Parco dei Castelli Romani, i piccoli alunni protagonisti del progetto “Piccole Guide”

ROCCA DI PAPA (RM) – Il Parco dei Castelli Romani sta realizzando con le classi di scuola primaria III C e III D dell’Istituto Comprensivo Frascati 1 “E. Dandini”, un progetto di didattica con la finalità di diffondere la conoscenza dei valori naturali e culturali dell’area naturale protetta.

L’attività didattica, suddivisa in tre fasi ha una durata triennale

Il luogo di studio è il sentiero 501 che da Villa Falconieri giunge fino all’area archeologica di Tuscolo, un itinerario ricco di natura e storia. Il percorso di educazione ambientale porterà i bambini a diventare passo dopo passo: “Piccole Guide – Guide Esperte – Ragazzi del Parco”, motivandoli alla scoperta del territorio di appartenenza e puntando sulla loro innata curiosità per ciò che li circonda.

Il primo anno in cui l’attività è denominata: “Piccole Guide”, gli alunni si dedicheranno ad approfondire la conoscenza naturalistica del luogo scelto, in modo da poter effettuare una visita guidata lungo il sentiero alla quale potranno partecipare sia i genitori che altre persone interessate.

Per diventare “Piccole Guide”, già da metà ottobre 2018, gli alunni stanno svolgendo visite sul campo e lezioni frontali. Dopo aver individuato alcuni elementi caratteristici lungo il percorso li approfondiscono in classe, con ricerche in biblioteca o internet, volte a sviluppare le tematiche scelte per raccontarle ed illustrarle in primis ai supervisori dell’attività formativa, gli esperti del Parco. Nella seconda visita sul campo si stabiliscono le stazioni di racconto con i relativi argomenti da trattare. La terza visita sarà una vera e propria simulazione della visita guidata finale e la successiva lezione in classe servirà a definire e mettere a punto le varie stazioni di racconto lungo l’itinerario, in relazione ai contenuti, sempre con il supporto del personale dell’ufficio di educazione ambientale. Ultimo step di questa prima fase del progetto, sarà la visita guidata vera e propria.




Rocca di Papa, nasce la biblioteca del Parco dei Castelli Romani

ROCCA DI PAPA (RM) – Nasce ufficialmente la biblioteca del Parco regionale dei Castelli Romani istituita con deliberazione del Presidente del Parco dei Castelli Romani.

Il Parco dalla sua fondazione ad oggi ha pubblicato e stampato numerosi testi curati dalla propria Casa editrice, ma ha anche acquisito tante pubblicazioni donate sia da altre istituzioni che da autori che negli anni hanno descritto i Castelli Romani sotto diversi aspetti, da quello scientifico a quello storico-archeologico e culturale, inteso come tradizioni non solo folcloristiche ma anche enogastronomiche, basti pensare alle numerose e famose sagre del territorio che affondano le loro radici in tempi antichi.

“Questo importante patrimonio letterario – dichiara il presidente Sandro Caracci – non può e non deve andare disperso. Da qui l’idea di selezionare e catalogare in collaborazione con il Consorzio Bibliotecario dei Castelli Romani, i numerosi testi a disposizione, che saranno disponibili per la consultazione, da parte di tutta la collettività: studenti, insegnanti, ricercatori e semplici appassionati”.

Oltre agli obiettivi di vigilanza e tutela del territorio, l’attività del Parco è anche quella di promuovere e divulgare l’importanza del patrimonio naturalistico strettamente correlata alle radici storico-culturali dell’area naturale protetta. L’educazione ambientale che il personale specializzato del Parco porta avanti ogni anno con le scuole del territorio, nasce da anni e anni di impegno sul campo tradotti in guide e volumi che descrivono l’immenso patrimonio naturalistico, geomorfologico, storico-archeologico e antropologico racchiuso all’interno dell’antico Vulcano Laziale.

“La valorizzazione del nostro territorio – afferma Sandro Caracci – passa in primis dalla conoscenza. La cultura è la base fondamentale dalla quale partire per rendere la comunità consapevole delle risorse che ha a disposizione e delle modalità da seguire per salvaguardarle e tramandarle alle future generazioni. I libri e tutte le raccolte di materiale informativo costituite da articoli di giornali e periodici, sono maestri di apprendimento e civiltà, aprono la mente verso nuove idee da realizzare per migliorare la fruizione e la sostenibilità del territorio”.

Da queste riflessioni è nata l’idea di dare vita ad una nuova struttura, una biblioteca specializzata soprattutto nel settore ambientale, che negli auspici andrà ad integrarsi come valore aggiunto, all’interno del Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani.




Parco dei Castelli Romani, lotta all’abbandono dei rifiuti: la bonifica inizia da Castel Gandolfo, Rocca di Papa e Rocca Priora

ROCCA DI PAPA (RM) – “Un luogo da vivere, non una pattumiera a cielo aperto”. Questo il messaggio che il Parco dei Castelli Romani rilancia e che porta avanti da oltre un anno. Un messaggio che si incarna in azioni concrete, che fanno ben sperare circa la possibilità di costruire un coordinamento fra tutti i Comuni del Territorio dei Castelli Romani.

L’iniziativa a Castel Gandolfo, Rocca di Papa e Rocca Priora

Sabato 30 giugno 2018, oltre all’iniziativa a Castel Gandolfo, che vedrà la partecipazione dell’Ente Parco, anche i Comuni di Rocca Priora e Rocca di Papa organizzano un’azione di bonifica, che si svolgerà lungo via dei Principi.

