Aerei civili e militari, scie chimiche ed effetti collaterali: ecco quello che non si dice. L’intervista a Rosario Marcianò

Da quando la maggior parte degli aerei, civili e militari, ha abbandonato l’elica in favore dei cosiddetti motori a reazione, siamo abituati a vedere in cielo lunghe scie bianche che seguono il volo; in special modo quelle prodotte dai grandi aerei di linea che volano oltre i 30.000 piedi – o diecimila metri. Alzi lo sguardo, e vedi un puntino argentato che lascia dietro di sé due grandi code bianche, che si fermano per lungo tempo nell’aria, quasi a volerci far seguire la strada del velivolo.

Una strada a noi invisibile, ma non ai radar che ne dirigono il traffico, come se fosse un incrocio all’ora di punta in una grande città. Da un po’ di tempo queste scie si sono dimostrate più persistenti, quasi non siano soltanto una condensa prodotta dallo scarico dei motori, ma qualcosa di diverso: qualcosa che ci fa pensare a quei film americani in cui si vedono piccoli aerei da turismo che ‘seminano’ la pioggia, rilasciando al di sopra delle nubi grandi quantità di prodotti chimici. Oppure si occupano di spargere pesticidi o fertilizzanti passando a bassa quota sui campi coltivati.

La notizia che le odierne scie non siano soltanto di condensa, e che non si comportino come tali, ha incominciato da qualche tempo a filtrare da fonti non ufficiali. Fino a che qualcuno ha deciso di occuparsene, o ci si è imbattuto casualmente, come nel caso di Rosario Marcianò, titolare del sito Tankenemy.

Di sicuro possiamo dire che è plausibile che le tecnologie militari non chiedano permesso – costrette, come sono, al segreto militare – e che tante volte potrebbero essere in contrasto con le abitudini della vita civile. Qualcuno, visti gli effetti collaterali presunti di queste scie, ha parlato di ‘guerra meteorologica’: il che, di questi tempi, sarebbe perfettamente plausibile.
Rosario Marcianò ha rilasciato in esclusiva questa intervista a l’Osservatore d’Italia, in cui parla delle scie, dei loro effetti, dei loro scopi, e di come è arrivato a fare la loro ‘scoperta’.
Oggi possiamo dire che è la persona che più di ogni altra se ne è occupato. Come in tutte le cose, ci sarà chi è d’accordo, chi è possibilista, e chi ci darà del ‘complottista’. Certo è che l’argomento, negli Stati Uniti, lo conoscono fin dagli anni ’90.

Roberto Ragone