FISCO: 730 ARRIVA A CASA COMPILATO

Redazione

 Il consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legislativo in materia di semplificazione fiscale e dichiarazione dei redditi precompilata. E' quanto si apprende da fonti di governo. Una operazione che coinvolge una platea potenzinale di 30 milioni di contribuenti, tra dipendenti e pensionati. Secondo quanto trapela, la dichiarazione precompilata sara' disponibile dal 15 aprile, e chi la accettera' non avra' controlli. Intanto il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti ha fatto sapere che non si arrivera' alla depenalizzazione ma il governo studia alcune novita' sulla cosiddetta "dichiarazione infedele" circoscrivendo il carattere penale (cioe' il reato) ad alcuni casi precisi piu' legati all'effettivo occultamento dei ricavi che alle eventuali contestazioni sui casi di deducibilita' per cui restano ovviamente tutte le sanzioni amministrative. "Per cio' che riguarda il reato di dichiarazione infedele, esiste gia' la necessita' di una revisione, al fine di adeguare le sanzioni alla effettiva gravita' dei comportamenti, nel rispetto del principio di proporzionalita'", ha specificato Zanetti. La legge n.23 del marzo scorso piu' nota come "delega fiscale" portera' il governo – Zanetti auspica tempi brevi- a riscrivere il sistema tributario alla luce di maggiore equita' e trasparenza.
  Dalla data di entrata in vigore del provvedimento (27 marzo 2014), il Governo avra' 12 mesi di tempo per adottare i vari decreti legislativi per la revisione del sistema tributario. Ma i riflettori sono tutti puntati sulla revisione del sistema sanzionatorio, in modo da correlare le sanzioni all'effettiva gravita' dei comportamenti, aggiunge Zanetti, introducendo la possibilita' di "ridurre le sanzioni in casi di minore gravita' o di applicare sanzioni amministrative anziche' penali".
  "In questo modo si puo' circoscrivere in maniera piu' precisa l'ambito di applicazione della disciplina penale tributaria, con l'obiettivo di evitare inutili aggravi di lavoro per la magistratura inquirente" , ha concluso il sottosegretario, "consentendole una piu' precisa focalizzazione sui casi effettivamente rilevanti, aumentando da un lato la deterrenza effettiva e riducendo dall'altro le incertezze e i rischi per il contribuente"




EVASIONE FISCALE, CROLLA SEGRETO BANCARIO: 51 PAESI FIRMANO PER SCAMBIO AUTOMATICO TRA BANCHE

Redazione

Si va verso il crollo del segreto bancario. Indietro non si torna e gli aderenti sono molti e in continua crescita. E' stato siglato a Berlino l'accordo multilaterale per lo scambio automatico di informazioni finanziarie contro l'evasione fiscale internazionale a partire dal 2017. Un accordo che riguarda 51 paesi e che si estendera' a 92 nel 2018. Il documento, informa il Mef, e' stato firmato in occasione del Global Forum per la trasparenza e lo scambio di informazioni dell'Ocse (composto da 123 giurisdizioni piu' diversi organismi internazionali): 51 Paesi hanno sottoscritto l'accordo per l'implementazione del nuovo standard unico globale per lo scambio automatico di informazioni (Common Reporting Standard, elaborato dall'OCSE) a partire dal 2017.
  Altri 7 Paesi si sono impegnati a scambiare le informazioni a partire dalla stessa data, ancorche' oggi non abbiano firmato l'accordo. A partire dal 2018 agli 'early adopters' si aggiungeranno ulteriori 34 Paesi.
  "Si tratta – spiega il Mef – del punto di arrivo di un intenso e prolungato sforzo internazionale orientato a conseguire un accordo politico e tecnico tale da cancellare il segreto bancario. Risultato che puo' oggi dirsi raggiunto e implementato a partire dal 2017. In concreto, le attivita' di verifica sui conti saranno avviate dagli intermediari finanziari dei paesi early adopters gia' dal primo gennaio 2016". "L'Italia – ricorda il Ministero – e' sempre stata in prima linea nelle attivita' di contrasto all'evasione fiscale e ha sostenuto l'adozione di uno standard internazionale sin dai primi tentativi, partecipando al Gruppo dei 5 (G5: Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito) che ha elaborato, insieme agli Stati Uniti, l'accordo per l'applicazione del Fatca e il miglioramento della compliance fiscale internazionale)".
  Infine, in qualita' di presidente di turno del Consiglio dell'Unione Europea, l'Italia ha finalizzato il testo della nuova Direttiva sulla Cooperazione Amministrativa, ottenendo l'accordo politico in occasione della riunione Ecofin del 14 ottobre. La nuova direttiva impegna gli stati membri dell'Unione europea ad adottare il Common Reporting Standard a partire dal 2017 (con l'eccezione dell'Austria che adottera' lo standard dal 2018).




