della Banca che intanto assistono allo svalutarsi delle loro azioni. Soci, posti nella condizione di non riuscire a esprimere democraticamente la loro volontà. 

Il ricordo, in questo quadro, va ai soci della Banca Valconca che con le proprie forze si sono svincolati dalla sorta di morsa nella quale erano stretti da una parte Banca D’Italia che avrebbe commissariato e dall’altra la Banca Popolare del Lazio che pensava a una fusione con poche vie di fuga a garantire la salvaguardia di una realtà storica per il territorio romagnolo.




Turismo, Varese protagonista di due importanti rassegne

All’avvio del periodo primaverile, la Camera di Commercio di Varese sviluppa il proprio impegno a favore della promozione turistica provinciale per cui, in queste settimane, grazie all’ente di piazza Monte Grappa, Varese e il suo territorio sono stati protagonisti in occasione di due importanti rassegne: la “Borsa Internazionale dei Laghi del Nord Italia”, in programma dal 23 al 26 marzo, e la “Fiera del CicloTurismo” di Bologna, svoltasi nel fine settimana dell’1 e 2 aprile.
 
Il primo appuntamento era a Verbania ove si è svolta la Borsa dei Laghi con l’obiettivo di presentare i bacini lacustri dell’intero Nord Italia come destinazione turistica unitaria, dando vita a un’offerta capace di competere con i grandi protagonisti del mercato globale. Protagonisti anche internazionali che hanno incontrato gli operatori locali per poi partecipare a tour e toccare con mano le bellezze ambientali e artistiche dei territori così da proporle in modo efficace ai propri clienti.
 
«Dopo i buoni riscontri frutto della partecipazione nel 2022 – ha sottolineato il presidente di Camera di Commercio Varese, Mauro Vitiello –, eccoci alla nuova edizione di una rassegna che, di volta in volta, acquisisce un profilo sempre più significativo: una vetrina fatta di interlocutori internazionali e operatori turistici ad alto profilo. Come “provincia dei sette laghi”, vogliamo essere protagonisti di questa iniziativa e – perché no? – sperare che l’anno prossimo possa svolgersi all’interno del nostro contesto». Gli incontri d’affari si sono svolti sul Lago Maggiore a bordo della motonave Verbania: per quasi tutti gli 80 acquirenti esteri presenti, si è trattato della prima partecipazione all’evento. Venticinque i Paesi di provenienza, con una rappresentanza significativa da Stati Uniti, Germania, Repubblica Ceca, Belgio, Gran Bretagna, Spagna, Polonia e Olanda. Gli appuntamenti per favorire l’incontro tra domanda e offerta sono stati circa 2.500.
 
Hanno poi avuto luogo i tour di familiarizzazione dei territori, con gli acquirenti internazionali che, nel fine settimana, si sono dedicati alla scoperta del meglio dei laghi prealpini varesini con le loro bellezze ambientali e artistiche, dalla Rocca di Angera all’Eremo di Santa Caterina del Sasso.
 
Qualche giorno ed ecco un nuovo impegno promozionale per Camera di Commercio: nell’ambito del progetto #varesedoyoubike, l’ente di piazza Monte Grappa ha preso parte alla Fiera del Cicloturismo. L’evento era in programma a Bologna nel weekend dell’1 e 2 aprile, preceduto il 31 marzo dal primo forum B2B destinato agli operatori del turismo in bicicletta.  La presenza a questa rassegna di rilievo nazionale ha permesso a Varese di proporsi al gran pubblico degli appassionati con i suoi 45 percorsi fin d’ora mappati, le sue guide formate per accompagnare i cicloturisti e, complessivamente, le iniziative in tale ambito avviate dagli operatori del territorio.
 
 
 




Eccellenze industriali italiane: è boom produttivo nel 2022 per la Lombardia

Da quanto emerge dall’inchiesta sui bilanci realizzata da Industria Felix Magazine, trimestrale di economia e finanza in supplemento con Il Sole 24 Ore, e Cerved, presentata in occasione del 46° evento Industria Felix, 7a edizione della Lombardia, la società Lu-ve Group e la Secondo Mona si posizionano come le due imprese più di eccellenza per la provincia di Varese. Ad aggiudicarsi il riconoscimento, sono, con loro, altre 52 imprese in tutta la regione.
 
