Roma, count down per la Festa del Cioccolato Artigianale

A Piazza Re di Roma il 24, 25 e 26 Novembre 2023 dalle 10:00 alle 23:30
 
Il pool di Maestri Cioccolatieri dell’Associazione “Choco Amore”, provenienti da più parti d’Italia è lieto di comunicare che, da venerdì 24 a domenica 26 Novembre 2023, si svolgerà a Roma in Piazza Re di Roma la 6° edizione della Festa del Cioccolato Artigianale.
Il Tour delle Feste del Cioccolato Nazionali porta nelle migliori piazze italiane, da oltre 10 anni, questo nobile alimento proposto nelle varie ricette regionali, dalla raffinata pralineria agli spezzati, dal gianduiotto al cioccolato con la frutta secca, speziato, ecc.
Solo in queste occasioni si può degustare il cioccolato prodotto artigianalmente e, per la gioia dei bambini e non solo o per chi desidera fare un simpatico regalo, l’esposizione unica al modo di oggettistica in cioccolato, dai beniamini dei cartoon alla riproduzione di accessori femminili, per la casa e tantissimi altri simpatici oggetti.
 
Il cioccolato artigianale essendo senza additivi e conservanti, a differenza di quello industriale, è prodotto in quantità limitate ed è quindi difficile da trovare in commercio. È importante consumarlo fresco per godere appieno del suo aroma unico. Assaporare il cioccolato artigianale è un’esperienza da non perdere: “ti si scioglie in bocca”. Non dimentichiamo, inoltre, che il cacao ha in sé numerose proprietà benefiche per il nostro organismo ben conosciute fin dai tempi dei Maia e degli Aztechi che lo consideravano “il cibo degli Dei”.
La Festa del Cioccolato Artigianale è un vero e proprio villaggio dolce con tante iniziative in programma: nei tre giorni di manifestazione non mancheranno i laboratori didattici aperti a tutti i bambini e ragazzi e il Choco Play. L’iniziativa è volta a diffondere, specialmente alle nuove generazioni, la vera cultura del consumo consapevole e responsabile degli alimenti genuini.
 
Per partecipare ai Laboratori basta prenotarsi sul sito www.festedelcioccolato.it/prenotazione-laboratori

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Milano, in piazza del Duomo scoppia la polemica tra Fedez e Romano La Russa

Doveva essere una mattinata dedicata al sociale e alla promozione della donazione del sangue, ma l’evento organizzato in piazza Duomo a Milano verrà ricordato soprattutto per la polemica scoppiata tra Fedez e l’assessore lombardo Romano La Russa.

Proprio l’organizzazione dell’evento è stato il tema su cui si sono scontrati i due, con il rapper che ha sostanzialmente dato degli imbucati a La Russa e all’altra assessore regionale presente, Elena Lucchini, ed è poi stato definito “un omuncolo” dal fratello del presidente del Senato.
Uscito dall’ospedale il 6 ottobre dopo otto giorni di ricovero per emorragie dovute a due ulcere intestinali, Fedez aveva ringraziato tutti i donatori di sangue, senza i quali “oggi non sarei qui”, decidendo di impegnarsi per aiutare l’Avis. E quindi ha organizzato con la sua Fondazione e il Civis, il coordinamento dei volontari italiani del sangue che riunisce Avis, Croce Rossa Italiana, Fidas e Fratres, l’evento ‘Dona il sangue, salva la vita” per trasformare piazza Duomo in un “villaggio del donatore” con l’obiettivo di sensibilizzare soprattutto i più giovani.

Ma oltre agli assessori comunali Lamberto Bertolé e Tommaso Sacchi, sono arrivati anche quelli regionali Romano La Russa ed Elena Lucchini. E quando La Russa ha preso la parola, Fedez ha lasciato la zona dove si stavano tenendo i discorsi istituzionali per andare a visitare l’unità mobile per la donazione di sangue: “Non è un caso se mi sono allontanato in quel momento perché questa cosa l’abbiamo organizzata con la fondazione Fedez, con Avis e il Comune di Milano. Io il signor La Russa non l’ho mai visto coinvolto e nemmeno la signora Lucchini”. Quindi la Regione si è imbucata? gli hanno chiesto i giornalisti. “Fate voi”, ha risposto il rapper.




Trento, 16 metri di altezza per l’abete di Natale che illuminerà piazza Duomo

L’albero sarà arricchito durante il weekend con addobbi dorati e luci bianche
 
 
Arrivato oggi l’abete rosso che a partire da sabato 18 novembre, giorno dell’inaugurazione di “Trento, città del Natale”, con i suoi 16 metri illuminerà piazza Duomo durante le festività. Il secondo albero, alto nove metri, ha invece trovato casa non più in piazza Dante, ma nel quartiere delle Albere in piazza delle Donne lavoratrici. Nel fine settimana saranno entrambi allestiti con addobbi dorati e luci a led bianche.
 