BRUXELLES: NESSUN ACCORDO PER IL PIANO D’INVERNO

di Cinzia Marchigiani

Bruxelles – Kiev sferra un possente colpacio all’Unione Europea, mettendola su un filo pericoloso e costosissimo. Per ora è fumata nera per l’accordo che doveva concludersi martedì 21 ottobre 2014 a Bruxelles per il pagamento e l’approvvigionamento del gas russo all’Ucraina. Il cosiddetto “ piano di inverno” che prevederebbe la fornitura dell’oro blu per tutto l’inverno fino a marzo ancora non si concretizza anche per l’Europa. Così a Bruxelles è rimasto tutto sospeso, poiché la Commissione europea non ha rassicurato Mosca in merito al pagamento del debito di Kiev proprio per le forniture di gas. Dalle parole dei negoziatori russi, la questione chiave rimane la fornitura di assistenza esterna in Ucraina, in modo che lei sia in grado di effettuare un pagamento anticipato per le consegne di gas russo nel mese di novembre e dicembre.
L’Ucraina vanta 3,1 miliardi dollari di debito per il gas russo già consegnato e Kiev ha preteso all’incontro di martedì che sia l’UE a fornire la somma di 1,6 miliardi di dollari che riguarda il gas già consumato. L’Europa per ora si è riservata se fare questo pagamento ma viene tirata nella trattativa e occupa una situazione molto critica poiché sembrerebbe a rischio anche la fornitura del gas russo per se stessa. Senza gas russo l’UE rischia a questo punto di rimanere intrappolata nella morsa del gelo che ormai è alle porte, poiché kiev potrebbe compromettere l stesa fornitura chiudendo il gasdotto che dalla Russia porta, attraverso l’Ucraina, gas all’Europa. In poche parole, viene richiesto il pagamento del debito in cambio delle aperture delle valvole del metanodotto.
Sembra una partita già destinata ad un unico finale. La copertura del debito dell’Ucraina, peserà sulle spalle dei cittadini europei? Ha idee ben chiare l'esperto del Consiglio russo per gli affari esteri, Cyril Koktysh, che è parte dei negoziati : ” in realtà dovrebbe essere che l'UE, come una struttura burocratica, ad essere responsabile per quei soldi."
L’inverno sta cominciando a presentare il suo volto, ma la duale posizione dell’Ucraina sta pressando affinché la conclusione dell’accordo abbia esito positivo, il quale  sembrerebbe non avere altre soluzioni all’orizzonte. La decisione sarà presa il prossimo 29 ottobre 2014, quando l’UE dovrà decidere se cedere alla richiesta di Kiev per avere gas dopo la tarantella di questi mesi, questo epilogo sembrava ormai scontato, peccato che come sempre saranno le tasche dei cittadini a rimanere vuote.




GLI STATI UNITI SPINGONO PER LIMITARE L’ACCESSO AI FARMACI PER I CASI EBOLA E CANCRO

di Cinzia Marchegiani


Il mondo sta cambiando e anche tutti i concordati che regolano le transazioni commerciali, peccato che spesso che quella trasparenza richiesta rimanga solo un quesito irrisolto. ll TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d'America attualmente oggetto di negoziati volutamente segreti, continua ad essere sotto l’occhio del ciclone poiché con le sue trattative poco trasparenti sta allarmando i cittadini che ne saranno coinvolti una volta che i paesi membri dell’UE avranno concretizzato il concordato alla fine del 2014 tutti gli aspetti dei negoziati. Muteranno molti diritti…non solo economici poiché il TTIP è qualcosa di più di una semplice trattativa di liberalizzazione commerciale. Dopo la denuncia partita dall’economista spagnolo Santiago Niño Becerra che faceva emergere tale situazione profondamente in contrasto con i principi democratici, dove i cittadini i europei non hanno possibilità di controllo democratico diretto sulle trattative, e non sono in grado di tenere un referendum ed esprimere la propria volontà, ora entra a gamba tesa anche Wikileaks con un articolo denuncia a firma di Julian Assange e Sarah Harrison che fotografano scenari inquietanti che saranno ad attenderci nel nostro immediato domani. Infatti gli autori evidenziano come l’'ultima versione del testo mostra come gli Stati Uniti stanno spingendo per le misure che limiterebbero in modo significativo l'accesso ai farmaci generici a prezzi accessibili vitali, come quelli per il cancro e trattamenti di malattie trasferibili come Ebola. Il nuovo elemento è contrassegnato dalla costrinzione delle parti a legiferare un monopolio automatico (mercato esclusivo) per i farmaci che possono salvare la vita di una persona, con la possibilità di selezionare i gruppi a decidere inclusione in finale trattata con 0, 5, 8 o 12 anni. Gli esperti dicono che gli Stati Uniti stanno facendo pressione per la massima di 12 anni con i ministeri di ciascun paese, come negoziatori di proprietà intellettuale non riescono ad accordarsi su un tema così controverso:” l'amministrazione Obama romperebbe la sua promessa fatta sui farmaci contro il cancro a prezzi accessibili, avendo già impegnato a ridurre il monopolio dello stesso 12 a 7 anni. Questo significherà per i pazienti la cui vita dipenderà da questi farmaci si devono pagare bollette alte per lo stesso negli anni a venire. Tali costi sono generalmente inaccessibili per i paesi che si trovano nei negoziati TTIP in via di sviluppo. Inoltre, il testo dello scorso maggio 2014 è una versione amichevole-farmaceutico dell'accordo TRIPS sulla licenza di brevetto obbligatoria ai farmaci essenziali. Si tratta di una versione più piccola del testo del TRIPS dove un governo autorizza la produzione di farmaci generici in cambio di un pagamento delle royalties al titolare del patente.”

Gli autori di questa importante denuncia spiegano nel dettaglio il cambio delle regole globali che attualmente autorizzano deroghe ai brevetti sono in accordo TRIPS, e precisamente negli tabella da 30 a 31, dove il primo limita i parametri di concedere deroghe, ma è aperto a interpretazioni di procedure per la revisione situazioni, mentre il secondo, appunto l’articolo 31 (a cui si fa riferimento nel testo di agosto 2013 e oggi completamente scomparso) è di solito utilizzato per concedere licenze obbligatorie per i farmaci anti-HIV e il cancro. Anche se più restrittivo, è limitato nei casi in cui il titolare del brevetto è indennizzato nei casi per i farmaci che possono salvare la vita, rompendo il monopolio della produzione di questioni vitali farmaceutiche. Nella nuova versione del TTIP viene cancellato questa opzione per utilizzare la suddetta procedura di valutazione, e quindi permetterà di essere più quindi vulnerabili a pressioni e manipolazioni. In breve, il TTIP ridurrà la capacità dello Stato di produrre farmaci a basso costo che possono salvare la vita, e aumentare la capacità dell'industria farmaceutica di mantenere monopoli.