“E’ con soddisfazione – commenta il presidente dell’Ente Parco, Sandro Caracci – che vedo diffondersi questo spirito di operosità concreta, segno che ‘uniti si vince’ non è solo un modo di dire. Auspico grande partecipazione alle due iniziative, per dare un aiuto concreto a restituire la vivibilità ai nostri boschi, trattati troppo spesso come pattumiere. Siamo attivi anche in località Molara, dove abbiamo in corso un progetto di recupero con il Comune di Grottaferrata e con l’associazione La Foresta che Avanza; una parte di territorio dei Castelli si muove, ma puntiamo a far crescere la consapevolezza e a prevenire il fenomeno dell’abbandono, consci che pulire è sempre un’azione che arriva a porre rimedio a un danno già fatto. Per questo ringrazio le Amministrazioni per il senso di responsabilità, e per dare seguito ai tanti appelli, che arrivano dal Parco e da un numero crescente di cittadini, associazioni e comitati spontanei, per fare qualcosa di concreto sul territorio. E continuiamo a lavorare affinché da azioni a macchia di leopardo si faccia un ulteriore passo in avanti, e si lavori insieme su più versanti”.




Nemi: opere abusive sul Piano Integrato ai Corsi?

 

di Ivan Galea


 
NEMI (RM)
– A Nemi partita ufficialmente la raccolta firme relativa la petizione per chiedere al primo cittadino una forte presa di posizione finalizzata a bloccare il Piano Integrato nella località "I Corsi". Per aderire alla petizione CLICCARE QUI


Un Iter psichedelico, quello che ha visto approvare il Piano Integrato, dopo che l'Ente sovracomunale Parco dei Castelli Romani, organo regionale la cui funzione principale, si legge sul sito istituzionale,  dovrebbe essere quella di mantenere l’equilibrio ambientale del territorio cercando di aumentarne la biodiversità, non è ricorso al Consiglio di Stato per cercare di far valere le proprie ragioni e che dopo la sentenza del Tribunale amministrativo del Lazio ha concesso il parere positivo all'attuazione del Piano edificatorio in un territorio che ad oggi rappresenta un vero e proprio polmone verde nel cuore dei Castelli Romani. E così, dopo che fu detto no al cemento, nell'epoca in cui l'Ente regionale era guidato dal Commissario Gianluigi Peduto, dopo che il no divenne un si nel periodo del commissario Matteo Mauro Orciuoli, per poi ridiventare un no sotto il commissario Sandro Caracci e poi ancora e definitivamente, seppur con qualche prescrizione, tornare ad essere un si, la zona alta di Nemi è dunque avviata ad una lottizzazione che ridisegnerà il quartiere e che assisterà alla nascita di nuovi insediamenti residenziali e commerciali con relativo sovraccarico degli impianti esistenti e già al massimo della sopportazione per quello che riguarda la raccolta delle acque chiare e scure.

 

Ma se le scelte seguite dal Parco dei Castelli Romani si possono definire psichedeliche, quelle dell'amministrazione comunale di Nemi, guidata dal Sindaco Alberto Bertucci, si possono quantomeno definire come scelte particolari: prima il Comune propone un ricorso al Tar per contrastare i “no” degli Enti sovracomunali, poi lo ritira e al contempo avvalora un ricorso al presidente della Repubblica poi fa opposizione a seguito della quale i privati si costituiscono nuovamente al Tar riproponendo quanto già riportato nel precedente ricorso e in questa ultima sede sostiene le tesi dei privati.

 

Ma le dinamiche diventano ancora più singolari dopo che il Comune di Nemi emette una ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi per opere eseguite senza titolo abilitativo da parte di alcuni privati su alcuni terreni interessati dal Piano Integrato, circostanza questa che comprometterebbe l'attuazione dello stesso Piano. I privati fanno ricorso al Tar per l'annullamento dell'ordinanza e l'amministrazione comunale, a luglio 2016, delibera 4.500,00 euro per un avvocato (lo stesso che difende il sindaco per una vicenda penale che lo vede imputato) che dovrebbe sostenere e quindi difendere gli interessi del Comune di Nemi al Tar, ma il Comune non si costituisce in giudizio.

Il Tribunale amministrativo rilevando quindi la mancata costituzione in giudizio dell'amministrazione comunale,  dispone che i competenti uffici del Comune di Nemi provvedano a predisporre una accurata ed analitica relazione sui fatti di causa e fissa la data del 14 marzo 2017 per il proseguo della fase cautelare.

 

Riassumendo: Il Comune ordina ai privati il ripristino dello stato dei luoghi per opere abusive. I privati fanno ricorso al Tar contro l'ordinanza del Comune che delibera 4.500,00 euro per un legale che lo rappresenti al Tar, ma l'ente amministrativo non si costituisce in giudizio. Il 22 novembre 2016 il Tar ordina al Comune di provvedere a predisporre una accurata ed analitica relazione sui fatti e fissa una nuova udienza al 14 marzo 2017.


Intanto si è ricostituito il Comitato “No Piano Integrato i Corsi” di Nemi – acronimo No PIC – con l’obiettivo, questa volta, di promuovere la petizione finalizzata a chiedere al Sindaco un intervento decisivo per fermare quello che viene definito come "un grande insediamento abitativo e commerciale dall’impatto devastante sull’ecosistema locale".

 




Nemi, lottizzazione i Corsi: parte la petizione popolare

 

di Ivan Galea

 

NEMI (RM) – L’idea è quella di lanciare una raccolta firme nel più breve tempo possibile dove tutti i cittadini di Nemi possano esprimersi per tentare di fornire un “no” morale in Consiglio Comunale alla realizzazione del Piano Integrato i Corsi.

