PRODUZIONE ALIMENTARE MADE IN ITALY: SORPRENDENTEMENTE IN CRESCITA

Redazione

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In controtendenza aumenta la produzione alimentare e delle bevande che fa registrare un aumento dell’1,3 per cento sull’anno e dello 0,7 per cento rispetto al mese precedente spinto anche dai positivi risultati a tavola delle festività del natale e di fine anno. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sulla produzione industriale a novembre. Le spese alimentari rappresentano una componente rilevante del budget di Natale delle famiglie in Italia e all’estero dove – sottolinea la Coldiretti – si registrano risultati sorprendentemente positivi per il Made in Italy. Se gli italiani solo per imbandire le tavole hanno speso complessivamente 4,1 miliardi di euro, solamente tra il pranzo di Natale e i cenoni della Vigilia e di Capodanno, anche all’estero – precisa la Coldiretti – la domanda di Made in Italy è stata in aumento. Per le sole festività di fine anno  si contano 170 milioni le bottiglie di spumante italiano stappate  all’estero, dove si registra un balzo del 24 per cento nelle bottiglie esportate, sulla base dei dati Istat nei primi nove mesi del 2014. L’ andamento positivo della produzione alimentare a novembre d ottobre non consente comunque di compensare le difficoltà del 2014 alle quali insieme alla crisi dei consumi ha contribuito – conclude la Coldiretti – il maltempo con un crollo del 35 per cento per raccolto di olio di oliva, del 15 per cento per il vino fino al 4 per cento del grano duro destinato alla pasta.




PECORINO: RADDOPPIA IL PREZZO!

Redazione

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Volano ai massimi i prezzi del pecorino spinti dall’aumento del valore delle esportazioni del 10 per cento, la migliore performance tra tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy, in netta controtendenza alla crisi generale dell’economia. E’ quanto emerge da una analisi della .Coldiretti dalla quale si evidenzia   che le quotazioni all’ingrosso del Pecorino romano stanno per sfondare i 9 euro al chilo, un valore addirittura superiore per la prima volta nella storia a quelle del Parmigiano Reggiano, il piu' apprezzato e imitato formaggio di latte vaccino del mondo.

Una tendenza destinata a consolidarsi – sottolinea la Coldiretti – anche nel 2015  per effetto del tasso di cambio euro/dollaro che favorisce le esportazioni negli Usa dove è diretta quasi un terzo della produzione nazionale di pecorino romano dop e l’aumento del valore dell’export è stato addirittura del 22 per cento. Una domanda che ha favorito – spiega la Coldiretti – una progressiva escalation del prezzo che è praticamente raddoppiato negli ultimi tre anni, a partire dal 2011 quando era fissato a 4.8 euro al chilo.

Un cambiamento significativo per l’Italia dove – sottolinea la Coldiretti – ci sono 6,2 milioni di pecore allevati e circa 700mila capre, che pascolano soprattutto in Sardegna dove si allevano 3,2 milioni di pecore, in Sicilia (770mila), nel Lazio (630.000)  e Toscana (420.000) anche se allevamenti sono presenti lungo tutta la penisola. La produzione di latte ovino in Italia e di 400mila tonnellate (28mila quello caprino) mentre quella di formaggi di pecora è di 67mila tonnellate all’anno.

Solo per il Pecorino Romano Dop – precisa la Coldiretti – la produzione è stata di 24.700 tonnellate nel 2013 durante il quale oltre un terzo della produzione per un totale di 10mila tonnellate è stata esportata negli Usa e 5200 tonnellate nell’Unione Europea. Secondo le analisi condotte dalla Coldiretti se il prezzo del latte seguisse il trend del Pecorino dovrebbe essere pagato ai pastori a non meno di 1,15 euro al litro nel 2015, che consentirebbero  almeno di coprire i costi di produzione in continuo aumento.

Il clima piu' positivo è confermato anche dal fatto che in Italia si stima che – conclude la Coldiretti – siano circa tremila i giovani che hanno scelto di mettersi alla guida di un gregge in una  scelta di vita dove a preoccupare piu' della crisi sono gli attacchi degli animali selvatici, ai cinghiali ai lupi, che si sono moltiplicati nelle campagne. Si tratta in gran parte di giovani che intendono dare continuità all’attività dei genitori ma ci sono anche ingressi ex novo spinti dalla voglia di trovare una occupazione  alternativa a contatto con gli animali e la natura.




SCANDALO "CHIL POST SRL" CON RENZI SENIOR INDAGATO: CHI HA PAGATO I DEBITI?

di Cinzia Marchegiani

Dopo le denunce del capogruppo di FdI-An e candidato presidente in Regione Toscana Giovanni Donzelli, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale ha depositato oggi un’interrogazione parlamentare sul caso dei debiti della Chil, la società della famiglia Renzi, pagati con le risorse del Fondo centrale del Ministero dell’Economia. La Procura di Genova ha aperto un fascicolo proprio sulla Chil post Srl, la società di Tiziano Renzi, dichiarata fallita nel marzo 2013 , iscrivendo nel registro degli indagati il padre del premier con un’accusa pesante, quella di bancarotta fraudolenta. Si legge che per i i magistrati il papà di Matteo Renzi avrebbe ceduto la parte sana dell'azienda alla Eventi 6 intestata Laura Bovoli (la moglie), proprio quella società che all'epoca dei fatti aveva tra i propri soci anche Alessandro Conticini, fratello di Andrea, marito di Matilde Renzi, sorella del premier e a sua volta socia nella Eventi 6.

IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE PRESENTATA IN CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA DA FRATELLI D’ITALIA, da Giovanni Donzelli, Marina Staccioli, Paolo Marcheschi

Vista la deliberazione del Consiglio Regionale n. 66 del 10 luglio 2007 con la quale si approva il Piano regionale dello sviluppo economico (PRSE 2007-2010) che prevede, tra l’altro, nell’ambito della Linea di intervento 3.1 “Ingegneria finanziaria” interventi di garanzia con caratteristiche tali da rispettare i requisiti richiesti dall’Accordo di Basilea; Considerato che il Consiglio di Amministrazione di Fidi Toscana Spa ha deliberato il 16.10.2008 lo stanziamento di € 1.500.000,00 destinato a potenziare i fondi regionali di garanzia a favore delle pmi;

VISTA LA DELIBERAZIONE di G.R. n. 1086 del 15.12.2008 che approva, tra l’altro, le modalità di attuazione degli ”Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese”, stabilendo che tali interventi siano attuati mediante apporto di risorse a Fidi Toscana Spa a titolo di finanziamento, nel rispetto delle previsioni recate nelle Istruzioni di Vigilanza per gli intermediari finanziari iscritti nell’elenco speciale di cui alla Circolare n. 216 del 5 agosto 1996, settimo aggiornamento del 9 luglio 2007, e al relativo allegato “A”;
PRESO ATTO che con deliberazione n.1027 del 09/12/2008 la Giunta Regionale ha approvato il protocollo di intesa “Emergenza Economia” Regioni-Sistema bancario operante in Toscana; Visto il Decreto N° 266 del 15 Gennaio 2009 avente per oggetto: “PRSE 2007-2010 Linea di intervento 3.1 Ingegneria finanziaria “Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese”.
Approvazione dell`accordo di finanziamento e del regolamento” in cui si D E C R E T A:

“1. di approvare l’accordo per un finanziamento a Fidi Toscana per un importo massimo di € 14.375.436,00 finanziamento per l’attuazione degli “Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese” di cui all’allegato A, parte integrante e sostanziale del presente atto; 2. di approvare il regolamento relativo agli “Interventi di garanzia per la liquidità delle imprese”, di cui all’allegato B, parte integrante e sostanziale del presente atto; 3. di rinviare l’assunzione degli impegni al momento in cui saranno rese disponibili le risorse a seguito delle necessarie variazioni di bilancio.”;
EVIDENZIATO che tra le domande presentate ne risulta una da Chil s.r.l. presentata il 16/03/2009 per un finanziamento di euro 437.000 euro a 84 mesi tramite la BCC Pontassieve, filiale di Pontassieve; Ricordato che in tale data l’unico dirigente, in aspettativa, della società CHIL S.r.l. risulta essere l’ex socio Matteo Renzi e che la società era ed è stata a tutti gli effetti una società della famiglia;
EVIDENZIATO che in tale data Fidi Toscana risulta essere partecipata anche dalla Provincia di Firenze per 1.413.412,00 € (Il primo socio pubblico per partecipazione dopo la Regione Toscana) e che Matteo Renzi era Presidente della Provincia;

Considerato che la garanzia di Fidi Toscana è stata deliberata il 15/6/2009 tra il primo e il secondo turno delle elezioni comunali di Firenze con cui Matteo Renzi stava diventando Sindaco di Firenze; Ricordato che anche il Comune di Firenze è socio di Fidi Toscana Spa; 

PRESO ATTO che l’operazione è stata erogata dalla banca il 13/8/2009 quando Matteo Renzi era Sindaco di Firenze;

Considerato che l’intervento è stato effettuato a prima richiesta nella misura dell’80% a valere sulle risorse della Misura Liquidità PRSE 2007-2010;

Preso atto che in data 08/10/2010 protocollo n°FI-2010-63542 Chil Post s.r.l. cedeva un ramo aziendale a Chil Promozioni oggi EVENTI 6 s.r.l. (società riconducibile sempre alla famiglia Renzi);
RICORDATO che in data 14/10/2010 le quote della società Chil Post s.r.l. sono state trasferite interamente da Renzi Tiziano a Gian Franco Massone;
EVIDENZIATO IL PASSAGGIO A SOFFERENZA DELLA POSIZIONE DA PARTE DELLA BANCA dovuto all’insoddisfacente andamento del rapporto ed al perdurare dell’insolvenza relativa all’estinzione di fatture Italia anticipate e scadute;
PRESO ATTO CHE IN DATA 12/8/2011 SI È VERIFICATO IL PRIMO MANCATO PAGAMENTO DI UNA RATA DEL FINANZIAMENTO DA PARTE DI CHIL POST S.R.L.;
PRESO ATTO CHE LA MESSA IN MORA DA PARTE DELLA BANCA È STATA EFFETTUATA IL 20/10/2011, nel rispetto dei termini della Convenzione regolante i rapporti tra le banche e Fidi Toscana. L’esposizione complessiva al momento della richiesta di attivazione della garanzia era di euro 322.316,34; Evidenziato che in data 15/2/2012 la banca richiedeva a Fidi Toscana l’attivazione della garanzia rilasciata a valere sulla Misura in oggetto;

RICORDATO CHE IL 07/02/2013 IL GIUDICE DEL TRIBUNALE FALLIMENTARE DI GENOVA DICHIARAVA IL FALLIMENTO DI CHIL POST S.R.L. e che su questa vicenda la Procura di Genova indaga per bancarotta fraudolenta e tra gli indagati secondo quanto riportato da organi di stampa risultano esserci anche Tiziano Renzi e Laura Bovoli genitori di Renzi;
PRESO ATTO CHE LAURA BOVOLI RISULTA TRA L’ALTRO ESSERE PRESIDENTE DEL CDA DI EVENTI 6 S.R.L.;
EVIDENZIATO CHE IN DATA 1/8/2013 È STATA LIQUIDATA DA FIDI ALLA BCC PONTASSIEVE LA SOMMA DI E. 263.114,70 A COPERTURA DELLA PERDITA SUBITA DALLA BANCA (LA SOMMA È PARI ALL’80% DELL’ESPOSIZIONE COMPLESSIVA AL MOMENTO DELLA RICHIESTA DI ATTIVAZIONE DELLA GARANZIA + INTERESSI ED ONERI);
RICORDATO CHE IL 22/02/2014 MATTEO RENZI È DIVENTATO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO;

