Lago Baikal, il più antico del mondo con i suoi 25milioni di anni

Il satellite Sentinel-3A del programma europeo Copernicus ci porta sopra la Siberia meridionale e sul più grande lago di acqua dolce del mondo: il lago Baikal. Ripreso il 14 marzo 2017, questo profondo lago appare ricoperto di ghiaccio. L’intero lago è normalmente ghiacciato tra gennaio e maggio ed in alcuni punti il ghiaccio può essere più spesso di 2 metri.
Con circa 23.000 km cubici di acqua, il lago Baikal è il più grande lago di acqua dolce per volume al mondo.

Esso contiene circa il 20% dell’acqua dolce di superficie di tutto il pianeta, che è più di tutti i Grandi Laghi del Nord America messi insieme. L’acqua del lago Baikal è straordinariamente pulita, trasparente e satura di ossigeno. L’elevata trasparenza è dovuta ai numerosi organismi acquatici che purificano l’acqua e la rendono simile ad acqua distillata.

Con i suoi 25 milioni di anni, questo straordinario lago è anche il più antico del mondo.

È conosciuto come le “Galapagos della Russia” in quanto la sua età ed il suo isolamento hanno prodotto una ricca e singolare fauna acquatica, che assume un valore eccezionale per la scienza evolutiva. Occasionalmente vengono scoperte nuove specie ed è stato stimato che attualmente conosciamo solo il 70-80% di tutte le specie che vivono nel lago. Per tali motivi, nel 1996 il lago è stato inserito nella lista dei Siti Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Il lago è circondato da paesaggi di taiga di montagna, anch’essi protetti al fine di conservarne il loro stato naturale.




Guidonia, scioperano migliaia di lavoratori delle cave di travertino: “Chiudere l’attività estrattiva è cancellare la storia”

GUIDONIA (RM) – Una querelle tra la difesa dell’ambiente e il lavoro di 2.000 maestranze oltre all’indotto che con il buon senso deve essere riportato sulla fattibilità per il futuro e il progresso della comunità
La data del 4 aprile 2018 può essere considerata come storica per la vita della comunità di Guidonia Montecelio. Alle 9,30 piazza Matteotti, antistante il palazzo comunale, era già gremita da oltre mille lavoratori delle cave di travertino che al 95% ricadono nel territorio comunale.

Ci avevano pensato i sindacati di categoria a proclamare uno sciopero non facile soprattutto in periodo di crisi. I lavoratori hanno compreso e l’adesione è stata totale. “ I lavoratori hanno capito di essere anche padri di famiglia mentre l’Amministrazione comunale ha progetti fantasiosi insieme ai loro tempi, gli imprenditori hanno i loro avvocati ed i blocchi che si possono vendere sempre, i lavoratori vivono di stipendio ed hanno familiari a carico.
Sono quasi duemila le maestranze che lavorano in cava. Conciliare attività estrattiva ed ambiente non è facile. Ma non si può buttare via il bambino insieme all’acqua sporca- hanno detto i sindacalisti, mentre Luigi Cocumiello, presidente Camera del Lavoro di Rieti e Roma Est– in premessa ha puntualizzato irragionevole la morte nei posti di lavoro e ribadito di quanto fosse assurda e sbagliata la controversia scaturita tra la difesa dell’ambiente ed i posti di lavoro tra l’Amministrazione e le cave di travertino”.

Motivo del contenzioso è stato il mancato ritombamento delle cave che da anni attendono un iter chiaro e preciso contro un vero e proprio alt messo in atto tra l’Amministrazione del sindaco Barbet (M5S), nascosto dietro una determina dirigenziale, che vieta il rinnovo della coltivazione di cava senza prima aver ripristinato quanto escavato“. Noi siamo quelli che l’ambiente lo vogliono difendere – hanno ribadito i sindacalisti- le pretese sono solo politiche. Da due anni ci stiamo lavorando. Il settore produce il 5% del PIL regionale ed adesso la politica interpreta le leggi per mandare tutti a casa non capendo l’importanza del settore. Lo abbiamo detto a Barbet che irresponsabilmente vuole ritombare duemila anni di storia.