Questa l’idea, lanciata sabato scorso da Vairo Canterani che ha promosso con Nemi per Sempre e Italia Nostra l’incontro per informare i cittadini di Nemi che la lottizzazione ai Corsi è passata grazie ad una recente sentenza del Tar che ha fatto anche da perno al successivo “ribaltone” di parere da parte del Parco Regionale dei Castelli Romani. Infatti l'Ente Parco dei Castelli Romani, inizialmente era contrario ed ha fatto da apripista anche al “no” della Regione Lazio, per poi dare parere favorevole.
Quello organizzato è stato un dibattito partecipato e anche acceso dato il clima di campagna elettorale che ha iniziato ad instaurarsi nella cittadina delle fragole.


Nascono nuove realtà, i cui membri ancora non si palesano apertamente come “Ricomincio da Nemi”, che sembrano destare molta attenzione. Simpatico l’intervento, al proposito, di Luca Bellini che quando Carlo Galzignato ha chiesto se in platea sedesse qualche candidato sindaco, si è girato verso Carlo Cortuso dicendogli di avergli fatto tana: il dominio “ricominciodanemi.com" è stato proprio acquistato dal marito del segretario Pd Azzurra Marinelli. Una domanda e volutamente una provocazione alla quale non ha risposto nessuno. Ma come dice Galzignato, tanto c’è la registrazione che testimonia tutto.
 
Ma l’intervento di Vairo Canterani è stato pressoché illuminante. Prima l’idea della raccolta firme poi ha illustrato un passaggio importantissimo:
“Su alcuni terreni interessati dal Piano Integrato i Corsi grava una ordinanza di rimessa in pristino per costruzioni abusive emessa dal Comune di Nemi verso la quale i privati hanno fatto ricorso al Tar che vede fissata al prossimo 14 marzo la data per il prosieguo della fase cautelare – dice Vairo – ma l’avvocato del Comune non si è presentato a difendere gli interessi dell’Ente nonostante sia stato deliberato a suo favore un impegno di spesa di 4.500 euro. Questi abusi sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica la quale ravviserà eventuali reati penali. La domanda è questa: si può dare esecuzione al Piano Integrato ai Corsi quando pende una ordinanza di rimessa in pristino per opere abusive e c’è di mezzo la Procura della Repubblica?".
 
Fondamentale al via libera al Piano Integrato, secondo i relatori dell’incontro, è stato il ruolo che ha avuto il Comune di Nemi il 22 dicembre 2015 quando ha prodotto una memoria con cui ha rappresentato fondamentalmente che il parere negativo che aveva espresso il Parco regionale dei Castelli Romani si basava su una motivazione erronea “perché investe (solo) profili di natura urbanistica che esulano” dalla sua competenza; – e che in ogni caso, non era dato comprendere le ragioni per le quali il Parco aveva ritenuto la zona priva delle “caratteristiche richieste per le zone territoriali omogenee del D.M. 1444/68”.

Dunque l’Ente Parco ha dato per buone queste motivazioni e ha espresso così parere favorevole. Un comportamento psichedelico perché sotto l’epoca di Peduto fu detto no, con Orciuoli fu detto sì, con Caracci è tornato il no e poi dopo il Tar è tornato il sì.

Ma non solo perché di fatto il Parco non ricorrerà al Consiglio di Stato per opporsi alla sentenza del Tar: “Non ci sono i fondi” ma soprattutto appare chiaro che non c’è la volontà. E le parole spese per l’Ente Parco dei Castelli Romani da parte dei membri di Italia Nostra non sono state edificanti: si è realizzato che è venuta a mancare la funzione principale dell'Ente regionale che è quella di tutela del verde: “Ultimamente – ha detto Medici – è più forte la volontà espansionistica dei Comuni che la resistenza del Parco. Si dicono dei No che poi diventano sì non appena c’è un po’ di pressing”.

Ad intervenire anche Elisabetta Mannoni che ha spiegato, con parole semplici di una cittadina della piazza, cosa significa per il territorio la realizzazione del Piano Integrato i Corsi.

Il professore universitario Franco Medici, membro di Italia Nostra ha cercato di fornire le motivazioni per le quali il progetto dei Corsi, sebbene non venga realizzato in un'area ad alto rischio idrogeologico e di frane, sia pressoché “inutile” e devastante” dal punto di vista ambientale: “Si tratta di migliaia di metri cubi di cemento in una zona che non favorisce certamente lo sviluppo e rilancio del centro storico”.
 
Dello stesso avviso anche l’architetto Carlo Testana che ha spiegato nei dettagli l’iter che hanno seguito i privati, in accordo con il Comune, per l’approvazione del Piano ai Corsi: “Ora non c’è più nulla da fare, ai Corsi si costruirà nonostante le nostre lunghe battaglie per dire No”.

Renzo Cavaterra, vicino ai privati promotori del progetto, contattato telefonicamente dalla nostra redazione,
ha ribadito che il Piano Integrato porterà ricchezza al Comune di Nemi e ha rivolto alcune domande ai relatori dell’incontro di sabato: Come mai non è stata fatta nessuna petizione per le case abusive costruite nella valle del lago nel periodo in cui Vairo Canterani era sindaco? Come mai non è stata fatta nessuna petizione per tutte le piscine abusive presenti nel territorio? Come mai non è stata fatta nessuna petizione in merito all’espansione e relativo sbanco fatto a Villa delle Querce sempre autorizzato nel periodo in ci Vairo Canterani governava la città delle fragole? Cavaterra ha poi evidenziato l’ecomostro presente a Nemi rappresentato della scuola mai conclusa per la quale fu abbattuta la vecchia sede scolastica e soprattutto il fatto di aver autorizzato una caserma dei Vigili del Fuoco su uno strapiombo accanto ad un asilo comunale.
 