In particolare la Lu-ve di Uboldo, esperta nelle apparecchiature per la refrigerazione e il condizionamento, prosegue nella sua attività di successo che l’ha proiettata in tutto il mondo. L’azienda è il terzo operatore al mondo ed il secondo in Europa nella produzione degli scambiatori di calore ad aria e dal 1986 progetta e realizza basandosi su tecnologie d’avanguardia nel campo della refrigerazione e del condizionamento industriali. Nonostante il 2022 si sia chiuso con la scomparsa del fondatore e presidente del Gruppo, Iginio Liberali, si è tuttavia rivelato un anno molto intenso ed impegnativo portando ad un picco di fatturato di oltre € 618 milioni ed al completamento di tre operazioni straordinarie (l’acquisizione di Refrion e degli asset di ACC Wanbao nonché la cessione della controllata Tecnair) e l’avvio di nuovi importanti progetti per lo sviluppo futuro. Il fatturato è cresciuto di un quarto rispetto al 2021, per un utile netto dell’esercizio di € 49,1 milioni (+98,0%) ed un portafoglio ordini di 188,8 milioni (+4,8%). Il gruppo ha 4500 collaboratori  in tutto il mondo di cui 1300 in Italia.
 
Il Cda ha nominato il Ceo, Matteo Liberali, Presidente della società sino al termine del mandato consiliare in corso, confermandogli le deleghe che gli sono già attribuite e che non subiscono modifiche.
 
La Lombardia nell’anno post-Covid ha aumentato del 26,3% i ricavi delle società di capitali con sede legale nella regione e fatturati sopra il milione e prodotto circa 1.200 miliardi di euro. Le tre province che si posizionano sul podio per la miglior crescita dei ricavi a livello percentuale sono quelle di Brescia con il 38,9% per 115 miliardi di euro, Mantova con il 34,5% per 38 miliardi e Lecco con il 29,1% per 18 miliardi. Subito dopo si classificano Bergamo con il 28,6% per 84 miliardi, Lodi con il 26,2% per 6 miliardi, Cremona con il 25,3% per 16 miliardi, Milano con il 24,7% traina la regione in valori assoluti per 781 miliardi, Varese con il 23,7% per 34 miliardi, Monza e Brianza con il 21,4% per 61 miliardi, Como con il 21,3% per 23 miliardi, Sondrio con il 20,4% per 5 miliardi e infine Pavia con il 19,2% per 12 miliardi.
 
 
 




Rai Gulp, “Le Cronache di Nanarìa”: La dislessia spiegata in una serie tv per ragazzi

Da lunedi 3 aprile 2023 tutti i giorni alle ore 14.10 e 19.10 su Rai Gulp e in anteprima su RaiPlay dal 31 marzo 2023
 
 
 
Da lunedì 3 aprile 2023 arriva su Rai Gulp “Le Cronache di Nanarìa”, la prima serie tv rivolta ai giovanissimi che esplora l’universo della dislessia, prodotta da Rai Kids e Aurora tv,in onda tutti i giorni alle ore 14.10 e 19.10 su Rai Gulp e, in anteprima su RaiPlay dal 31 marzo 2023.
 
Nanarìa è Arianna, undicenne brillante e sognatrice, che inizia la prima media scoprendo che il problema che aveva incontrato nella scuola primaria ha un nome, dislessia: inizia così a conoscerlo e a comprenderlo. E piano piano ad accettarsi sempre di più.
 
La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) che si manifesta nella correttezza e/o nella velocità  di lettura. Ancora oggi, pur riguardando quasi 1 alunno per classe in Italia e circa 3 milioni di persone, è sorprendentemente poco conosciuto sia dai genitori che dai ragazzi, un disturbo invisibile spesso non diagnosticato in tempi adeguati. Una tardiva diagnosi non solo può compromettere la carriera scolastica, ma l’intero percorso di crescita dei ragazzi con il rischio di crisi di autostima e episodi di bullismo.
 
Èd è proprio quello che succede ad Arianna (Valentina Filippeschi), protagonista della storia, ragazzina brillante che alle elementari è stata perseguitata da “inspiegabili” problemi di rendimento, accompagnati dalle prese in giro di alcune compagne di classe. Attraverso un video diario la ragazza racconta il suo tragicomico ingresso alle medie con le disavventure scolastiche dovute anche al suo disturbo ma soprattutto la scoperta del corso di teatro, attività che sembrerebbe la meno indicata per lei… Ma è cosìche incontra l’estrosa Nora (Francesca Carrain), un’insegnante attenta e pronta all’ascolto, e alcuni meravigliosi compagni di viaggio con cui trova la forza per superare ogni difficoltà. Calcando il palcoscenico, fra improvvisazioni brillanti ed esercizi di immedesimazione, Arianna impara a esprimere tutto il suo potenziale di creatività e ad accettarsi: allora, l’errore che fa quando deve scrivere il proprio nome davanti a tutti, con un piccolo colpo di genio diventa un sofisticato nome d’arte: Nanaria.
 
