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TRUMP: DISPERATO BISOGNO DEL MURO CON IL MESSICO
DI ROBERTO RAGONE
Il fatto che il bisogno di un muro sia sentito come ‘disperato’, come scrive in un tweet Donald Trump, la dice lunga, e rispecchia la situazione, a noi comunque ignota, al confine con il Messico. Un Messico che, a quanto pare, non intende mettere un freno agli espatri clandestini, né partecipare alle spese della costruzione del muro di tremilacinquecento chilometri, da dodici a quindici miliardi di dollari, i fondi per realizzare il quale si prevede saranno approvati dal Congresso entro settembre. Questo il motivo per cui il presidente messicano Enrique Pena Nieto ha annullato l’incontro di martedì prossimo alla Casa Bianca. “Se non vuol pagare, è inutile che venga” ha detto il tycoon, e ha subito annunciato dazi doganali del 20% sulle merci messicane importate negli USA per finanziare la barriera. Prima guerra doganale per il neopresidente, deciso a dare un robusto giro di vite all’immigrazione clandestina. Tutto il contrario di ciò che accade da noi, dove pare che i clandestini – chiamiamoli con il loro nome – siano benvenuti a prescindere, e messi a procreare tout court per fare in modo che loro e i loro figli possano pagare le pensioni degli Italiani: sempre che trovino lavoro, non in nero né con i vaucher, e versino nelle casse dell’INPS. Pare che per rimpinguare le nostre culle in Italia servano 160.000 stranieri all’anno. Così la nostra etnia, per colpa di una classe politica incapace e corrotta, andrà a farsi benedire, e la pelle dei nostri pronipoti sarà di varie sfumature; quando non è vero che i nostri ragazzi non vogliano mettere al mondo figli, ma glie lo impedisce una politica depauperante e dissennata, tutta ripiegata su sé stessa. Se poi parliamo del lavoro, non è assolutamente vero che dall’estero vengano coloro che accettano lavori che i nostri ragazzi non vogliono più fare: con buona pace di Emma Bonino, giovedì sera da Santoro, questa è una vecchia favola smentita dai fatti. La realtà è che l’Italia è un paese dal quale fuggire. Un paese con l’11% di disoccupazione, e con oltre il 40% di disoccupazione giovanile. Un paese in fallimento, grazie all’Europa e a chi la propugna. Comunque, il muro di Trump esiste già, ed è virtuale. Il confine è presidiato da sceriffi che ventiquattr’ore al giorno controllano che, specie di notte, non ci siano sconfinamenti. Uno sconfinamento è un reato, e non si può pensare di risolvere i problemi economici di una nazione come il Messico concedendo ai suoi abitanti di sconfinare. Sarebbe come consentire ai poveri di rubare. Il muro, impedendo di fatto i passaggi clandestini, toglierà anche ossigeno ai vari trafficanti di esseri umani: ciò che avrebbe dovuto esser fatto da noi nei confronti degli scafisti. Diversa dalla nostra la situazione economica degli States, dove con l’avvento di Trump le borse volano, e segnano record quasi quotidiani. Mentre le nostre borse appaiono come palloncini sgonfiati, e i tedeschi parlano di uscire dall’euro per non dover contribuire a pagare il debito pubblico dell’Italia, ormai fuori controllo Intanto fonti anonime vicine alla presidenza annunciano conversazioni telefoniche con Putin, per il 28 gennaio, e con Angela Merkel, due poli opposti della situazione politica europea. Previste restrizioni per gli ingressi da paesi a maggioranza musulmana, e con problemi di terrorismo, come Libia, Siria, Somalia, Sudan, Iran, Iraq, Yemen, a garanzia della sicurezza interna della nazione americana. Come diceva qualcuno, è vero che non tutti i musulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono musulmani. Almeno, da qualche decennio a questa parte. Qualche raffinato buontempone, o qualche poco accorto funzionario, ha poi trasformato gli incontri con il primo ministro inglese Theresa May, in incontri con una nota diva del soft porn, una Teresa May senz’acca. Mail online, un tabloid britannico, così ha commentato la notizia: “Per questo era così ansioso di incontrarla?” La fama di donnaiolo insegue Trump, evidentemente. Speriamo che non faccia la fine del bunga bunga.