Strage di Bologna 36 anni dopo: Angela Fresu la vittima più giovane mai ritrovata

di Paolino Canzoneri

Venire al mondo significa far parte della vita terrena sotto forma di organismo esistente, visibile, tangibile, concretamente presente, uomo o donna che sia. Gli anni a venire rappresentano un ciclo di tempo in cui si vive la propria vita e in cui ogni cosa subisce un costante mutamento. Trentasei anni fa nella stazione ferroviaria di Bologna, precisamente il 2 Agosto del 1980, una borsa piena di potentissimo esplosivo, 23 kg di tritolo, una miscela potenziata da 18 kg di gelatinato di nitroglicerina, nascosta sotto una delle poltrone nella sala d'attesa della stazione, deflagrando alle 10:25 sembra abbia cambiato se non annullato questa semplice concezione biologica perchè della piccola Angela Fresu di soli 3 anni non si è ritrovato proprio niente, neanche un frammento, un lembo, neanche una unghia o un capello, come se fosse sparita e dissolta nel nulla, come se un "organismo esistente, visibile, tangibile e concretamente presente" non fosse mai esistito o come si fosse trasformata in particelle, atomi di essere umano sparse nell'aria. La vittima più piccola e più vicina alla borsa con il carico di morte, una combinazione ancora più agghiacciante in un agosto che ha segnato la storia del nostro paese da sempre flagellato da oscure trame eversive di gruppi terroristici neofascisti, di estrema destra e sinistra; misteri, depistaggi di vari apparati dello Stato e servizi segreti, loggia P2 e chissà quanta altra melma ancora da includere in un infinito percorso stragista che aveva già rivelato la sua ferocia con clamorose stragi precedenti mai cosi gravi come questa. Angela Fresu era una bambina di campagna, viveva con la sua famiglia nelle colline di Montespertoli, un comune toscano neanche molto distante da Firenze. Si erano trasferiti dalla Sardegna con il nonno pastore che aveva acquistato una casa e diversi ettari di terreno per coltivare la terra e allevare il bestiame. Il 2 agosto la mamma Maria di 23 anni e due amiche coetanee Verdiana Bivona e Silvana Ancillotti decisero di partire per trascorrere delle vacanze estive sul lago di Garda e avrebbero dovuto salire su un treno in quella mattina. Dalla tremenda deflagrazione delle 10:25, Silvana fu fortunata a salvarsi mentre solo dopo alcune settimane si riuscì a trovare un piccolo frammento umano attribuito a Maria mentre per Angela non si ritrovò proprio nulla. Delle altre 84 vittime del massacro durante i funerali si è potuto dare dignitosa sepoltura mentre la piccola bara bianca di Angela era vuota, un simbolo di un'apparente presenza. Nonostante sia passato cosi tanto tempo resta ad oggi difficile accettare una tragedia simile. Gli oltre 200 feriti che sono sopravvissuti si porteranno dietro i segni del trauma in quella tragica mattina colti nell'improvvisa confusione, di quel caos incomprensibile e inatteso con quell'odore acre e polveroso di detriti e calcinacci che sapeva di morte e con quella puzza asfissiante di bruciato in uno scenario apocalittico che neanche i peggiori incubi sarebbero capaci di farci immaginare. In un bellissimo film "La linea gialla" di Francesco Conversano e Nenè Grignaffini, il cantautore Francesco Guccini recita "A Bologna ad Agosto bisogna starle vicino, non si può mica lasciarla da sola…", quasi come se Bologna stessa fosse appunto una piccola bimba offesa a cui si è estorta senza rimedio una intera vita senza essere in grado di dare una minima motivazione, qual'ora ci fosse, del perchè "i grandi" siano capaci di becere assurdità. La strage non ha eguali nella storia del nostro paese e a distanza di 36 anni in quella stazione, bolognesi e l'Italia intera si raduna per commemorare e piangere le vittime, ascoltando dal palco lo spettacolino delle autorità governative che al solito promettono sviluppi importanti e veloci su certe verità mancanti ed imminenti chiarezze sui mandanti della strage.