PRESO ATTO che in data 30/10/2014, Fidi Toscana ha ricevuto dal Fondo Centrale di Garanzia la somma di euro 236.803,23 a seguito dell’attivazione della controgaranzia;
CONSTATATO CHE IL FONDO CENTRALE DI GARANZIA È AFFERENTE AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DIREZIONE GENERALE DELLO SVILUPPO ALLE IMPRESE E QUINDI AL GOVERNO PRESIEDUTO DA MATTEO RENZI;

Pertanto, la perdita sofferta sull’operazione da Fidi Toscana, a valere sulla Misura liquidità , è stata di euro 26.311,47 e dal Fondo di Garanzia di euro 236.803,23;
PRESO ATTO QUINDI CHE I DEBITI CREATI DALL’AZIENDA DI FAMIGLIA DI MATTEO RENZI SONO STATI PAGATI CON SOLDI PUBBLICI TRAMITE SIA LA FINANZIARIA REGIONALE CHE IL FONDO DI GARANZIA DELLO STATO QUANDO MATTEO RENZI RICOPRIVA RUOLI APICALI NELLE ISTITUZIONI DI RIFERIMENTO;
Ricordato che in Italia si suicida per crisi un imprenditore ogni cinque giorni;
Ricordato che l’accesso al credito è una delle maggiori difficoltà, insieme alla pressione fiscale, che riscontrano le aziende toscane;
Evidenziato che a Fidi Toscana non risulterebbero comunicati nè l’esposizione politica della società Chil s.r.l. al momento della richiesta del finanziamento, nè la successiva cessione di ramo aziendale.
INTERROGANO IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA PER SAPERE:
– se quanto descritto in narrativa corrisponde al vero e se ne era a conoscenza;
– se è corretto che la gestione di questi finanziamenti sia stata affidata a Fidi senza gara; – chi e con che criteri in Fidi Toscana ha valutato la domanda di CHIL s.r.l.;
– se è corretto che Fidi non sia informata di cessioni di rami aziendali di imprese a cui ha offerto garanzia;
– se Fidi Toscana può revocare le garanzie in caso di modifiche aziendali che trasformano radicalmente l’azienda e le condizioni che avevano permesso la garanzia di Fidi;
– se reputa corretto ed etico il comportamento della famiglia Renzi; – se è prerogativa della Regione tramite Fidi pagare i debiti dell’azienda di famiglia del Presidente del Consiglio e del segretario del partito di maggioranza della Regione Toscana mentre gli imprenditori si suicidano per la crisi.

Giorgia Meloni insiste sulla trasparenza:”perché è semplicemente scandaloso che il governo Renzi sia intervenuto per coprire con i soldi pubblici i buchi di bilancio creati dalla società di proprietà dei parenti del Presidente del Consiglio.
Deve essere fatta immediata chiarezza e il premier Renzi deve dare una risposta urgente. Gli italiani hanno il diritto di conoscere la verità.”




UE, FONDI MILIONARI PER LA POVERTA’ DEL TERZO MONDO: A PAGARE I CITTADINI EUROPEI STROZZATI DALL’EUROZONA

L'Unione europea ha ulteriormente deciso che dedicherà altri 51.2 miliardi di euro allo sviluppo per il periodo 2014-2020. Gli aiuti allo sviluppo vanno a circa 150 paesi nel mondo, dall'Afghanistan allo Zimbabwe..intanto l’ISTA tnon aggiorna dal 2010 i dati sulle morti da suicidio in Italia dovuti alla crisi economica

di Cinzia Marchegiani

Quando si tratta di combattere la povertà in tutto il mondo, l'Unione europea e gli Stati membri si prendono molto sul serio. Insieme sono il più grande donatore di aiuti al mondo, e solo nel 2013 hanno speso 56.5 milioni di euro per aiutare i paesi in tutto il mondo in lotta contro la povertà. Non solo, nel dicembre 2013 il Parlamento europeo ha approvato oltre 51.400.000.000 euro per i prossimi anni, 2014-2020 per i paesi e le regioni di supporto al di fuori dell'UE.
Una politica illogica però vede morire di economia gli stessi Stati membri di questa Europa che detta leggi e impone una sovranità al di sopra delle leggi dei singoli Stati ma aiuta i paesi in via di sviluppo con il Fondi Europei di Sviluppo (FES) i paesi Africa, Cararaibi e Pacifico grazie all’Accordo di Partenariato UE/Paesi ACP stanziati per implementare l’istruzione, agricoltura, imprenditoria e ricerche innovative energetiche. Ma cosa accade ai paesi membri dell’eurozona? Stanno pagando il prezzo più caro, ipotecando una vita senza prospettive e futuro per i propri giovani.
Ma le novità non finiscono qui. L'Unione europea ha dedicato il 2015 per la cooperazione allo sviluppo e gli aiuti per sottolineare l'importanza della politica di sviluppo internazionale e il ruolo chiave svolto dall'UE e dagli Stati membri. Nel 2013, ultimo anno per il quale sono disponibili dati completi, l'UE ha stanziato 14.860.000.000 di euro, circa il 9% del bilancio complessivo dell'Unione europea di assistenza allo sviluppo esterna, concentrandosi su come aiutare i paesi e le persone più bisognose, un tesoro che viene però sminuito poiché viene spiegato che pesa sulle casse non più di otto centesimi al giorno per ogni europeo….