I due alberi sono stati scelti dalla vicesindaca e assessora alla cultura e al turismo Elisabetta Bozzarelli a Norge, sul monte Bondone, insieme all’Azienda forestale tra alcuni esemplari che dovranno essere abbattuti per ragioni di sicurezza stradale.
 
Al terminate delle festività, in un’ottica di economia circolare, i due abeti saranno trasformati in legna.
 

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Albano Laziale: tra politica, opere e decadimento. Una Città divisa

Albano Laziale, città incantevole, è indubbiamente un posto affascinante e appetibile che offre una combinazione di bellezze naturali e patrimonio storico. Visitare questa Città significa immergersi in una ricca tradizione, esplorare la sua storia millenaria e godere della bellezza del paesaggio circostante con lo sguardo che arriva fino al mare.

Ciononostante, Albano Laziale è una gemma poco conosciuta per come potrebbe esserlo. C’è il Lago Albano, uno dei gioielli naturali più affascinanti d’Italia. Il Palazzo Savelli affacciato su Piazza Mazzini, costruito nel Medioevo come fortezza lungo la via Appia che ultimamente perde pezzi d’intonaco e meriterebbe una manutenzione particolare, non solo esterna.

L’Anfiteatro Severiano edificato dalle maestranze della Legione Albana nei primi anni del III sec. d.C., oltre il lato Nord Est del Castra. Rappresenta un luogo straordinario per scoprire la storia dell’antica Roma. Potrebbe essere gremito di turisti ma non è valorizzato e non è ancora stato pensato un circuito turistico che ne amplifica la giusta importanza. Il centro storico, i negozi e ottimi ristoranti, i parchi, il Museo Civico, il teatro, un cinema che non c’è più. I cisternoni fatti costruire dall’imperatore Settimio Severo tra il II e il III secolo d.C. per rifornire d’acqua l’accampamento della Seconda legione Partica. Sono grandi quanto una basilica a cinque navate scavati direttamente nel banco di tufo e tra le varie cisterne d’acqua che furono costruite dagli antichi romani, si è perfettamente conservata ed è conosciuta in tutto il mondo non solo per la sua maestosità, ma anche perché ancora funzionante. Con un patrimonio del genere Albano potrebbe essere meta di turismo mondiale, una miniera per la ricchezza e il benessere socio economico dell’intera area castellana. Offrono meno, alcune cittadine che per qualche azzeccata campagna pubblicitaria e comunicativa sono finite sui quotidiani esteri promuovendo “l’isola che non c’è” o meglio la nave mai ritrovata.

Albano è una vecchia signora, elegante, nobile e ricca di tesori nascosti. Ogni vicolo racconta qualcosa, ogni frazione ha la sua storia. Piace ma nel contempo dispiace vedere che alcune cose proprio non vanno e non si può puntare il dito soltanto sull’attuale sindaco. Sarebbe troppo facile, superficiale e si ridurrebbe a una mera strumentalizzazione del momento perché la caratteristica di chi è amministrato è avere la memoria corta. Si tratta di un discorso ampio e complesso e anche di alcuni fallimenti collezionati dal Partito Democratico che governa ormai da circa tredici anni e che, purtroppo, ha fallito sul punto più cruciale: la salute dei cittadini. la politica “locale” non è riuscita fare da scudo rispetto la Capitale imponendo un niet forte e autoritario: Albano non deve essere la discarica dei rifiuti di Roma. Il più grande dei fallimenti è stata proprio la questione della discarica di Albano, l’impianto del compianto e combattuto (ma non a ragion veduta) “ras della monnezza”, tanto contrastato per strada e nelle piazze ma che avrebbe risolto in piccolo e meglio di adesso lo smaltimento della monnezza.

La raccolta differenziata ad Albano è molto spinta e virtuosa, i residenti fanno la loro parte e il vicesindaco Luca Andreassi, ingegnere specialista ambientale, ci si è sempre dedicato. Ha fatto scelte politiche a volte criticabili e per certi versi infauste ma è comunque rimasto coerente e fedele alle sue idee. Oggi sarebbe probabilmente seduto da un’altra parte solo se avesse preso scelte diverse ma col senno del poi sono piene le tasche e al momento la sua situazione è paragonabile a quella di un osservatore consapevole e silenzioso a meno che non disegni un piano strategico politico coraggioso che però non può tener conto di alcune tempistiche dettate anche da forbici e nastri che raccontano qualche fatica. Il suo progetto politico e la fondazione e battesimo dell’associazione civica “Nel merito”, racconta la volontà di fare che anima un nutrito numero di amministratori sparsi per l’area dei Castelli e dei Monti Prenestini. La beffa è che il virtuosismo e la buona volontà non sono bastati a risolvere l’annosa questione della gestione dei rifiuti. Ora pende sulle teste dei residenti di Albano la realizzazione del termovalorizzatore nel vicino quadrante romano di Santa Palomba, che ricade nei confini del Municipio IX di Roma ma di fatto si trova ai Castelli Romani, attaccato ad Albano Laziale. Un capitolo nero per i residenti castellani. Come previsto dall’ultima ordinanza emessa dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri la discarica di Albano Laziale verrà avviata a bonifica. Danneggiati e beffati. Da una parte si bonifica e vicino, vicino, dall’altra parte della strada, per intenderci, si incenerisce e con metodi ben più obsoleti di quelli tanto contrastati ma più innovativi di Manlio Cerroni che a maggio scorso, dopo una prima chiusura dettata dalla Procura, tramite la Ecoambiente ha prodotto le “garanzie finanziarie previste per la cosiddetta gestione post mortem dell’impianto”.