Nemi: lavatrice nel cuore del Parco dei Castelli Romani in un'area non autorizzata


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Redazione

 

NEMI (RM) – A Trento se si abbandona una lavatrice scattano immediatamente le operazioni di indagine e caccia al trasgressore, mentre a Nemi è addirittura sorta una discarica a cielo aperto vicino ad un pozzo che fornisce acqua alla popolazione e dove, dulcis in fundo, è stata buttata anche una lavatrice.

L'episodio di Trento Ieri l'ufficio del Nucleo Operativo Ambientale ha notificato ad un cittadino residente nella zona nord di Trento, una violazione amministrativa di 108 euro, per aver abbandonato una lavatrice sulla pubblica via. Lo scorso 26 gennaio il vigile di quartiere rinveniva una lavatrice abbandonata sul marciapiede nel suo rione di pertinenza. Mediante l'ausilio della videosorveglianza si è potuto accertare che alcune persone verso le ore 4 del mattino avevano abbandonato l'elettrodomestico. Da un'attività di indagine effettuata dal Nucleo Operativo Ambientale e dai vigili di quartiere si è riusciti a dare un nome a chi ha materialmente effettuato l'abbandono e contestargli la relativa violazione. I controlli sul corretto conferimento dei rifiuti, che nell'anno passato hanno portato ad accertare e sanzionare i responsabili di oltre 200 infrazioni ai regolamenti comunali, continuano anche con l'ausilio delle riprese filmate scaricate da impianti fissi e mobili.

 

Succede a Nemi A Nemi ormai si butta di tutto in via della Radiosa vicino allo stadio a due passi da un pozzo d'acqua. Mercoled' scorso è comparsa una lavatrice all'interno dell'area recintata che rimane quasi sempre aperta come ormai testimoniano le decine di scatti effettuati dai giornalisti de L'Osservatore d'Italia dallo scorso mese di giugno.

 

Si tratta di un enorme e scandalosa situazione rispetto alla quale ci viene risposto "le indagini sono in corso". E intanto i rifiuti di ogni genere vengono posati direttamente sul terreno e da questi percolano le sostanze che possono essere tossiche e dannose per l'ambiente. Nessuno si scandalizza a Nemi, sembrerebbe che "occhio non vede e cuore non duole" ma in realtà si è tutti spettattori passivi di un presunto lento inquinamento ambientale che potrebbe avere ripercussioni sulla falda acquifera. Lo spettacolo di "immondizia ormai è indegno" e la lavatrice è stata la cigliegina sulla torta: il Parco Regionale dei Castelli dov'è? Il Comune di Nemi cosa fa? La Forestale dov'è? Tutti gli altri organi di vigilanza e controllo cosa fanno rispetto a questo fenomeno?

Finora non ci risulta che sia accaduto nulla volto a fermare questo scempio che ha tutte le caratteristiche di essere abusivo e illegale: gestione di rifiuti non autorizzata? A noi de L'Osservatore d'Italia sembra proprio così, peccato che le indagini sembrano destinate ad essere molto lunghe… ma poi che nessuno provi a dire: "Questa situazione si sarebbe potuta evitare"




Nemi, gestione rifiuti vicino al pozzo dell'acqua: il Parco si è mosso ma non è il solo


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di Chiara Rai

 

NEMI (RM) – Apri cancello, riempi i cassonetti di rifiuti, chiudi cancello. L’attività di gestione della “monnezza” continua in quel di Nemi in via della Radiosa in un territorio naturale protetto a circa 50 metri dal pozzo dei Corsi che serve acqua potabile ai cittadini.

 

L’area con i cassonetti che poggiano direttamente sul terreno si trova ancora qui nonostante i numerosi tabella sul giornale che si susseguono da luglio a oggi. Eppure qualcosa si muove perché siamo stati contattati dal direttore del Parco dei Castelli Romani Maurizio Fontana il quale ci ha informati di aver già sollecitato, più di un mese fa, il Comune di Nemi sia personalmente e sia tramite delle informative di servizio protocollate in cui si chiedeva al Comune di rimuovere i cassonetti dal sito e di bonificare l’area. A quanto ci risulta sta lavorando sul caso anche il Corpo Forestale dello Stato.

 

Le prossime azioni del direttore del Parco dei Castelli Romani Inoltre il Parco ha effettuato in loco le misurazioni di distanza dal pozzo, appurandone la vicinanza con l’area rifiuti. “Adesso – ha ribadito Fontana – provvederemo a fare un altro sopralluogo per verificare se effettivamente la situazione è rimasta tal quale e nel caso così fosse saremo costretti ad inoltrare una denuncia nei confronti dell’Amministrazione comunale”.

 

La competenza è dei Comuni Il direttore del Parco dei Castelli Romani, Maurizio Fontana, ha ribadito come la responsabilità dei rifiuti sia di esclusiva competenza dei Comuni che ricadono nell’area naturale protetta e che i Guardiaparco non sono autorizzati alla rimozione degli stessi. La sollecita opera che il Parco dei Castelli Romani continua a portare avanti è quella di “responsabilizzare” le Amministrazioni locali a tenere pulite le aree di propria competenza, soprattutto quelle più periferiche e non soltanto i centri storici che invece vengono maggiormente curati. È pur vero che Fontana ha riconosciuto che il Comune di Nemi è in una condizione di difficoltà nell’individuazione di un area dove collocare i rifiuti perché ricadente in un territorio pieno di vincoli e che comunque dovrà essere trovata una soluzione volta a garantire la tutela dell’area protetta ma anche il servizio di raccolta rifuti: “Per l’area al cimitero, individuata come possibile destinataria di un’isola ecologica – ha detto il direttore del Parco – e probabilmente più idonea perché distante dai centri abitati – il Parco si era espresso favorevolmente ma la Regione ha dato il diniego. Adesso riguardo l’individuazione del sito in via della Radiosa per la realizzazione dell’isola ecologica è chiaro che il responsabile della salute pubblica è comunque il sindaco e sarà lui a dover garantire che il percolato – liquido che fuoriesce dai rifiuti ndr – non permei nel terreno ”.

