Caro bollette, oggi in Consiglio dei ministri

“In due settimane abbiamo liberato 30 miliardi per calmierare e coprire il costo delle bollette. Abbiamo messo in sicurezza il nostro tessuto produttivo e già domani (oggi, ndr) il decreto che stanzia i primi 9 miliardi sarà portato in Consiglio dei Ministri.

Fermare la speculazione è fondamentale e stiamo conducendo anche questa battaglia”. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Il caro-bollette e il recupero del potere d’acquisto, eroso dall’inflazione a due cifre, il taglio del cuneo fiscale e le pensioni con l’adeguamento annuale degli assegni all’inflazione con +7,3% da gennaio prossimo, in attesa degli interventi per evitare lo scalone Fornero dal 2023. E il lavoro, “la priorità delle priorità”, dice la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ai sindacati nel primo faccia a faccia a Palazzo Chigi con Cgil, Cisl, Uil e anche l’Ugl.

Su Ita “avete visto quello che è accaduto nelle ultime ore. Quando qualcuno di noi aveva espresso delle perplessità su come si stava procedendo non aveva completamente torto, ci stiamo lavorando”, avrebbe anche detto la premier, secondo quanto si apprende.

Sul tavolo del primo confronto del nuovo governo nella sala Verde con le parti sociali (venerdì ci saranno le associazioni delle imprese) approdano tutti i temi aperti, dalle emergenze alle riforme, con le richieste e le proposte. La premier ascolta e assicura la disponibilità a portare avanti il confronto, mettendo da parte “i preconcetti” e assicurando trasparenza e lealtà ma chiedendo “un supplemento di responsabilità” da parte di tutti: “Stiamo affrontando il momento più difficile della storia della Repubblica”.

L’approccio è “di totale apertura e rispetto. Dove ci porterà questo confronto dipenderà dell’approccio e dalla disponibilità di ciascuno di noi”, chiarisce Meloni. I sindacati apprezzano il dialogo (“un metodo importante”) ma aspettano i fatti.

“Oltre ad una disponibilità al confronto, oggi risposte di merito non ne abbiamo ancora avute”, afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi: dunque “la valutazione è sospesa”.

“Auspichiamo che nelle prossime settimane ci possano essere ulteriori opportunità per discutere nel merito della legge di Bilancio e della prospettiva legata alla crescita, allo sviluppo, alla qualità e stabilità del lavoro”, dice il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra.

“Meloni ha inaugurato una nuova stagione di confronto sociale”, sottolinea intanto il segretario generale dell’Ugl, Paolo Capone. I temi vanno dalla sicurezza sul lavoro alle pensioni. Un fronte su cui lavorare con le prime misure da inserire nella manovra, che però ha “spazi troppo stretti”, sottolinea Landini.

Di qui, la richiesta rilanciata dai sindacati di allargare la tassazione sugli extraprofitti oltre le aziende energetiche e di portarla al 35%: consentirebbe di reperire 14 miliardi l’anno, calcola il numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri.

Sulle pensioni, allo studio resta Quota 41 che dovrebbe essere accompagnata da una soglia di età (61-62 anni) per l’anno prossimo – e che non basta per Cgil, Cisl e Uil – in attesa della riforma complessiva.

Di un sistema che oggi fa i conti con pensioni “basse e quelle future rischiano di essere inesistenti”, riconosce la stessa presidente del Consiglio. Intanto arriva la firma del ministro dell’Economia, Ginacarlo Giorgetti, al decreto che da’ il via a partire dal primo gennaio 2023 ad un adeguamento delle pensioni pari al +7,3%. L’aumento, come previsto dalla normativa vigente, è stato calcolato sulla base della variazione percentuale che si è verificata negli indici dei prezzi al consumo forniti dall’Istat il 3 novembre. Considerando l’effetto dell’indicizzazione delle pensioni all’inflazione, nel periodo 2022-2025, la spesa “assorbirà risorse per oltre 50 miliardi”, afferma Giorgetti. Il sistema attuale prevede tre fasce per la rivalutazione: il 100% dell’inflazione, ovvero in misura piena, per le pensioni fino a 4 volte il minimo (pari a circa 523 euro), il 90% tra le 4 e 5 volte il minimo e il 75% oltre le 5 volte.

C’è inoltre il tema del fisco e la richiesta di confermare e, anzi, aumentare la decontribuzione al 2% prevista fino alla fine dell’anno. I sindacati dicono no alla flat tax, chiedono di fare una riforma “vera” che aumenti il netto in busta paga e colpisca di più l’evasione. E, per ridare potere d’acquisto ai redditi, oltre al taglio del cuneo fiscale, il numero uno della Uil porta la richiesta di detassare subito le tredicesime per dare ristoro ai dipendenti e ai pensionati e, poi, di detassare gli aumenti contrattuali.




Quali tipologie di fondi comuni di investimento esistono

I fondi di investimento sono degli strumenti finanziari che permettono anche ai piccoli investitori di avere a disposizione portafogli ben diversificati.

Il capitale del fondo è costituito dall’insieme di tutto il denaro versato dai singoli investitori, i quali possiedono una percentuale di ogni titolo facente parte del carniere che è pari alla percentuale delle quote acquistate.

Per fare un esempio, se un soggetto possiede una singola quota di un fondo ETF che mette a disposizione un totale di 100 quote, il suo portafoglio sarà costituito dall’1% di ogni asset facente parte del fondo stesso. Naturalmente, è importante studiare e ottenere delle conoscenze di base, come ad esempio quelle che riguardano il significato di ETF o di quota, per poter approfondire e comprendere meglio questi meccanismi.

Come funziona il fondo comune di investimento

Il fondo comune di investimento è un mezzo che consente di raccogliere grandi capitali da utilizzare per effettuare compravendita di azioni, obbligazioni o titoli immobiliari. Definiti a livello giuridico OICR, ossia Organizzazioni di Investimento Collettivo del Risparmio, possono essere gestiti dalle SGR, ovvero dalle Società di Gestione del Risparmio, oppure possono presentarsi sotto forma di Sicav o Sicaf.

Nel primo caso, che è anche quello più diffuso, il capitale del fondo sarà separato da quello sociale, mentre nel secondo caso i due capitali coincideranno.

Chi gestisce il fondo, si occupa di acquistare e vendere i vari asset secondo modalità prestabilite, cercando di ottenere il massimo beneficio dalla gestione del denaro. Gli investitori, dopo aver acquistato le quote, non dovranno invece fare più nulla e potranno limitarsi ad attendere i risultati degli investimenti.

Come tutti gli investimenti, anche i fondi comuni comportano dei rischi, i quali vengono generalmente bilanciati dalla scelta di investimenti che consentono di ottenere una buona diversificazione; nel caso dei fondi passivi, anche la scelta di copiare un benchmark stabile può ridurre i rischi, pur non potendoli annullare.

Tipologie di fondi comuni di investimento

Chi decide di acquistare una o più quote di un fondo, deve valutarne con attenzione le caratteristiche al fine di individuare la tipologia più in linea con le sue aspettative e la sua propensione al rischio.