“Le Cronache di Nanaria”, che gode del patrocinio di AID (Associazione Italiana Dislessia), non solo vuole informare e sensibilizzare su questa tematica con un linguaggio corretto e vicino ai ragazzi, ma anche superare lo stigma legato a questo disturbo dell’apprendimento, mettendo in scena con leggerezza ed ironia temi universali durante la crescita, come la scoperta e l’accettazione di sé e dell’altro, l’importanza della solidarietà e dell’amicizia, l’esplorazione delle proprie capacità e la scoperta dei propri talenti.
 
Sfondo delle avventure teatrali di Nanaria, una splendida opera del pittore Enrico Benaglia, artista contemporaneo che si è confrontato con una diagnosi tardiva di dislessia. Una sua opera impreziosisce il fondale del palcoscenico su cui si muovono i ragazzi, dandogli un’atmosfera magica e sognante, rendendolo il luogo dove tutto è possibile, basta saper immaginare.
 
“Le Cronache di Nanaria” è una serie in 15 episodi da 25 minuti, diretta dal regista appena trentenne Matteo Gentiloni, che con la sua opera “Mollami” ha suscitato interesse con il racconto originale di un’adolescenza difficile. Con lui un cast di giovanissimi talenti tutti di età compresa fra i 13 e 14 anni.
 
Associazione Italiana Dislessia (AID) – www.aiditalia.org
 
AID – Associazione Italiana Dislessia – nasce nel 1997 con la volontà di fare crescere la consapevolezza e la sensibilità verso i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia), che in Italia si stima riguardino quasi 3 milioni di persone. L’Associazione conta, oggi, 13.000 soci e 85 sezioni attive distribuite su tutto il territorio nazionale. AID lavora per approfondire la conoscenza dei DSA; promuovere la ricerca; accrescere gli strumenti e migliorare le metodologie inclusive a scuola e nel mondo del lavoro; affrontare e risolvere le problematiche sociali legate ai DSA.
 
L’Associazione è aperta ai genitori e familiari di bambini dislessici, agli adulti con DSA, agli insegnanti e ai tecnici (logopedisti, psicologi, medici).
 




“Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga”: su Rai 3 la docufiction sul terrorista pluriomicida

Saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti

Andrà in onda il 1° aprile in prima serata su Rai 3 “Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga”, la docufiction coprodotta da Rai Fiction e Indigo Stories per la regia di Graziano Conversano che racconta la fine della fuga lunga trentasette anni e l’arresto dell’ex terrorista pluriomicida Cesare Battisti.

Una grande “caccia all’uomo”, frutto di una operazione internazionale che grazie alla costanza della Polizia di Stato e alla collaborazione delle forze dell’ordine boliviane, ha così reso giustizia alle vittime e ai loro parenti, con la condanna all’ergastolo in via definitiva in Italia, per quattro omicidi compiuti negli anni Settanta.

Trentasette anni tra Europa e Sud America, polemiche, intercettazioni e pedinamenti, durante i quali Battisti ha sempre trovato il modo di sottrarsi alla giustizia. Fino al 12 gennaio del 2019. Viene arrestato a Santa Cruz de la Sierra da una squadra speciale dell’Interpol formata da poliziotti italiani e boliviani. Al momento del fermo ha 64 anni, era in fuga più o meno dal 13 dicembre, quando la Corte Suprema del Brasile, paese in cui viveva dal 2004, ne aveva ordinato l’arresto in vista di una possibile estradizione in Italia, negata in precedenza dall’ex Presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

In Caccia all’uomo saranno gli investigatori i protagonisti dell’indagine e dell’arresto a raccontare la lunga caccia a Battisti: non solo strategia investigativa, tecnologia e mezzi innovativi, ma anche le emozioni di chi quotidianamente compie con abnegazione e grande professionalità il proprio mestiere nell’ombra. Una ricerca incessante, serrata e densa di colpi di scena per scovare il latitante in un territorio sconfinato del Sud America, con poche tracce da seguire, fatta da uomini e donne dello Stato abituati a lavorare lontano dai riflettori, con dedizione e spirito di gruppo.

Le testimonianze e le ricostruzioni dei poliziotti che hanno condotto le ricerche negli ultimi anni della sua clandestinità – Eugenio Spina, Giuseppe Codispoti, Emilio Russo e Cristina Villa – ci guidano in tutte le complesse fasi dell’operazione.

Caccia all’uomo ripercorre le contraddizioni dell’Italia degli anni di piombo, i complicati rapporti diplomatici tra i paesi coinvolti, ricostruisce le tante maschere e le mille vite di Battisti anche attraverso le testimonianze dei protagonisti di quegli anni e dei parenti delle vittime: Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, il gioielliere ucciso in un agguato dei PAC perché ritenuto un “giustiziere di proletari”, e Maurizio Campagna, fratello di Andrea Campagna, il giovane agente della Digos freddato da cinque colpi di pistola alla schiena esplosi proprio da Battisti. E ancora, Arrigo Cavallina, l’ex terrorista fondatore dei Proletari Armati per il Comunismo, Michele Valsenise, ambasciatore d’Italia in Brasile tra il 2004 e il 2009, lo storico Alessandro Giacone, i giornalisti Giovanni Bianconi e Carlo Bonini.