Chiudere l’attività estrattiva è contro i lavoratori e contro la storia. Se poi il primo cittadino è mal consigliato sul numero dei lavoratori impegnati nel settore cambi consigliere. Barbet si deve prendere la responsabilità ed eventualmente ci assume lui: le nostre famiglie hanno bisogno del nostro stipendio.

Ritombare deve essere impegno di tutti. Ci forniscano gli strumenti per la riqualificazione. Le concessioni sono bloccate da una lentezza esasperante. “ Nel frattempo il Sindaco era impegnato in una riunione nel merito con l’intera opposizione dove Giovanna Ammaturo della Lega gli aveva ancora un volta ribadito : “Occorre valorizzare il travertino, recuperare posti di lavoro mettendo al centro il valore del lavoro. “Per oltre una ora e mezza 12 sindacalisti si sono confrontati con Barbet: “Dopo un inizio inconciliante si sono fatti notevoli passi avanti per una seria responsabilità- hanno riferito i sindacalisti- L’Amministrazione è disponibile a ad intraprendere un percorso che vada incontro alle necessità aziendali e dei lavoratori. I sindacati incontreranno in questi giorni gli imprenditori per ritrovarsi il 9 aprile ad un serio e costruttivo confronto tra le parti. Sarà concessa in deroga una proroga eccezionale condizionata a portare avanti il futuro produttivo e i necessari ritombamenti.

La responsabilità è in capo ai all’Amministrazione. Confidiamo in cambiamento rispetto ai mesi precedenti Apertura e certezze nel breve mentre nel lungo periodo c’è bisogno dell’impegno di tutti. Nel frattempo le Aziende si debbono impegnare per un accordo da sottoscrivere. E’ cambiato l’atteggiamento dell’Amministrazione non le persone, siamo certi che la massiccia presenza abbia scardinato la rigidità“. “Siamo felici del buon senso che ha pervaso l’incontro tra sindacati e Barbet. Arroccarsi senza dialogo con le forze sane della comunità non è mai proficuo. La politica deve trovare soluzioni altrimenti non è utile a nessuno”- ha detto Giovanna Ammaturo.

Irene Tagliente




Nemi, rifiuti: da salotto d’Europa a ricettacolo è solo una questione di scelte

NEMI (RM) – Si aggrava ulteriormente la situazione gestionale dei rifiuti nel paese delle fragole dove ad oggi esistono ben due siti invasi letteralmente dalla spazzatura nonostante siano protetti da tutti i vincoli previsti per il territorio del Parco dei Castelli Romani. Siti che invece sono stati e vengono utilizzati quotidianamente per la gestione dei rifiuti.

Una questione quella della gestione allegra dei rifiuti di Nemi che avrebbe dovuto far sobbalzare letteralmente dalla sedia più di una persona

Una situazione nota a tutti ormai da due anni e che assiste al solito rimpallo di responsabilità tra i vari soggetti interessati mentre impera il festival dell’illegalità ambientale a Nemi tra abbandono di ingombranti e gestione dei rifiuti non a norma.

Due veri e propri ricettacoli nel cuore del Parco Regionale dei Castelli Romani

E così mentre in via della Radiosa, a pochi metri dal pozzo d’acqua che serve la popolazione, oggi ridotta a ricettacolo, esiste ancora l’area recintata dove vengono abbandonati rifiuti di ogni genere e che da qualche giorno davanti il cancello di ingresso vede di guardia un elettrodomestico, nonostante il cartello affisso da qualcuno che invita a non abbandonare rifiuti in quanto gli operatori ecologici si sono trasferiti.

Quest’ultima asserzione a testimonianza che fino a qualche tempo fa il sito di via della Radiosa era utilizzato dagli operatori ecologici nonostante il divieto di legge.