Siamo sicuri che tale concordato trastlantico che si sta per firmare tutelerà i diritti inviolabili degli esseri umani? A leggere la denuncia sembra il contrario poiché l'America in questo modo sembra attenta a consolidare i loro guadagni e la domanda chiede risposte ad ora mute sorde ai quesiti proposti:” Mentre in altri paesi come America latina e Asia, escluso il Giappone, si oppongono alle proposte degli Stati Uniti, poiché sentono questa pressione per finalizzare i negoziati, è chiaro che le posizioni dei negoziatori degli Stati Uniti continuano a rappresentare gli interessi di una lobby industriale chiave. Ora che il capitolo sulla proprietà intellettuale è di dominio pubblico, i cittadini di tutto il mondo in grado di verificare da soli se questo trattato ha i vostri interessi a cuore, o non?

Un cambiamento globale è in atto e la verità emerge non più silenziosa ormai ed è forse più amara di quanto fosse caldeggiata. Rimane il quesito di sempre che pone il dubbio sulla violazione di tutte le libertà, e dove ora si alza un grido inquietante, poiché non è accettare che il malato sia considerato come una cassa continua per i potenti del mondo, le lobbies farmaceutiche…non è un caso se la pandemia di Ebola sta facendo emergere quegli intrecci economici, strategie geopolitiche e militari, stessa Tekmira che era stata finanziata dalla Dipartimento della Difesa Americano per lo studio di questo vaccino con 140 milioni di dollari.




ROMA. PARTE LA CAMPAGNA “MISERIA LADRA”. LA POVERTA’ E’ EMERGENZA NAZIONALE

Oltre 1000 realtà del sociale e del volontariato laico e cattolico saranno davanti a Montecitorio domani 17 ottobre 2014, dalle 10 alle 18. Al finaco di  “Miseria Ladra” del Gruppo Abele, anche la Federcontribuenti assieme al Comitato 16 Novembre parteciperanno con il sostegno di Libera. Vengono negati i fondi per affrontare la gravissima condizione in cui versa il continente ed il futuro della pacifica convivenza dei popoli europei, imponendo ulteriori tagli alla spesa sociale e bloccando gli investimenti pubblici, mentre le banche hanno ricevuto sostegni per 4 mila miliardi di euro. 126 milioni di poveri, 43 milioni di affamati e 27 milioni di disoccupati testimoniano la crisi sociale ed economica del continente

di Cinzia Marchegiani

Roma- Le politiche di austerità ed i trattati di stabilità e governance hanno inibito la spesa pubblica e in particolar modo quella sociale, considerata come un costo insopportabile. Mentre le banche hanno ricevuto sostegni per 4 mila miliardi di euro, vengono negati i fondi per affrontare la gravissima condizione in cui versa il nostro continente ed il futuro della pacifica convivenza dei popoli europei, imponendo ulteriori tagli alla spesa sociale e bloccando gli investimenti pubblici. La povertà sta diventando un’emergenza gravissima e a parlarcene è Federcontribuenti: ” I numeri parlano chiaro, la povertà in Italia si sta ampliando per la mancanza di politiche a sostegno del cittadino. 10 milioni le persone in povertà relativa e 6 milioni in quella assoluta.”

Una fotografia del tessuto italiano l’ha fatta Eurostat che lascia poco all’incertezza, un italiano su tre è a rischio povertà. I minori indigenti sono passati da 723 mila a 1 milione e 434 mila. Il rischio di rimanere in condizioni di indigenza nel nostro paese è tra i più alti d’Europa: 32,3% rispetto alla media del 26%. Anche la dispersione scolastica ha subito un impennata, arrivando al 17,6% contro il 13,5% della media europea. Gli homeless (senza casa) sono aumentati: se ne stimano circa 50 mila, soprattutto a nord-ovest (38,8%). Il 63% delle famiglie ha ridotto la spesa alimentare. Il 40% vive in condizioni di deprivazione materiale; una famiglia su quattro soffre di deprivazione materiale grave. Sul versante occupazionale viviamo una crisi senza precedenti: oltre 3,2 milioni di disoccupati, più del 44% di disoccupazione tra i giovani con punte ben oltre il 60% al sud, 4 milioni di precari.

Arriva anche la commissione Ue sull’occupazione «Employment and Social Developments in Europe Review» che denuncia come anche il 12% degli occupati non riesce più ad arrivare a fine mese. Solo Romania e Grecia hanno percentuali di working poor più elevate delle nostre. In un paese così diseguale e precario sono le mafie a trarre grandi benefici: 54 i clan impegnati in attività di riciclaggio e usura.Anche il nostro territorio viene colpito dalla crisi ed usato in maniera criminale per ottenere profitto a discapito della popolazione e delle generazioni che verranno. Sono 93,5 i crimini ogni giorno contro l’ambiente, aumentati del 170% negli ultimi tre anni, come denuncia l’ultimo rapporto sulle ecomafie di Legambiente. La corruzione si sostituisce al rispetto delle regole e della convivenza fondata sulla certezza del diritto, inquinando ulteriormente il clima della nostra democrazia.

Domani a Montecitorio oltre 1000 realtà del sociale e del volontariato laico e cattolico saranno davanti a Montecitorio. Le proposte della campagna, suddivise a livello territoriale, nazionale ed europeo, intervengono sia su situazione emergenziali e contingenti che vanno affrontate e risolte nell’immediato, come il blocco degli sfratti, l’utilizzo dei beni confiscati per fini sociali e la residenza per i senza fissa dimora, sia sulle cause strutturali della povertà e della crisi, attraverso proposte da attuare nel medio e lungo periodo come la rinegoziazione del debito pubblico. Quanto sta avvenendo in Italia obbliga moralmente noi tutti a farci portavoce dei più deboli, dobbiamo spingere il governo e la politica a farsi carico dei problemi creati dalla loro stessa superficialità e poca attenzione verso il sociale. 

