PORDENONE, DUPLICE OMICIDIO: QUELLE TELECAMERE NON HANNO MAI FUNZIONATO

di Angelo Barraco

Pordenone – Il giallo sulla morte di Trifone Ragone e Teresa Costanza, uccisi a colpi di 7,65 in macchina, nello spiazzale del palasport di Pordenone si complica. Gli inquirenti davano massima affidabilità alle videocamere che potevano dare informazioni utili e necessarie per l’identificazione del killer, ma purtroppo non è così. Il sistema di videosorveglianza non funzionava, i contenitori per le videocamere erano vuoti e non vi è stata alcuna ripresa, gli obiettivi non ci sono e i cavi sono scollegati. Le quattro telecamere indispensabili davano sul parcheggio, ma non riprendevano nulla, non ha mai funzionato.
 
Sono state effettuate le indagini scientifiche e all’interno dell’auto è stata trovata una traccia biologia che non appartiene a nessuna delle due vittime, si tratta di un capello. Gli inquirenti non sottovalutano   il ritrovamento avvalorando la tesi che l’assassino, per sparare, sia stato costretto ad introdursi all’interno dell’auto della coppia. Ciò sarebbe confermato dalla circostanza del ritrovamento dei proiettili; soltanto uno è stato rinvenuto all’esterno dell’auto. Ma a tale ritrovamento potrebbe esserci una spiegazione più razionale, ovvero che il capello sia semplicemente volato dall’esterno poiché essendo estremamente leggero e facilmente trasportabile dal vento, potrebbe essere entrato all’interno dell’automobile con un colpo di vento. Il capello potrebbe appartenere anche ad un amico/a della coppia e probabilmente si è depositato nell’autovettura. 
 
COLPI: Ricordiamo che  l’autopsia è stata effettuata dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, che è intervenuto sul luogo del delitto, e il suo collega Paolo Fiorentino. E’ stato nominato dalla procura un perito balistico che è Pietro Benedetti, che ha partecipato alle indagini per il misterioso delitto di Marta Russo. La donna è stata raggiunta da tre proiettili alla testa, l’uomo invece da un proiettile. Tutti i colpi sono stati sparati dalla stessa arma, una calibro 7,65. L’autopsia ha confermato quanto emerso dalla tac cranica eseguita all’indomani dell’omicidio; sei colpi sparati di cui tre hanno colpito lui; uno alla tempia e due alla mandibola. Si ipotizza che Trifone sia stato colpito mentre si accingeva al passaggio dal lato guida al lato passeggero e non si sia accorto di essere stato colpito, la ragazza invece, si ipotizza, che abbia visto il killer e abbia cercato di mettere in moto la macchina ma invano; ciò sarebbe dimostrato dal fatto che un colpo che è stato schivato, ma gli altri due ahimè, non gli hanno dato scampo alla vittima. I colpi sono andati tutti a segno e hanno dimostrato palesemente che l’assassino non ha agito d’impeto ma ha agito con una certa sicurezza e con una certa padronanza. I colpi sono andati tutti a segno e ciò ha dimostrato che probabilmente il killer è una persona che usa spesso le armi, o per esercitarsi o per professione. Ciò è anche dimostrato dal fatto che ha colpito la coppia nei punti vitali. 
 
LE PISTE: Al vaglio degli inquirenti le trasferte della coppia in Svizzera, l’ipotesi è che i viaggi potessero essere legati al mondo degli anabolizzanti o ad interessi economici. Sul profilo facebook della donna è apparsa una minaccia scritta da un 20enne kosovaro che ha scritto: “Ti sta bene, così non vai più in discoteca”. Un aspetto che stanno vagliando però, è quello che il giovane possa aver visto o sentito qualcosa che  ha compromesso definitivamente la sua vita e quella della sua compagna. Tale ipotesi potrebbe risultare attendibile poiché la ragazza poco prima si era recata in quel luogo e aveva parcheggiato lì. Ciò dimostra che se l’assassino aveva come obiettivo la donna, avrebbe potuto agire nel momento in cui lei era più vulnerabile. La pista passionale è sotto la lente d’ingrandimento, si sta analizzando anche il passato delle vittime, dove è emerso che Teresa faceva la cubista e/o ragazza immagine con lo pseudonimo di “Greta”. I due ragazzi erano frequentatori di locali notturni, da quanto emerso. Al setaccio vi sono le email e gli sms dei ragazzi per constatare la presenza o meno di qualcosa di anomalo. La pista mafiosa è stata ipotizata perché lo zio di Teresa Costanza, Antonio Costanza (zio del padre), nel 1995 era sparito, vittima di lupara bianca. I pentiti, in merito alla scomparsa dell’uomo hanno detto che fu ucciso e sepolto in un terreno di Campofranco. La sua morte sarebbe stata decisa da Cosa Nostra perché il soggetto fu indicato come spia che indicava agli investigatori il nascondiglio del boss.