Massimiliano Borelli, brillante, onesto e politico di professione, proiettato a uno sforzo continuo di strenua e tenace volontà di remare controcorrente o contro la sua corrente, appare come un uomo lasciato solo che si muove in una vasca di squali. Nicola Marini, l’ex sindaco che ha governato per un decennio, attuale presidente del consiglio, che lo ha comunque sostenuto più o meno con intenzione, anche se a parole rimane un signore della politica viene tradito da una mimica facciale, tessuta di principi, che vanno da tutt’altra parte del suo sindaco che ricordiamo essere non di sua diretta espressione perché le mire erano altre ma quando ci sono dei professionisti che vengono coinvolti non sempre, questi, sono disposti a lasciare o allentare i propri ritmi personali lavorativi. Soprattutto se seduti in certe stanze trapuntate da bottoni. Su tutte una verità: Marini ha governato Albano in maniera meno social (erano altri tempi), più autoritaria forse, senza pensare di dover dire a troppe persone dei sì che poi si sarebbero potuti trasformare in boomerang. Che poi Marini abbia amministrato bene o meno bene è inutile stilarne a posteriori un bilancio. Albano Laziale è la diretta interessata e con le sue criticità e virtuosità è pronta a raccontare la sua storia. Prima di Marini, il centrodestra, aveva avviato opere e progetti di un certo rilievo. Progetti che sono stati interrotti e che oggi, una coalizione coesa, non senza spigolature da smussare, vorrebbe riprendere e sarebbe assurdo non farlo. Se non fosse che la buona eredità è come una pianta sempreverde, se la voglia di leadership non sovrasta le idee, il vento potrebbe girare pure in favore di qualche fiche politica di vantaggio. Del resto sono le urne il vero banco di prova: si valutano i risultati e poi si sceglie.

Purtroppo al momento la manutenzione di Albano è carente: diversi palazzi cadono a pezzi e lo raccontano le cronache, molte strade comunali gridano vendetta e su questo l’opposizione ha chiesto che venga convocato al più presto un Consiglio comunale straordinario e urgente per affrontare questa condizione ormai definita da ‘terzo mondo’ con immobili, strade, scuole, parchi, giardini e infrastrutture obsolete. Ad alzare la voce sono Massimo Ferrarini, Roberto Cuccioletta, Marco Moresco, Matteo Orciuoli, Romeo Giorgi, Pina Guglielmino, Luca Nardi, Federica Nobilio e Giovanni Cascella.

“Il controllo continuativo delle condizioni dei beni demaniali – scrivono – rientra negli obblighi (istituzionali) di manutenzione ordinaria, dai quali l’ente locale non può esimersi, ciò in quanto il progresso tecnologico predispone, oggi, gli strumenti di verifica più idonei a evitare insidie. Sussiste l’obbligo dell’amministrazione pubblica di osservare, a tutela dell’incolumità dei cittadini e dell’integrità del loro patrimonio, le specifiche disposizioni di legge e di regolamento disciplinanti le attività manutentive e gestionali delle opere custodite, nonché le comuni norme di diligenza e prudenza, con la conseguenza che l’inosservanza di dette disposizioni e norme comporta la responsabilità dell’amministrazione per i danni arrecati, o potenzialmente arrecati, a terzi”.

Albano è una città bellissima ma ricca di contraddizioni: merita di vivere un periodo di crescita e prosperità.




Come usare Internet per trovare lavoro

Internet si erge, ormai da anni, come un catalizzatore nell’ambito della ricerca di opportunità lavorative. Ma molti ancora non sanno che attraverso una miriade di strumenti e risorse online, coloro che sono alla ricerca di un impiego possono trarre notevoli vantaggi. L’abbondanza di informazioni e possibilità consente di sfruttare appieno questa risorsa per raggiungere i propri obiettivi professionali.

Vediamo insieme come sfruttare appieno le opportunità che Internet ha da offrire per trovare lavoro.