Una situazione già oggi insostenibile: 126 milioni di poveri, 43 milioni di affamati e 27 milioni di disoccupati testimoniano la crisi sociale ed economica del continente, ulteriormente accentuata nei paesi del mediterraneo. I dati, gli studi effettuati, la storia europea e la nostra Costituzione considerano invece la spesa sociale e gli investimenti pubblici non solo un dovere etico-istituzionale ma uno strumento fondamentale per il rilancio dell’economia. Con un obiettivo preciso: rendere illegale la povertà. 




CLUB MED: CONTINUA LA BATTAGLIA A COLPI DI POTERE D'ACQUISTO

di Matteo La Stella

Venerdì 17 ottobre è la data stabilita dall’ Amf Francese ( che equivale alla Consob Italiana), che darà il via all’offerta pubblica di acquisto (Opa) ingaggiata nei giorni scorsi da Gaillon II, consorzio messo in piedi dalla Cinese Fosun Proprety Holdings e dal fondo Ardian, ex Axa, pari a 22 € per azione. Ennesimo sorpasso su Global Resorts del finanziere lombardo Andrea Bonomi che vede andare in fumo la sua offerta di 21 euro presentata al Cda di Club Med lo scorso 30 giugno nella corsa all’acquisizione della stessa.

Continua dunque l’estenuante battaglia a colpi di potere d’acquisto e compravendita di azioni iniziata nel maggio 2013 , data della prima Opa Franco Cinese di 17 € per azione , arrestata dalla lunga cavalcata di Bonomi che , raggiungendo il 10,56 % di Club Med ,è ad oggi tra le teste di serie maggioritarie della società. Siamo nuovamente ai blocchi di partenza, considerando che la Global Resorts ha la possibilità di presentare una nuova controfferta fino all’ultima settimana dell’Opa, che si protrarrà per 25 giorni per volere della stessa Amf, e che consentirà, al finanziere nostrano , di rientrare in partita fino al 17 di novembre. Bonomi chiamato a rispondere , sicuramente rimarrà a guardare per la prima settimana, nella quale chiunque può andare contro la sua operazione, evitando così perdite di tempo inutili. Logica vuole che la replica a Gaillon II avverà a cavallo di novembre, con Bonomi che si appoggerà alle banche Unicredit ed Impresa, pronte a dargli manforte finanziandolo, consapevoli che lo stesso coprirà il 70% della complessiva acquisizione.

L’italiano non ha apparentemente nulla da invidiar alla concorrenza, se non la “simpatia” espressa durante l’estate dall’amministratore delegato Valéry Giscard D’Estaing, numero uno di Club Med dal 2002 che avvallava la prospettiva di Gaillon II. Motori di questa preferenza sono: l’ovvia provenienza della metà posseduta da Ardian che a suo dire manterrebbe salde le radici della società all’ombra della tour Eiffel dove nacque, in quanto Fosun ed Ardian agiscono alla pari mentre Bonomi sogna la supremazia tutta Italiana, e perché il consorzio Gaillon sarebbe pronto ad investire molto in Francia, oltre che in Cina , Russia e Brasile. Espandendosi darebbe però un altro volto alla classica formula di vacanza all inclusive fino ad oggi indirizzata ad un target variegato, che potrebbe essere accantonato per fare posto ai fruitori del lusso. Completamente diversa la visione di Bonomi che vuole essere da solo al comando e dalla sua si difendeva assicurando a D’Esteire innanzi tutto un sostanziale potenziamento del panorama Club Med in Francia. Ora per Global Resorts è però tutto da rifare , Bonomi dovrà spingere l’acceleratore se vuole tornare avanti, 25 giorni per riarmarsi di pazienza e titoli bancari affilati come coltelli in questa guerra finanziaria che sembra non avere fine.




MILANO, PIAZZA AFFARI: L'EFFETTO ATENE FA CROLLARE LA BORSA

Redazione

Milano – Peggio di così non poteva andare e i ringraziamenti vanno anche e soprattutto alla Grecia. Mercoledi' nero per Piazza Affari che in chiusura si conferma la peggiore d'Europa con il Ftse Mib che crolla del 4,44% a quota 18.304 punti.L'All Share ha chiuso invece in calo del 4,25% a quota 19.355 punti. Chiusura in forte perdita per le borse europee, il cui andamento e' peggiorato ulteriormente dopo l'apertura di Wall Street, anch'essa in sofferenza a causa dei deludenti dati Usa su vendite al dettaglio e prezzi alla produzione e della diagnosi di un nuovo caso di ebola negli Stati Uniti. Ad agitare i listini del vecchio continente e' pero' soprattutto la Grecia, le cui intenzioni di uscire in anticipo dal piano di assistenza di Ue e Fmi e di convocare elezioni anticipate hanno messo in agitazione gli investitori. La borsa di Atene cede il 6,32%, con i rendimenti dei titoli di Stato ellenici decennali che tornano a sfondare la quota del 7%.