PALERMO: FIGLIO DI PROVENZANO DIVENTA ATTRAZIONE TURISTICA

di Angelo Barraco

Palermo – Da parecchi mesi a Palermo, i diversi turisti americani che sbarcano nel capoluogo siciliano per visitare la città di Palermo e i suoi splendidi luoghi come: la cattedrale, il teatro Massimo, i mercati, la scalinata dell’ultima scena del Padrino, successivamente il gruppo di turisti si sposta dalla finzione cinematografica che tanto ha fatto appassionare i cinofili e non di tutto il mondo, alla realtà. I turisti conoscono Angelo Provenzano, figlio di Bernardo Provenzano, detto “binnu”, spesso veniva chiamato anche “u raggioniere” (il ragioniere), o “u  tratturi” (il trattore), nome dato dal fatto che dove passava lui non cresceva più l’erba; il Provenzano delle stragi, della trattativa e il Provenzano che ha tenuto in scacco l’Italia per tantissimi anni. Questa particolare iniziativa nasce dall’idea di un tour operator di Boston che ha messo sotto contratto il figlio del boss e lo ha incluso come attrazione principale in un “pacchetto turistico”. Durante questo tour turistico gli accompagnatori forniscono una ricostruzione di Cosa Nostra, la palla passa poi ad Angelo Provenzano che racconta la storia della mafia, del padre, del peso di dover portare un cognome così ingombrante. Angelo Provenzano dice: “Vorrei una vita normale ma mi rendo conto che non c’è speranza”.



PALERMO: MAXISEQUESTRO DI BENI AL CLAN DI SANTA MARIA DI GESU'

di Angelo Barraco

Palermo –  E’ stato effettuato dalla Guardia di Finanza un maxisequestro di beni a Cosimo Vernengo, di 48 anni e originario di Siracusa. Vernengo è figlio di Antonino Vernengo, che è deceduto nel 2006, ed è nipote di Pietro Vernengo. Entrambi hanno subito condanne per mafia. I beni sequestrati sono: due appartamenti e un magazzino dal valore di 300 mila euro, un’azienda, cinque immobili, quote di società, disponibilità finanziarie e altro per un valore che ammonta a un milione di euro. Cosimo Vernengo aveva subito una condanna per associazione mafiosa nel 2010 a 12 anni di reclusione, per episodi di estorsione svolti per la famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. L’indagine che ha condotto al sequestro scatta in seguito alle sospette spese che faceva il soggetto e che risultavano incoerenti con il reddito dichiarato. La confisca riguarda un imprenditore di palermo che anch’esso si chiama Antonino Vernengo. Il soggetto era stato arrestato nel 2007 per associazione mafiosa, per aver aiutato la famiglia mafiosa di “Cruillas”. L’uomo è stato assolto nel 2009 e nel 2010 è iniziato un iter per bloccare il suo patrimonio, ritenuto illecito. All’uomo è stata riconosciuta la pericolosità sociale, e tale pericolosità è stata riscontrabile sia dalle intercettazioni fatte all’uomo, sia dalle testimonianze dei collaboratori di giustizia. 