A corredo della narrazione materiale esclusivo fornito dalle forze dell’ordine: interviste agli investigatori e documenti che ricostruiscono la storia criminale di Cesare Battisti e la sua latitanza.

Caccia all’uomo. Cesare Battisti una vita in fuga è prodotto da Rai Fiction e Alessandro Lostia per Indigo Stories. Regia di Graziano Conversano; soggetto e sceneggiatura Giovanni Filippetto e Jan Ronca; direttore della fotografia Luigi Montebello; scenografia Barbara Vandi, Emanuela Rota; costumi Daniela Guastini; montaggio Michele Castelli; musiche Giorgio Spada; casting My casting; aiuto regia Adriano Candiago; fonico Davide Pesola; direttore di produzione Luca Guerra; produttore esecutivo Andrea Magnaschi; produttore RAI Lorenza Bizzarri.

Cast artistico: Andrea Cagliesi (Cesare Battisti); Alessandra Cheli (Cristina Villa); Martino D’Amico (Emilio Russo); Rosario Terranova (Giuseppe Codispoti).




Brigate Rosse, la Francia dice no all’estradizione di 10 terroristi

Enrico Galmozzi, fondatore di Prima Linea: ‘Che goduria!’

La Cassazione francese ha confermato il rifiuto della Francia all’estradizione dei 10 Br degli anni di piombo in Italia.

 “La Corte di Cassazione – si legge nel dispositivo annunciato oggi a Parigi sull’estremo ricorso contro il rifiuto di estradare i 10 ex Br in Italia – respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Parigi contro le decisioni della Corte d’Appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti”. La Cassazione conclude che “il parere sfavorevole sulle richieste sfavorevoli alle richieste di estradizione è, in considerazione di ciò, definitivo”.

Il rifiuto di accogliere il ricorso alla Corte di Cassazione sull’estradizione di 10 ex militanti di estrema sinistra italiani, in gran parte ex delle Brigate rosse, rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo”, era atteso.

Per i 10 , di cui 8 uomini fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, e 2 donne (le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli), il tribunale francese aveva già negato, il 29 giugno dello scorso anno, l’estradizione chiesta dall’Italia. La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”. Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati.

“Quanto mi fa godere la Cassazione francese…”. Questo il commento su Facebook di Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima Linea, alla decisione dei giudici di Parigi di confermare il rifiuto all’estradizione dei 10 ex Br degli anni di piombo in Italia. Galmozzi è stato condannato per gli omicidi dell’avvocato Enrico Pedenovi e del poliziotto Giuseppe Ciotta.




La rivelazione ipotizzata da Oreste Ruggiero. La madre di Leonardo da Vinci era una schiava dell’Est!

Il grande Carlo Pedretti, a cui va dato il merito di avere fatto conoscere e amare Leonardo da Vinci dal grande pubblico, e col quale ho avuto l’onore di collaborare e confrontarmi negli ultimi anni della sua vita, mi diceva:

Se trovi la parola “scoperta” in uno dei miei scritti – e ne aveva scritti davvero tanti – pago quello che credi”.

Questo stava a significare il valore attribuito alla ricerca scientifica, fondata su atti certi e documenti di archivio o testimonianze, che caratterizzava senza flessioni la sua immensa bibliografia su Leonardo.

Alberto Angela con Carlo Pedretti

Si può dire che l’amico Pedretti “tollerava” il mio approccio “intuitivo”, comunque frutto di studi e ricerche seppure non probanti, in quanto ero anche architetto, artista e pertanto in qualche modo “dominato” dalla fantasia e dalla creatività; valori che Pedretti ammirava come qualità e di cui era ricco nello spirito e nelle capacità manuali.

Ma, altrettanto, nel profondo, Carlo Pedretti era affascinato dagli studi di iconologia-iconografia, il metodo che individua oltre la tecnica esecutiva (che spesso annoia gli studenti e il grande pubblico), il significato e il messaggio di un’opera (in cui generosamente mi definì “amico e collega particolarmente preparato”), tanto da scrivere un articolo nel 1994 dal titolo emblematico “l’iconografia, o l’iconologia, una disciplina  che è andata eclissandosi durante l’ultimo ventennio”.