Annunci di lavoro

Internet offre un vasto assortimento di motori di ricerca e portali dedicati agli annunci di lavoro. Questi strumenti permettono di effettuare ricerche mirate, filtrando le offerte in base a criteri specifici come posizione geografica, settore professionale o livello di anzianità. Attraverso la consultazione di questi siti, i candidati possono individuare le opportunità più in linea con le loro aspirazioni e competenze.

Risorse online

Internet offre anche una ricca fonte di risorse fondamentali per i candidati in cerca di lavoro; ad esempio, è possibile trovare esempi di curriculum vitae su siti come CVapp, così come tanti consigli e suggerimenti su temi professionali importanti, come scrivere una lettera di presentazione persuasiva e affrontare al meglio i colloqui di lavoro. Queste risorse aiutano i candidati a perfezionare le proprie candidature, migliorando così le probabilità di essere notati dai selezionatori.

Apprendimento e acquisizione competenze

Oltre alla ricerca attiva di lavoro, Internet offre innumerevoli risorse per l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze. Piattaforme di formazione online, come Coursera, edX e Udemy, consentono di acquisire conoscenze aggiuntive o approfondire le proprie competenze. L’aggiornamento costante delle proprie abilità è fondamentale in un mondo del lavoro in continua evoluzione.

Social network

I social network sono diventati uno strumento fondamentale nella ricerca di lavoro. Attraverso piattaforme come LinkedIn, è possibile creare profili professionali che mettono in luce le proprie competenze e le esperienze lavorative. Un profilo ben fatto funge da biglietto da visita virtuale, consentendo ai potenziali datori di lavoro di scoprire candidati qualificati e, reciprocamente, a coloro che sono in cerca di lavoro di entrare in contatto con le aziende.

Creare il proprio brand

Internet permette a chi è in cerca di un lavoro di creare un brand personale attraverso la condivisione di contenuti professionali, blog e pubblicazioni, tutte cose che permettono di dimostrare expertise in un determinato settore. Questa visibilità online può attirare l’attenzione dei datori di lavoro e aumentare le possibilità di essere contattati per opportunità lavorative allettanti.

Le recensioni degli altri

Recensire aziende e datori di lavoro è diventato un modo comune per condividere esperienze e informazioni utili. Siti web come Glassdoor offrono una piattaforma per i dipendenti e i candidati per esprimere opinioni sulle loro esperienze lavorative. Queste recensioni possono essere un valido strumento per chi è in cerca di lavoro, permettendo loro di valutare l’ambiente aziendale prima di candidarsi o prima di accettare un’offerta.

In conclusione, Internet è una risorsa senza pari per chi è alla ricerca di un impiego. Sfruttare al meglio queste risorse è essenziale per coloro che cercano di trovare un lavoro gratificante e in linea con le proprie ambizioni professionali. La capacità di navigare con successo nel mondo digitale è diventata un elemento chiave nella ricerca e nel raggiungimento di opportunità lavorative.




Al via la 7° edizione del Castelli Romani Film Festival Internazionale

Questo fine settimana tra Ariccia, Frascati e Lanuvio ingresso libero sino ad esaurimento dei posti

Al via la 7ª edizione del Castelli Romani Film Festival Internazionale, evento ideato e prodotto dalla Fondazione Punto e Virgola, in collaborazione con i Comuni di Ariccia, Frascati e Lanuvio.

La manifestazione, giunta alla 7° edizione, negli anni ha guadagnato un seguito di appassionati, attirando cineasti, amanti del cinema e spettatori da tutto il mondo.

Un Contesto Incantevole per il Cinema

Il Festival del Cinema ai Castelli Romani è un evento unico perché si svolge in una delle regioni più affascinanti d’Italia. Le pittoresche città collinari, con le loro piazze storiche e vedute panoramiche mozzafiato, forniscono uno sfondo perfetto per la magia del cinema. E la combinazione di cinema e cultura locale crea un’atmosfera davvero magica.

Selezione Eclettica di Film

Il Festival del Cinema ai Castelli Romani si distingue per la sua selezione eclettica di film. Le proiezioni comprendono una varietà di generi, dalla commedia all’horror, dal documentario al film d’autore. Questa diversità offre qualcosa per tutti i gusti, garantendo che ogni spettatore trovi film che catturino la sua immaginazione. Inoltre, il festival dà spazio anche a registi emergenti, offrendo loro l’opportunità di condividere le loro opere con un pubblico più ampio.

Incontri con i Cineasti

Una delle caratteristiche più affascinanti del Festival del Cinema ai Castelli Romani è la possibilità di interagire con i cineasti stessi. Dopo le proiezioni, spesso ci sono sessioni di domande e risposte con i registi, che permettono al pubblico di ottenere una prospettiva unica sul processo creativo dietro ai film. Queste interazioni rendono l’esperienza cinematografica più coinvolgente e personalizzata.