MEREDITH: AMANDA "E' GRATA", LA FAMIGLIA DELLA VITTIMA "SOTTO SHOCK"

di Angelo Parca

I familiari di Meredith Kercher hanno chiesto "tempo" per poter assorbire la notizia dell'assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito da parte della Corte di Cassazione, arrivata "come uno shock". Certamente non ci si poteva aspettare una reazione diversa: "Le emozioni sono naturalmente forti in questa fase", hanno fatto sapere con una dichiarazione diffusa dall'ambasciata britannica a Roma, "la decisione è arrivata come uno shock ma era un esito che sapevamo che era possibile, anche se non era ciò che ci aspettavamo". I familiari della studentessa uccisa a Perugia nel 2007 hanno fatto sapere di aver contattato il loro avvocato Francesco Maresca ma di "comprendere che la decisione è ora definitiva e mette fine a quello che è stato un processo lungo e difficile per tutte le parti coinvolte". "Riteniamo che nei prossimi mesi apprenderemo tutto il ragionamento che c'è dietro alla decisione ma per il momento abbiamo bisogno di un pò di tempo per assorbirla e per ricordare Meredith, la vera vittima al centro di tutta questa vicenda", hanno chiesto i familiari.

 

Amanda esulta. "Sono molto grata che giustizia sia stata fatta. Grazie. Sono grata di riavere la mia vita". Lo ha detto Amanda Knox comparendo sulla porta di casa a Seattle insieme con la madre, la sorella e il fidanzato. Ha ripetuto più volte la sua "gratitudine per la giustizia che ho ricevuto, per il sostegno ricevuto da tutti. Anche da gente come voi. Grazie. Mi avete salvato la vita". "Meredith era una mia amica – ha aggiunto -. Meritava moltissimo nella vita. Io sono quella fortunata". Su quello che farà in futuro ha detto ai giornalisti "non lo so, sto ancora assorbendo il presente, un momento che è pieno di gioia"

 

 

Per il legale di Guede è una sentenza "indifferente". Nessun commento sulla sentenza della Corte di Cassazione da parte di Nicodemo Gentile, uno dei legali di Rudy Guede, l'ivoriano che sta scontando la pena per l'omicidio di Meredith Kercher. "Commenteremo – spiega – quando ci saranno le motivazioni". "Noi – aggiunge – abbiamo scelto il nostro percorso, per cui riguardo alla nostra vicenda questo verdetto ci lascia indifferenti". Sulla reazione di Rudy, Gentile riferisce di non averlo ancora sentito. "Immagino che abbia appreso dell'assoluzione dai media come tutti", afferma.

 

 

L'amarezza del sindaco di Perugia. "Forse se le indagini della squadra mobile e delle procura fossero state condotte in altro modo non avremmo avuto sette anni di violenza". È l'amarezza espressa dall'ex primo cittadino di Perugia, Wladimiro Boccali, sindaco dal 24 giugno 2009 all'8 giugno 2014, alla fine della lunga vicenda giudiziaria sull'omicidio di Meredith Kercher, che però ci tiene a sottolineare:"Il mio primo pensiero va alla ragazza che non c'è più e alla sua famiglia. La mia pena va a Meredith che è quasi scomparsa, mi sembra di aver assistito a un processo in cui il ricordo della vittima è scomparso". E poi ha aggiunto: "Perugia è stata violentata – dice Boccali – per questa vicenda e soprattutto perché c'è stato questo processo infinito, l'avvocato Bongiorno ha addirittura rappresentato Perugia come una 'casbà in alcuni passaggi della sua difesa. Ci sono state anche tante rappresentazioni forzate e lontane dalla realtà anche da parte della stampa e ci sono passaggi in alcuni libri in cui si parla di una Perugia dai vicoli stretti e bui in senso negativo, caratteristica del suo essere città medievale che invece ne costituisce la bellezza". Insomma per il primo cittadino, "se in quei giorni successivi all'omicidio, non si fossero fatti così tanti errori nelle indagini, errori che sono stati pregiudizievoli per l'impianto accusatorio, adesso avremmo un altro film. Non avremmo avuto questa attenzione, nella mia città in certi momenti c'erano 400 testate giornalistiche, con giornalisti che giravano nei vicoli dando la caccia allo spacciatore".