Quindi trasferiti dove? Nel secondo sito? A pochi metri dal lago di Nemi, sulla via Nemorense adiacente il campetto di calcio, sono apparsi tutti i cassonetti dei rifiuti, stracolmi di spazzatura, che vengono utilizzati dalla società incaricata dal Comune per la raccolta dei rifiuti, la Lazio Ambiente SpA, per effettuare il carico e lo scarico della spazzatura cittadina. Un’area, quella di via Nemorense che a tutti gli effetti è subentrata al posto di quella di via della Radiosa nel gestire il carico e lo scarico dei rifiuti e che ora accoglie anche gli sfalci delle potature degli alberi. Sembra quasi voler ricordare un’isola ecologica che in realtà non esiste e non potrà mai esistere in quel sito, zona a protezione speciale e piena di vincoli ambientali.

E ancora oggi riecheggiano quelle tre parole pronunciate nel 2012 da chi prometteva “Nemi salotto d’Europa”. Ebbene dopo 6 anni si deve ancora ribadire che da Salotto d’Europa a ricettacolo è solo una questione di scelte.

 




Nemi: meglio gli sbarbatelli che gli alberi pizzuti!

NEMI (RM) – Nuovo look per gli “sbarbatelli” a Nemi. Gli alberi sul viale in piazza Roma sono stati potati o meglio completamente mozzati stile taglio da prima leva ma sono tanti i cittadini che vanno pazzi per loro. Tutta la legna della potatura è ammassata dietro e davanti la casetta dell’acqua in piazza. Moltri altri sfalci e rami tagliati si trovano nel nuovissimo sito della monnezza in via Nemorense, in riva al lago.

Più di qualcuno ha mostrato apprezzamento per la potata alla “edward mani di accetta” perché, dicono, “è stagione e si tagliano così!”. Sarà ma questa fila di “sbarbatelli” suscita anche sentimenti compassionevoli. E l’ombra? E quelle belle chiome tonde e verdi dove sono? “Tanto ricacciano” e allora sai che c’è: evviva gli sbarbatelli che sono molto meglio degli alberi pizzuti!

 

 




Pavona di Albano Laziale, incendio a capannone industriale: chiesto il monitoraggio ambientale

ALBANO LAZIALE (RM) – L’incendio che si è sviluppato nel primo pomeriggio di ieri all’interno di un capannone industriale di Via Ragusa a Pavona di Albano Laziale, è sotto controllo anche se il capannone stesso è a rischio crollo.  “Grazie al pronto intervento dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile, assistiti dalla Polizia Locale di Albano. – Ha dichiarato il consigliere comunale di Albano Laziale con delega ai rifiuti Luca Andreassi – Secondo le prime informazioni che giungono dai proprietari della struttura, il materiale che è bruciato pare non essere soggetto a particolari prescrizioni di pericolosità. Si tratterebbe, infatti, di materiale per giardinaggio e ferramenteria, mentre non sembra essere stata interessata dalle fiamme una zona di stoccaggio di lampade a led. Come amministrazione comunale abbiamo immediatamente richiesto per le vie ufficiali l’intervento di Arpa Lazio per un sollecito intervento di monitoraggio ambientale, sul posto è giunta la Asl RM6 per le verifiche del caso”.

Movimento Ecologista – Ecoitaliasolidale: “Chiediamo di comunicare con la massima trasparenza il grado di inquinamento prodotto dall’incendio”

“Ancora un incendio nell’area pometina, questa volta si è sviluppato nel primo pomeriggio di oggi – ieri Ndr. – a Pavona, nel Comune di Albano. – Così in una nota congiunta Piergiorgio Benvenuti e Fabio Ficosecco, rispettivamente Presidente Nazionale e Responsabile Romano del Movimento Ecologista – Ecoitaliasolidale. – Ad andare a fuoco è stato un capannone dell’azienda di ferramenta GB Trade Srl in via Ragusa, ma la colonna di fumo di intenso colore nero è nettamente visibile dalle abitazioni di Santa Palomba, nel Comune di Pomezia.