I fondi comuni si differenziano per:

  • asset;
  • modalità di gestione delle quote;
  • distribuzione delle entrate;
  • scelta dei titoli.

Anche il regolamento a cui è soggetto permette di individuare diverse tipologie di fondo.

Scegliere il fondo comune in base agli asset

In base agli strumenti finanziari trattati, è possibile distinguere le seguenti tipologie di fondo:

  • obbligazionario, ossia con un carniere composto esclusivamente da obbligazioni;
  • azionario, ovvero basato sulla compravendita di azioni;
  • misto flessibile, ovvero composto da azioni e obbligazioni in percentuali non prestabilite;
  • misto bilanciato, composto da un’uguale percentuale di azioni e obbligazioni o comunque da percentuali prestabilite delle une e delle altre;
  • immobiliare, ossia basato sul mercato immobiliare.

La gestione delle quote nei fondi di investimento

In base alle modalità di gestione delle quote, è possibile distinguere fondi chiusi e fondi aperti. I primi non modificano nel tempo il numero di quote e stabiliscono, all’atto di apertura, la data di scadenza del fondo; i secondi, più elastici e diffusi, hanno un capitale variabile e permettono di emettere nuove quote o di chiudere in anticipo quelle già emesse.

Fondi comuni e distribuzione dei guadagni

Nel momento in cui si sceglie un fondo, è importante decidere se optare per uno “a distribuzione”, ovvero che distribuisca i ricavati tra i vari investitori tramite cedolino periodico, o per uno “ad accumulo”, ovvero che reinvesta il capitale guadagnato.

La scelta dei titoli: passiva e attiva

I fondi comuni di investimento di tipo passivo, come gli ETF, effettuano la compravendita di titoli in modo automatico, copiando il benchmark di riferimento, il quale, nel caso dei fondi indicizzati, è un indice di mercato.

I fondi attivi cercano invece di battere il benchmark di riferimento, superandone i profitti attraverso analisi e attenti studi dell’andamento del mercato di riferimento.




“A cavallo della sostenibilità”: Fieracavalli promuove un turismo etico e green

Da Monaco a Verona, dall’Abruzzo alla Valle d’Aosta e dalla Toscana all’Austria: sono infinite le testimonianze di un nuovo modo di fare turismo, dall’alto di una sella, riscoprendo il piacere del viaggio in lentezza presentate nella nuova Area Forum AGSM AIM – A Cavallo della Sostenibilità | Dialoghi sul futuro sostenibile del mondo equestre. Ad apprezzare l’equiturismo, questa mattina, è l’attrice Matilde Gioli che ha percorso la prima ippovia urbana permanente in Italia patrocinata dal Comune di Verona

VERONA Con un ampio potenziale di sviluppo ancora da esplorare e valorizzare, l’equiturismo è protagonista della 124ª edizione di Fieracavalli che, anno dopo anno, si fa collettrice di testimonianze di associazioni, guide e trekker esperti chiamati a raccontare le proprie esperienze lungo le ippovie, più o meno battute, non solo sul territorio italiano.

Con l’intento di diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati di trekking a cavallo e promuovere i valori che il turismo equestre incarna, Fieracavalli propone – all’interno dell’Area Forum AGSM AIM – Il Viaggio che cambia | Cavallo, turismo e sostenibilità – interviste, incontri e tavole rotonde per mettere in luce la bellezza dell’Italia, ma non solo, da scoprire dall’alto di una sella.

Simbolo di un turismo etico e green, il viaggio a cavallo permette una scoperta consapevole del territorio, lungo itinerari lenti, a contatto con la natura, come le ippovie urbane e rurali presentate oggi da Linda Fabrello (ASD Horse Valley), Fabrizio Forsoni (UISP Nazionale) e l’atleta Carmine Calvanese nel talk a cura di Reverse. Tra queste anche la prima ippovia urbana permanente in Italia, patrocinata dal Comune di Verona, inaugurata l’anno scorso e percorsa, proprio questa mattina, da Matilde Gioli. L’attrice, amante del mondo equestre, non si è fatta sfuggire l’occasione di visitare la “città del cavallo” da una prospettiva diversa e soprattutto con un altro ritmo. Un itinerario di 15 km della durata di 4 ore, che rimarrà fruibile a tutti gli amanti del trekking a cavallo, con partenza dal Lungadige Attiraglio (Corte Molon), arrivo in Piazza Bra e ritorno al Parco dell’Adige Nord, alla scoperta di Verona e del fiume Adige che la attraversa.

Nello stesso talk è stato presentato anche il raid equestre Monaco – Verona, emblema del turismo slow, tornato dopo 17 anni dalla sua ultima edizione. Accompagnati da Horse Adventure, 4 cavalieri di Natura a Cavallo e 4 amazzoni del Circolo Ippico Valpolicella, hanno affrontato un itinerario di oltre 600 km, suddiviso in 25 tappe, che collega la capitale bavarese al comune scaligero. Il progetto – promosso da Fieracavalli, Veronafiere e l’Associazione di Promozione Sociale “Territorio, Sostenibilità e Inclusione” di Verona – mette al centro il cavallo come richiamo naturale tra uomo e pianeta e come mezzo per sensibilizzare su diversità e forme di disabilità. Grazie alla collaborazione dell’Associazione Nazionale Allevatori Cavalli di Razza Bardigiana e di ANAREAI, il Raid promuove anche l’allevamento e il patrimonio zootecnico italiano. Le amazzoni, infatti, hanno affrontato il viaggio in sella a quattro soggetti di cavalli Bardigiani che oggi verranno donati a centri dedicati ad Interventi Assistiti con gli animali per aiutare categorie fragili.

Tra gli ospiti più attesi dell’Area Forum c’è stata anche Paola Giacomini – l’esploratrice a cavallo arrivata a Veronafiere dalla Mongolia nel 2019 dopo aver percorso in sella 9 mila km – che, quest’anno, in occasione del centenario del Parco Nazionale dell’Abruzzo e il Parco Nazionale del Gran Paradiso, ha affrontato una nuova esperienza di viaggio partendo il 16 giugno dalla regione dell’Italia centrale per arrivare in Valle d’Aosta. Con i suoi due cavalli, Custode e Cigherè, ha percorso 1.000 km attraversando 8 parchi nazionali. Tema centrale del viaggio il cambiamento climatico: in ogni luogo Paola ha incontrato botanici, geologi e biologi con l’intento di riflettere su come il paesaggio sta cambiando.

Tra i racconti di viaggio anche quello di Angelika Schneider, “Ritorno in Austria a cavallo, sulle antiche vie romane, da Peccioli a Lech”. Arrivata in Italia nel 1983 dall’Austria, il sogno di Angelika – istruttrice di equitazione – è sempre stato quello di voler far ritorno a casa in sella ai suoi cavalli percorrendo 930 km tra la Toscana e l’Austria. Quest’anno, insieme alla sua allieva Giulia, è finalmente riuscita a realizzarlo con il progetto “Il viaggio è la meta”. Il 15 settembre, in sella di Gamma e Ares, sono partite da Peccioli per raggiungere Lech.

