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di Silvio Rossi
Come nelle elezioni politiche di due anni fa in Italia, le consultazioni amministrative spagnole hanno sancito un risultato chiaro: il bipartitismo è morto. La contrapposizione che dal 1977, data delle prime elezioni post franchiste, che ha visto socialisti e popolari contendersi il governo del paese e delle comunidad, trova oggi un terzo incomodo che non è solo un alleato necessario al superamento dell’avversario.
Podemos, la formazione politica nata dal movimento degli “Indignados”, nonostante non abbia presentato un simbolo unico in tutta la nazione, ha ottenuto successi clamorosi in molte città in cui si è votato. A Barcellona è stato un trionfo, a Madrid hanno sfiorato la maggioranza.
Gli indignati spagnoli, nella loro escalation, hanno fatto subito pensare al Movimento Cinque Stelle nel febbraio 2013. In entrambi i casi, i movimenti hanno ottenuto circa un quarto dei voti validi, entrambi si sono presentati in contrapposizione al sistema più che alla singola lista. Nel caso iberico la caratterizzazione del movimento ha una collocazione ideologia più chiaramente orientata a sinistra, a differenza del caso nostrano, dove le dichiarazioni dei parlamentari pentastellati ricordano come non sono “né di destra né di sinistra”.
La prova di maturità di Podemos, o meglio della lista collegata Ahora Madrid, è rappresentata dal voto della capitale. Un’alleanza tra la lista degli indignati e il partito socialista spagnolo potrebbe strappare ai popolari il controllo della comunità autonoma. Una scelta che significherebbe da una parte scendere a patti col sistema tanto combattuto, dall’altra però, sfruttare al massimo la possibilità di incidere che è stata fornita dal risultato delle urne. Una coalizione che sembra, agli occhi degli esperti di politica internazionale, la soluzione più ragionevole per cambiare la rotta, e contrattare con l’Europa partendo da basi diverse.
Una richiesta di cambiamento negli equilibri politici delle nazioni europee, che sta attraversano trasversalmente schieramenti e stati. Un cambiamento che ha premiato Grillo due anni fa, che in Grecia ha portato al governo Siryza, che in questi giorni ha fornito due risposte diametralmente opposte, in Spagna e Polonia.
Una richiesta di cambiamento che nelle prossime amministrative potrebbe consacrare la lega di Salvini, che già nelle amministrative trentine, seppure siano un campione troppo piccolo e troppo particolare per esprimere una tendenza nazionale, ha raddoppiato la percentuale rispetto alla precedente consultazione. Ma nella nazione del gattopardismo, la pista del cambiamento è particolarmente affollata, e per riuscire a convincere di essere il nuovo, non basta essere “contro”.