ANDREA PIZZOCOLO CONDANNATO ALL'ERGASTOLO PER AVER STUPRATO E UCCISO UNA GIOVANE ESCORT

di Angelo Barraco
 
 
Busto Arsizio –  Andrea Pizzocolo è stato condannato all’ergastolo. L’uomo è accusato per assassinato una giovane escort di 18 anni di nome Lavinia Simona Aiolaiei; uccisa mediante strangolamento nel settembre del 2013 presso un motel a Olgiate Olona, a Varese. Alla famiglia della vittima è stato riconosciuto un risarcimento di 235 mila euro. L’avvocato dei familiari ha detto: “Questa sentenza non restituirà ai familiari la vita di Lavinia, ma almeno farà sì che Pizzocolo non possa più fare del male”. Il Pm aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno di 18 mesi. Il collegio giudicante però, ha escluso l’aggravante della crudeltà e l’isolamento diurno è stato ridotto ad un anno, oltre all’ergastolo ovviamente e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Andrea Pizzocolo ha rilasciato questa dichiarazione prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio: “Dal giorno del mio arresto continuo a pensare a questa cosa di giorno e di notte. Durante questo processo mi hanno descritto in mille modi, ma nella mia vita non sono mai stato violento” Pizzocolo aggiunge anche “Dopo il mio arresto, mi è venuta la nausea per il sesso e per le droghe” Pizzocolo dice anche “Chiedo perdono a tutti, e anche alla famiglia di Lavinia”. Ricordiamo che la morte di Lavinia è avvenuta in modo brutale, Pizzocolo l’ha uccisa con delle fascette da elettricista ed ha abusato di lei anche da morta. Pizzocolo ha filmato quelle terribili scene, all’insaputa della ragazza. Poi ha abbandonato il corpo della giovane in un campo a San Martino in provincia di Lodi.



MEREDITH: ASSOLTI RAFFAELE SOLLECITO E AMANDA KNOX

di Angelo Barraco
 
La Corte di Cassazione ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox per l'omicidio di Meredith. Assoluzione per non aver commesso il fatto dopo 8 anni di processo. Sollecito in lacrime.
L'omicidio. Meredith è stata uccisa a Perugia la sera del 1 novembre del 2007. Era una studentessa inglese di 22 anni che faceva l’Erasmus in Italia ed è stata uccisa con una coltellata alla gola all’interno del proprio appartamento. Il corpo della studentessa è stato trovato un giorno dopo nella camera da letto ed era coperto da un piumone.
 
Gli arresti. La Polizia si occupa subito delle indagini. Il 6 novembre finiscono in manette Raffaele Sollecito, Patrick Lumumba e Amanda Knox. Quest’ultima, di Seattle, era la coinquilina di Meredith e studiava presso l’università di Perugia. Sollecito invece, laureato, aveva una relazione con la studentessa americana. Lumumba gestiva in pub in cui lavorava anche Amanda Knox. I soggetti si dichiarano estranei all’omicidio. Il 9 novembre viene convalidato il fermo dal gip. Il 15 novembre la svolta, vengono trovate delle tracce di dna di Meredith e di Amanda su di un coltello presente in casa Sollecito. Il 20 novembre viene scarcerato Lumumba e viene riconosciuta la sua estraneità all’omicidio, viene però arrestato Ruby Guade perché una sua impronta insanguinata viene trovata nel cuscino della stanza dove giaceva morta Meredith. Il 28 ottobre Ruby Guede viene condannato dal gup a 30 anni di reclusioni e viene disposto il processo per Amanda Knox e per Raffaele Sollecito. In data 18 gennaio 2009 ha inizio il dibattito nei confronti di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. In data 5 dicembre la Corte d’Assise di Perugia condanna Amanda Knox a 26 anni di carcere e Raffaele Sollecito a 25 anni di carcere. La pena per Guede viene ridotta da 30 a 16 anni il 22 dicembre. Data importante quella del 4 marzo 2010, in cui vengono depositate le motivazioni della sentenza di primo grado per Amanda e Raffaele che sono “erotico, sessuale, violento”, per Guede invece le motivazioni sono “Concorse pienamente” e vengono depositate il 22 marzo.
 
Il processo d’Appello per Raffaele e Amanda. Il processo d’Appello per Knox e Sollecito i apre il 24 novembre. Il 18 dicembre la Corte d’Assise d’Appello di Perugia accoglie la richiesta di una nuova perizia sui coltelli, il 4 ottobre 2011 la Corte d’Assise assolve i due imputati per non aver commesso il fatto. Il 25 marzo 2013 il pg chiede l’annullamento dell’assoluzione. Il 26 marzo 2013 La Suprema corte annulla la sentenza e rinvia alla corte d’appello di Firenze ad un nuovo processo che si aprirà il 30 settembre 2013. Il 26 novembre vengono chiesti 30 anni per Amanda e 26 per Raffaele. Il 30 gennaio 2014; 28 anni e sei mesi ad Amanda e 25 a Raffaele. Per la Knox c’è il divieto di espatrio. Il 29 aprile vengono depositale le motivazioni della sentenza di condanna, le rispettive difese hanno fatto ricorso. Il processo in Cassazione ha inizio il 25 marzo 2015.



