LEGGE STABILITA’, CLAUSOLA SALVAGUARDIA IVA: BOMBA OROLOGERIA CON STANGATA DA 53,3 MLD DI EURO 2015-2018.

di Cinzia Marchegiani

L’associazione Federconsumatori commenta subito la legge di stabilità che nasconde tra le tante maglie brutte sorprese per il cittadino, ormai ipertassato in un momento di crisi economica dove spesso non esistono le entrate fisse per una famiglia, su cui possono fare affidamento. La legge di stabilità approvata ieri dal Senato, contiene una clausola di salvaguardia automatica con la quale il governo si impegna ad assicurare la correzione necessaria a garantire il raggiungimento del saldo strutturale di bilancio in pareggio a partire dal 2017. In particolare, «è ipotizzata una clausola sulle aliquote Iva e sulle altre imposte indirette per garantire il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine per un ammontare di 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi e 21,4 miliardi nel 2017 e nel 2018».

Non è questa la strada per portare il Paese fuori dalla gravissima recessione, tuona Federconsumatori e spiega cosa si nasconde dietro le misure anti-deficit nella legge di stabilità sotto il nome di clausole di salvaguardia: “sono vere e proprie bombe ad orologeria, che potrebbero esplodere se i risultati di risparmio sulla spese pubblica non verranno raggiunti, a partire dall’aumento delle accise sulla benzina, che darà la facoltà di ulteriori stangate, da parte del direttore delle Dogane che dal 30 giugno 2015 potrà aumentare le accise sulla benzina e garantire così all’Erario oltre 1,7 miliardi di euro attesi dagli strumenti finalizzati a contrastare l’evasione Iva, con un aumento della stessa Iva fino al 25,5%.”

E Federconsumatori insiste sull’aumento dell’IVA al 25,5%: ”la clausola di salvaguardia prevede l’aumento dell’Iva ordinaria (attualmente al 22%) al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018. Ritocchi saranno previsti anche per la cosiddetta IVA ridotta attualmente al 10%. Questi gli scaglioni e le scadenze temporali previste dal Governo, che produrranno una ulteriore stangata sui consumatori:

NEL 2016
– l’Iva ordinaria (che oggi è del 22%, ossia per gran parte dei beni di consumo) passerà al 24%;
– l’Iva agevolata (che oggi è al 10%) salirà al 12%. (incasso previsto 12,4 miliardi)
NEL 2017
– l’Iva ordinaria salirà dal 24% al 25%
– l’Iva agevolata sfiorerà il 13%. (incasso previsto 17,8 miliardi di euro)
NEL 2018
– l’Iva ordinaria arriverà dal 25% al 25,5%.
– l’Iva agevolata resterà al 13%. (incasso previsto 21,4 miliardi nel 2018).

Un paese che pensa di risollevare i consumi puntando sull’aumento del mondo dell’Iva non solo non è lungimirante, ma ci si chiede quale sia l’obiettivo primario, perché anche un bambino intuisce la la sequenza logica di una manovra che fa cassa, ma non tutela né il consumatore, né il mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Facendo i classici conti della serva Federconsumatori scatta un’istantanea:”Sommati ad 1,7 miliardi di aumento accise, la clausola di salvaguardia produrrà un incasso totale di 53,3 miliardi di euro, con un impatto di 2.220 euro per ognuna delle 24 milioni di famiglie nel quadriennio 2015-2018, o se vogliamo 900 euro a carico di ogni residente, con una ulteriore depressione dei consumi e del potere di acquisto…. Non è questa la strada per portare il Paese fuori dalla gravissima recessione.”

E una domanda più che lecita le famiglie se lo chiedono, chi si sta tutelando? Di certo non le famiglie che ad oggi non riescono più a sostenere né la crisi economica, né la crisi abitativa, né quella del lavoro… Continuando su questa linea, il deserto sarà l’unica prospettiva all’orizzonte e fasce sempre più povere di persone dovranno fare i conti con un governo teso a mantenere un primato indiscusso, l’insostenibilità del vivere. L’ultima perla anche la decisione di aumentare anche l’IVA sul Pellet, dal 10% al 22% che graverà su più di due milioni di famiglie che avevano usufruito degli incentivi puntando su questo tipo di sistema del riscaldamento, sensibilizzati ad un consumo più ecologico dei carburanti come il gasolio o il GPL. Ristrutturati i propri appartamenti con questa nuova tecnologia, le famigle avevano puntato quindi non solo ad un consumo più ecologico ma anche per avere un ritorno economico. Anche qui Federconusmatori chiede al governo un passo indietro:” Non è ammissibile l'avvio di una misura che, come è evidente, andrà a colpire molte famiglie in difficoltà, soprattutto quelle a basso reddito che avevano scelto come scaldarsi”.