L’ultimo incendio si è sviluppato il 4 marzo scorso all’interno dell’impianto Irpp Pomezia Pneumatici di via Trieste, nella zona industriale, ed il fumo tossico emanato dai pneumatici in fiamme si è diffuso su un territorio estremamente vasto. Anche oggi immediati gli interventi dei Vigili del Fuoco e delle forze dell’Ordine , ma chiaramente ricordando gli effetti del devastante incendio che ha interessato lo stabilimento Eco X di Pomezia , per la lentezza dello smaltimento delle 8.413 tonnellate di rifiuti andati a fuoco e la bonifica dello stabilimento, chiediamo, oltre ad accertare le cause dell’evento che risulta l’ennesimo in un’area ristretta, si chiede di procedere alla dovuta bonifica del territorio interessato con la massima celerità senza incorrere nelle solite discussioni burocratiche su competenze fra Comune e Regione”.  “Anche per questo evento – conclude la nota -, senza alcun allarmismo, ma con determinazione chiediamo di comunicare con la massima trasparenza il grado di inquinamento prodotto dall’incendio, le zone interessate, e procedere con interventi immediati e risolutivi, al fine di garantire la salute dei cittadini, dell’ambiente e delle attività economiche della zona”.




Nemi, rifiuti: quelle gestioni su siti non idonei…

NEMI (RM) – Non esiste un sito idoneo dove realizzare un’isola ecologica e c’è una gestione rifiuti su siti non idonei. Questa è la drammatica condizione in cui versa la cittadina di Nemi immersa nel cuore del Parco dei Castelli Romani. Ancora oggi non è decollata la raccolta differenziata, che viene effettuata solo in alcuni tratti del territorio con un’incidenza del 4% sul totale raccolto.

Nemi è rimasto dunque l’ultimo Comune dell’area dei Castelli Romani in cui deve ancora partire la raccolta virtuosa dei rifiuti

La gestione dei rifiuti è stata effettuata da diversi anni in via della Radiosa a soli 50 metri da un pozzo dell’acqua che fornisce tutta la cittadinanza. Dopo 24 mesi di articoli di denuncia, una vera e propria campagna informativa portata avanti (in solitaria) da questo quotidiano – L’Osservatore d’Italia – anche grazie all’intervento del Garante Idrico del Lazio l’avvocato Paola Perisi, l’area è stata bocciata da Acea, in sede di conferenza di servizi, quale sito non idoneo ad accogliere l’isola ecologica.

Il risultato quindi è che ad oggi non c’è a Nemi un sito idoneo ad accogliere l’isola ecologica

E la gestione è andata di male in peggio. L’area di via della Radiosa, dove i mezzi della società Lazio Ambiente caricavano e scaricavano l’immondizia, è stata sgomberata da tutti i cassonetti tranne uno. Il risultato è quell’unico cassonetto è stracolmo di immondizia e l’ingresso dell’area continua ad essere un ricettacolo di rifiuti anche pericolosi come oli esausti Dulcis in fundo, il problema non è stato eliminato ma si è spostato in un sito a protezione speciale e con numerosi vincoli ambientali tra cui l’idrogeologico: la gestione dei rifiuti adesso avviene su via nemorense in località Fornaccio, primo sito che fu bocciato per l’isola ecologica e che si trova proprio sul costone del lago di Nemi. Qui, sulle pendici, ci sono tutti i cassonetti della spazzatura che sono stati tolti da via della Radiosa. Ora ci sono due siti che non dovrebbero essere destinatari di alcuna gestione di rifiuti o isola ecologica. Perché il Comune di Nemi non si consorzia come avevano promesso gli amministratori in campagna elettorale?

IL VIDEO SERVIZIO TRASMESSO NEL CORSO DELLA PUNTATA DI OFFICINA STAMPA DEL 29/03/2018




Marsala, raccolta differenziata raggiunge quota 55%: si riduce la tassa sui rifiuti

MARSALA (TP) – Nell’anno in corso, il Comune di Marsala risparmierà quasi 450 mila euro – rispetto al 2017 – per il servizio di raccolta differenziata. Risorse che saranno ripartite tra cittadini (utenze domestiche) e operatori economici (utenze non domestiche), producendo così una riduzione sulla Tassa Rifiuti (TARI) per famiglie (-5% cica) e attività commerciali (-3% circa).