  Il Dax di Francoforte scende del 2,87% a 8.571,95 punti, il Cac 40 di Parigi arretra del 3,63% a 3.939,72 punti, l'Ftse 100 di Londra segna -2,83% a 6.211,64 punti, l'Ibex di Madrid scivola del 3,41% a 9.856,6 punti. Tra i fattori che hanno trascinato gli indici nella polvere va contato anche il crollo del prezzo del greggio sui mercati, che grava sui titoli petroliferi. Bp perde il 2,62%, Total il 2,61%, Royal Dutch Shell il 2,76%, Repsol il 3,32%, Statoil il 3,50%. Sotto forte pressione anche il settore farmaceutico, che, considerato difensivo, tende di solito a guadagnare nelle fasi di forti ribassi. A pesare e' la marcia indietro di AbbVie sull'offerta di acquisto per la britannica Shire, legata alla stretta del governo Usa sulla cosiddetta "ottimizzazione fiscale", che sta tentando di porre un freno alla pratica, sempre piu' frequente tra le grandi aziende americane, di acquisire controllate all'estero per poi spostare la sede altrove e godere di un regime erariale piu' benigno. Glaxo segna -2,98%, AstraZeneca -2,38%, Sanofi -3,93%. Crolla Shire, giu' del 21,9%. Si puo' inoltre ritenere che le speranze in un ulteriore consolidamento del settore siano state affossate anche dalla decisione del governo irlandese che ieri, presentando la nuova legge di bilancio, ha eliminato il 'Double Irish', la scappatoia che consentiva alle multinazionali di trasferire la sede a Dublino per poi pagare le tasse in qualche paradiso fiscale.
  A Milano, la raffica di vendite si e' abbattuta su tutti i comparti, con numerose sospensioni soprattutto tra i finanziari, i piu' penalizzati della seduta: Unicredit -6,14%, Intesa Sanpaolo -5,85%, Mediobanca -5,77%, Bpm -7,59%, Banco Popolare -8,09%, Mps -7,64%, Generali -4,27%, Mediolanum -4,95% Bper -7,73%. Giu' anche industriali (Fca 2,9%, Finmeccanica -5,38%, Pirelli -3,42%) e gli energetici, con Eni -3,38%, Enel -4,68%, A2A -4,44%.
  Telecom Italia ha lasciato il 4,82% a quota 0,7990 euro per azione. Nel lusso Tod's -2,34%, Ferragamo -2,86%, Luxottica -1,38%.




TRITON: CECILIA MALMSTRÖM CONFERMA CHE L’OPERAZIONE NON SOSTITUISCE MARE NOSTRUM

di Cinzia Marchegiani


Bruxelles– A decorrere dal 1 novembre 2014,  il Frontex ha coordinato un'operazione congiunta  denominata Triton che  inizierà la sua attività nel Mediterraneo centrale a sostegno degli sforzi italiani. I dettagli di Triton, tra cui l'area operativa e le risorse necessarie, sono stati concordati tra Frontex e l'Italia, sulla base delle richieste formulate dalle autorità italiane.
A parlare e mettere i puntini sulle “i” sul funzionamento dell’operazione Triton è il commissario europeo Cecilia Malmström, con una dichiarazione inequivocabile oggi 7 ottobre 2014:” Con il suo funzionamento Mare Nostrum, l'Italia ha fatto un lavoro formidabile per aiutare migliaia e migliaia di rifugiati che hanno rischiato la loro vita cercando di attraversare il Mediterraneo in vasi traballanti. È chiaro che l'operazione Triton non può e non sostituire Mare Nostrum. Il futuro del Mare Nostrum rimane in ogni caso una decisione italiana. Triton non influenzerà le responsabilità degli Stati membri nel controllo della loro parte delle frontiere esterne dell'UE, e dei loro obblighi nei confronti della ricerca e soccorso di persone in difficoltà. Sono fiducioso che l'Italia continuerà ad adempiere ai propri obblighi europei e internazionali e la Commissione europea è pronta a continuare a fornire assistenza europea a tali iniziative.” Il commissario Malmström spiega che per avere successo, questi sforzi in mare devono essere integrati da altre misure, gli stati europei ora devono dare piena attuazione del sistema europeo comune di asilo, e che sarà fatto un serio sforzo per stabilire un programma veramente europeo per il reinsediamento dei rifugiati:”Le sfide che l'Unione europea si trova ad affrontare richiede tutti gli Stati membri di assumersi la responsabilità, e offrire protezione a chi ne ha bisogno."

L'operazione Mare Nostrum è spiegata nei dettagli da una nota sul sito dell’UE, definita come operazione in corso in prossimità della costa libica con mezzi navali italiani. L'UE ha sostenuto l'operazione finanziariamente 1,8 milioni di  euro le azioni di emergenza nell'ambito del Fondo per le frontiere esterne. L’assistenza per l'Italia è stato fornito attraverso le due operazioni Frontex coordinate Hermes and Aeneas e le operazioni congiunte coordinate da Frontex Hermes ha, in una forma o l'altra e con poche interruzioni, andata avanti per diversi anni. L'Italia ha agito come unico Stato ospitante. Questa operazione congiunta è in corso in prossimità della costa italiana per il controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea con un budget annuale per il 2014 di circa 5 milioni di euro. Conformemente alla richiesta del paese ospitante, mare attività sostenute nel funzionamento provengono da Italia (Guardia Costiera e / o Guardia di Finanza); altri Stati membri contribuiscono con una sorveglianza di aeromobili e ospiti ufficiali sulla terra per aiutare con lo screening / debriefing.
Frontex ha inoltre coordinato Enea un'operazione congiunta con l'Italia come Stato ospitante. Questa operazione concentrata principalmente sui flussi migratori provenienti da Egitto e Turchia (via Grecia) per l'Italia.
Triton conta sulle risorse umane e tecniche messe a disposizione dagli Stati membri partecipanti. In questa direzione Frontex ha lanciato un invito agli Stati membri per i contributi di cui due velivoli ad ala fissa di sorveglianza, tre pattugliatori, così come sette squadre di agenti distaccati per debriefing / raccolta di intelligence e le finalità di screening / identificazione. Inoltre le attività italiane faranno parte dell'operazione.
Un costo esorbitante, il budget mensile è stimato intorno a 2.900.000 euro al mese. Per finanziare il lancio e la prima fase dell'operazione, i fondi sono stati riassegnati dal Fondo Sicurezza interna e all'interno del bilancio di Frontex. L’aumento del bilancio Frontex 2015 deve essere approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio, al fine di finanziare l'operazione con la stessa intensità nel lungo periodo. Come per tutte le operazioni Frontex, Triton opererà nel pieno rispetto degli obblighi internazionali e comunitari, tra cui il rispetto dei diritti fondamentali e del principio di non respingimento che esclude spalle push.
Triton è destinato a sostenere gli sforzi italiani, e non sostituisce o sostituire gli obblighi italiani nel monitoraggio e rilevamento delle frontiere esterne di Schengen e nel garantire il pieno rispetto della UE e degli obblighi internazionali, in particolare quando si tratta di ricerca e soccorso in mare. Essa implica che l'Italia dovrà continuare a fare continui sforzi notevoli con mezzi nazionali, pienamente coordinati con l'operazione Frontex, per gestire la situazione.
Tutti gli Stati membri potrebbero utilizzare per il supporto operativo, vale a dire i costi di gestione delle loro operazioni di controllo delle frontiere, fino al 40% delle risorse disponibili per i loro programmi nazionali nell'ambito del nuovo Fondo Sicurezza. Nel caso di Italia, tenendo conto che oltre 156.000.000 di euro sono assegnati in Italia, più di 62.500.000 di euro potrebbe essere assegnato al supporto operativo nell'ambito del suo programma nazionale per il periodo 2014-2020.