In 37 giorni di cammino hanno costeggiato 8 fiumi e percorso vie dei tempi romani e medievali: dalla Via Francigena fino alla Via Claudia Augusta, risalente a 2000 anni fa.




Banca Popolare del Lazio, dalla lettera di “soci coraggiosi” alla fusione tra Blu Banca e Banca Valconca

Ancora al centro dell’attenzione del nostro quotidiano la fusione tra Blu Banca – la collegata del gruppo Banca Popolare del Lazio – e la Banca Popolare Valconca. In questa fase il ruolo dei media è importante perché funge anche da archivio storico della cronaca e critica degli ultimi tempi e permette di trarre conclusioni ragionevoli e coerenti con i fatti. Nel caso contrario, con l’appiattimento dei media spesso assoldati ai poteri forti, la memoria svanisce e si resta in balia del buono e del cattivo tempo.
E così, siamo qui a ricordare con tanto di video ritrovato, le parole che neppure due anni fa spendeva per la Banca Popolare Valconca l’attuale direttore generale Dario Mancini che con soddisfazione parlava del rilancio della popolare con la sua identità, appartenenza e valori, parlava di riduzione dei crediti deteriorati di oltre 75 milioni euro e approvazione bilancio con buone prospettive per il futuro da presentare in quella che era la prossima assemblea dei soci.

L’INTERVISTA DEL 2020 AL DG DI BANCA POPOLARE VALCONCA

Oggi, lo stesso Mancini pieno di speranze che soltanto due anni fa parlava di rilancio, giustifica la fusione con Blu Banca come se fosse l’unica via d’uscita per garantire un futuro a Valconca che naviga in brutte acque.

Intervista AL DG DI BANCA VALCONCA DEL 2022

Una banca che con la fusione andrebbe a perdere definitivamente la sua identità come del resto ha detto l’ex presidente Valconca Gianfranco Vanzini che stiamo cercando per farci una chiacchierata e anche Federconsumatori Rimini Graziano Urbinati che ha espresso preoccupazione per i soci Valconca e per questa fusione.

L’Osservatore d’Italia con questo “richiamo” giornalistico ha inteso mettere a confronto anche questi due spezzoni di video per capire meglio l’evoluzione di una banca “sana” due anni prima e che due anni dopo si trova talmente sull’orlo del default e che deve affrettarsi a garantirsi un futuro con la fusione con Blu Banca, costola del gruppo Banca Popolare del Lazio presieduta dal notaio Edmondo Maria Capecelatro che con grande sorpresa siede addirittura nel Consiglio di amministrazione della Banca Popolare Valconca. Strane coincidenze. A breve usciremo con una nuova puntata…

DI SEGUITO TUTTI GLI ARTICOLI DE L’OSSERVATORE D’ITALIA SU BANCA POPOLARE DEL LAZIO




Fusione Blu Banca (gruppo BPL) e Valconca: quando scegliere il “futuro” per il bene del passato