 

Di fatto, in questo momento non si parla ancora di isola ecologica perché la questione è ancora oggetto di una conferenza di servizi che ha visto soltanto una seduta. La questione fondamentale, a nostro dire, è che questo sito non può essere concepito nelle vicinanze di un pozzo e non esistono precauzioni che tengono. Per di più contingente al momento è proprio questa gestione rifiuti non autorizzata che continua a consumarsi giorno dopo giorno mettendo a rischio la contaminazione della falda acquifera. E il punto non è se il cancello che delimita l’area sia chiuso o meno o sei cassonetti siano pieni o vuoti ma piuttosto che quei cassonetti e quel sito non è legittimato ad esistere in via della Radiosa a circa 50 metri da un pozzo di approvvigionamento dell’acqua all’intera cittadinanza.

 

Il prossimo sopralluogo del Parco dei Castelli Romani Dunque il sopralluogo del Parco dovrebbe essere finalizzato a constatare l’esistenza o meno di quest’area a prescindere se in quel dato momento i cassonetti siano pieni o vuoti o se vi sia un lucchetto o meno. Diciamo questo perché l’attività di gestione rifiuti è sempre “in movimento”. Anche questa mattina – lunedì 3 ottobre 2016 – come del resto tutte le altre, alle 9:13 i cassonetti si presentavano semivuoti di rifiuti e il cancello era aperto ma già alle 9:33, ben 20 minuti dopo, il cancello si presentava chiuso e i cassonetti pieni di immondizia con ingombranti poggiati sul terreno. Dunque l’esito di un sopralluogo non può dipendere dallo specifico momento in cui si effettua la verifica perché la gestione prevede diversi fasi nell’arco della giornata: apri cancello riempi i cassonetti di rifiuti, chiudi cancello e poi si ricomincia. 




"Cose mai viste": a Nemi c'è un centro immondizia nel cuore del Parco

 

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di Chiara Rai

 

NEMI (RM) – Uno scempio sotto gli occhi di tutti e nulla si muove. È esattamente dal 14 luglio che su queste colonne è stato denunciato per la prima volta il fatto che a circa 50 metri da un pozzo che serve acqua potabile c’è un’area recintata con un cancello quasi sempre aperto dove dimorano rifiuti di ogni genere e che è diventato un vero e proprio punto di conferimento della “monnezza” per i residenti dei Comuni limitrofi.

 

Chi non paga la Tari e non differenzia i rifiuti a casa propria sa che c’è sempre un posto sicuro dove andarli a gettare: in via della Radiosa proprio vicino lo stadio di Nemi, a pochi metri da un pozzo dell’acqua e non distante dal famigerato modulo della protezione Civile in totale stato di abbandono.


Tutte le autorità di garanzia e controllo, le forze dell’ordine, l’ufficio Tecnico e persino la Procura sono state messe al corrente di questa annosa situazione. E nonostante la legge vieti espressamente che vengano gestiti rifiuti in prossimità di un pozzo che serve  acqua alla popolazione, fino a 200 metri di distanza, l’area non è stata ancora sequestrata.

 

Incredibile. Ripetiamo: c’è una legge che vieta che rifiuti vengano gestiti in prossimità dei pozzi dell’acqua e questo scempio a via della Radiosa è ancora lì.


Il paradosso tutto italiano è che adesso c’è la caccia al termine più giusto per disfarsi di questa faccenda in maniera indolore: centro di stoccaggio, isola ecologica ufficiosa, centro smistamento rifiuti, appoggio momentaneo dell’immondizia. Tutti escamotage linguistici per procrastinare una situazione che non può esistere. Forse qualche “arrangione” e benpensante pensa che potrà continuare a fare i suoi comodi se definisce ”centro di stoccaggio” dei cassonetti strabordanti di sudicia immondizia dentro un’area recintata e non autorizzata insieme ad altri rifiuti ammassati.


Il giorno che la Regione darà il via libera ad un’isola ecologica a 50 metri da un pozzo, perché di fatto l’attuale amministrazione ha già inoltrato la richiesta – no, non è uno scherzo – allora smetteremo di parlare di tutela ambientale e di salute pubblica. Pensavamo che la situazione fosse in via di risoluzione, infatti ci eravamo affrettati ad immortalare la diminuzione di cassonetti nell’area. Tutto lasciava pensare che l’area “abusiva” fosse in procinto di essere smantellata. Perché diciamo “abusiva”? Perché in via della Radiosa a Nemi, non dovrebbe esistere un’area del genere nel cuore del Parco dei Castelli Romani: ci sono frigoriferi ormai divenuti rottami, divani, elettrodomestici, ingombranti, biciclette.


C’è di tutto e il Parco dei Castelli Romani nonostante sia stato messo al corrente di questa situazione non muove un dito e sul suo sito internet continua a propinare notizie di salvaguardia ambientale: accordi su valorizzazioni dell’ambiente e dulcis in fundo le visite guidate denominate “cose mai viste”. Vergogna! Proprio così, sono “cose mai viste” in paesi civili dover camminare tra frigoriferi e buste di plastica. E non mi si venga a dire che non è competenza del Parco dei Castelli Romani garantire la salvaguardia ambientale perché allora non si capisce il motivo dell’esistenza di quest’Ente che sensibilizza al rispetto del territorio naturale protetto e sembra chiudere gli occhi, almeno per il momento, di fronte questo scempio più volte denunciato.