Il Festival del Cinema ai Castelli Romani è molto più di un semplice evento cinematografico; è un’esperienza che unisce il fascino dei Castelli Romani con la magia del cinema. Questo festival offre un’opportunità unica per immergersi in una vasta gamma di film, interagire con cineasti talentuosi e celebrare la cultura locale.

Tutte le proiezioni saranno ad ingresso libero sino ad esaurimento dei posti

PROGRAMMA:

FRASCATI – Cinema Politeama, Largo A. Panizza 5:

Venerdì 3 novembre
ore 20:00 – Addio al nubilato 2
ore 21:30 – Follia

Sabato 4 novembre
ore 18:00 – Mamma qui comando io
ore 20:00 – Prima di andare via
ore 22:00 – Elohim

Domenica 5 novembre
ore 16:00 – Billie’s Magic World
ore 18:30 – Una preghiera per Giuda


LANUVIO – Teatro Comunale, Via San Lorenzo:

Domenica 5 novembre
ore 17:00 – Cortometraggi


ARICCIA – Palazzo Chigi, Piazza di Corte 14:

Venerdì 10 novembre
ore 19:00 – Nìpa
ore 21:00 – La caccia

Sabato 11 novembre
ore 16:30 – L’uomo che disegnò Dio
ore 18:30 – Lo sposo indeciso




Miti e leggende dei Castelli Romani: dal fantasma del lago di Nemi alla Regina di Lariano

I Castelli Romani, situati a breve distanza da Roma, sono ricchi di storia, cultura e tradizioni. Questa regione è stata teatro di numerose leggende e miti nel corso dei secoli, che hanno contribuito a plasmarne l’identità. In questo articolo, esploreremo alcune delle leggende più affascinanti associate ai Castelli Romani.

1. Il Fantasma del Lago di Nemi:

Il Lago di Nemi, uno dei gioielli naturali dei Castelli Romani, è noto per la sua bellezza e il suo mistero. Una delle leggende più famose è quella del “Fantasma di Diana.” Secondo la leggenda, l’imperatore Caligola fece costruire due navi giganti sul lago per il suo divertimento personale. Queste navi erano dedicate a Diana, la dea della caccia. Dopo la caduta di Caligola, le navi scomparvero misteriosamente sotto le acque del lago. La leggenda narra che il fantasma dell’imperatore e della dea Diana perseguitino ancora il lago.

2. Il Tesoro dei Frascati:

La città di Frascati è conosciuta per la sua tradizione vinicola, ma è anche il luogo di una leggenda che parla di un tesoro nascosto. Si dice che nel XVII secolo, i frati di un monastero di Frascati nascosero un tesoro in un luogo segreto della città per proteggerlo dalle incursioni dei saraceni. Da allora, molte persone hanno cercato invano il tesoro, e la leggenda persiste.

3. La Casa delle Streghe di Ariccia:

Ariccia è una delle città più affascinanti dei Castelli Romani e ospita una leggenda legata a una misteriosa “Casa delle Streghe.” Si racconta che le streghe si riunivano in questa casa per i loro rituali e incantesimi. Gli abitanti del luogo affermano che ancora oggi si possono udire i loro canti durante le notti di luna piena.

4. La Leggenda del Drago di Rocca Priora:

Rocca Priora è un antico borgo dei Castelli Romani che vanta la storia di un terribile drago. La leggenda narra che un coraggioso cavaliere sconfisse il drago e liberò il villaggio dalla sua minaccia. Oggi, una statua del drago si erge in piazza come simbolo di questa antica leggenda.

5. La Regina di Lariano:

Lariano è conosciuta per la sua festa tradizionale chiamata “Festa della Regina.” La leggenda vuole che molti secoli fa, una regina si rifugiò a Lariano per sfuggire a un nemico. La regina e i suoi seguaci furono protetti dalla comunità locale e, in segno di gratitudine, la regina promosse la celebrazione annuale in onore dei larianesi.

Queste leggende e miti contribuiscono a rendere i Castelli Romani una regione unica ricca di storia e fascino. Mentre alcune di queste storie possono sembrare fantasiose, sono parte integrante dell’identità culturale di questa affascinante regione italiana. Quando visitate i Castelli Romani, prendetevi del tempo per immergervi in queste storie e leggende che rendono questa terra così speciale.




La Giornata dei Defunti: commemorazione e tradizioni

La Giornata dei Defunti è una ricorrenza significativa celebrata in molte parti del mondo, conosciuta anche come il Giorno dei Morti o il Giorno di Ognissanti. Questa giornata è dedicata alla commemorazione delle persone care che ci hanno lasciato, ed è un momento di riflessione, preghiera e condivisione di tradizioni culturali.