Graziano Urbinati esponente di Federconsumatori Rimini ha espresso preoccupazione rispetto alla accelerazione dei tempi per la fusione prevista tra Banca Popolare Valconca e Blu Banca. Dopo l’ok della Banca d’Italia, c’è una data stretta che scandisce ritmi serrati: l’assemblea dei soci prevista il 20 novembre. Federconsumatori Rimini è preoccupata per il futuro degli azionisti “che rischiano di ritrovarsi in Blu Banca, depauperati, come già malauguratamente accaduto con Banca Carim”.
Che intende? Semplicemente che Banca Carim dopo la fusione in Credit Agricole è fattivamente scomparsa, estinta come del resto ha spiegato Gianfranco Vanzini l’ex presidente della Banca Popolare Valconca in una recente replica pubblicata su “La piazza online” all’avv. Ronci, Presidente del Cda della Banca Popolare Valconca.
Ronco avrebbe detto a Vanzini che la Banca continuerà ad operare sotto le insegne storiche della Banca Popolare Valconca. La fusione serve a questo scopo: garantire un futuro a Banca Valconca…”.
Nelle idee di Vanzini però non è così perché nel progetto di fusione a pag. 5 c’è scritto: “La fusione determinerà, alla data del perfezionamento della stessa, l’estinzione della Società  Incorporanda”.
Vanzini è lapidario: “La fusione determinerà, alla data del perfezionamento della stessa, l’estinzione della Società  Incorporanda”.
E dice ancora: “Sull’utilizzo delle insegne BPV l’accordo quadro è chiaro sul punto e Blu Banca è impegnata alla loro conservazione sul territorio”. (Che cosa prevede l’accordo quadro? Possiamo saperlo?) Caro Presidente, non scherziamo sulle cose serie. Il Progetto di Fusione parla di ESTINZIONE che ha un significato ben preciso: la Banca scompare, non esiste più. Esattamente come è successo alla Carim dopo la fusione in Credit Agricole, sono rimaste solo le insegne scolpite nei muri delle filiali perché costava distruggerle, ma quelle che contano sono quelle aggiunte dopo e legittimamente da Credit Agricole. E allora non prendiamoci in giro, siamo tutti adulti e sappiamo leggere e scrivere, ragioniamo serenamente insieme e cerchiamo le soluzioni migliori e utili per i clienti, i dipendenti e gli oltre 4000 soci di BPV, ma con una premessa indispensabile diciamo LA VERITA’ e non nascondiamoci dietro discorsi vaghi e fumosi. Veniamo ai numeri, io ho citato gli unici numeri presenti nel Progetto di Fusione, che sono quelli che contano e che determineranno le quote di proprietà della nuova Blu Banca. Ai vecchi soci BLU Banca spetterà il 93% (Novantatre per cento)  ai nuovi soci (ex BPV) il  7% (Sette per cento), in pratica non conteranno niente.
Secondo me sono valori sproporzionati”.  Parole pesanti di vera preoccupazione quelle espresse da Vanzini ma sorrette da dati e da richiami inconfutabili.
Così quelle espresse da Graziano Urbinati di Federconsumatori Rimini: ”Da quanto apprendiamo – si legge in una nota dell’associazione – la fusione prevede una operazione di contro cambio. I termini dell’offerta prevedono l’emissione da parte di Blu Banca di 37.501 azioni ordinarie da assegnare ai soci della Banca Popolare Valconca. Ogni socio avrà una azione ordinaria Blu Banca di nuova emissione per ogni 282 azioni ordinarie”. Federconsumatori ricorda che “il sistema bancario del nostro territorio è stato rivoluzionato con operazioni di fusioni e acquisizioni, così come a livello nazionale, in cui il controllo dei nostri principali istituti bancari sta passando progressivamente in mani estere” e, prosegue l’associazione “questi profondi cambiamenti sono stati pagati a caro prezzo dai risparmiatori, spesso pensionati che avevano investito i loro risparmi o il TFR frutto di una vita di lavoro.”
E poi ci siamo noi della redazione dell’Osservatore d’Italia che continuiamo a dare lettura del verbale di Banca d’Italia per cui abbiamo già scritto diversi approfondimenti.
Un verbale che parla di mancate dichiarazioni di conflitti di interesse, rischi per finanziamenti dati senza garanzie. Prendiamo anche i mutui agrari come grande esempio del modus agendi del gruppo BPL.
“L’esame di un campione di 32 posizioni ha evidenziato la sistematica concessione di fido esorbitanti rispetto alle capacità di rimborso degli affidati. Il 38 per cento del campione è stato riclassificato tra le posizioni deteriorate, i conseguenti squilibri finanziari hanno spesso determinato il deterioramento delle posizioni a breve distanza dalle erogazioni. [   ]. In merito rileva inoltre la circostanza che le facilitazioni veicolate dalla società di mediazione (tra banca e agricoltore) Coopcredit sono state accordate anche in presenza di elementi di attenzione sollevati dagli analisti e a seguito del rigetto di precedenti richieste”.
Ad esempio i mutui per un totale di 6 milioni di euro concessi al gruppo Capitani dal consiglio di amministrazione su proposta dell’allora direttore generale BPL Massimo Lucidi (oggi alla guida di Blu Banca), destinati a finanziare capannoni e impianti agricoli. L’istruttoria aveva rilevato l’assenza di adeguata capacità di rimborso. “La garanzia ISMEA prospettata in istruttoria per 800 mila euro è stata esclusa con delibera d’urgenza del Presidente del 12/10/2016 su proposta del direttore. All’epoca delle concessioni erano noti vari elementi pregiudizievoli”.
Ma non è tutto è doveroso anche sottolineare come gli ispettori di Banca d’Italia abbiamo evidenziato che dalla movimentazione transitata sui conti in essere presso la Bpl si evince un utilizzo dei mutui per finalità diverse (sottoscrizioni di fondi, giroconti…).
“Hanno contribuito ad appesantire la situazione economica delle imprese finanziate – si legge ancora nel verbale – le commissioni corrisposte da queste alla Coopcredit (3% dell’importo erogato). In proposito è emerso che si trattava quasi sempre di aziende che non necessitavano di presentazione in quanto già clienti della Banca”. In pratica le relazioni di Coopcredit erano la copia dei dati già forniti alla Banca dalle stesse imprese. Paradossale come paradossale è il ruolo di Ampla (la società della cognata di Massimo Lucidi che spesso ha istruito le pratiche presso ISMEA per conto di Coopcredit); un meccanismo drogato dalla necessità ben poco trasparente di dover far affluire denaro della Banca alla società della cognata del direttore Generale Lucidi. Un sistema che Banca D’Italia non ha mai voluto vedere potendo ottenere in cambio, in una forma di malato rapporto simbiotico, la pulizia sul territorio di banche in cattive acque, fin quando non sarà la stessa incorporante che inevitabilmente verrà incorporata per essere essa stessa caduta in disgrazia a causa delle troppe acquisizioni. I soci che oggi fanno la parte del Leone, domani saranno a loro volta gazzelle al pari dei poveri ed evidentemente disperati soci Valconca. Tanto disperati da dover accettare di essere incorporati i una banca i cui vertici sono i “pupilli” della Banca d’Italia, non certo una garanzia di trasparenza, visti i precedenti.
Così come paradossale può rivelarsi la dinamica di girarsi dall’altra parte e fare finta di nulla, lasciare andarsi al fatto che chi decide il bello e il cattivo tempo, chi finanziare e chi no, chi tenere e chi scartare, a chi dare mutui milionari e a chi no, a chi premiare e a chi mettere alla porta siano sempre dei signori di una governance che non viene colpita da Banca d’Italia per le inadempienze ma addirittura sembra quasi “promossa” per la fedeltà nel togliere le caldarroste dal fuoco senza batter ciglio.
In tanti si chiedono perché Banca d’Italia che dovrebbe vigilare e perseguire le condotte e criticità che andiamo evidenziando da anni sembra quasi fare parte attiva di una dinamica che “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”, ovvero quella per cui presumibilmente, dati i fatti, si chiude un occhio sulle condotte perseguibili e malsane in cambio di accogliere a braccia larghe banche sull’orlo del dafult, come successo per la popolare di Spoleto e ora con Valconca. Ma ad inglobare è un ormai colosso che agisce come vuole, sicura di essere intoccabile. Come dicevamo, sono solo pensieri cattivi. Ma se si aprisse un processo serio d’ufficio…allora forse sarebbe difficile giocare al gioco della scimmia: non vedo, non sento e non parlo.
Il 20 novembre è dietro l’angolo, un sussulto di appartenenza alle radici, la possibilità di domandare, dissentire, riflettere sul vero significato di “futuro”.



Banca Popolare del Lazio, Blu Banca e fusione con la popolare Valconca: scoperto l’arcnano. Chi siede su più poltrone?

La prima settimana di Ottobre è stato ricevuto il provvedimento con il quale la Banca d’Italia ha rilasciato l’autorizzazione alla fusione per incorporazione di Banca Popolare Valconca S.p.A. in Blu Banca S.p.A..

Le società hanno depositato presso ciascuna delle sedi sociali di Blu Banca S.p.A. e di Banca Popolare Valconca S.p.A. la documentazione inerente alla fusione.

Il Consiglio di Amministrazione di Blu Banca S.p.A. provvederà a convocare l’assemblea straordinaria dei soci. Il Consiglio di Amministrazione della popolare Valconca ha già provveduto a convocare l’assemblea straordinaria dei soci, chiamata a deliberare in merito all’operazione di fusione per la data del 20 novembre 2022.

Sono giornate frenetiche in cui se prima, si presume, poteva aleggiare qualche titubanza sulla fusione in qualche recondita coscienza di soci o simpatizzanti della popolare Valconca, pian piano, un passo alla volta, la presunta nebbia sembra essersi diradata in favore di una idea: anziché fare naufragare la Valconca, meglio buttarsi nelle braccia di una banca come Blu Banca (Gruppo Banca Popolare del Lazio) pronta a risollevare le sorti della “malconcia”.

Chi è meglio avvezzo a utilizzare i proverbi direbbe con ironia “chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. Ma perché mai tanta ingratitudine? Non è forse Banca Popolare del Lazio l’istituto passato alle cronache per la poliedricità e il trasformismo ma anche per la drastica riduzione del valore delle azioni dall’insediamento dell’ultima governance?

È notizia consultabile e ufficiale che il prezzo delle azioni è sceso dalle quasi 40 euro dell’era precedente all’attuale governance fino a 17 euro e rotti centesimi. Soltanto lo scorso anno la BPL si è trovata a dover rimborsare con 40 mila euro una vittima del cosiddetto “risparmio tradito”.