Perché dico questo? Perché per anni da chi era vicino a Pedretti, e si reputava suo erede intellettuale (ed erano davvero tanti…) sono stato snobbato perché alla base delle mie ricerche non c’erano documenti “scoperti” in qualche archivio; tanto da indurmi infine a “raccontare” le mie teorie (che venivano definite ‘congetture’, sebbene frutto di studi e confronti, e come tali ignorate dal mondo degli studiosi identificati col metodo scientifico), in forma romanzata.

Oggi mi salta inevitabilmente agli occhi la parola “rivelazione” che accompagna sulla stampa nazionale e internazionale il “romanzo” di Carlo Vecce “Il sorriso di Caterina – La madre di Leonardo” in cui si “scopre e rivela” che la madre di Leonardo, Caterina, era una schiava dei paesi dell’Est, in particolare del Caucaso, rapita da pirati commercianti di schiavi sulle coste del Mar Nero.

Senza nulla togliere a Carlo Vecce come studioso e collaboratore stimato in tanti lavori di Carlo Pedretti, che non è stato citato fra tanti altri nei ringraziamenti in calce al libro, egli basa il suo romanzo su un documento d’archivio in cui il notaio Piero da Vinci, comunemente ritenuto il padre di Leonardo, redigeva l’atto di liberazione dalla schiavitù di Caterina. Da questo ad asserire che quella Caterina fosse la madre di Leonardo e che fosse l’amante (o peggio il sollazzo sessuale come emerge in alcune riviste) del notaio Piero da Vinci, il terreno scivola, nel secondo caso tristemente, dal piano scientifico a quello congetturale.

Allora la parola “rivelazione” per onestà intellettuale dovrebbe essere rivista; ma soprattutto, se siamo nell’ambito della “intuizione”, quella di Carlo Vecce allora non ha la primogenitura.

Perché asserisco questo? Perché la prima ipotesi che la madre di Leonardo dal nome Caterina fosse una schiava risale a Renzo Cianchi, non citato, che in un saggio pubblicato dal figlio Francesco nel 2008, dal titolo inequivocabile “La madre di Leonardo era una schiava?”, ipotizzò questa tesi.

Ma ben oltre10 anni prima del libro di Carlo Vecce, nel 2012, l’ipotesi che la madre di Leonardo fosse una schiava dell’Est, un’ancella del tempio dell’Isola dei Serpenti nel Mar Nero, proveniente ancora da più lontano e rapita da pirati, appartiene al mio libro “La madre di Leonardo – Schiava e dea”. In quel libro, sempre in chiave romanzata ma non del tutto inattendibile, ipotizzo che il padre Piero non fosse il notaio da Vinci, prestatosi alla copertura del più importante personaggio, ma Piero de’Medici, il padre di Lorenzo il Magnifico (del resto anche Cosimo de’Medici, padre di Piero e nonno di Lorenzo de’ Medici ebbe un figlio proprio da una schiava circassa). Andrebbe maggiormente indagata a riguardo la frase, e il suo significato, che Leonardo, abbandonando Roma deluso da Giuliano de’ Medici e da Papa Leone X Medici, scrisse con amarezza: “I medici mi crearono e mi distrussero…”

Ma, se non bastasse, ho ripreso questa ipotesi nel libro del 2017 “Noi siamo Leonardo?” dove in modo ancora più preciso e anticipatore rispetto alla “rivelazione” di Carlo Vecce ipotizzo la provenienza di Caterina, la madre di Leonardo, dal Caucaso.

In entrambi questi volumi non ebbi l’accortezza di citare lo studio di Renzo Cianci, ma si trattava di romanzi puri e non anticipati come “rivelazione” storica, e comunque ebbi modo di scusarmene con la signora Cianchi correndo ai ripari nella mia pubblicazione del 2020 “Il Misticismo di Leonardo da Vinci (uomo senza lettere e fede) dialogo con Carlo Pedretti e altri” dove ripropongo il tema del rapporto formativo fra Leonardo e la madre (la schiava circassa) Caterina.

Perché ho fatto queste precisazioni? Perché quando si sviluppa un romanzo su un tema già scaturito dalla fantasia di altri, magari scrivendolo forse anche meglio e più ricco di particolari, ritengo sia comunque doveroso citare chi ha già trattato l’argomento e il tema che ne costituisce la base o l’essenza creativa: in questo caso che la madre di Leonardo fosse una schiava dell’Est e che avesse avuto, per le sue origini e sapere, una grande influenza, fino ad essere identificata nella Gioconda (come sosteneva Freud) per la grandezza di Leonardo, uomo universale.

Ma soprattutto intendo stavolta, dopo tanti anni di studi, “mettere le mani avanti” per quanto potrà servire…, almeno su altre quattro probabili future “RIVELAZIONI” da parte di altri autori, che elenco di seguito e sulle quali fino ad ora, lo stesso gruppo che ha partecipato al lavoro di Carlo Vecce, ha assunto negli anni uno sprezzante, silenzioso distacco.