Questo, in sintesi, il dato amministrativo più significativo della seduta del Consiglio comunale conclusasi nella tarda serata di ieri

Per arrivare a questo risultato, l’Assemblea di Sala delle Lapidi ha approvato due importanti atti – così come proposti dalla Giunta Di Girolamo – quali il Piano Economico Finanziario (PEF) e la TARI 2018 (tariffe e rate). Entrambe le delibere, con la collaborazione dei funzionari Francesca Sardo (Tributi) e Giacomo Tumbarello (Servizi pubblici locali), sono state illustrate in Aula dal vicesindaco Agostino Licari: “Continua a diminuire la spesa per la raccolta differenziata, passata dai quasi 15 milioni ereditati all’atto del nostro insediamento agli attuali 13 milioni e mezzo. Un risultato che è frutto del senso civico della stragrande maggioranza dei cittadini rispettosi delle regole, unito ad una oculata azione di controllo e rimodulazione del servizio operati da questa Amministrazione. Tutto questo ha consentito a Marsala di raggiungere il 55% di raccolta differenziata – eravamo al 38% nel 2015 – primo comune siciliano tra quelli con oltre 50 mila abitanti. Dati positivi che contiamo di migliorare con il nuovo Piano di Raccolta che potremo avviare non appena la SRR ci consegnerà i verbali di aggiudicazione della gara d’appalto all’Ente gestore”.

Riguardo ai numeri contenuti nel PEF, si evince che il costo del servizio è stato ridotto di 435 mila euro (13.970.000 nel 2017; 13.535.000 nel 2018); che nuove entrate, sono arrivate nell’affidare il conferimento di alcune tipologie di rifiuto (vetro, plastica, legno, tessile…) mediante gare d’appalto, generando così ricavi a beneficio della collettività.

Altro dato positivo è venuto per la tipologia organico, la cui raccolta è diminuita grazie al controllo su quelle utenze che avevano in carico le compostiere: usufruivano dello sconto sulla tassa, ma non utilizzavano le compostiere. Ma un risparmio notevole viene anche dalla riduzione del rifiuto indifferenziato conferito in discarica, passato dalle 22 mila tonnellate del 2015 alle circa 15 mila del 2017. Se si considera che lo smaltimento di una tonnellata di Rsu attualmente costa 140 euro, si capisce che la riduzione del costo è corposa.

Resta la criticità delle microdiscariche sparse nel territorio, che viene fronteggiata quotidianamente con gli operatori ecologici ma su cui si stanno incrementando i controlli collocando nuove telecamere. Dopo un ampio dibattito, con richieste di chiarimenti da parte di alcuni consiglieri (Galfano, Gandolfo, A. Rodriquez, Sinacori, Arcara, Vinci, L. Alagna), la “delibera PEF” è stata approvata con 16 voti favorevoli e 3 astenuti. Unanimità (18 favorevoli), invece, per la votazione della “delibera TARI” – hanno chiesto chiarimenti i consiglieri Sinacori, Licari, Ferreri, Genna – che ha stabilito le nuove tariffe per il 2018. Queste, come dicevamo, si riducono nell’ordine del 5% per le famiglie e del 3% per le attività, con possibilità di versare l’importo dovuto in tre rate con scadenza 30 giugno, 30 settembre e 30 dicembre.

Per la cronaca va detto che la seduta si era aperta con la lettura – da parte del presidente Enzo Sturiano – di una nota con la quale i consiglieri Angelo Di Girolamo e Antonio Vinci dichiaravano di autosospendersi dal Gruppo consiliare del Partito Democratico. È seguita la dichiarazione del consigliere Vinci, in cui ha motivato la sua scelta e che di fatto ha aperto un lungo dibattito politico in cui sono intervenuti quasi tutti i consiglieri.