Non è Banca Popolare del Lazio cui dinamiche di prestiti senza garanzie hanno richiamato l’attenzione della Guardia di Finanza e a scoppio presuntivamente ritardato della Banca d’Italia? Non è la BPL ad aver collezionato una sfilza di mancate dichiarazioni di conflitti d’interesse? Tanto che uno dei consiglieri ha subito un sequestro preventivo penale per ben 2 milioni di euro e il figlio oggi ancora siede nel Consiglio di amministrazione della banca.
Non è la BPL interessata da condanne alla restituzione del valore delle azioni ai presuntivamente malcapitati soci?

Ebbene, in un momento dove chi ha gli occhi foderati di prosciutto, le orecchie turate e le corde vocali sonnolenti (la presunta condotta: non vedo, non sento e non parlo), c’ è un ennesimo paradosso. Ma per farlo ben comprendere occorre declinare i cosiddetti “pezzi da novanta”.

Il presidente di Banca Popolare del Lazio è il notaio Edmondo Maria Capecelatro che si è trovato più volte diviso tra il suo ruolo di notaio e quello di “garante” della banca, chi non ricorda le vicende che abbiamo narrato di Capecelatro che poneva in essere una serie di attività tese a favorire Salvatore Ladaga (un politico locale di Velletri per cui il Notaio presidente ha fatto alienare dal Ladaga in favore della moglie separata tutti i propri beni immobili sottraendoli di fatto al credito vantato dalla Banca) e Italo Ciarla (ex vicepresidente della Banca, oggi presidente Onorario) che prima di far sottrarre i propri beni e dei loro cari dall’aggressione della BPL, pensava bene di citare in giudizio altri istituti bancari (Ex Toniolo) chiedendo la condanna per avergli praticato interessi usurari ed anatocistici.

Ma di situazioni che fanno arrossire i più sprovveduti ce ne sono più d’una. Proseguiamo con un altro membro della governance. Fino a circa due anni fa l’amministratore delegato di BPL era Massimo Lucidi, per intenderci citato in molte nostre cronache per essere cognato di Angela Ghirga socia di maggioranza di una società di mediazione della BPL, oppure lo ricordiamo per aver incoraggiato il finanziamento di oltre un milione e mezzo senza alcuna garanzia a una società di Perugia (la Protercave) di G.C. Lucidi, padre di Fabrizio che all’epoca dei fatti, diviene direttore di filiale della Banca Popolare di Spoleto dove lo stesso G.C. è consigliere d’amministrazione, lo stesso G.C. presidente del Consorzio Apifidi che ha garantito G.C. (se stesso!) e presentato in Banca Popolare del Lazio per l’apertura dei conti quale amministratore della Protercave.

Lucidi si è dimesso dalla Bpl per guidare la controllata Blu Banca. E Ora l’operazione Valconca, una popolare con sede in Emilia Romagna.

Ebbene, guardando la governance della Valconca rimaniamo di stucco: chi siede in consiglio di amministrazione? L’onnipresente Notaio Edmondo Maria Capecelatro!

Chissà se avrà votato a favore della fusione con la controllata della banca popolare del Lazio di cui è presidente?

Chissà se Capecelatro è al corrente che l’art. 36 del “Decreto Salva – Italia” (d.l. n. 201/2011, poi convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214), ha introdotto nell’ordi­namento italiano un esplicito divieto di interlocking? Un interlocking directorate può essere definito come il legame personale che si instaura tra due imprese nel momento in cui l’amministratore di una sieda anche nel consiglio di amministrazione dell’altra.

Legami di tale tipo possono presentarsi come orizzontali o verticali, a seconda che le imprese interlocked operino o meno ad un medesimo livello sul mercato e l’art. 36 del Decreto Salva Italia è stato emanato per tutelare la concorrenza nei mercati del credito e finanziari.

Le preoccupazioni in merito alla situazione concorrenziale in tali settori erano state portate all’attenzione pubblica dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) all’esito dell’Indagine Conoscitiva sulla corporate governance di banche e compagnie di assicurazione attive in Italia, nota come IC36. Tale indagine aveva evidenziato come più dell’80% dei gruppi esaminati (pari al 96% dell’attivo globale del campione analizzato) presentassero al loro interno legami riconducibili alla tipologia degli interlocking directorates.

Ma ormai la tanto agognata commissione banche sembra essere un lontano ricordo naufragato nelle primordiali e più buone intenzioni del giornalista Paragone che tra l’altro è stato anche contattato per dire la sua sugli approfondimenti che questo giornale ha fatto su BPL.

Silenzio. Nessun fruscio sulle nostre sequenze. Non ci si sorprende quasi più di nulla. Ma poi, nel caso ci fosse qualche futuro sussulto giudiziario sarebbe difficile dover ammettere che nessuno ne aveva parlato.




Presentata a Roma la Borsa Internazionale del Turismo delle Radici, in programma a Matera

È stata presentata A Roma dall’Agenzia di Promozione territoriale della Basilicata, Enit e ministero degli Affari esteri presso la sede dell’Associazione Stampa Estera ‘Roots-in, la prima borsa internazionale del turismo delle origini’, in programma a Matera il 20 e 21 novembre 2022.

“L’evento che stiamo organizzando – ha detto Antonio Nicoletti, direttore generale di APT Basilicata – rappresenta più occasioni di incontro: da un lato, ed è il nostro principale obiettivo, l’incontro fra la domanda e offerta in un settore del turismo che esiste da sempre ma che aspettava di essere adeguatamente valorizzato; dall’altro lato sarà anche una occasione di incontro, grazie al forum del 20 novembre, tra chi lavora alle politiche nazionali per il turismo delle origini e la riqualificazione dei borghi e il mondo degli operatori e delle istituzioni territoriali. È un evento che interessa tutta l’Italia così come il fenomeno dell’emigrazione e del viaggio di ritorno è un fenomeno che attraversa l’intera Penisola. L’attenzione che abbiamo riscontrato anche grazie all’impegno dell’Enit presso i mercati esteri è altissima e lo testimoniano le adesioni entusiaste da parte di operatori turistici provenienti da tutto il mondo”. Nel corso della conferenza stampa è stato presentato il sito dedicato all’evento www.roots-in.com, il nuovo logo che accompagnerà l’evento ed è stato illustrato il programma delle attività a partire da un educational tour che porterà gli operatori in giro per la Basilicata nei giorni che precedono l’evento. Ad illustrare dati numerici riguardanti il turismo delle origini l’amministratore delegato di Enit, Roberta Garibaldi. “È un turismo su cui puntiamo – ha detto Garibaldi – e punteremo anche di più in vista dell’Anno delle radici che sarà nel 2024. Già 6 milioni di italiani tornano in Italia ogni anno per questo motivo per un totale di 60 milioni di pernottamenti. È importante perché si muove su tutto l’anno (con un piccolo picco ad agosto) e riguarda anche molto i giovani che vogliono riscoprire le loro origini. La spesa media è 74 euro perché spesso si dorme a casa dei parenti e si perde la componente alberghiera, la provenienza più forte è da tutto il Sudamerica (Argentina e Brasile in primis) ma anche Stati Uniti”. Alla conferenza stampa è intervenuta anche Marina Gabrieli, coordinatrice nazionale progetto Pnrr – Turismo delle radici del ministero degli Affari esteri: “La Basilicata è una delle regioni più attive su questo tema tant’è che è stata inserita nel primo volume della guida alle radici italiane. L’evento di Matera rappresenta una tappa importante del percorso di avvicinamento all’anno delle radici in programma nel 2024. In questo periodo stiamo costruendo una rete fra tutte le regioni italiane, nel 2023 promuoveremo queste iniziative nelle delegazioni degli italiani che vivono all’estero. La sfida che abbiamo davanti è dare nuova vita ai borghi che si stanno spopolando e dare una opportunità agli italiani che vivono all’estero per rinsaldare il loro legame. Anche per questa ragione stiamo realizzando il passaporto del turista delle origini che consentirà di avere una serie di agevolazioni per i loro soggiorni e viaggi di ritorno”.