 

I residenti non fanno un fiato, forse a loro sta bene mettere a rischio contaminazione l’acqua che esce dai rubinetti delle case. Il Comune è al corrente, i Carabinieri sono al corrente, la Forestale è al corrente, Il Parco è al corrente, la Polizia è al corrente, la Municipale è al corrente, il Noe, la Regione è al corrente ma nulla si muove.

 

Signori e signori benvenuti in Italia, il Paese dove tutto è concesso. Dimenticavamo! Per chi volesse buttare rifiuti senza pagare nulla in via della Radiosa c’è un “centro stoccaggio” spesso aperto, come si può ben vedere dalle foto scattate giovedì 29 settembre 2016. Non perdete tempo è gratis e nel frattempo potete ammirare le bellezze del Parco Regionale dei Castelli Romani: cose mai viste. Ovviamente "l'invito" è una chiara provocazione anche perchè c'e' un'ordinanza "spammata" su tutti i cassonetti di Nemi che ben indica i divieti e le pesanti sanzioni in caso a qualche prode contravventore venisse l'idea di avvicinarsi da noantri.




PARCO DEI CASTELLI ROMANI: LO SPETTRO DEL MEGA TRALICCIO PER I RIPETITORI MEDIASET

Red. Cronaca

Castelli Romani (RM) – Nel Consiglio Regionale del Lazio di ieri, Mercoledì 15 Giugno, è stata approvata la mozione n°397 riguardo “l’installazione di una struttura di comunicazione elettronica, un traliccio a torre di 80 metri d’altezza per le trasmissioni radiotelevisive, in località Montagnola nel comune di Monte Compatri, in provincia di Roma”.

La vicenda riguarda il traliccio con i ripetitori delle emittenti CANALE 5, ITALIA 1 e RETEQUATTRO, oggi facente capo alla Società El Towers SpA che devono essere dismessi dopo che il Consiglio di Stato lo scorso ottobre 2015 ha confermato che la struttura non può essere mantenuta sul sito di Monte Cavo a Rocca di Papa concedendo 6 mesi di tempo alla  per procedere alla delocalizzazione in altro sito.

La società El Towers SpA ha quindi presentato, lo scorso 29 Marzo 2016, l'istanza per l'installazione di una nuova postazione, intendendo sostituire quella presente a Rocca di Papa alta 28 metri con una struttura a torre alta 80 metri complessivi. Una struttura di dimensioni notevoli, considerando anche il fatto che verrebbe ubicata slla sommità della Località Montagnola a Monte Compatri a quota 733 mt sul livello del mare. E quindi sulla sommità e non al di sotto del profilo collinare. Una infrastruttura estranea al contesto in cui si trova, caratterizzato perlopiù dalla presenza nelle vicinanze di edifici residenziali. Che come riportato nella relazione della stessa società El Towers ben 17 immobili si trovano ad una distanza inferiore ai 350 mt dal sito;

"Lo stesso impianto rappresenta una criticità rispetto al decoro urbano/paesaggistico, – si legge nella mozione regionale – che compromette fortemente il rapporto con il contesto rispetto al principio di "ordine" visto che la stessa sì innalza in posizione dominante e che lo stesso incide fortemente sulla percezione simbolica del paesaggio";

Il sito si trova in Località La Montagnola nel pieno Parco Regionale dei Castelli Romani e il terreno, dove dovrebbe essere ubicato il traliccio di nuova installazione e i relativi impianti, è di proprietà del Comune di Monte Compatri e il Consiglio Comunale deve autorizzare l'eventuale concessione all'uso a terzi;

Il Consiglio Regionale del Lazio ha impegnato il Presidente e la Giunta a verificare se nella scelta del sito si sia tenuto conto:
– Del possibile impatto sulla salute dei cittadini, alla luce dei rischi inerenti campi elettromagnetici;
– Dell'impatto ambientale e paesaggistico, vista l' ubicazione interna al parco e sulla cima della collina che renderà visibile la nuova struttura a chilometri di distanza;
-Della correttezza dell'iter amministrativo fini qui adottato.
Infine a porre in essere, inoltre, tutte le misure utili alla tutela e salvaguardia del paesaggio, dell'ambiente naturale e della salute dei cittadini.

La mozione, a firma del Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Daniele Leodori, e dei consiglieri Vincenzi, Lupi, Valeriani e Ciarla, impegna il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e la Giunta regionale, a verificare se nella scelta del sito si sia tenuto conto del possibile impatto sulla salute dei cittadini, dell’impatto ambientale e paesaggistico, vista l’ubicazione interna al parco sulla cima della collina, e della correttezza dell’iter amministrativo.

“Speriamo che l’Amministrazione comunale di Monte Compatri recepisca al più presto le preoccupazioni del Consiglio Regionale del Lazio – spiegano i consiglieri comunali Serena Gara e Francesco Ferri e il Pd di Monte Compatri. – Dopo la richiesta di convocazione di Consiglio comunale da parte di tutta la minoranza, siamo ancora in attesa di una risposta concreta da parte del Sindaco e dell’Assessore all’Urbanistica. Una situazione insostenibile: chiediamo al più presto di farci sapere qual è la posizione di chi amministra questo paese.  Riteniamo importante, d’altro canto, la sinergia creatasi con la Regione Lazio su questa iniziativa che ci porta affianco dei cittadini a difesa della salute e del decoro urbano”.
 




PARCO CASTELLI ROMANI, CARCASSE DI AUTO E SFASCIO NEL BOSCO: SCATTATE LE MANETTE PER 4 PERSONE

Red. Cronaca

Castelli Romani (RM) – Carcasse di auto nel Parco dei Castelli Romani denunciate lo scorso gennaio nel reportage de L'Osservatore d'Italia hanno fatto scattare le manette per 4 persone ieri pomeriggio quando i carabinieri della Stazione di Rocca di Papa e il personale del Comando Provinciale di Roma del Corpo forestale dello Stato hanno concluso una importante operazione che ha consentito di arrestare, in flagranza i quattro malviventi, 3 cittadini romeni e uno albanese con precedenti specifici, mentre stavano "tagliando" pezzi di autovetture nel bosco di Rocca di Papa.