Prima di chiudere la seduta, il presidente Enzo Sturiano ha dichiarato: “Il senso di responsabilità di questo Consiglio ha consentito di portare a buon fine una deliberazione che è importante per i cittadini. Non approvando l’atto oggi, le famiglie marsalesi non avrebbero potuto beneficiare della riduzione della TARI, grazie al risparmio dei 435 mila euro. Comprendo che è legittimo, per ciascun consigliere, approfondire gli atti e presentare emendamenti; ma ciò avrebbe comportato un aggiornamento dei lavori con grossi dubbi sull’approvazione dell’atto entro il termine del 31 marzo. Pertanto, prendendo atto dell’alto senso di responsabilità dell’Aula che ha deciso di deliberare l’atto così come proposto dall’Amministrazione comunale, si diffida quest’ultima a far pervenire gli atti in Consiglio in tempo utile. Ciò, al fine di consentire a questo Organo istituzionale di lavorare con serenità nell’interesse della collettività”.




Emergenza livello idrometrico lago di Bracciano: l’Ente Parco annuncia il via alla fase operativa del progetto di monitoraggio

ANGUILLARA (RM) – Un’intera giornata dedicata al Lago quella che si è tenuta sabato 24 marzo all’Ecomuseo delle Acque ad Anguillara Sabazia con il Workshop “Lago di Bracciano – un ecosistema da conservare”.

Presenti rappresentanti del mondo scientifico, accademico, della Regione Lazio, cittadini e associazioni del territorio. Interventi qualificati di esperti del settore hanno evidenziato come il Lago di Bracciano è ancora molto al di sotto dei valori medi stagionali sia a causa della siccità e sia a causa dei prelievi che si sono intensificati nell’ultimo anno. Tutto questo ha portato alla conseguente grave alterazione dell’ecosistema.

Nel pomeriggio c’è stato un importante confronto/dibattito tra associazioni, cittadini e istituzioni presenti

“In occasione dell’evento inoltre – dichiarano dal Parco Naturale Regionale di Bracciano / Martignano – è stato comunicato che venerdì 23 è stato svolto un sopralluogo presso l’impianto di presa di Acea in località Marmotta, nel rispetto del nostro ruolo di stretto controllo dei prelievi dal Lago di Bracciano.  Possiamo confermare – proseguono dal Parco – che i prelievi sono ancora interrotti e che negli ultimi mesi il lago, grazie alle piogge e in assenza di prelievi, ha recuperato circa 40cm di livello idrometrico, dopo aver raggiunto a fine novembre 2017 -198, record negativo, per distacco, degli ultimi 100 anni. Tuttavia, abbiamo sollecitato Acea a porre in essere il prima possibile gli interventi, da essa stessa prospettati fin dalla fine del 2017, per la riduzione delle perdite esistenti nelle guarnizioni delle paratie di chiusura, che sono state stimate tra 1 e 3 litri al secondo e che tendono naturalmente ad aumentare con la progressiva risalita del livello idrometrico. Vigileremo affinché Acea provvederà alla soluzione di questa problematica, che pur non avendo un impatto rilevante sul livello del Lago, può essere comunque risolta in tempi ragionevoli, evitando un inutile spreco di acqua. Questo sopralluogo ha avuto un’ulteriore importanza alla luce della notizia di questi giorni dell’avvenuto stanziamento della Regione Lazio a favore del Parco, per l’installazione del sensore di misura della portata di acqua prelevata dal Lago di Bracciano, i cui dati di lettura verranno resi pubblici attraverso un sistema studiato dall’Ente Parco per permettere a tutti i cittadini in tempo reale di essere informati. Ha così finalmente inizio – concludono – la fase operativa del progetto, a conclusione dell’attività di questi mesi in cui si è potuto individuare, nei sopralluoghi tecnici condotti presso l’impianto, la strumentazione più idonea.