MARSALA: STRADE GROVIERA DALLA PERIFERIA AL CENTRO

 

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di Angelo Barraco

Marsala (TP) –  Le buche sulla strada sono la maggiore causa di incidenti per gli automobilisti. A Marsala le buche stradali sono un vero e proprio problema: il manto è bucherellato più di una groviera e i crateri diventano pericolosissimi soprattutto ogni volta che piove.

Le foto del reportage de L'Osservatore d'Italia, realizzate sia di giorno che di notte,  sono di Contrada San Silvestro, via Bue Morto ma anche la strata statale Contrada Cozzaro. Purtroppo non sono le uniche zone di Marsala in cui ci sono buche, la città ne è piena. Eppure, le leggi stradali sono severe: guida con prudenza, rispettare i limiti di velocità.

Ma la sicurezza dell’automobilista? A Marsala, dalle periferie al centro,guidare è diventato un’impresa e arrivati davanti ad una buca i dubbi si accavallano: “La evito o ci passo sopra?”. Sembra proprio che a Marsala, ogni qualvolta piove le buche si moltiplichino.

Ci sarà pur qualcuno che si occupa della manutenzione stradale? All'apparenza sembra di no, visto che nella maggior parte dei casi le buche rimangono tali per molto tempo o se vengono asfaltate, in realtà, è giusto una manciata di catrame tanto per rattoppare alla meno peggio. E questo, spesso è ancora più pericoloso perché gli incidenti non si riescono ad evitare. La curiosità di saperne di più, spingerà il nostro quotidiano ad approfondire la questione anche perché i cittadini pagano per avere dei buoni servizi.  L’automobilista che subisce un danno a causa di una buca può ancora difendersi, presentando una alle pubbliche Autorità o agli Enti preposti.




BANDA UNO BIANCA: ARRESTATO FIGLIO DI ROBERTO SAVI PER TRAFFICO DI COCAINA

di Angelo Barraco
 
Bologna –  E’ finito in manette all’aeroporto Marconi di Bologna il figlio di 31 anni di Roberto Savi. Il giovane è stato trovato con 1 chilo e 200 grammi di cocaina che teneva nascosta all’interno di un flacone di bagnoschiuma. Ad effettuare l’arresto al giovane, sono stati i finanzieri che prestavano servizio all’aeroporto, l’operazione è stata effettuata grazie ad un controllo minuzioso. Il volo con tratta Costarica – Bologna è tenuto sotto controllo dalle forze dell’ordine poiché spesso frequentato dai corrieri della droga. L’arresto è avvenuto senza avvalersi dell'aiuto di cani antidroga, ma grazie all’intuito dei militari. Il figlio di Roberto Savi non era solo a bordo, ma viaggiava con una ragazza che è risultata estranea. Gli inquirenti hanno perquisito la casa del giovane dove hanno trovato delle sostanze da taglio e 1.500 dollari in contanti. Secondo gli inquirenti quindi la droga doveva essere tagliata dove sarebbe stato possibile ricavarne almeno 3 chili. Ricordiamo che il giovane ha cambiato il suo cognome da molti anni, per cancellare i legami con il padre che, ricordiamo, è l’ex poliziotto nonché capo della Uno Bianca ed è stato condannato all’ergastolo per 24 omicidi e più di 100 feriti tra il 1987 e il 1994.