L'attività d'indagine è scaturita dagli accertamenti che il personale del Corpo Forestale stava effettuando a seguito del ritrovamento in area boscata, via dei Corsi, situata all'interno del Parco Regionale dei Castelli Romani, nel comune di Rocca di Papa, di rifiuti abbandonati costituiti da parti di autovetture.

Nel corso delle indagini, la Forestale, che nel frattempo aveva interessato anche la locale Stazione Carabinieri per avere ausilio, ha notato transitare su una strada poderale in area boschiva, un'autovettura Mercedes SLK che, da subito, i Carabinieri hanno accertato essere stata rubata a Roma la sera precedente, vista poi entrare in un'area poco distante, recintata e delimitata da alte mura perimetrali e videosorvegliata. Rapidamente organizzato e pianificato l'intervento, gli operanti irrompevano all'interno scoprendo l'esistenza, tra la vegetazione, di un capannone, da cui provenivano suoni metallici di seghe e frullini, ove quattro cittadini stranieri erano in quel momento intenti a "tagliare" in più parti, la Mercedes SLK rubata. I quattro, due dei quali si erano dati alla fuga, sono stati immediatamente bloccati ed arrestati. L'immediato controllo e ispezione dei luoghi consentiva di rinvenire: ripiani e tavoli da lavoro con frullini, flessibili e seghe elettriche; varie componenti
di autovetture di grossa cilindrata (smart, land rover discovery, bmw, fiat, volkswagen), accatastate con ordine, tra cui: scocche, sedili in pelle, cerchi in lega con relativi pneumatici, motori, cambi, tutti appositamente privati delle parti recanti numeri di serie, di telaio e codici di riconoscimento; scocca del veicolo mercedes slk risultato rubato; 3 ritagli di parti di carrozzeria riportanti altrettanti numeri di telaio, tutti ricondotti ad autoveicoli rubati in Roma e Pomezia. L'area e i relativi materiali rinvenuti sono stati sequestrati e affidati in custodia a un deposito giudiziario.

Continuano le indagini dei Carabinieri e del Corpo Forestale dello Stato per accertare, tra l'altro, la provenienza illecita di altre "carcasse" di autovetture rinvenute nella medesima area, sottoposta a vincolo paesaggistico, disseminate tra la vegetazione, nonché per ricostruire le responsabilità anche in merito ad altre violazioni in materia ambientale accertate nel corso dell'operazione quali l'abbandono e la combustione illecita di rifiuti speciali e pericolosi. Gli arrestati, che hanno precedenti anche specifici, sono stati tradotti presso il Carcere di Velletri ove permarranno in attesa delle decisioni da parte dell'Autorità Giudiziaria.

Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato hanno inoltre denunciato un'attività di officina auto nel cuore del Parco dei Castelli Romani
, al confine tra Nemi e Velletri,  prescrivendo la messa in pristino dello stato dei luoghi, oltre ad aver sanzionato il titolare. Dunque la denuncia fatta a gennaio su queste colonne pare abbia dato i suoi frutti. 
 




PARCO DEI CASTELLI ROMANI: TRA INCURIA, DEGRADO E RESPONSABILITÀ INTERVIENE IL COMMISSARIO SANDRO CARACCI

di Chiara Rai
Parco dei Castelli Romani (RM)
– Il Parco dei Castelli Romani è stato forse l’unico attore chiamato in causa per descrivere l’incuria e il degrado che regna all’interno dell’area protetta nei diversi comuni dei Castelli Romani per un territorio di circa 15mila ettari. Il commissario dell'Ente regionale Parco dei Castelli Romani Sandro Caracci è, per questo motivo, voluto intervenire sull’annosa questione finita anche sulla radio capitolina Cusano Campus alla quale il direttore de L'Osservatore d'Italia Chiara Rai ha rilasciato una intervista.

Il termine “baraccone” affibbiato al Parco dal nostro quotidiano ma anche dal sindaco di Ariccia Emilio Cianfanelli non è stato digerito da Sandro Caracci: “Le parole pesano come macigni e sono taglienti – dice – a forza di denigrare l’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani  si distoglie l’attenzione da coloro che sono i veri responsabili del degrado da voi documentato. Baraccone – continua Caracci – da l’idea di una fiera o di un ente disorganizzato che non ha i conti a posto. E non mi sembra proprio il caso del Parco regionale dei Castelli Romani". Al commissario non vanno giù neppure le preposizioni articolate che spesso, sottolinea, cambiano il senso delle frasi: “scrivere degrado del parco – spiega – è differente da scrivere degrado nel parco”.

E allora noi gli domandiamo: chi dovrebbero essere, secondo lei, i destinatari delle critiche mosse e senza esitazione Caracci risponde: “Mi rivolgo essenzialmente agli incivili e a quei delinquenti che scaricano nei nostri boschi di tutto, dai materiali inerti allo scarto di lavorazioni senza curarsi del danno ambientale che provocano. A questo proposito va chiarita la competenza dei Comuni circa l’onere e la responsabilità di raccogliere l’immondizia lasciata nei territori di loro competenza. La tassa dei rifiuti, d’altra parte, i cittadini la pagano al Comune e non al Parco dei Castelli Romani.