L'Unione europea ha così deciso, dedicherà 51.200.000.000 € di aiuti allo sviluppo per il periodo 2014-2020. Aiuti allo sviluppo dell'UE va a circa 150 paesi nel mondo, dall'Afghanistan allo Zimbabwe. Tuttavia, negli ultimi anni, molti paesi in via di sviluppo hanno goduto di una forte crescita economica che consenta loro di ridurre la povertà. Questo è il motivo per cui l'Unione europea è sempre più concentrando sui luoghi più poveri del mondo. Circa il 75% del sostegno dell'UE andrà a questi paesi, come quelli dell'Africa sub-sahariana.

Ma alle nazioni che stanno morendo di tasse imposte dalla zona euro, di loro se ne occuperà qualcuno? A conti fatti sembra che queste manovre stiano spostando equilibri strategici polverizzando, con una mira quasi da cecchino, il tessuto industriale dei paesi che avevano aderito all’Unione Europea, nata per difendere proprio il diritto al lavoro, salute e istruzione e dare giustizia sociale. Ad oggi non solo l’Italia, ma molte altre nazioni, come Spagna, Grecia hanno perso la struttura portante dell’economia interna, a svantaggio non solo della crescita ma della salute della nazione, nonché del prezzo della giustizia sociale praticamente annullata. Qualcosa non torna, le aziende svendute italiane, il lavoro perso degli operai, padri di famiglie in lacrime, giovani senza futuro scappano dai loro paesi e c’è chi pensa di risolvere i problemi suicidandosi…
Intanto Associazione Italia Vera pubblica il bollettino degli imprenditori e persone morte suicide in Italia e si legge:”La maggior parte delle Vittime è rappresentata da imprenditori, seguiti dai disoccupati. L’età di maggiore incidenza va dai 45 ai 65 anni. Per lo più sono uomini. In queste persone agisce molto una depressione che non viene riconosciuta e nella quale piombano perché non riescono più ad affrontare l’indebitamento. L’aumento dei suicidi, da quando siamo entrati nella crisi economica, ormai dal 2008, è dovuto anche a una generale perdita di speranza di poter ricominciare e di sfiducia nelle istituzioni. Il suicidio è una soluzione strema che non lascia niente, che leva valore alla vita, che lascia in chi resta ancora più disperazione. Bisogna reagire vivendo e mettendo da parte l’orgoglio per chiedere aiuto a chi ci sta vicino. Ma la politica deve assumersi la responsabilità di questa strage, che peggiora grazie a scelte che i cittadini, ora più che mai, reputano intollerabili. Queste morti non vanno giustificate. Chi si suicida non va commemorato come un eroe. A coloro che non ce l'hanno fatta va riservata tutta la nostra pietà e alle loro famiglie la vicinanza reale a concreta della comunità. Ma è dovere di chi resta, di chi ha scelto di lottare, di portare la politica ad assumersi la responsabilità di questa strage silenziosa che si tende a nascondere con la scusa dell'emulazione. I suicidi accadono anche e soprattutto nel silenzio dei media e della politica.”

Ora leggere di questi nuovi fondi miliardari senza che ci sia la presa di posizione nelle ferite inferte nei propri paesi membri lascia non solo tanta rabbia, ma il sospetto che più di qualcosa non torna….
Eppure questo tipo di politica che è squisitamente economica dovrebbe essere giudicata con la stessa equità con cui sono stati giudicati altri governi nei precedenti periodi storici, in fondo se ogni vita ha lo stesso valore, le vittime contano….devono contare quando occorre giudicare il valore etico di un sistema….

Interessante dover constatare che sul sito dell’ISTAT i dati riferiti alle morti da suicidio innescati da politiche vuote di assistenza sociale e crisi economica imperante, si fermano a quelle dell’anno 2010…eppure queste vite dovranno rispondere a qualcuno oppure no?




AMMINISTRAZIONE PUBBLICHE SEMPRE PIU' INDEBITATE

Redazione

Lo rivela un rapporto Ista. Nel terzo trimestre 2014 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP) in rapporto al Pil (dati grezzi) è stato pari al 3,5%, superiore di 0,2 punti percentuali rispetto a quello misurato nel corrispondente trimestre del 2013.

Nei primi tre trimestri del 2014 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,7%, con un peggioramento di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente.

Nel terzo trimestre 2014 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil dello 0,8%, inferiore di 0,5 punti percentuali rispetto a quella del terzo trimestre del 2013.

Il saldo corrente è stato anch'esso positivo, con un'incidenza sul Pil dello 0,2% (0,1% nel terzo trimestre del 2013).

Nel terzo trimestre 2014, le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,8%; la loro incidenza rispetto al Pil è del 48,0% (47,4% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate dello 0,2% (+1,2% al netto della spesa per interessi), mentre quelle in conto capitale sono aumentate dell'8,0%.

Nei primi tre trimestri del 2014, le uscite totali sono pari al 48,7% del Pil; il rapporto è invariato rispetto al corrispondente periodo del 2013.

Nel terzo trimestre del 2014 le entrate totali sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,4%; la loro incidenza sul Pil (44,5%) è salita di 0,4 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2013. La pressione fiscale è stata pari al 40,9%, superiore di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Nei primi tre trimestri del 2014, le entrate totali sono diminuite, in termini tendenziali, dello 0,7% con un'incidenza sul Pil del 45,0% (45,3% nel corrispondente periodo del 2013). La pressione fiscale è pari al 40,7%, con una diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al medesimo periodo del 2013.