Scheda

●        Roots-in si terrà a Matera nei giorni 20 e 21 novembre 2022 e vedrà confrontarsi acquirenti provenienti da tutto il mondo e venditori italiani.

●        Il 20 è in programma una conferenza in cui da un lato saranno presentate le iniziative del governo e le prospettive legate alla valorizzazione del settore, dall’altro lato saranno forniti elementi utili ai territori e agli operatori per sviluppare questo segmento turistico.

●        Per questo evento è online un sito dedicato dove si  possono acquisire informazioni e prenotarsi agli incontri: www.roots-in.com.

●        Un progetto che si muove in coerenza e sintonia con il progetto “2024 Anno del Turismo di ritorno: Alla scoperta delle origini” finanziato dal Governo con i fondi del PNRR.

●        Le potenzialità sono enormi per tutte le regioni italiane.

●        Nel 1997 l’ENIT inseriva nella categoria «Turista delle Radici» 5,8 milioni di viaggiatori che visitavano il nostro paese. Nel 2018, undici anni dopo, questo numero era aumentato a 10 milioni (+72,5%).

●        Nel 2018 il flusso economico in entrata generato dal Turismo delle Radici è stato pari a circa 4 miliardi di euro (+7,5% rispetto all’anno precedente).




Ristrutturazione a costo zero: tutti i consigli per risparmiare

La ristrutturazione della casa si rende necessaria quando l’edificio è ormai obsoleto o quando nascono delle nuove necessità da parte di chi vive la casa ogni giorno. In entrambi i casi, gli obiettivi di una ristrutturazione sono: migliorare il comfort abitativo e ridurre i consumi energetici grazie all’efficienza.
Grazie ai bonus casa previsti dal governo, la ristrutturazione può anche essere a costo zero, considerando che ci sono agevolazioni che permettono di recuperare l’intero investimento. 
Bisogna però fare attenzione non solo ai requisiti, ma anche alle scadenze delle singole agevolazioni che con la legge di bilancio 2022 sono state prorogate fino al 2025, ma con delle specificità da tenere sotto controllo. Il consiglio è quello di rivolgersi ad aziende esperte nel settore per avere un’idea chiara su come procedere e per capire, ad esempio, quanto costa rifare un bagno ex novo alla luce delle possibilità di sconto. In questo approfondimento ci sono tutti i consigli per risparmiare tenendo conto dei bonus previsti per legge e delle relative scadenze.

Superbonus 110%

Parliamo dell’agevolazione più conveniente di tutte, che permette di avere un’abitazione ad alta efficienza energetica recuperando tutto l’investimento in maniera immediata, con la cessione del credito e lo sconto in fattura.

Negli ultimi mesi ha generato alcune criticità, poiché non erano ben chiari i sistemi di controllo e si è generato un blocco agli accrediti per le aziende che si erano esposte.

Nel decreto aiuti bis, tali problemi per il Superbonus 110% sono stati risolti, con alcune modifiche chiave per liberare i fondi a favore di chi aveva realizzato un progetto a norma e senza rischio truffa.
Alla luce delle nuove regole, si può quindi procedere, per i progetti edilizi con i bonus casa, alla richiesta di fondi per riqualificare la propria abitazione.
La scadenza per il Superbonus è fissata al 2025, ma dal 2023 cambieranno le percentuali di sconto in base al tipo di intervento:

  • per i lavori effettuati dai singoli contribuenti il 110% spetta per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022, con la condizione di aver saldato il 30% entro il 30 giugno 2022;
  • per gli interventi in condominio o in edifici da 2 a 4 unità immobiliari il bonus è prorogato fino al 31 dicembre 2023. Nel 2024 la percentuale scende al 70% e nel 2025 al 65%;
  • per la ristrutturazione di edifici, quali ex case IACP e cooperative edilizie, la detrazione è valida fino al 31 dicembre 2023 se entro il 30 giugno 2023 siano stati effettuati almeno il 60% degli interventi.

Ecobonus e bonus casa

Queste agevolazioni esistevano già prima del Superbonus 110%, e sono destinate agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Danno la possibilità di recuperare rispettivamente il 65% (fino all’85% per casi particolari) e il 50% delle spese sostenute. Sono stati prorogati fino al 31 dicembre 2024 con le stesse condizioni e, se si effettuano lavori particolarmente avanzati dal punto di vista del risparmio energetico, i costi si possono detrarre direttamente in fattura, senza il rimborso Irpef nella dichiarazione dei redditi, che verrebbe spalmato su più anni.

Bonus mobili ed elettrodomestici

Chi ha eseguito lavori di ristrutturazione con i bonus, può anche richiedere il bonus mobili ed elettrodomestici, che consente di avere una riduzione delle spese del 50% per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici a basso consumo. Valido fino al 31 dicembre 2024, subirà delle modifiche per il budget massimo disponibile, che dal 1° gennaio 2023 passerà dai 16 mila euro attuali ai 10 mila euro.

 




Turismo, conclusa la 59esima edizione di TTG Travel Experience di Rimini

L’evento ha ospitato il debutto della Destinazione Lazio Meridionale D.M.O.
 
Appena conclusa la 59° edizione di TTG Travel Experience di Rimini, la manifestazione nazionale B2B di riferimento per la promo-commercializzazione del turismo mondiale in Italia e per la commercializzazione dell’offerta turistica italiana nel mondo. L’evento ha ospitato il debutto della Destinazione Lazio Meridionale D.M.O., l’associazione di promo-commercializzazione turistica nata a cavallo delle province di Frosinone e Latina grazie all’impegno di Enti sia pubblici che privati. La delegazione partecipante era composta dal presidente Giorgio De Marchis e dal Destination Manager Stefano Soglia che hanno registrato un primo, fondamentale, interesse da parte degli operatori sulla proposta proveniente da questo territorio, tanto ricco e variegato.