Origini della Giornata dei Defunti

Le radici della Giornata dei Defunti risalgono a diverse culture e religioni. In Italia, la festa è strettamente legata alla celebrazione di Ognissanti, che si tiene il 1° novembre. Ognissanti è una festa cattolica dedicata a tutti i santi, sia quelli venerati ufficialmente dalla Chiesa sia quelli meno noti. Il giorno successivo, il 2 novembre, è la Giornata dei Defunti, in cui si prega per le anime dei defunti.

Tradizioni e Osservanze

La Giornata dei Defunti è osservata in modi diversi in tutto il mondo. In Italia, molte persone visitano i cimiteri per adornare le tombe dei propri cari con fiori, candele e altri omaggi. Questa pratica è un segno di rispetto e amore per i defunti. Le famiglie si riuniscono spesso per una visita al cimitero e una preghiera in memoria dei propri cari.

Un’altra tradizione popolare in Italia è la preparazione di cibi speciali in onore dei defunti. I dolci tradizionali come i “Fave dei Morti” o i “Tutù” sono preparati e condivisi tra parenti e amici. Questi dolci sono spesso accompagnati da una tazza di caffè o vino.

Riflessione e Preghiera

La Giornata dei Defunti è un momento di profonda riflessione e preghiera. Le chiese spesso organizzano servizi speciali in memoria dei defunti, offrendo ai fedeli l’opportunità di pregare e ricordare i propri cari. Molti credono che le preghiere in questo giorno possano aiutare le anime dei defunti a trovare la pace eterna.

Celebrazioni in tutto il mondo

Sebbene le tradizioni possano variare notevolmente da un paese all’altro, la Giornata dei Defunti è un tema universale che unisce persone di diverse culture. In Messico, ad esempio, c’è il famoso “Dia de los Muertos”, una festa colorata e festosa che onora i defunti con altari, cibi speciali e parate. In Polonia, il “Zaduszki” è un giorno in cui le famiglie si recano al cimitero per onorare i defunti con candele accese.

Conclusione

La Giornata dei Defunti è un momento speciale per onorare e ricordare coloro che sono venuti prima di noi. È una festa che ci ricorda la fragilità della vita e l’importanza di preservare i ricordi dei nostri cari defunti. Che tu segua le tradizioni culturali italiane o partecipi alle celebrazioni in altri paesi, questa è una giornata in cui l’amore e la memoria sono al centro dell’attenzione, un momento per condividere storie, preghiere e dolci in onore dei nostri defunti.




La ricorrenza di Tutti i Santi: una celebrazione sacra e universale

Ogni anno, il 1 novembre, milioni di persone in tutto il mondo celebrano la ricorrenza di Tutti i Santi. Questa festa cattolica è una delle più importanti dell’anno liturgico e onora tutti i santi, conosciuti e sconosciuti, che hanno dedicato la loro vita a servire Dio. La ricorrenza di Tutti i Santi è una celebrazione che unisce le persone di diverse culture e tradizioni religiose in un giorno di preghiera, riflessione e ricordo.

Origini e storia

La ricorrenza di Tutti i Santi ha radici antiche che risalgono ai primi giorni del cristianesimo. Inizialmente, la Chiesa celebrava i martiri, coloro che erano stati perseguitati e uccisi a causa della loro fede. Ma col passare del tempo, la festa si è ampliata per includere tutti i santi, non solo i martiri. La decisione di celebrare questa festa il 1 novembre fu presa nel VII secolo sotto il pontificato del Papa Gregorio III.

La scelta di questa data ha una connessione diretta con una festa pagana celtica, Samhain, che segnava la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno. Questa sovrapposizione temporale ha permesso alla Chiesa di cristianizzare le celebrazioni pagane e fornire un significato religioso alla transizione tra le stagioni.

Tradizioni e celebrazioni

La ricorrenza di Tutti i Santi è caratterizzata da molte tradizioni e riti. In molti paesi, le persone visitano i cimiteri per onorare i loro cari defunti, decorando le tombe con fiori e candele. Questo è un momento per ricordare e pregare per gli spiriti dei defunti, oltre a riflettere sulla mortalità umana.

Nella liturgia cattolica, questa festa è un giorno di preghiera e riflessione. Molte chiese celebrano la Messa di Tutti i Santi, in cui si leggono brani delle Scritture che ricordano la vita e il sacrificio dei santi. Inoltre, si celebra il “Credo dei Santi,” una professione di fede che afferma la comunione dei santi, cioè la connessione spirituale tra i vivi e i morti nella comunità dei credenti.

In alcune regioni, le persone si vestono da santi o martiri in occasioni di festa. Queste rappresentazioni sono spesso colorate e allegre, con bambini che si travestono da piccoli santi e ricevono caramelle o doni.

Un giorno di riflessione e ispirazione

La ricorrenza di Tutti i Santi è una festa speciale che ci ricorda il valore della santità e dell’eroismo nella vita di fede. Oltre a onorare i santi canonizzati dalla Chiesa, la festa ci invita a riflettere su tutte le persone che hanno vissuto una vita di virtù e devozione, anche se non sono state riconosciute come santi ufficiali. Ci incoraggia a seguire il loro esempio e a cercare la santità nella nostra vita quotidiana.