Il primo argomento, come scrivo in “L’altro Leonardo – I mostri e la bellezza di Da Vinci” del 2009, è che le principali opere di Leonardo, fra cui La Gioconda e il San Giovanni Battista, se specchiate, contengono al loro interno immagini all’insegna della teoria dell’armonia degli opposti e rispettivamente una Gargoyle (e altro ancora…) e un Bafometto, quali anticipazioni di quelle anamorfosi che, come ricorda Pedretti, Leonardo sviluppò sul finire della vita.

Il secondo argomento è il contenuto del libro “Leonardo da Vinci e il (disegno del) territorio vivente” del 2013, dove sostengo che quel disegno non è una semplice rappresentazione topografica di un paesaggio ma contiene al suo interno un elaborato messaggio frutto di figure nascoste nelle rocce, simile all’antica tecnica cinese, e quindi eseguito, con riflessione e meditazione, in più tempi. Riscontro con soddisfazione che durante il recente restauro dell’opera presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze è emerso che il disegno è stato eseguito in più tempi e con più inchiostri e non è un disegno realizzato, pertanto, durante un viaggio e in pochi minuti come asserivano con determinazione vari studiosi.

 Il terzo argomento, è riferito alla scultura dell’Angelo Annunciante di San Gennaro che Carlo Pedretti nel 1999 attribuì al giovane Leonardo da Vinci. Dopo la scomparsa di Pedretti mi occupai come promotore e coordinatore del restauro dell’opera, generosamente finanziato da comuni amici Russi. All’epoca, era il 2019, fui diffidato  dal “legare” l’opera al nome di Leonardo in quanto dal restauro avrebbe potuto emerge, tratti in inganno da maldestre ridipinture settecentesche, che la scultura fosse di tale epoca con grande conseguente discredito per l’intuizione “errata” di Pedretti. Andai avanti con la mia convinzione, in linea con quella di Pedretti, ed emerse inequivocabilmente dal magistrale restauro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure che l’opera era quattrocentesca, di ricca finitura ed eseguita da mano esperta e veloce.

L’Angelo annunciante” della Pieve di San Gennaro in Lucchesia

 Questo andava a confermare la mia teoria che l’opera potesse appartenere, andando così oltre Pedretti, a Leonardo in età matura, eseguita durante i suoi sopralluoghi a San Gennaro e dintorni per la realizzazione della mappa (oggi a Windsor) funzionale agli studi per la deviazione del fiume Arno fra il 1503-1504.

Successivamente questa tesi, circa l’appartenenza dell’opera a Leonardo adulto, è stata suffragata da una testimonianza di persona la quale, allora giovanissima, ricordava esattamente e dichiarava che negli anni 40’-50’ la mano destra dell’Angelo, non ricostruita dall’Opificio per mancanza di documentazione scientifica riguardo la postura delle dita mancanti, era con l’indice disteso, ‘tipico’ del gesto nell’arte di Leonardo; esattamente come ipotizzavo nel mio libro “Se fosse un indice che è Leonardo” del 2019.

Ma anche desidero anticipare la possibile “futura rivelazione” che l’Angelo Annunciante attribuito a Leonardo appartenga ad un gruppo scultoreo dell’Annunciazione, come ho ipotizzato nel mio libro “L’enigmatica Madonna del Parto di San Gennaro – Una singolare Annunciazione fra Leonardo e Piero della Francesca” del 2021, e come emerse da documenti di archivio del 1646 e del 1933, quest’ultimi da me ritrovati nella Pieve di San Gennaro, assieme al Parroco Don Cyprien Mwiseneza.

Il quarto argomento è il rapporto fra Leonardo da Vinci e la religione. Diceva Carlo Pedretti: «I grandi interpreti del pensiero e dell’indole di Leonardo, che si sono avvicendati negli ultimi centocinquant’anni, hanno sempre evitato di prendere di petto il problema del rapporto di Leonardo e della sua arte con la religione. É un problema abbastanza scomodo, per non dire spinoso…». Qualcosa a riguardo ho detto nel libro “IDEA dopo ‘Li omini grossi’ “, sperando in un mondo che possa andare oltre la grettezza degli uomini “di tristi costumi”, come li definiva Leonardo, cioè senza anima. Uno stato collettivo di frenesia, indolenza e rabbia, esploso violentemente dopo i melensi “cinguettii” e abbracci virtuali durante il periodo pandemico.