Questo non significa che il Parco si limiti a segnalare, come avviene puntualmente all’Ente di competenza,  la singola discarica abusiva. Anzi, i pochi operai disponibili dell’Ente e gli stessi Guardiaparco bonificano periodicamente  ampie parti del territorio asportando di tutto: dai rifiuti urbani ai sacchetti di calcinacci per arrivare alle carcasse di auto abbandonate o a parti di esse, per  le quali devono seguire precise procedure finalizzate al rinvenimento di elementi  per risalire alla eventuale proprietà dei mezzi. Ma non basta. Bisogna passare da un atteggiamento passivo, di pura denuncia, ad uno capace di accrescere nell’opinione pubblica il senso del rispetto nei confronti dei beni comuni. Solo in questo modo i cittadini si sentiranno sempre più partecipi della loro difesa e valorizzazione. Questo già accade in alcune aree del Parco e dalla collaborazione tra il nostro Ente ed associazioni, spesso spontanee, nel tempo sono state avviate numerose campagne di pulizia e di ripristino di aree e sentieri. Ecco, credo che la stampa su questo fronte possa svolgere un ruolo determinante per diffondere una nuova cultura capace di percepire l’ambiente che ci circonda come nostro, un bene comune da salvaguardare da incivili e male intenzionati”.

Caracci, poi, non nasconde che ci siano delle criticità nel Parco dei Castelli Romani, soprattutto legate alla mancanza di continuità che caratterizza l’alternanza delle gestioni e al lungo commissariamento cui sono sottoposti tutti gli Enti Parco nella Regione Lazio. In una fase come questa non è facile il dialogo con la Comunità del Parco che rivendica un ruolo nelle scelte operate dalla Regione Lazio. Tutto questo, però, sottolinea Caracci, “non può far perdere di vista il ruolo e le competenze assegnate all’Ente; semmai occorre accelerare le procedure finalizzate alla sua piena funzionalità che potrà avvenire solo con l’approvazione del Piano di Assetto”.
Non nega che proprio a causa delle competenze che ha, l’operato del Parco può non andare a genio a seconda dell’evolversi degli eventi, soprattutto quando si parla di salvaguardia ambientale e di dinieghi. Ma quando gli chiediamo di esprimersi su quello sonante dato al Comune di Ariccia rispetto l’allargamento di via parco Chigi, Sandro Caracci dice di non voler alimentare polemiche, anzi  per il sindaco di Ariccia  spende parole di elogio, soprattutto per la visione che ha dei Castelli Romani rispetto quello che si va delineando nell’ambito dell’area metropolitana romana. 

“A Cianfanelli va riconosciuto il merito di aver sollevato più volte la questione del ruolo che il nostro territorio dovrà ricoprire nell’ambito dell’ area metropolitana romana – prosegue Caracci – e il conseguente rischio di perdita di identità che corre per effetto della costituzione di una identità omogenea, non rispettosa del patrimonio di valori che si sono sedimentati nel corso dei secoli nei singoli territori”. Ma aggiunge, “proprio per questo la Comunità del Parco, così come avviene in tante aree protette d’Italia, dovrebbe utilizzare al meglio questa sua funzione di piccolo parlamentino, anche per mettere in atto quelle politiche di area vasta capaci di affrancare il nostro territorio dalle logiche centripete che una grande città come Roma Capitale esercita in maniera sempre più stringente”.

Ricorda, a tale proposito, che nello statuto della Città Metropolitana sono contemplati ambiti omogenei di almeno 150 mila abitanti e il fatto di identificare i Castelli Romani e presentarsi come un soggetto unico, non può che contribuire alla salvaguardia della loro identità ed evitare che si trasformino in una periferia indistinta. “In tutto questo il Parco ha un ruolo determinante ed aggregante e rappresenta, a mio avviso, forse l’unico strumento per il raggiungimento di un obiettivo che è vitale per il futuro del nostro territorio”.

E proprio a proposito di politiche di area vasta, Caracci tiene a precisare l’intenso lavoro svolto in questi ultimi mesi per raggiungere un accordo storico sul versante della promozione turistica dei Castelli Romani. “L’Ente Parco si è fatto promotore, insieme al Consorzio bibliotecario dei Castelli Romani (già delegato dai Comuni aderenti) e alla XI^ Comunità Montana del Lazio, di un protocollo d’intesa  finalizzato alla promozione turistica dei Castelli Romani. Nel prossimo futuro i tre soggetti pubblici sono impegnati affinché le forze e le competenze di ciascuno convergano in maniera unitaria per promuovere la destinazione Castelli Romani nei più importanti appuntamenti turistici nazionali ed internazionali”.

Insomma la chiacchierata con Sandro Caracci è servita per capire meglio non solo cosa fanno i 20 guardiaparco quando si trovano di fronte a mini discariche o a casi di abusivismo, ma anche a meglio comprendere le numerose altre competente nel campo urbanistico, della forestazione, della tutela ambientale e della didattica. Didattica alla quale l’Ente dedica molta attenzione proprio per far crescere nei bambini in età scolare la conoscenza e quindi l’amore per l’ambiente che li circonda. Un Parco che nonostante le poche forze e risorse di cui dispone (parliamo appunto di 20 guardiaparco che devono controllare un territorio di circa 15 mila ettari,  divisi su 2 turni con due pattuglie al giorno, per tutti i giorni, compresi quelli festivi) e poco più di 200 mila euro di Bilancio,  esclusi gli stipendi del personale che sono in carico alla Regione Lazio, svolge lontano dai clamori della cronaca un lavoro ai più ancora sconosciuto.

Proprio per questo L’Osservatore d’Italia non mancherà di denunciare ulteriori casi di abusivismo e degrado che si dovessero perpetrare all’interno dell’area protetta, ma allo stesso tempo intende seguire più da vicino le vicende dell’Ente per capire e conoscerne meglio le attività. “Fatte non foste a viver come bruti…”. Intanto cerchiamo di comportarci in maniera più civile.