LA SFIDA ORMAI E’ TRA DEMOCRAZIA E DITTATURA: LA POLITICA NON ESISTE PIÙ!

di Cinzia Marchegiani

A scattare una fotografia della nostra nazione interviene l’Avv. Marco Mori, non un semplice professionista dei fori italiani, a maggio 2014 ha provveduto a depositare a nome dell’associazione “Salviamo gli Italiani”, sette denunce penali relative al colpo di Stato finanziario in essere, e come dice lo stesso Mori, da allora la situazione è già profondamente mutata, purtroppo in peggio. Un’analisi cruda e irreale sembra avvolge il nostro paese dove sul banco degli imputati per primo l’avv Mori mette l’assenza di vero dibattito politico:”Pare davvero sconfortante giungere a tale conclusione Basta solo pensare che, il semplice fatto che un paese torni al voto, diventa un motivo per un catastrofico crollo della borsa, come successo ieri in Grecia. Tutto ciò è completamente inaccettabile. Se i mercati manipolano la democrazia, significa semplicemente che essa non esiste più. Non è la forza economica che deve determinare le scelte politiche in un paese, ma tali scelte devono essere frutto della volontà popolare, che si forma sulla base della maggioranza, secondo l’esercizio del diritto di voto (diritto che in Italia non si esercita legittimamente dal 2005, come sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 1/2014). La maggioranza deve avere anche il sacro diritto di sbagliare, non si può commissariare la democrazia.”
E lo specchio di questa società viene metodicamente studiato da chi in quelle maglie delle leggi fa i conti tutti i giorni e ne conosce il valore e le potenziali trappole che purtroppo a prima, ma anche a seconda attenta lettura non se ne comprende immediatamente né il pericolo e l’imponderabile irreversibilità. Con un viaggio quasi materico l’avvocato Mori ci spiega come mai siamo finiti a dover assistere quasi inermi alla sfida tra democrazia e dittatura, nella sua interezza lasciamo al lettore la lettura:

«Oggi, nel nostro paese, non è più possibile nutrire, come democrazia vorrebbe, il medesimo rispetto o la medesima dignità verso ogni avversario politico. Si può fare solo ed unicamente un distinguo: da una parte coloro che voglio smantellare la sovranità nazionale ed i diritti individuali di ogni cittadino in nome del profitto dei mercati, divenuti la nuova forma di espressione dei rapporti di forza internazionale, dall’altra chi, indipendentemente dal colore politico attuale o di un tempo, legittimamente pretende che solo il popolo sia sovrano in qualsiasi scelta nazionale nel pieno e totale rispetto della Costituzione.
Chi appartiene alla prima fazione non può essere considerato una controparte con cui dialogare. Deve essere considerato come un soggetto eversivo, deve essere considerato come colui che sta per cancellare, in un sol colpo, i secoli di lotte e sangue che hanno portato alla nascita delle moderne democrazie. Oggi la sfida è tra forze democratiche, di ogni colore e credo politico, ed una dittatura finanziaria e relativista che cancella scientemente valori, identità nazionale e diritti umani.

Chi, come me, crede fermamente nella democrazia e nella forza della legge, come espressione dei valori fondamentali naturalmente riconosciuti, non può che avere la morte nel cuore mentre espone simili concetti. Non è piacevole ammettere che una fazione, un’importante fazione del panorama politico italiano, non ha più alcuna legittimazione democratica, ma rappresenta esclusivamente un movimento di carattere eversivo. La maggioranza del PD (dunque fatti i salvi i sempre più numerosi esponenti del partito aspramente critici con la politica ordoliberista), nonché i partiti che ne appoggiano le politiche non rappresentano un’espressione del libero pensiero democratico, ma costituiscono una gravissima minaccia per la Repubblica.

La parte del PD e gli altri partiti che portano avanti le politiche criminali della Troika sono divenuti associazioni contro l’ordine costituzionale. Come sempre, anche per non incorrere in conseguenti responsabilità penali, alla luce della forza dei concetti che espongo, risulta necessario riepilogare brevemente da dove derivi la totale fondatezza, ed assoluta insindacabilità, degli stessi (se si hanno adeguate basi scientifiche in materia economica e giuridica).
Nel nostro paese la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (ex art. 1). Laddove tale sovranità è strappata a chi la dovrebbe detenere legalmente non può che parlarsi di atto eversivo, e ciò a prescindere dai metodi all’uopo usati (un corso sul tema servirebbe, come noto, a Giorgio Napolitano…). Imporre un vincolo esterno al controllo popolare della sovranità, nello specifico un vincolo economico e monetario da parte di un ordinamento straniero qual’è l’UE, è un atto contrario al diritto ed alla democrazia.

Quando i mercati influenzano l’andamento della democrazia solo un’opzione è legittima e conforme alla forma Repubblicana del nostro Stato. Qual’è l’opzione? Banalmente, cancellare i mercati, estinguerli! Ovviamente parlo di estinguere questi mercati parassitari che non producono alcunché a vantaggio dell’economia reale, ma la depredano. Si parla dunque di ripristinare il modello economico di cui alla nostra Costituzione, ovvero un modello liberale che tuttavia deve necessariamente anteporre l’interesse pubblico al profitto del singolo (art. 35 e ss. Cost.). Qualcosa dovrà pur distinguere l’uomo dalle bestie, oppure no?
Chiedere di cedere sovranità è pertanto una manifesta eversione dell’ordinamento democratico di cui si sono macchiati, a vario titolo, tutti gli esponenti degli ultimi Governi. Soggetti da punire ai sensi degli art. 241 e ss. c.p., ovvero di quei reati che sanzionano specificatamente la lesione di quel bene supremo che è la sovranità.