Alla fine di questo exursus, consapevole di avere poco promosso il mio lavoro, trascinato sempre da nuove curiosità e dall’impegno anche in altre attività, come la rappresentazione artistica di questi studi, per cui continuo ad essere grato a Pedretti per la sue esaltanti parole a riguardo; spero di poter scongiurare che prossimamente mi possa ancora trovare di fronte a “rivelazioni” circa: 1_opere presenti nella Gioconda e nel San Giovanni Battista in ossequio alla teoria rinascimentale dell’armonia degli opposti; 2_scoperta di figure presenti nelle rocce del disegno del paesaggio di Leonardo del 1473 (a riguardo qualcuno ha “scoperto” recentemente la presenza del volto di un leone al centro del disegno che illustrai anni e anni fa all’Istituto di Cultura dell’Ambasciata italiana di cultura a Vienna; 3_che la scultura dell’Angelo di San Gennaro è di Leonardo da Vinci e  soprattutto di Leonardo maturo, come ho ipotizzato; 4_ che è opportuno occuparsi, con conseguente annuncio alla stampa internazionale, del rapporto fra Leonardo e la religione.

Ma ancora di più mi preme, senza nulla togliere alla riconoscenza per chi fa ricerche di archivio, preziose per le successive riflessioni (non dogmi: ai miei studenti ricordavo che spesso il mito è più veritiero della storia), che venga riconosciuto, accompagnato da profondi studi, il valore del metodo intuitivo. A riguardo cito Einstein quando affermava: “La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un servo fedele. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”

Desidero terminare dedicando ai passati e futuri “scopritori di idee altrui” quanto di loro scriveva Leonardo da Vinci, definendoli ‘trombetti’ con evidente rammarico e un pizzico di risentimento:

«Costoro vanno sconfiati e pomposi, vestiti e ornati non delle loro, ma delle altrui fatiche, e le mie a me medesimo non concedano; e se me inventore disprezzeranno, quanto maggiormente loro, non inventori ma trombetti e recitatori delle altrui opere, potranno essere biasimati.»

Ma prendo ancora un piccolo spazio per manifestare la preoccupazione che anche nei confronti del mio prossimo libro, che amplia i temi del precedente e uscirà a giorni, dal titolo “Leonardo da Vinci ‘omo’ postmoderno – Il vero volto di Leonardo?” avvenga che qualche “trombetto” possa scoprire, facendo sua l’idea del libro rivisitata, il valore della “filosofia” di Leonardo (non quella comunemente intesa) e quanto essa possa essere oggi utile come una sorta di eredità per il genere umano o antidoto “anti-nichilismo”.  Vorrei invece che qualcuno, magari con maggiore merito su quei temi, potesse poi approfondire e migliorare lealmente, o anche criticare, ma con onestà intellettuale, quanto attraverso quell’opera mi prefiggo di dire e raccontare.

Oreste Ruggiero, marzo 2023




Meta non rinnova l’accordo con la Siae, via la musica italiana da Facebook e Instagram

Meta, la holding proprietaria di Facebook e Instagram, ha reso noto di non aver raggiunto un accordo con la Siae per il rinnovo della licenza sul diritto di autore. Di conseguenza sui social vengono bloccati o silenziati i brani che rientrano nel repertorio Siae, gli altri continuano ad essere disponibili. ”Una decisione unilaterale che lascia sconcertati”, dichiara la Società degli autori ed editori italiani. “Abbiamo accordi di licenza in oltre 150 paesi nel mondo, continueremo a impegnarci per raggiungere un accordo con Siae che soddisfi tutte le parti”, ribatte la società di Mark Zuckerberg. “No al far west, i colossi rispettino le opere d’ingegno e la sovranità legislativa degli Stati”, sottolinea il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano che aggiunge: “La indiscutibile libertà di mercato va esercitata all’interno di regole condivise e rispettate da tutti: è il fondamento di una convivenza pacifica e produttiva”. “La scelta di Meta è un danno enorme che preoccupa” dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione a all’editoria, Alberto Barachini. Meta per consentire l’uso della musica sui social, che rende più accattivanti i post di creator e influencer, stringe accordi sul copyright con i titolari dei diritti musicali in tutto il mondo. Nel territorio europeo ha partner in Spagna, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Turchia. La rottura con la Siae rappresenta un precedente mondiale per il colosso di Menlo Park. Ha un impatto sui Reels (i video brevi su Facebook e Instagram), sul flusso delle notizie di Instagram, e sulle Storie di Facebook e Instagram. Su Facebook i contenuti impattati vengono bloccati, su Instagram silenziati. “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae – rende noto Meta – da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del loro repertorio nella nostra libreria musicale. Continueremo a impegnarci per raggiungere un’intesa che soddisfi tutte le parti, crediamo sia un valore per l’intera industria musicale permettere alle persone di condividere e connettersi sulle nostre piattaforme utilizzando la musica che amano”. ”A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio – ribatte la Società degli autori ed editori italiani – Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti. Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023″. Per Mogol, presidente onorario di Siae e celebre autore e compositore, la battaglia in difesa degli autori “è sacra, queste piattaforme guadagnano miliardi e sono restie a pagare qualcosa”. L’industria musicale, attraverso il suo presidente Enzo Mazza, auspica che “Siae e Meta trovino presto un accordo nell’interesse del crescente mercato musicale in Italia e degli aventi diritto”. “Chiediamo che Meta riapra immediatamente in buona fede un tavolo negoziale con Siae”, gli fa eco il presidente della Federazioni Editori Musicali, Paolo Franchini. L’associazione influencer, in una nota, auspica “che il dialogo tra le due realtà abbia un epilogo costruttivo”, nella convinzione che, “specialmente per quanto concerne le professioni creative, sia importante ripristinare il precedente stato dell’arte”. Infine, rilievi anche da parte di Soundreef, gestore indipendente dei diritti d’autore. “Sappiamo che il take down dei brani da parte di Meta sta riguardando anche il repertorio integralmente amministrato da Soundreef e i repertori esteri – sottolinea il gruppo – È evidente che l’esito della trattativa tra Meta e Siae sta danneggiando tutte le società di collecting operanti, in Italia e non. Stiamo contattando entrambe le parti per capire come l’intera negoziazione sia stata condotta e stiamo lavorando per ripristinare sulle piattaforme Meta tutti i brani di cui amministra totalmente i diritti”.