Alla luce dei fatti una condivisione con il territorio e con tutti gli organi preposti è essenziale – dichiara il Direttore Badaloni

Un’analisi conoscitiva puntuale e dettagliata degli aspetti ambientali è il punto da cui partire. Confrontando tutti i dati in nostro possesso, che sono frutto di attente valutazioni scientifiche, vogliamo elaborare un nuovo modello di gestione del Lago partecipato.

“Auspico la collaborazione di tutti i soggetti interessati” conclude il Presidente Lorenzetti

“Perché solo facendo fronte comune possiamo risollevare una situazione ad oggi seriamente compromessa sia dal punto di vista ambientale che economico riguardo le strutture turistico-ricettive del territorio”.




Roma: le nuove invasioni barbariche, l’inizio di un nuovo Medioevo

ROMA – I romani amano profondamente la loro città, da sempre vivono a stretto contatto con i suoi monumenti, hanno dialogato per secoli quotidianamente con il Cupolone, il Colosseo, il Foro, sentendoli parte della loro vita.

Qualche giorno fa, un amico, nato e cresciuto a Roma mi ha detto: “ Sono sempre stato orgoglioso di vivere a Roma, lo considero un privilegio e ogni volta che l’aereo mi riporta nella mia città, da qualsiasi parte del mondo stia tornando, avvistando dall’oblo’ le luci di Roma, l’emozione è fortissima. Per questo forse ho sempre rifiutato di vederne il degrado. Qualche settimana fa all’improvviso ho guardato Roma con altri occhi, come l’avrebbe osservata un visitatore che l’avesse vista per la prima volta e mi sono sentito pervadere da una profonda tristezza.”

Vista da una prospettiva neutrale, senza i veli che il sentimento mette sul degrado inesorabile della città eterna lo scenario è sconfortante. Come nella favola di Cenerentola la carrozza si trasforma in zucca e i cavalli bianchi in topi l’immagine dorata della città più bella del mondo che per secoli i romani hanno tenuto gelosamente e caparbiamente intatta davanti ai loro occhi si è dissolta lasciando il posto alla visione di una città alla deriva: strade dissestate, marciapiedi sconnessi, sporcizia ovunque, animali randagi, persino cinghiali e maiali in giro per i quartieri. Intere zone in abbandono.

Anche le strade del centro storico sono lasciate al degrado, affollate di turisti mordi e fuggi, a basso costo, poco sensibili alla bellezza dei monumenti e più interessati ai fast food. Nessuna traccia dello splendore antico, ne’ dei più recenti bagliori della dolce vita, rimasta nell’immaginario di tutto il mondo.

Trascuratezza e decadenza. Come se si ripetesse la caduta dell’Impero Romano che aveva portato ovunque la luce della civiltà, quasi che, emergendo dal passato, il desolante scenario di Roma, preda delle invasioni di popoli che ignoravano cultura e bellezza e vi giungevano per depredarla dei suoi tesori, si sovrapponesse all’immagine attuale della città coincidendo in modo sinistro con essa: animali tra le rovine dei templi antichi in disfacimento, strade sporche, abbandono di una città ormai troppo pericolosa per i suoi abitanti. Tutto ciò che accade ora ogni giorno davanti a noi. Corsi e ricorsi della storia come dice Giambattista Vico. Forse. O forse l’inizio di un nuovo Medioevo, una nuova età dei secoli bui, perché l’epoca oscura di Roma è iniziata da tempo. Quello che non sappiamo è quando torneremo a vedere la luce.

Susanna Donatella Campione




Comune di Catania, appalti su rifiuti da 350 milioni: arrestati funzionari e imprenditori tra Catania, Roma e Milano

CATANIA – La Dia di Catania sta eseguendo misure cautelari nel capoluogo etneo, a Roma e Milano nei confronti di funzionari pubblici, con ruolo apicale, del Comune ed imprenditori impegnati nel settore Ecologia e Ambiente indagati per reati contro la Pubblica amministrazione. Al centro delle indagini, dirette dal capo centro Dia Renato Panvino e coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro, l’affidamento di un appalto dell’importo complessivo di 350 milioni di euro suddivisi in tre anni.