La Costituzione, come noto, prevede la sola possibilità di “limitare” la sovranità popolare, in condizioni di reciprocità con le altre nazioni, all’esclusivo fine di aderire ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia. Tali limitazioni devono avvenire, come riconfermato dalla Corte Costituzionale anche con la recentissima sentenza n. 238/2014, nel pieno rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento (art. 1-12 Cost.) e dei diritti inviolabili dell’uomo.
Le cessioni di sovranità monetaria ed economica verificatesi con le ratifiche dei Trattati UE sono palesemente contrarie, sia ai principi fondamentali della nostra carta (in primis in quanto appunto cessioni e non già mere limitazioni), che ai diritti inviolabili dell’uomo, che anzi tendono a smantellare progressivamente. Il mezzo con cui si è realizzato tutto ciò sono i vincoli di bilancio via via imposti fin dal poco noto “Protocollo 12″ allegato al Trattato di Maastricht, per poi arrivare oggi al terribile Fiscal Compact. Tali regole hanno causato e causeranno una crisi economica che costituisce e costituirà, ogni giorno di più, la leva con cui cooptare le popolazioni inducendole ad accettare lo smantellamento della democrazia.

Come hanno potuto dei parametri economici distruggere l’economia reale? Semplicissimo. E’ stato sufficiente fissare regole che imponessero agli Stati di tassare più di quanto spendono (a partire dal famoso 3% del rapporto deficit-pil). Uno Stato che tassa più della moneta che immette nel sistema attraverso la spesa, sottrae matematicamente risorse alla collettività finendo con il fermare l’economia reale per carenza di liquidità (come avverrebbe per un corpo a cui è stato tolto troppo sangue). La moneta non cresce nei campi, ma viene creata dal nulla (per lo più telematicamente), dunque se lo Stato non la immette in misura superiore a quanta ne toglie, ed in ogni caso in misura adeguata alle proprie necessità di scambio di beni o servizi dipendenti dalla produzione reale, non c’è via d’uscita alla recessione. La crescita è azzerata ed il risparmio negato istituzionalmente, con buona pace del dettato dell’art. 47 Cost. e della fondazione stessa della Repubblica sul lavoro.

Ovviamente lo scopo recondito di tutto ciò è che uno Stato inefficiente, perché obbligato a dimagrire a causa dei tagli necessari a “sostenere” simili suicidi economici, diventa inviso ai suoi stessi cittadini che a quel punto finiscono necessariamente per sostenere con passione il suo smantellamento, così andando esattamente laddove la finanza voleva portarli, ad un mondo dove l’unico diritto è rappresentato dalla forza economica ed in cui anche la vita ha un prezzo, spesso piuttosto contenuto. Bello privatizzare vero?
Ecco dunque che chi difende queste posizioni è solo e semplicemente un nemico della democrazia e della Repubblica con cui non è possibile rapportarsi. Speriamo che la Magistratura sappia prendere atto che gli artt. 241 e ss. c.p. vanno applicati, ed occorre farlo subito.

Ciascuno deve prendersi la propria responsabilità secondo il ruolo e la posizione occupata nella società, non si attende la manna dal cielo oppure il consenso, prima di far rispettare la legge. Falcone e Borsellino dovrebbero aver insegnato qualcosa a riguardo.
Che l’anno nuovo porti coraggio a chi di dovere. La mia coscienza è a posto, ho già fatto quanto potevo per la Repubblica e proseguirò.
Buon anno a tutti! Che sia quello della liberazione, vorrei tornare a fare solo l’avvocato…»




LEGGE STABILITA’, CLAUSOLA SALVAGUARDIA IVA: BOMBA OROLOGERIA CON STANGATA DA 53,3 MLD DI EURO 2015-2018.

di Cinzia Marchegiani

L’associazione Federconsumatori commenta subito la legge di stabilità che nasconde tra le tante maglie brutte sorprese per il cittadino, ormai ipertassato in un momento di crisi economica dove spesso non esistono le entrate fisse per una famiglia, su cui possono fare affidamento. La legge di stabilità approvata ieri dal Senato, contiene una clausola di salvaguardia automatica con la quale il governo si impegna ad assicurare la correzione necessaria a garantire il raggiungimento del saldo strutturale di bilancio in pareggio a partire dal 2017. In particolare, «è ipotizzata una clausola sulle aliquote Iva e sulle altre imposte indirette per garantire il raggiungimento dell'obiettivo di medio termine per un ammontare di 12,4 miliardi nel 2016, 17,8 miliardi e 21,4 miliardi nel 2017 e nel 2018».

Non è questa la strada per portare il Paese fuori dalla gravissima recessione, tuona Federconsumatori e spiega cosa si nasconde dietro le misure anti-deficit nella legge di stabilità sotto il nome di clausole di salvaguardia: “sono vere e proprie bombe ad orologeria, che potrebbero esplodere se i risultati di risparmio sulla spese pubblica non verranno raggiunti, a partire dall’aumento delle accise sulla benzina, che darà la facoltà di ulteriori stangate, da parte del direttore delle Dogane che dal 30 giugno 2015 potrà aumentare le accise sulla benzina e garantire così all’Erario oltre 1,7 miliardi di euro attesi dagli strumenti finalizzati a contrastare l’evasione Iva, con un aumento della stessa Iva fino al 25,5%.”