F.P.L.




Apple Music Classical, l’app definitiva per gli amanti dei grandi compositori

Apple Music Classical è, come suggerisce il nome, un’app tutta dedicata alla musica classica, con un catalogo composto da oltre 5 milioni di brani a cui si affiancano le biografie dei principali compositori e approfondimenti sulle opere. Per l’offerta di musica classica, il colosso di Cupertino ha badato soprattutto alla qualità: alcuni brani potranno infatti essere ascoltati con risoluzione Hi-Res Lossless, ossia la migliore possibile oggi su dispositivi della Mela, con migliaia di registrazioni composte con audio spaziale, più avvolgente. Apple Music Classical offrirà inoltre una serie di ritratti digitali ad alta risoluzione completamente restaurati di molti dei più grandi compositori della storia. Si tratta di lavori, spiega la società, “appositamente commissionati a un gruppo eterogeneo di artisti e artiste. Le immagini fondono la ricerca storica con i colori e i riferimenti artistici del relativo periodo classico. I risultati mostrano un’attenzione ai dettagli, portando il pubblico faccia a faccia con i volti più importanti della musica classica”. L’app offre la possibilità di effettuare ricerche per compositore, opera, direttore d’orchestra o anche per numero di catalogo, per trovare immediatamente registrazioni specifiche. Al momento, non è prevista una versione per iPad o Mac ma solo su iPhone con sistema operativo iOS 15.4 o successivo. Nel corso dei prossimi mesi, Music Classical arriverà anche su Android. Il download è gratuito ma sarà richiesto un abbonamento Apple Music per la fruizione. In un breve video introduttivo l’azienda di Tim Cook definisce l’app “a new dawn in classical music”. Sicuramente questa operazione fa bene a tutto il “mondo classica”. Le persone che utilizzano prodotti Apple sono prevalentemente giovani, grandi consumatori di musica e pieni di curiosità, per i quali la piattaforma propone una serie di playlist capaci di intercettare i loro gusti. Anche il mondo discografico, ancora troppo legato al disco fisico e ai tanti costi, può trarne benefici. Non solo. C’è la possibilità che aumentino gli spazi per nuovi e promettenti progetti. Apple pare stia già facendo accordi con artisti di musica classica e istituzioni musicali per offrire contenuti e registrazioni esclusive. Bisogna capire se l’azienda vuole lanciarsi stabilmente anche nel mondo della produzione approcciandosi con la stessa strategia usata per Apple TV: produrre poco a livello quantitativo ma di altissimo livello qualitativo.

F.P.L.




Frascati, Luigi Caporicci nuovo Presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Frascati

L’Amministrazione comunale di Frascati ha incontrato il nuovo presidente del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati, al quale la sindaca Francesca Sbardella ha augurato un sereno e proficuo lavoro nella valorizzazione delle eccellenze del territori. Una guida autorevole quella che si ritrova il Consorzio, grazie alla grande esperienza di Caporicci, presidente della storica cantina Gotto D’Oro.

Caporicci alla guida del Consorzio saprà senz’ altro restituire il giusto peso ai vini del territorio valorizzandone la qualità come meritano anche sul piano Nazionale e internazionale. Ci si aspettano novità e iniziative nei prossimi mesi. Buon lavoro a Luigi Caporicci!