Questa celebrazione unisce persone di diverse culture e tradizioni in un momento di preghiera e riflessione, rafforzando il senso di comunità tra i credenti. La ricorrenza di Tutti i Santi è un’occasione per onorare la memoria dei nostri cari defunti, pregare per loro e rafforzare la nostra fede.

In conclusione, la ricorrenza di Tutti i Santi è una festa significativa nel calendario liturgico cattolico. Oltre a essere un momento di preghiera e riflessione, è una celebrazione dell’unità spirituale tra i credenti di tutto il mondo. Ci ricorda che la santità è alla portata di tutti e che possiamo essere ispirati dalle vite dei santi a vivere una vita di fede e virtù.




Dolcetto o scherzetto? Tra zucche e decorazioni spaventose arriva la notte di Halloween

Bambini, giovani e anche gli adulti si travestono in costumi spaventosi o fantasiosi, gironzolano per le strade e bussano alle porte delle case vicine…

La tradizione di Halloween in Italia è un fenomeno relativamente recente, ma sta guadagnando popolarità tra i giovani e le famiglie italiane.

Questa festa di origine celtica, che si celebra il 31 ottobre, ha radici antiche legate all’idea di onorare i morti e respingere gli spiriti maligni. Mentre l’origine di Halloween è irlandese, scozzese e britannica, l’adozione di questa tradizione in Italia è stata influenzata dalla cultura popolare americana e dalle serie televisive e i film che hanno reso Halloween famoso in tutto il mondo.

Uno degli elementi chiave di Halloween è la tradizione di intagliare le zucche, un’usanza che ha iniziato a diffondersi in Italia. Le zucche vengono svuotate e intagliate con volti spaventosi, trasformate in lanterne e posizionate fuori dalle case per creare un’atmosfera spettrale. Questa pratica è spesso accompagnata da feste a tema, dove i partecipanti si travestono da streghe, fantasmi, vampiri e altri personaggi dell’orrore.

Un altro elemento importante di Halloween è il dolcetto o scherzetto, una tradizione in cui i bambini bussano alle porte delle case chiedendo dolcetti. Se non vengono accontentati, possono giocare piccoli scherzi. Anche questa usanza sta diventando sempre più popolare in Italia, specialmente tra i più giovani.

Le decorazioni spaventose, come ragnatele finte, teschi, scheletri e fantasmi, adornano sempre di più le case e le vetrine dei negozi italiani durante il periodo di Halloween. Molti negozi offrono costumi e accessori a tema, contribuendo a diffondere la cultura di Halloween nel paese.

Un aspetto importante da considerare è che, mentre Halloween è sempre più apprezzato in Italia, le tradizioni locali di Ognissanti (1 novembre) e il Giorno dei Morti (2 novembre) sono profondamente radicate nella cultura italiana. Durante questi giorni, le persone visitano i cimiteri per onorare i propri defunti e adornano le tombe con fiori e lumini. Queste festività sono più sacre e riflessive rispetto alla spensieratezza di Halloween.

In breve, la tradizione di Halloween in Italia è in crescita, ma coesiste con le festività tradizionali di Ognissanti e il Giorno dei Morti. Questo dimostra la capacità della cultura italiana di abbracciare nuove influenze, pur mantenendo le sue radici e tradizioni secolari. Halloween offre una scusa divertente per i giovani italiani di festeggiare e divertirsi, ma è anche importante non dimenticare le festività più profonde e significative che fanno parte del patrimonio culturale italiano.

Dolcetto o Scherzetto: l’intrigante tradizione di Halloween

Il 31 ottobre, in molti paesi del mondo, compresi gli Stati Uniti, il Regno Unito e sempre più frequentemente in Italia, c’è una notte in cui i bambini, i giovani e anche gli adulti si travestono in costumi spaventosi o fantasiosi, gironzolano per le strade e bussano alle porte delle case vicine. La richiesta è sempre la stessa: “Dolcetto o scherzetto?” Questa tradizione, conosciuta come “Trick or Treat” in inglese, è un aspetto iconico delle celebrazioni di Halloween ed è ampiamente praticata da generazioni di festaioli.

L’origine di Dolcetto o Scherzetto

L’origine di “Dolcetto o Scherzetto” è un po’ oscura, ma risale a antiche radici celtiche e europee. Inizialmente, la notte di Halloween era considerata una sorta di “zona grigia” tra il mondo dei vivi e dei morti, quando gli spiriti avevano il permesso di vagare sulla Terra. Per tenere lontani gli spiriti malvagi, le persone si travestivano in creature spaventose e si nascondevano dietro maschere.

