Ferrovia Roma-Viterbo a rischio chiusura. I Pendolari: “Siamo ai titoli di coda”

Da un lato le soppressioni e i ritardi giornalieri, dall’altra la minaccia
dell’ANSF di sospendere il servizio
ferroviario. In mezzo il destino della ferrovia regionale Roma-Viterbo e, di conseguenza, quello dell’utenza. “Siamo ai
titoli di coda”, tuonano il Comitato
Pendolari RomaNord
e l’associazione TrasportiAmo
in un comunicato congiunto, “il 31 ottobre, mentre si riuniva l’Osservatorio di Vigilanza, composto da Regione Lazio, Atac e i Sindaci dei Comuni, per analizzare le problematiche
riferite alla ferrovia, plurisegnalate dal Comitato e dall’Associazione,
l’Agenzia già cavala la mannaia da almeno
15 giorni
”.  

È bastata una rapida occhiata al verbale della seduta, pubblicato in primis dal Comune di Morlupo, per innescare la reazione
perentoria. Specie quando dice, al primo punto, che “l’attuazione della
proposta di nuovi orari è rimandata a seguito delle comunicazioni di ANSF”. Insomma,
ci vorrà ancora del tempo prima di vedere le modifiche o integrazioni al
contestatissimo orario entrato in vigore il 16 settembre, nonostante sia Regione che Atac abbiamo ricevuto a
fine agosto la proposta d’orario alternativa – e fattibile – avanzata Comitato
e dell’Associazione stessi, “costruita seguendo le Direttive dell’Agenzia e
volto a efficentare il servizio e alleggerire l’uso delle navette bus”.

Comunque sia, è stato il deputato Mauro
Rotelli
a svelare la comunicazione cui fa riferimento l’Azienda capitolina,
tutt’altro che conciliante, nel corso della conferenza stampa svoltasi il 28
ottobre scorso davanti alla stazione di Viterbo.
Insieme all’assessore ai lavori pubblici Laura
Allegrini
, all’assessore alla cultura Marco
De Carolis
e ai consiglieri comunali di maggioranza (FdI) Minchella, Grancini, Buzzi e Scardozzi:“Qualora per tale tratta non vengano comunicati, entro i tempi
indicati, gli elementi richiesti, con la presente nota questa agenzia non avrà
elementi per poter ritenere presenti, sulla tratta medesima, le condizioni per
l’effettuazione in sicurezza di servizi di trasporto ferroviario. E, pertanto,
tali servizi non potranno essere
proseguiti
. Presenseremo un’interrogazione”, ha poi aggiunto l’esponente
politico, “nella quale chiederemo anche di valutare il commissariamento della ferrovia
da parte del governo e il suo passaggio a RFI”.

Un punto che preoccupa, e non da poco, Comitato e Associazione. Infatti,
cosa avrà rilevato l’Agenzia per minacciare addirittura la chisura? Di certo
qualcosa afferente la sicurezza della circolazione ferroviaria, saranno forse
le disposizioni assunte da Atac a luglio e settembre? Si vedrà. “Stiamo quindi rischiando, da un giorno
all’altro, di non veder partire più treni dalle stazioni e così diciamo addio
ai raddoppi, alle innovazioni, ai nuovi treni, ai sogni di gloria tanto
sbandierati dalla Regione Lazio nei suoi recenti incontri?”, rimarca il
comunicato. “E che ne sarà del destino dei Pendolari? Tutti con l’automobile
sulla Flaminia, Cassia e Tiberina per muoversi? Oppure tutti in autobus…Bella
prospettiva di mobilità sostenibile, nel 2019!” E ancora: “Se
dovesse accadere l’irreparabile sappiamo che il primo responsabile è l’ente
proprietario, quindi la Regione Lazio, poi viene Atac nella sua manifesta incapacità di gestire una ferrovia”.

Da qui l’invito ai Sindaci ad “abbandonare
un inutile Osservatorio, fatto ad arte (a questo punto) per tenerli buoni, e a manifestare
a fianco dei propri concittadini e pendolari perché la Ferrovia ROMANORD è patrimonio di tutti”, dando l’appuntamento
all’evento del 7 novembre ore 18 presso
il Teatro Le Sedie a Labaro. Che più
di un incontro rappresenta “un punto di partenza per farci sentire, tutti,
seriamente. La ferrovia RomaNord è patrimonio di tutti. E senza di essa si
distruggerà in pochi anni il tessuto sociale e produttivo costruito con tanto
tempo e fatica, proprio grazie alla ferrovia”.

Ma non è finita. In quella stessa lettera, l’ANSF avrebbe messo in discussione anche i provvedimenti presi sulla Roma-Lido, e questo apre un altro capitolo. Ugualmente importante. C’è inoltre da chiarire quanto riportato dal Fatto Quotidiano nell’inchiesta pubblicata ieri, 1 novembre, che riguarda il Direttore di Esercizio metroferroviario Atac, garante della sicurezza degli esercizi ai sensi del DPR 753/80. “Quando è stato nominato nel 2010”, rileva il giornalista Luca Teolato, “non aveva i requisiti per tale incarico. A sottolinearlo è l’Ustif, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che nel 2010, quando è stata proposta la sua nomina ha scritto, analizzando la documentazione del candidato, che il requisito della sua esperienza specifica maturata per almeno 5 anni ‘non soddisfa quanto prescritto dall’articolo 1 del Decreto Ministeriale del 15/03/1993’, riferendosi al decreto del ministro dei Trasporti su ‘Disposizioni riguardanti l’idoneità tecnico-professionale, fisica e morale dei direttori di esercizio dei servizi di pubblico trasporto terrestre e dei loro sostituti’. Il documento che rilascia il nulla osta alla sua nomina, per chi non ha potuto leggere il parere dell’Ustif, sembrerebbe redatto a regola d’arte. Questo perché il direttore generale del ministero, nelle premesse, scrive testualmente ‘visto il parere dell’Ustif’, omettendo però di specificare che il giudizio è negativo e terminando le ultime righe dell’atto con il rilascio del nulla osta ai fini della sicurezza”’.