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Editoriali

Italicum. Braccio di ferro tra Renzi e Berlusconi

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Tempo di lettura 2 minutiLa legge elettorale sembra diventata una partita a poker

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Era stata la mossa con cui Berlusconi si era rimesso in gioco. Dopo la condanna nel processo Mediaset, il leader azzurro sembrava sul viale del tramonto. Non aveva più i numeri per incidere sul piano parlamentare, per via della defezione dal gruppo dei senatori e deputati passati al Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, i sondaggi indicavano un calo di consensi, che è stato in seguito confermato dal risultato alle elezioni europee, per cui Silvio si è “aggrappato” all’unica carta che gli rimaneva a disposizione: trattare sulle riforme costituzionali.
Nacque così, nel gennaio scorso, il “Patto del Nazareno”, che ha preso nome dall’indirizzo della sede del Partito Democratico, dove si è svolto il primo incontro tra i due leader.
Dopo l’incontro chi sembrava rafforzato dall’accordo sembrava proprio il Cavaliere, i suoi veti avevano bloccato la possibilità di introdurre le preferenze, il premio di maggioranza con una soglia molto bassa, la coalizione. Renzi, per non sciogliere il patto, che gli garantiva un’opposizione più “morbida” (un mese dopo il primo incontro il Segretario del PD è diventato Primo Ministro), ha inizialmente accettato tutte le imposizioni della controparte.
Oggi i rapporti di forza sembrano cambiati, alle elezioni europee il PD ha ottenuto un risultato oltre le aspettative, mentre Forza Italia è apparso in caduta libera. Passata l’estate, la tendenza non è cambiata, anzi si è accentuata, e le recenti esternazioni di Francesca Pascale non hanno certo aiutato Berlusconi a recuperare l’elettorato perduto, poco avvezzo ad aperture sul fronte dei diritti gay.
C’era bisogno di un “ritorno alle origini”, un Cavaliere che prende in mano la situazione e pone le sue condizioni a un Renzi che sta diventando troppo invadente per mantenere la propria forza.
L’occasione per alzare la voce si è presentata nel momento in cui Renzi, forte dell’appannamento in cui sembrava caduto Berlusconi, ha provato a forzare la mano. È bastato spostare il premio di maggioranza dalla coalizione al partito (in un momento in cui il centrosinistra è unito mentre il centrodestra è frammentato in almeno quattro formazioni) per far incrinare l’accordo, per far dire a Berlusconi che la riforma così come la vuole modificare il Premier è «pessima» (affermazione smentita in un secondo momento).
Forse l’idillio tra i due sembra essere al capolinea. Renzi ha iniziato a calcolare che, una volta superato lo scoglio dell’abolizione del senato, nessuno può più fermare la sua azione, se non il suo partito, e quale migliore biglietto da visita della testa del Cavaliere può esibire per riconquistare i dissidenti interni?
La legge elettorale sembra diventata una partita a poker, in cui i due giocatori sono entrambi con punteggi bassi, e stanno misurando su chi sa bleffare meglio.

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