Una tre giorni intensa che ha visto i due rappresentanti prendere parte ad una serie di appuntamenti in quella che figura tra le principali fiere di settore in Italia. Particolare risalto ha avuto infatti il panel tenuto in collaborazione con la D.M.O. Latium Experience, la presentazione è stata tenuta dai rispettivi Destination Manager: Stefano Soglia per la Destinazione Lazio Meridionale e Paola Cosimi per Latium Experience.

L’evento si è svolto nel segno della ripartenza, confortato dai dati diffusi dal Unwto World Tourism Barometer, secondo i quali il settore turistico ha recuperato quasi gli stessi numeri arrivi/presenze pre-pandemia, riflettendo la forte domanda repressa di viaggi internazionali e l’allentamento delle restrizioni di viaggio.

Lo staff della D.M.O., finanziata dalla Regione Lazio attraverso l’Avviso pubblico “Attuazione di interventi a sostegno delle destinazioni turistiche del Lazio” del 11/02/2021, ha espresso grande soddisfazione per l’accoglienza ricevuta e per aver ritrovato in loco alcuni degli associati all’appuntamento riminese volto a promuovere il turismo.

“Siamo in una fase molto importante sia per la nostra D.M.O. che per il turismo nazionale” -ha dichiarato il Presidente Giorgio De Marchis– “in questo periodo infatti stiamo ultimando gli strumenti utili agli operatori del turismo territoriale per garantire un posizionamento sul mercato in linea con i principali competitor. La strategia che stiamo portando avanti prevede un’azione tanto in linea con la proposta regionale, quanto integrata con le vicine D.M.O. di Latina e della Valle di Comino. L’impegno sinergico e la standardizzazione dei prodotti garantiranno ai tre territori a Sud di Roma di rimanere sul mercato con le proprie migliori proposte ben oltre la fine del progetto finanziato dalla Regione Lazio. L’esperienza a Rimini di questi giorni ci ha dimostrato concretamente che, sia a livello nazionale che estero, c’è grande interesse intorno ai territori emergenti come il nostro. È stato un piacere annunciare in un contesto tanto prestigioso che a breve presenteremo il brand e l’immagine coordinata della nostra destinazione, in un evento appositamente realizzato.”




Energia, aumento incontrollato dei prezzi: AGCM e ARERA pronti a intervenire

Il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), Roberto Rustichelli e il presidente dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA), Stefano Besseghini, si sono incontrati a Roma per parlare della situazione del mercato dell’energia.

A valle della riunione, con una nota congiunta, intendono contribuire a chiarire natura e vincoli delle “Modifiche unilaterali dei contratti di energia elettrica e gas” anche alla luce delle norme del decreto Aiuti bis (Decreto-Legge n. 115 del 2022 art.3) al fine di garantire la tutela dei clienti e l’equilibrio del sistema energetico nazionale.

L’aumento incontrollato dei prezzi dell’energia e lo stato di incertezza generale causato dalle tensioni internazionali stanno coinvolgendo sia i consumatori che gli operatori del settore energetico, traducendosi talvolta in iniziative che possono configurarsi come pratiche commerciali scorrette o violazioni della regolazione di settore.

Ne sono testimonianza diverse segnalazioni alle Autorità, da parte di consumatori, per violazioni del suddetto art.3 del DL Aiuti bis, principale novità nel contesto delle variazioni unilaterali di contratto, nonché per utilizzi impropri degli strumenti del recesso del venditore e della risoluzione per eccessiva onerosità.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – afferma il presidente dell’AGCM, Roberto Rustichelli – sottolinea come la sua azione sia guidata, ancora una volta, dalla centralità della figura del consumatore, soprattutto nell’attuale congiuntura economica che sta vedendo progressivamente peggiorare le prospettive di qualità della vita dei cittadini. L’Autorità confida che le imprese del settore manterranno una compliance aziendale rispettosa della legge, ma è pronta ad intervenire qualora venissero adottate condotte lesive dei diritti dei consumatori e degli assetti del mercato”.

Per il presidente di ARERA, Stefano Besseghini“In un momento tanto complesso che tiene l’intero sistema energetico in un delicato equilibrio e nella marcata esigenza di contemperare gli interessi a volte confliggenti dei diversi soggetti coinvolti, è assolutamente necessario che il quadro di regole entro cui muoversi sia chiaro, condiviso e correttamente applicato. Da sempre il sistema energetico è caratterizzato da asimmetrie informative e vulnerabilità diverse. Nel richiamare con forza al rispetto delle regole, l’Autorità esorta ad un senso di responsabilità ulteriore, ognuno per la sua parte, invitando gli operatori a non sfruttare tali asimmetrie e i consumatori ad un uso corretto degli strumenti di agevolazione. Non mancherà una precisa azione di enforcement da parte di ARERA che sarà tanto più efficace tanto più questi basilari principi verranno rispettati”.

Si ricorda brevemente che il DL Aiuti bis definisce alcune misure urgenti in materia di energia, emergenza idrica, politiche sociali e industriali. Soprattutto nel caso di contratti sottoscritti sul mercato libero dell’energia elettrica ed il gas in corso, l’art. 3 prevede la sospensione delle clausole contrattuali che consentano modifiche unilaterali dei contratti di fornitura di energia elettrica e gas naturale relativamente alla definizione del prezzo, fino al 30 aprile 2023.

Sempre fino al 30 aprile 2023 (comma 2) definisce “inefficaci” i preavvisi comunicati per queste stesse finalità prima della data di entrata in vigore del decreto, a meno che le modifiche contrattuali si siano già perfezionate.

Alla luce degli approfondimenti svolti congiuntamente e delle segnalazioni pervenute agli uffici delle due Autorità, ARERA ed AGCM ritengono utile riassumere il quadro complessivo delle regole e degli strumenti disponibili per consentire a consumatori ed imprese una corretta interpretazione dei reciproci comportamenti, anche nell’ambito di applicazione dell’art. 3 del d.L.115/22

   a.   le variazioni unilaterali delle condizioni contrattuali (art. 13 Codice di condotta commerciale).

i. Sono i casi in cui, durante il periodo di esecuzione e di validità di un contratto di fornitura, il venditore decide di avvalersi, per giustificato motivo, di una clausola contrattuale nella quale è prevista esplicitamente la possibilità di variare unilateralmente specifiche condizioni contrattuali;

ii. trattandosi di clausole che esplicitamente attribuiscono al venditore la possibilità di variare unilateralmente le  condizioni contrattuali che definiscono il prezzo, esse rientrano pienamente nell’ambito di applicazione dell’art. 3 del DL.115/22.

   b.    le evoluzioni automatiche delle condizioni economiche (art. 13 Codice di condotta commerciale).

i. Si tratta di modifiche/aggiornamenti delle condizioni economiche già previste dalle condizioni contrattuali all’atto della stipula. Di norma esse comportano un aumento dei corrispettivi unitari determinati dal venditore, lo scadere o la riduzione di sconti, il passaggio da un prezzo fisso ad un prezzo variabile ovvero il passaggio da un prezzo variabile ad un prezzo fisso.