Gli Italiani guradano e si stupiscono come i fondi per emergenze umanitarie siano sempre diponibili, ma non per le emergenze nazionali dei paesi membri. Una discriminazione che sta sempre più esasperando chi sta cominciando a vivere nella povertà nel proprio paese, senza assistenza e senza più diritti…dovrebbero spiegarlo a quegli italiani che avevano occupato palazzi abbandonati e fatiscenti e sfrattati per strada.




MOLISE, RICOSTRUZIONE POST SISMA: APPROVATI NUOVI INTERVENTI PER 182 MLN DI EURO

Redazione
Campobasso 
– Ricostruzione post sisma, nuovo importante passo nella riorganizzazione ordinata dei lavori di recupero delle case dei cittadini colpiti dal sisma del 2002 attraverso il necessario allineamento tra risorse assegnate dal Cipe e progetti in cantiere. È stato completato il quadro generale dei finanziamenti a valere sul Fsc per la sottoscrizione degli accordi di programma quadro.  La giunta regionale ha approvato con delibera n.498 il programma degli interventi cantierabili non ancora inseriti negli accordi di programma quadro, rispondendo così all’istanza più volte avanzata in merito dagli amministratori dei comuni interessati: nei fatti, è stato superato e risolto il disallineamento tra gli interventi oggetto di stima e quelli definiti nel quadro economico dei progetti esecutivi. “Sono stati rimodulati 182 milioni di euro. Presto procederemo al completamento della stipula degli apq per dare finalmente risposte ai nostri cittadini con l’avvio effettivo dei cantieri e lavoro certo alle imprese che porteranno a termine la ricostruzione post terremoto”, lo comunica il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura.

“Con la nostra Agenzia di protezione civile abbiamo ricostruito – spiega il governatore –, il quadro degli interventi seguendo una scala rigorosa di priorità ed esigenze oggettive in stretto rapporto con le risorse disponibili. Grazie al lavoro condotto dal personale regionale e da quello dell’Arpc siamo riusciti, con il direttore dell’Agenzia, Sandra Scarlatelli, e il consigliere delegato, Salvatore Ciocca, ad approvare il nuovo elenco degli interventi cantierabili con contestuale assegnazione di risorse, seguendo, com’è nostra prassi, criteri oggettivi in base ai quali abbiamo rimodulato gli importi degli interventi, così da ridurre, in primis, il pesante scostamento con quanto indicato nelle progettazioni preliminari, a fronte della consapevolezza di fondi che difficilmente potranno aumentare, e correggere gli errori materiali presenti che non ci permettevano di andare avanti”.  

“Questo importante lavoro – conclude il presidente Frattura –, ci ha portati in tempi rapidi a terminare la programmazione in accordi di programma quadro di risorse pari a 182 milioni di euro, che, aggiunti ai 164 milioni già programmati in apq da noi sottoscritti per edilizia scolastica, di culto, opere pubbliche e immobili privati, ricomprendono l’intera cifra assegnata dal Cipe al Molise per il percorso di ricostruzione che adesso possiamo sentire davvero vicina e reale”.
 




DANNI DALLE SANZIONI ALLA RUSSIA? L’UE PAGA CON LE BRICIOLE GLI AGRICOLTORI COLPITI

Non c'e' certezza su dove saranno prelevati i nuovi fondi Ue, se dal margine del bilancio agricolo o dalla riserva di crisi:”sono ormai passate tre settimane dalla sospensione del provvedimento Ue per il sostegno delle produzioni ortofrutticole danneggiate dall’embargo russo e non è ancora stato pubblicato il regolamento che dovrebbe riaprire i termini per la presentazione delle domande.”