E Federconsumatori insiste sull’aumento dell’IVA al 25,5%: ”la clausola di salvaguardia prevede l’aumento dell’Iva ordinaria (attualmente al 22%) al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018. Ritocchi saranno previsti anche per la cosiddetta IVA ridotta attualmente al 10%. Questi gli scaglioni e le scadenze temporali previste dal Governo, che produrranno una ulteriore stangata sui consumatori:

NEL 2016
– l’Iva ordinaria (che oggi è del 22%, ossia per gran parte dei beni di consumo) passerà al 24%;
– l’Iva agevolata (che oggi è al 10%) salirà al 12%. (incasso previsto 12,4 miliardi)
NEL 2017
– l’Iva ordinaria salirà dal 24% al 25%
– l’Iva agevolata sfiorerà il 13%. (incasso previsto 17,8 miliardi di euro)
NEL 2018
– l’Iva ordinaria arriverà dal 25% al 25,5%.
– l’Iva agevolata resterà al 13%. (incasso previsto 21,4 miliardi nel 2018).

Un paese che pensa di risollevare i consumi puntando sull’aumento del mondo dell’Iva non solo non è lungimirante, ma ci si chiede quale sia l’obiettivo primario, perché anche un bambino intuisce la la sequenza logica di una manovra che fa cassa, ma non tutela né il consumatore, né il mondo del lavoro e dell’imprenditoria. Facendo i classici conti della serva Federconsumatori scatta un’istantanea:”Sommati ad 1,7 miliardi di aumento accise, la clausola di salvaguardia produrrà un incasso totale di 53,3 miliardi di euro, con un impatto di 2.220 euro per ognuna delle 24 milioni di famiglie nel quadriennio 2015-2018, o se vogliamo 900 euro a carico di ogni residente, con una ulteriore depressione dei consumi e del potere di acquisto…. Non è questa la strada per portare il Paese fuori dalla gravissima recessione.”

E una domanda più che lecita le famiglie se lo chiedono, chi si sta tutelando? Di certo non le famiglie che ad oggi non riescono più a sostenere né la crisi economica, né la crisi abitativa, né quella del lavoro… Continuando su questa linea, il deserto sarà l’unica prospettiva all’orizzonte e fasce sempre più povere di persone dovranno fare i conti con un governo teso a mantenere un primato indiscusso, l’insostenibilità del vivere. L’ultima perla anche la decisione di aumentare anche l’IVA sul Pellet, dal 10% al 22% che graverà su più di due milioni di famiglie che avevano usufruito degli incentivi puntando su questo tipo di sistema del riscaldamento, sensibilizzati ad un consumo più ecologico dei carburanti come il gasolio o il GPL. Ristrutturati i propri appartamenti con questa nuova tecnologia, le famigle avevano puntato quindi non solo ad un consumo più ecologico ma anche per avere un ritorno economico. Anche qui Federconusmatori chiede al governo un passo indietro:” Non è ammissibile l'avvio di una misura che, come è evidente, andrà a colpire molte famiglie in difficoltà, soprattutto quelle a basso reddito che avevano scelto come scaldarsi”.

 




UGL, FEDERAZIONE ENTI: STATO DI AGITAZIONE DI TUTTI I LAVORATORI DELLE PROVINCE, E' CAOS.

di Cinzia Marchegiani

Natale è alle porte, ma per molti non sarà un giorno lieto e di festa. Proprio ieri è iniziata una protesta in numerose città, in particolare con l’occupazione della sede del Consiglio Città Metropolitana a Roma che proseguirà ad oltranza se il Governo non farà marcia indietro. A proclamare lo stato di agitazione di tutti i lavoratori delle Province sono il dirigente confederale dell’Ugl, Augusto Ghinelli, e Fabiana Attig, coordinatore Ugl dipendenti Provincia di Roma che aggiungono: “si tratta di una vera e propria emergenza, una bomba sociale che, se esplodesse, coinvolgerebbe migliaia di lavoratori e le loro famiglie. L’Ugl non si è mai tirata indietro davanti ad una possibile riforma della Pubblica Amministrazione, a patto che fosse mirata a migliorare l’efficienza della macchina statale e a puntare sulle professionalità interne. Eppure, alle riunioni con il commissario Cottarelli era già chiaro che si stava parlando solo di tagli lineari, con chiusure di sedi e uffici, senza prevedere alcuna tutela per chi vi opera. Un aspetto, questo, che avevamo già denunciato in passato e che oggi unisce i lavoratori che stanno manifestando con rabbia tutto il loro dissenso”.

Gli stessi con l'annuncio diramato ammoniscono che in questo modo si rischia un vero e proprio collasso dei servizi per i cittadini ai quali attraverso una campagna di disinformazione, è stato fatto credere che le Province fossero un ente inutile. 




ARTI E MESTIERI: L'IMPORTANZA DI PUNTARE SULLA QUALITA'

di Silvio Rossi

Certamente il periodo prenatalizio può aver contribuito, molte persone avranno certamente approfittato dell’offerta per acquistare un regalo originale che difficilmente si può trovare nei centri commerciali o nei negozi sotto casa, è però innegabile che la manifestazione “Arti e Mestieri”, svolta questo week end alla fiera di Roma, giunta ormai alla settima edizione, sembra non risentire della crisi economica che ha indebolito, oltre alla normale distribuzione commerciale, anche il settore espositivo.
Molte altre fiere hanno visto quest’anno una diminuzione di presenze rilevante rispetto alle edizioni precedenti, in tutti i settori merceologici rappresentati. Arti e Mestieri invece ha mantenuto intatto il già elevato numero di visitatori dello stesso anno, superando abbondantemente le cinquantamila presenze nei quattro giorni di manifestazione.
Il successo della kermesse è la dimostrazione di come l’artigianale di qualità, il prodotto realizzato con cura, la “chicca” che rappresenta quel toco di raffinatezza senza sfociare nell’ostentazione, è la strada giunta da intraprendere per invogliare i potenziali clienti a orientare le proprie scelte.
Gli espositori del Lazio, in un’ottica distributiva che premia la filosofia del “chilometri zero”, hanno fatto la parte del leone. La presenza di un discreto numero di espositori provenienti da tutte le province del Lazio, supportati dalle Camere di Commercio locali, è stata impreziosita da alcune “perle” giunte da fuori regione, come i tartufi di Acqualagna, che sta cercando di affermarsi come capitale del tartufo (settore in cui la concorrenza è densa e ben agguerrita), le ceramiche siciliane, alcuni prodotti toscani.