PALERMO: ANCORA FURTI DI CORRENTE ELETTRICA; QUATTRO ARRESTRI

Angelo Barraco
 
Palermo: I Carabinieri di Bagheria hanno effettuato un’operazione mirata ad individuare e bloccare il fenomeno del furto di energia elettrica che ormai si sta verificando sempre più spesso nel palermitano. I controlli sono stati effettuati presso alcune abitazioni di campagna e in zone periferiche e nel corso dei controlli sono stati tratti in arresto: Pietro Di Miceli, Giuseppa Mangione, Santino Di Miceli, Salvatore Occhipinti, tutti di Palermo. I soggetti sono stati posti agli arresti domiciliari in attesa del rito direttissimo. L’accusa contestata a tutti i soggetti è di furto di energia elettrica aggravato, Santino Di Miceli deve rispondere anche di aver realizzato un manufatto edile senza autorizzazione. Le perquisizioni hanno appurato che presso l’abitazione di Pietro Di Miceli e Giuseppa Mangione vi era stata una manomissione del contatore ENEL, rottura dei sigilli e tramite un’alterazione del circuito amperometrico la coppia aveva un abbattimento dei costi del 50% rispetto al costo reale. La coppia ha l’obbligo di dimora a Bagheria in attesa del processo. Presso l’abitazione di Santino Di Miceli invece era stato realizzato un allaccio diretto con i cavi collegati alla rete ENEL, è stato rimesso in libertà in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto. Anche Salvatore Occhipinti era allacciato direttamente alla rete ENEL ed è stato condannato, con patteggiamento, alla pena di reclusione e 150 euro di multa con pena sospesa.  



PALERMO: AI DOMICILIARI CON IL DIVIETO DI COMUNICARE, MA AVEVA 5 TELEFONINI; ARRESTATA

Angelo Barraco
 
Palermo: I Carabinieri di Palermo, in esecuzione ad un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale Penale di Napoli hanno tratto in arresto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo una donna di nome Flora D’Onofrio di Napoli. I fatti risalgono allo scorso 16 febbraio, la donna aveva il divieto assoluto di comunicare con l’esterno, in realtà è stata sorpresa dai militari in possesso di cinque cellulari. Il rinvenimento è avvenuto a seguito di una perquisizione poiché i comportamenti della donna avevano destato sospetto. La persona, al di là dei familiari, non poteva comunicare con altre persone. I Carabinieri hanno informato l’Autorità Giudiziaria che ha disposto la custodia cautelare in carcere. 



LORIS STIVAL: PER IL PM VERONICA AVREBBE UCCISO IL FIGLIO DA SOLA

Redazione

Veronica Panarello non ha avuto complici e nulla lascia pensare che avesse preparato l'omicidio del figlio, il piccolo Loris Stival, il bambino di 8 anni trovato morto in un canale di scolo nei pressi della strada del vecchio mulino lo scorso novembre a Ragusa. Ne è convinta la procura di Ragusa, secondo cui "Nessuna acquisizione tale da rapportare elementi di vita personale con la nascita prima e l'evoluzione poi della volontà omicidiaria e il successivo occultamento del cadavere". Il procuratore capo di Ragusa, Carmelo Petralia ha riferito che, anche grazie alle password fornite dalla stessa Veronica, sono stati ispezionati smartphone, pc e profili dei social network della donna, del marito e del tablet di Loris.
Non sarebbero emersi particolari rilevanti dal punto di vista investigativo. Si farebbe sempre più strada quindi l'ipotesi che Veronica abbia potuto, secondo l'accusa, agire senza l'aiuto di complici. Alla domanda su una eventuale perizia psichiatrica per l'indagata, il procuratore risponde: "Noi non la possiamo chiedere ma potremmo valutare l'interessamento di un 'profiler' che definisca il profilo psicologico della signora Panarello". E' probabile la chiusura delle indagini sull'omicidio sia a giugno, dopo l'incidente probatorio. "Dalle immagini -spiega il magistrato- ci attendiamo un quadro definitivo e nitido a consolidamento del dato gia' acquisito". Ancora prima potrebbe essere dissequestrato il server che contiene le registrazioni video. "E' probabile – afferma Petralia – che verso la meta'di aprile si possa riconsegnare il server di proprieta'del Comune di Santa Croce Camerina, che conserva le immagini che nel frattempo saranno state riversate nelle copie forensi". Oltre alla madre del bambino è indagato il cacciatore che ha trovato il corpo di Loris. A giorni sarà fissata, intanto, la data dell'udienza in Cassazione per l'esame del ricoro presentato dall'avvocato di Veronica Panarello, Francesco Villardita per ottenere la scarcerazione della donna.