di Cinzia Marchegiani

Bruxelles – Si parla di sollievo per i produttori agricoli, colpiti duramente dalle sanzioni applicate dall’UE alla federazione Russia. La Commissione europea in questa strategia, ha adottato il 29 settembre 2014 un nuovo programma per le misure di mercato emergenza per prodotti ortofrutticoli deperibili, sulla scia del divieto russo alle importazioni di determinati prodotti agricoli dell'UE. Fino 165 milioni di euro il nuovo schema che prova a fornire supporto in merito al ritiro dei volumi in eccesso dal mercato ed è disponibile in aggiunta al valore di programma fino a 125 milioni di euro per la frutta e verdura che è stata annunciata il 18 agosto, ma che ha sospeso il 10 settembre perché il provvisorio delle applicazioni ha dimostrato che la dotazione di bilancio totale era già stato rivendicato.
Confermando il programma, il commissario agricolo UE Dacian Cioloş così ha dichiarato: " Sono lieto che la Commissione è riuscita a mobilitare ulteriori 165.000.000 € per contribuire ad alleviare la pressione del mercato per i produttori di frutta e verdura a seguito del divieto russo. Questo programma sarà più mirato al rispetto del regime iniziale, anche se c'è ancora una certa flessibilità entro i 4 gruppi di prodotti. Tali misure di sostegno del mercato fornirà sollievo a breve termine. "

Complessivamente si stima che solo per l’Italia – precisa la Coldiretti – spedizioni di prodotti agroalimentari dall’Italia per un totale di circa 200 milioni di euro all’anno. Ed in particolare l’export di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, le carni per 61 milioni di euro, latte, formaggi e derivati per 45 milioni di euro e importi molti piu’ limitati per il pesce che l’Italia spedisce in quantità molto limitate in Russia. Tardivo è stato giudicato dal vicepresidente della Coldiretti Mauro Tonello l’intervento annunciato dal commissario Europeo Dacian Ciolos a sostegno delle pesche e nettarine in crisi per l’anomalo andamento stagionale che ne ha rallentato i consumi e accavallato i periodi di maturazione con l’aggravio del blocco delle importazioni da parte della Russia. A questo punto sosteneva Tonello:”per accelerare i tempi per il prodotto in eccesso occorre individuare insieme alla beneficenza altre destinazioni come la distillazione e quella energetica” e conclude ”occorre soprattutto concentrare le risorse disponibili per la promozione a livello nazionale per aumentare l’efficacia di intervento ed evitarne la dispersione.”
Ora la Coldiretti denuncia questo accordo raggiunto all'interno della Commissione europea per finanziare con 165 milioni di euro di nuovi aiuti a beneficio dei produttori di ortofrutticoli colpiti dall'embargo russo anche se non c'e' certezza su dove saranno prelevati i nuovi fondi Ue, se dal margine del bilancio agricolo o dalla riserva di crisi:”sono ormai passate tre settimane dalla sospensione del provvedimento Ue per il sostegno delle produzioni ortofrutticole danneggiate dall’embargo russo e non è ancora stato pubblicato il regolamento che dovrebbe riaprire i termini per la presentazione delle domande.”
E’ assurdo che il settore agricolo, danneggiato da una scelta politica dell’Ue, sia penalizzato due volte, una prima volta per la chiusura di un mercato interessante, una seconda volta con un sostegno ricavato a scapito dello stesso settore. Preoccupa peraltro la mancanza di retroattività necessaria per coprire le settimane di fermo ed è necessario un aumento delle indennità in funzione dei costi di produzione, un allargamento della lista dei prodotti ed una suddivisione delle risorse tra i diversi stati in funzione della produzione ortofrutticola. L’Italia è il principale produttore di ortofrutta dell’Unione Europea.
La Coldiretti incalza, ricordando il provvedimentoche per l’embargo russo è stato sospeso dall’Ue il 10 settembre scorso per eccesso di richieste e per la necessità di alcune verifiche, con la Polonia che aveva presentato l’87 per cento del totale delle richieste. L’Italia aveva richiesto solo lo 0,27 per cento del totale, ovvero 458.864 euro, per 1.326 tonnellate di prodotto.
Oltre a problemi di carattere burocratico che hanno frenato la presentazione delle richieste italiane, risulta palese come le indennità di ritiro siano molto appetibili per paesi con costi di produzione bassi, la Polonia ad esempio, mentre risultino meno interessanti per i paesi, come l’Italia, che hanno costi di produzione elevati.

Un Unione Europea che continua a far parlare di se, ovviamente in negativo, dove la lungimiranza sembra un pregio non conteplato.




UNIONE EUROPEA: QUANTO PESO HA NEL NUOVO ORDINE MONDIALE?

L’europa non solo è stata al centro del Nuovo Ordine Mondiale , ma traino per portare avanti il cambiamento e adattare il nostro libro delle regole comuni per la nuove realtà geopolitiche e geoeconomiche. Lo sviluppo e la creazione del G20 è parte integrante del Nuovo Ordine Mondiale, ed è una delle trasformazioni più significative del sistema globale…