Proprio la trifola è uno dei prodotti che ha attirato l’attenzione dei visitatori. L’abbondanza e la buona qualità del prodotto nell’anno corrente, confermata dalle numerose fiere di settore che hanno celebrato il prezioso tubero, hanno convinto numerosi produttori a portare i loro tabella in esposizione. Altro prodotto rappresentato con numerosi espositori è stata la birra artigianale, segno evidente di un fenomeno in ascesa da alcuni anni nel nostro territorio.

Lo spazio dedicato al cooking ha visto la partecipazione di Chef importanti, come Simone Loi, volto di un noto programma di Rai 1; Luigi Cremona, Direttore della Guida Touring Club Italia; Sara Farnetti, nutrizionista Rai; Graziella Sangemi e Pietro Cervoni, medaglie d’argento alla Coppa del Mondo di Cucina che si è svolta in Lussemburgo.

Interessante “La Piazza della Salute”, in cui il Prof. Pier Antonio Bacci ha dialogato di salute e alimentazione con luminari della scienza e della medicina. La giornalista Barbara Castellani ha intrattenuto il pubblico con interessanti talk con ospiti di primo livello.
Formula che vince non si cambia. Gli organizzatori sono già pronti, appena chiusa la rassegna odierna, a ripetere per il prossimo anno la manifestazione con lo stesso impegno profuso fino a oggi.




Arti e Mestieri. L'importanza di puntare sulla qualità

di Silvio Rossi

Certamente il periodo prenatalizio può aver contribuito, molte persone avranno certamente approfittato dell’offerta per acquistare un regalo originale che difficilmente si può trovare nei centri commerciali o nei negozi sotto casa, è però innegabile che la manifestazione “Arti e Mestieri”, svolta questo week end alla fiera di Roma, giunta ormai alla settima edizione, sembra non risentire della crisi economica che ha indebolito, oltre alla normale distribuzione commerciale, anche il settore espositivo.
Molte altre fiere hanno visto quest’anno una diminuzione di presenze rilevante rispetto alle edizioni precedenti, in tutti i settori merceologici rappresentati. Arti e Mestieri invece ha mantenuto intatto il già elevato numero di visitatori dello stesso anno, superando abbondantemente le cinquantamila presenze nei quattro giorni di manifestazione.
Il successo della kermesse è la dimostrazione di come l’artigianale di qualità, il prodotto realizzato con cura, la “chicca” che rappresenta quel toco di raffinatezza senza sfociare nell’ostentazione, è la strada giunta da intraprendere per invogliare i potenziali clienti a orientare le proprie scelte.
Gli espositori del Lazio, in un’ottica distributiva che premia la filosofia del “chilometri zero”, hanno fatto la parte del leone. La presenza di un discreto numero di espositori provenienti da tutte le province del Lazio, supportati dalle Camere di Commercio locali, è stata impreziosita da alcune “perle” giunte da fuori regione, come i tartufi di Acqualagna, che sta cercando di affermarsi come capitale del tartufo (settore in cui la concorrenza è densa e ben agguerrita), le ceramiche siciliane, alcuni prodotti toscani.
Proprio la trifola è uno dei prodotti che ha attirato l’attenzione dei visitatori. L’abbondanza e la buona qualità del prodotto nell’anno corrente, confermata dalle numerose fiere di settore che hanno celebrato il prezioso tubero, hanno convinto numerosi produttori a portare i loro tabella in esposizione. Altro prodotto rappresentato con numerosi espositori è stata la birra artigianale, segno evidente di un fenomeno in ascesa da alcuni anni nel nostro territorio.
Formula che vince non si cambia. Gli organizzatori sono già pronti, appena chiusa la rassegna odierna, a ripetere per il prossimo anno la manifestazione con lo stesso impegno profuso fino a oggi.




LOCAL TAX E IMMOBILIARE: IL SETTORE RISCHIA IL COLLASSO

Redazione

Roma – “Se l’ipotesi di introduzione della ‘local tax’ dovesse effettivamente slittare al 2016, così come pare di capire da fonti di Palazzo Chigi, dal prossimo anno i proprietari di prime case correranno il pericolo che l’aliquota Tasi aumenti fino al 6 per mille senza detrazioni. E a rischiare di più sarebbero i proprietari che abitano nei Comuni dove l’aliquota Imu è cresciuta maggiormente fra il 2012 e il 2013. Fare chiarezza, semplificando con una tassa sulla casa unica e secca, così come annunciato dal premier Renzi lo scorso ottobre, avrebbe voluto dire mettere ordine nella giungla delle imposte sul mattone, dando qualche occasione di ripresa al settore delle compravendite immobiliari”.

Così Valerio Angeletti, Presidente Nazionale Fimaa-Confcommercio, Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari (Agenti immobiliari, Mediatori creditizi, Mediatori merceologici e Agenti in attività finanziaria), commenta l’ipotesi di rinvio della ‘local tax’ al 2016, emersa ieri in un vertice tecnico di Palazzo Chigi.

“L’immobiliare – continua il numero uno di Fimaa-Confcommercio Angeletti – è il motore per far ripartire il Paese. Quello che serve per rimettere in moto la macchina delle compravendite immobiliari e l’intero indotto è uno choc che dia fiducia ai cittadini e a tutto il sistema Italia, a partire dall’abbassamento della pressione fiscale sul mattone. Senza tasse eque e chiare non si va da nessuna parte”.