La tradizione di chiedere cibo o regali durante Halloween ha origine in una pratica chiamata “souling” (dall’inglese “soul,” che significa anima). Nell’Inghilterra medievale, i poveri andavano di casa in casa chiedendo “soul cakes” (dolci speciali), promettendo in cambio di pregare per le anime dei defunti dei donatori. Questo è un chiaro precursore dell’attuale “Dolcetto o Scherzetto.”

Come funziona Dolcetto o Scherzetto

La tradizione di “Dolcetto o Scherzetto” è semplice ma divertente. I partecipanti, di solito bambini o giovani, si travestono con costumi fantasiosi, spaventosi o comici e portano con sé una sacca o una calza per raccogliere i dolcetti. Si dirigono verso le case dei vicini o dei quartieri, bussano alla porta e recitano la famosa domanda: “Dolcetto o Scherzetto?”

Se il proprietario della casa è ben disposto, offre dolcetti o caramelle come dono. Tuttavia, se la richiesta di “Dolcetto o Scherzetto” non viene soddisfatta, i piccoli festeggiatori possono giocare uno scherzo di bassa intensità, come spaventare con un rumore improvviso o fare uno scherzo innocuo.

Il ruolo di Dolcetto o Scherzetto nelle celebrazioni di Halloween

“Dolcetto o Scherzetto” è uno degli aspetti più divertenti e riconoscibili delle celebrazioni di Halloween. Le strade si riempiono di bambini e giovani entusiasti, tutti in cerca di dolcetti e di un po’ di divertimento. Le case sono decorate con zucche intagliate, ragnatele finte, fantasmi e altre decorazioni spaventose per creare l’atmosfera perfetta per questa notte misteriosa.

Questa tradizione offre l’opportunità di stimolare la creatività nei costumi, incoraggiando l’immaginazione e il divertimento. È un momento in cui le comunità si riuniscono, i vicini si conoscono meglio e tutti possono condividere un sorriso, un sorriso spaventoso o un dolcetto.

Conclusione

La tradizione di “Dolcetto o Scherzetto” è un elemento cruciale delle celebrazioni di Halloween in molte parti del mondo, compresa l’Italia. Oltre a rievocare le radici antiche e celtiche di questa festa, offre un’occasione per la gioia e l’interazione tra le persone di tutte le età. Quindi, preparate i vostri costumi spaventosi o creativi, preparate i dolcetti e aspettate con impazienza la prossima notte di Halloween per divertirvi con “Dolcetto o Scherzetto!”




Federico Fellini, 30 anni fa moriva il genio del cinema

Erano le 12 di un assolata domenica di fine ottobre del 1993. Al policlinico Umberto Primo di Roma, appena 24 ore dopo il 50mo anniversario di matrimonio con Giulietta Masina, se ne andava il Grande Riminese, Federico Fellini.

Da allora l’ombra del suo genio si è distesa sul cinema e la cultura internazionale, si sono scritte ancora migliaia di pagine sulla sua opera, la sua vita, il suo mondo interiore.



Memorabile e in qualche modo esaustivo il monumentale “Fellini 23 1/2 ” di Aldo Tassone edito dalla Cineteca di Bologna in occasione del centenario della nascita (20 gennaio 1920), da leggere insieme al celeberrimo “Libro dei sogni” curato da Gian Luca Farinelli, Sergio Toffetti e Felice Laudadio per Electa nel 2019. Oggi è quasi impossibile fare i conti con l’immaginario del XX secolo senza ritrovare, volta a volta, gli echi de “La strada” o de “La dolce vita”, di “Fellini 8 e ½” o di “Amarcord”, fino al disperato e trasognato “La voce della luna” che nella memoria appare davvero come il suo testamento espressivo nel 1990.

Quanto abbia inciso sul nostro modo di vedere, sul rapporto tra conscio e inconscio figurato, sulla fotografia del mutamento del tempo, è facile riscontrare nei tributi – diretti e indiretti – che altri maestri gli hanno reso negli anni.
Federico Fellini appartiene a quella generazione che si fa strada nel mondo sulla scia di un nuovo cinema italiano letteralmente creato da Roberto Rossellini e Vittorio De Sica all’indomani della seconda guerra mondiale. In uno straordinario fiorire di talenti, il suo si accompagna a quello di Luchino Visconti e Michelangelo Antonioni.

Oggi si può però dire che la grandezza di Fellini sta nel suo essere genio quando gli altri sono soprattutto artisti. Sono questi i valori non soltanto artistici che marcano oggi un vuoto incolmabile, trent’anni dopo. Perché la sua lezione può essere compresa, assorbita, rievocata mille volte, ma non può essere riprodotta fino alla nascita di un nuovo Fellini, certamente diverso dall’originale, ma altrettanto potente e unico. L’opera del Grande Riminese possiamo contemplare e applaudire, ma sapendo che la sua immortalità è ormai garantita solo dal filtro della memoria collettiva.