Tra i destinatari del provvedimento cautelare emesso dal Gip  ci sono due funzionari dell’amministrazione ai vertici del settore Ecologia del Comune di Catania e un imprenditore romano che opera nel settore della raccolta dei rifiuti in Sicilia. Le ordinanze sono state eseguite dalla Dia di Catania nell’ambito dell’inchiesta ‘Garbage affair’ coordinata dalla Procura Distrettuale di Catania.

Nell’ambito della stessa operazione la Dia sta eseguendo perquisizioni nelle casa e nei luoghi di lavoro degli indagati a Catania, Milano e Roma. Nel capoluogo etneo, personale della Direzione investigativa antimafia sta eseguendo anche perquisizioni e acquisizione di atti nell’ufficio del settore Ecologia del Comune.
Ulteriori dettagli sull’operazione saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà alle 10.30 nella sala stampa della Procura di Catania al quale parteciperanno il procuratore Carmelo Zuccaro, il capo del secondo reparto della Dia, Maurizio Calvino, e il capo centro della Dia di Catania, Renato Panvino.




Emergenza inquinamento e malattie: l’Ontario Institute for Cancer Research lancia l’allarme mutamento del DNA

Senza ombra di dubbio gli inquinanti presenti nell’ambiente possono ‘prendere il controllo’ del Dna, accedendo in questo modo alcuni geni piuttosto che altri e aprendo la strada a malattie cardiache e respiratorie. Lo indica la prima indagine basata sull’analisi del Dna di oltre 1.000 individui. Pubblicata sulla rivista Nature Communications, la ricerca è stata condotta in Canada, dal gruppo dell’Ontario Institute for Cancer Research guidato da Philip Awadalla.

Dall’analisi del Dna raccolto da campioni di sangue, sono stati individuati gli effetti di polveri sottili, biossido di azoto e biossido di zolfo

Per il genetista Giuseppe Novelli, rettore dell’università di Roma Tor Vergata, “la ricerca è molto interessante perché ci dice quanto pesi il contributo dell’ambiente sul rischio di sviluppare determinate malattie”. Queste ultime ha aggiunto, “sono la conseguenza dell’interazione tra Dna, ambiente e casualità, ma non è facile determinare il peso di ognuno dei tre fattori”. Ora si può fare grazie ad studi sui grandi numeri, come quello condotto nel Quebec sul Dna di 1.007 persone che vivono a Montreal, Quebec City e la regione poco urbanizzata Saguenay-LacSaint-Jean. “L’impatto dell’ambiente sui geni – ha detto Novelli – è paragonabile a un vestito che il Dna può mettere o togliere: ma mentre il Dna è scritto a penna e non si può cambiare, il vestito è scritto a matita e si può cambiare o con farmaci, o modificando ambiente e stili di vita”. Personalmente darei più attenzione agli ambienti, cercando di cambiare i modelli di vita.

In Italia la situazione è a dir poco drammatica per quanto riguarda l’inquinamento

Nell’ultimo anno 45 aree urbane su 95 non hanno rispettato il valore limite giornaliero del PM10, con un numero totale di superamenti e valori medi annuali generalmente superiori a quelli degli ultimi anni, in controtendenza rispetto al trend di medio-lungo periodo, sostanzialmente decrescente. Del resto i dati presentati lo scorso anno dall’Agenzia europea per l’ambiente parlano da soli: si stimano quasi 470mila morti premature in 41 Paesi europei collegate all’inquinamento dell’aria nel 2013. Mentre, secondo una recente indagine del CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell’Impatto dell’Inquinamento atmosferico sull’Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri, oltre 34.500 italiani ogni anno muoiono ‘avvelenati’ dall’inquinamento atmosferico: è come se ‘scomparisse’ improvvisamente un’intera città delle dimensioni di Aosta. ‘Veleni’ dell’aria che uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano 22.500 decessi annuali, ma che riducono in media di 10 mesi la vita di ogni cittadino. Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite l’anno.

Marco Staffiero