ii. Essendo già previste nelle condizioni contrattuali, sulle quali entrambe le parti hanno espresso il loro consenso, non hanno il carattere della unilateralità.

iii. Non rientrano nell’ambito applicativo dell’art. 3 del DL115/22, trattandosi, appunto, di evoluzioni automatiche delle condizioni economiche già predeterminate e concordate tra le parti.

   c.   Offerte PLACET: rinnovi delle condizioni economiche.

i. Il rinnovo è una fattispecie che, in linea teorica, non costituisce un’ipotesi di variazione unilaterale, in quanto consiste in attività volta a concludere un nuovo contratto alle medesime condizioni previste da quello in scadenza. Il rinnovo, peraltro, può essere variamente regolato nell’ambito di un contratto concluso tra le parti.

ii. Nel caso delle cd. offerte PLACET – che consistono in offerte contrattuali le cui condizioni sono interamente stabilite dall’Autorità ad eccezione del prezzo di cui l’Autorità stabilisce solo la struttura, mentre il valore è deciso dal venditore, la regolazione prevede una specifica procedura per il rinnovo delle condizioni economiche (che deve avvenire ogni 12 mesi).

iii. Tale rinnovo non rientra quindi nell’ambito di applicazione dell’art. 3 del DL 115/22.

   d.  Proposta di rinegoziazione per sopravvenuto squilibrio delle prestazioni a causa dell’aumento dei prezzi (gli operatori invocano la forza maggiore).

i. Sono giunte segnalazioni di operatori che propongono offerte a prezzi superiori informando i clienti che in caso di non accettazione ricorreranno alla risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta del contratto in essere.

ii. L’aspetto problematico della casistica attiene alla prospettazione da parte del venditore della risoluzione del  contratto non invece la proposizione di un nuovo contratto.

iii. Va precisato che l’incremento dei prezzi potrebbe determinare non un caso di “impossibilità sopravvenuta”, ma, al più, di “eccessiva onerosità” che, alle condizioni previste dall’art. 1467 cod. civ., autorizza il venditore a domandare al giudice la risoluzione del contratto.

iv. Ciò che il venditore non può fare è ritenere di per sé risolto il contratto senza pronuncia giudiziale e chiedere l’attivazione dei servizi di ultima istanza per risoluzione contrattuale: quest’ultima condotta viola la regolazione dell’ARERA in materia di attivazione dei servizi di ultima istanza.

   e.  Esercizio del diritto di recesso dal contratto di fornitura con i propri clienti.

i. L’esercizio del diritto di recesso può sollevare problematiche qualora avvenga in violazione della regolazione dell’Autorità in materia (sono stati segnalati, ad esempio, casi di esercizio di recesso con effetto praticamente immediato) e conseguente attivazione dei servizi di ultima istanza.

ii. In proposito si evidenzia che per i c.d. clienti di piccole dimensioni (domestici, bassa tensione, e altri usi elettrici e gas entro i limiti di 200.000 Smc), la regolazione dell’Autorità riconosce la facoltà di recesso in capo al venditore, qualora si tratti di contratti di mercato libero e tale facoltà sia espressamente contemplata nel documento contrattuale, prevedendo un periodo di preavviso non inferiore a sei mesi.




Porto di La Spezia: gru portuale mobile per aumentare la produttività e l’eco-efficienza

TDG, Terminal Del Golfo, parte del Gruppo Tarros, ha ordinato una gru portuale mobile Konecranes Gottwald di Generazione 6 per le sue operazioni alla Spezia, nell’Italia nord-occidentale. La gru rappresenta l’ultimo ritrovato della tecnologia delle gru portuali mobili: sarà dotata di un’alimentazione elettrica esterna che abbassa i costi operativi riducendo al contempo il rumore e le emissioni di scarico. L’ordine è stato prenotato nel luglio 2022 e la gru sarà consegnata nel primo trimestre del 2023.
La nuova gru aumenterà la capacità e migliorerà la flessibilità del terminal. Può movimentare container, carichi generici e carichi pesanti, e la sua alimentazione esterna aumenterà le prestazioni operative e ridurrà le emissioni di carbonio locali. Quando è scollegata, la gru utilizza una trasmissione ibrida, composta da un motore diesel EU Stage V abbinato a ultracapacitori ricaricati dall’energia di abbassamento e di frenata.
La gru lavorerà al Terminal del Golfo (TDG), un terminal container e multiuso alla Spezia; TDG è gestito dal Gruppo Tarros, un operatore portuale con una rete di depositi e terminal in tutta la regione del Mediterraneo.
“Siamo entusiasti di utilizzare la più recente tecnologia di gru portuali mobili eco-efficienti per sostenere il nostro progetto di ampliamento del terminal della Spezia. Ci ha convinto la combinazione di produttività, flessibilità ed eco-efficienza che la Generation 6 offre”, afferma Andrea Natale, Terminal Manager di TDG.
 
La gru è la prima gru portuale mobile di Generazione 6 di TDG. La decisione di acquistarne una è stata supportata dal Product Advisor MHC di Konecranes, uno strumento virtuale che aiuta gli operatori a trovare la gru portuale mobile giusta. La gru sarà dotata di funzioni intelligenti come la lubrificazione automatica per ridurre gli interventi di manutenzione, una scala di emergenza sulla parete della torre per una maggiore sicurezza e servizi digitali che semplificano le operazioni in linea con il Piano Nazionale Industria 4.0 italiano, una strategia statale che incoraggia l’innovazione industriale.
 
“Questo ordine sottolinea i punti di forza della gru Generation 6, con la sua elevata produttività, affidabilità ed eco-efficienza, e siamo orgogliosi di supportare TDG nell’espansione del suo terminal”, afferma Gino Gherri, Regional Sales Manager, Port Solutions, Konecranes.
Questo ordine fa parte di Ecolifting™, sistema continuo di Konecranes per ridurre l’impronta di carbonio dei clienti. Dall’eco-ottimizzazione delle unità diesel all’ibridazione e alle flotte completamente elettrificate, l’obiettivo è di fare di più con meno.
La forte attenzione ai clienti e l’impegno per la crescita aziendale e il miglioramento continuo fanno di Konecranes un leader del settore del sollevamento, impegno sostenuto dagli investimenti nella digitalizzazione e nella tecnologia, oltre che dal lavoro per rendere più efficienti i flussi di materiali con soluzioni che decarbonizzano l’economia e promuovono la circolarità e la sicurezza.
 
Il gruppo finlandese Konecranes è leader mondiale nel settore del sollevamento, serve un’ampia gamma di clienti, tra cui industrie manifatturiere e di processo, cantieri navali, porti e terminal. Konecranes fornisce soluzioni di sollevamento che aumentano la produttività e servizi per attrezzature di sollevamento di tutte le marche. Nel 2021, il fatturato del Gruppo è stato di 3,2 miliardi di euro; ha circa 16.600 dipendenti in circa 50 Paesi. Le azioni di Konecranes sono quotate al Nasdaq Helsinki (simbolo: KCR).