di Cinzia Marchegiani


Bruxelles – José Manuel Durão Barroso, Presidente della Commissione Europea tre giorni fa, il 21 settembre 2014 in un lunghissimo discorso rivolto agli studenti della Yale School of Management spiega senza veli il vero progetto della barca Europa…parte integrante nel Nuovo Ordine Mondiale. Barroso lo fa associando il Nuovo Ordine Mondiale ad un miglioramento rispetto alle evoluzioni che si sono affrontate di recente, come la Crisi in Ucraina, in Siria e in Iraq:” Eppure, fuori di tutto questo caos un qualche tipo di ordine sarà finalmente materializzarsi, e nella nostra difesa contro tali minacce troveremo la vera essenza dei nostri sistemi di governo.” Barroso si addentra ancora in modo più specifico quando dichiara:” Queste evoluzioni ci costringono, non solo di trovare una risposta efficace in termini politici giorno per giorno, ma anche per rivisitare i concetti stessi su cui si fondano le nostre istituzioni politiche e sociali, di riaffermare il nostro impegno per la democrazia e lo Stato di diritto, per ridefinire il nostro attaccamento alla globalizzazione e integrazione internazionale, di aggiornare il nostro impegno nel multilateralismo e il multiculturalismo. O ci sarà plasmare il nuovo ordine mondiale, o soffriremo le conseguenze.”
Il discorso spiega tra le righe un cambiamento necessario, come una normale evoluzione democratica e come il progresso non è un fenomeno automatico, ma i cittadini che hanno bisogno di essere “convinti” e “portati insieme” verso un consenso prima di qualsiasi cambiamento può avvenire. Ma questo cambiamento viene descritto impegnativo:”Permettetemi di fare due esempi degli ultimi anni che hanno, credo, profondamente influenzato il 'nuovo ordine mondiale' e in cui l'Unione europea è stata sia al centro o sul cavo per portare avanti il cambiamento e adattare il nostro libro delle regole comuni per la nuove realtà geopolitiche e geoeconomiche. Il primo è l'emergere del G20. Ricordo vividamente venire qui negli Stati Uniti nel mese di ottobre 2008 con l'allora presidente francese Sarkozy, tenendo al tempo della presidenza di turno del Consiglio europeo, per un incontro a Camp David per cercare di convincere il presidente George W. Bush di unirsi alla nostra chiamata a agire contro la crisi in modo concertato e convincente. Questo alla fine ha portato al G20 nel suo formato attuale, a capi di Stato e di governo, e lo sforzo estremamente importante per globalizzare la risposta alla crisi in quella fase. Nonostante qualche iniziale riluttanza la necessità di un'azione globale è stata accettata. Le lezioni della Grande Depressione del 1930 erano stati disegnati ovunque. E siamo stati in grado di tenere la prima riunione a Washington nel novembre 2008 un secondo vertice si è tenuto solo quattro mesi più tardi, a Londra, e da allora, il G20 è diventato il più importante forum per il coordinamento delle politiche economiche tra i suoi membri, dando concreta forma e la forma di un sacco di concetti che l'UE ha portato al tavolo, per esempio, su un quadro per una crescita equilibrata e sostenibile, sulla regolamentazione e supervisione finanziaria, sulla lotta contro l'evasione e la frode fiscale – i problemi che prima non erano semplicemente possibile discutere a livello globale. L'OCSE li discute, ma era impensabile fino ad allora di avere allo stesso tavolo le economie più sviluppate e le economie emergenti che parlano e concordare un'azione comune su tali questioni. Lo sviluppo del G20 è una delle trasformazioni più significative del sistema globale e la sua creazione ha certamente contribuito a evitare gli scenari più negativi che potrebbe benissimo sono verificati senza di essa. Tuttavia io credo che non sia sufficiente e siamo ben lontani dall'avere le strutture di cui abbiamo bisogno per gestire politicamente la nostra interdipendenza.”

Barroso cita come secondo esempio la riforma dell'Unione economica e monetaria dell'Europa e spiega che se la crisi economica e finanziaria ha evidenziato il livello senza precedenti di interdipendenza globale, la ricaduta in Europa, sotto forma di una crisi del debito sovrano, ha rivelato persino un inaspettato livello di interdipendenza delle economie senza precedenti, ma – in particolare, ma non solo – dell'area dell'euro.
Un discorso sicuramente teso a illustrare una poltrona lunga 10 anni, quella della sua Presidenza della Commissione Europea e spesso le parole diventano simboliche di tutto quello che è stato seminato e raccolto dall’inizio della creazione di questa Unione Europea. Barroso afferma che “quando le circostanze cambiano, le istituzioni dovrebbero cambiare. E quelli che hanno la capacità di riflettere i cambiamenti al meglio, riescono più. Anche in questo caso, che è stato possibile solo grazie alla leadership politica che era lì per creare un ampio consenso. E ci volle del tempo – in realtà siamo ancora in questo processo – perché in parallelo abbiamo bisogno di legittimare democraticamente questi cambiamenti. Necessità dei singoli paesi e sensibilità devono essere rispettati pur perseguendo quello che è un interesse comune europeo.” L’Unione Europea ha creato con orgoglio meccanismi che erano semplicemente impensabili qualche tempo prima, dalla Union Banking per il nuovo sistema di governance, un sistema molto più integrato della governance della politica economica. Agli studenti Barroso spiega le sfide della Commissione Europea: ”Noi, gli europei, siamo in grado di affrontare queste sfide solo se è veramente unita, in Europa e verso il resto del mondo. Ci può essere solo un blocco di costruzione del nuovo ordine mondiale se siamo, in un certo numero di aspetti vitali, veramente un blocco – coordinato, costruttivo e coerente. Non vi è alcun dubbio su di esso. La nostra coerenza interna e rilevanza internazionale sono indissolubilmente legate. La nostra attrazione economica e la trazione geopolitico sono anche fondamentalmente legate.”

Conclude Barroso, liquidandosi con i saluti, spiegando come il potere e la responsabilità non potranno che aumentare con il tempo, dove le potenze emergenti avranno un ruolo sempre maggiore nel processo decisionale, e alla fine prendere una parte più grande della responsabilità. Essi non avranno altra scelta. L’Ordine, anche loro capiranno, è qualcosa che si crea, creare, lavorare.”E sono profondamente convinto che il partenariato tra gli Stati Uniti e l'Unione europea, che è venuto a molte volte la stessa conclusione in passato, continuerà a costituire il nucleo di quello sforzo in futuro. Speriamo di avere un ordine mondiale basato sui principi così importanti per noi: il principio di libertà, giustizia, stato di diritto, la democrazia e la dignità umana.”

The New World Order è stato creato…con un obiettivo ora spiegato nei minimi temini, creato per cambiare le regole comuni per le nuoeve realtà geoplitiche e geoeconomiche, cit Barroso!