ONU: FEDERICA MOGHERINI TRA LE PAPABILI ALLA GUIDA DEL PALAZZO DI VETRO

di Silvio Rossi

Federiga Mogherini potrebbe essere eletta Segretario Generale dell’ONU. Il nome dell’attuale Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, voluta fortemente al vertice della diplomazia europea da Matteo Renzi, che ha difeso questa scelta contro le critiche giunte dagli stati dell’est europeo, è stato tirato in ballo dal New York Times, assieme a quello di altre donne, una rosa di sei nomi, per la sostituzione del Segretario Ban Ki Moon, giunto al termine del suo secondo mandato quinquennale.

Da parte del giornale americano viene data quasi per certa l’elezione di una donna come massimo rappresentante dell’organizzazione del Palazzo di Vetro. Un avvicendamento che apre gli occhi all’altra metà del mondo, quello femminile, che in tutto il mondo sta conquistando spazi sempre maggiori nelle stanze del potere.
La nomina di una donna come Segretario Generale dell’ONU, è in linea con la leadership in campo europeo di Angela Merkel, con la presidenza di donne nei due stati sudamericani più importanti, Dilma Rousseff in Brasile e Cristina Fernández de Kirchner in Argentina, con la candidatura di Hillary Clinton alle presidenziali americane.
I nomi ipotizzati dal New York Times, oltre a quello della Mogherini, sono quello della francese Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale, della presidente Liberiana Ellen Johnson Sirleaf, Alicia Barcena Ibarra, segretario della Commissione Economica dell’America Latina e Caraibi, della responsabile del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, la neozelandese Helen Clark, e la bulgara Irina Bokova, Direttrice Generale dell’Unesco.

Tutti nomi di altissimo livello, che lasciano immaginare come, se le previsioni del giornale saranno rispettate, il prossimo mandato rappresenterà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite un’ottima occasione per incidere realmente in direzione di un pianeta più attento ai bisogni di tutti.




MARO': GIRONE NON PUO' TORNARE IN ITALIA. IL TRIBUNALE DICE STOP ALLE DISPUTE ITALIA-INDIA

di Angelo Barraco
 
Importanti novità sui due marò, il Tribunale del mare di Amburgo non prenderà nessuna misura temporanea sui Marò e ha chiesto a Italia ed India di sospendere eventuali procedure in corso che riguardano Salvatore Girone e Massimiliano Latorre; “L'Italia e l'India devono sospendere ogni iniziativa giudiziaria in essere e non intraprenderne di nuove che possano aggravare la disputa”. Il Tribunale ha deciso con 15 voti a favore e 6 contro. Il Tribunale quindi non ha accolto la tesi indiana sulla competenza esclusiva di Nuova Delhi sul caso. La decisione è stata presa per preservare i diritti delle parti. Intanto entro il 28 settembre dovrà essere presentato un rapporto di ottemperanza con le misure preventive da Roma e New Delhi. Oggi l’Itlos ha deciso che il Tribunale non ritiene opportuna che il Tribunale assuma misure temporanee sui marò in conclusione dell’iter giudiziario. Non bisogna dimenticare che l’Italia aveva chiesto il rientro di Salvatore Girone e la permanenza di Massimiliano Latorre in Italia come misura temporanea. 
 
La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia. 



MARO': IL TRIBUNALE INTERNAZIONALE DEL MARE DECIDE FRA POCHE ORE SULLA GIURISDIZIONE

Redazione

Domani il Tribunale internazionale del mare (Itlos, nell'acronimo in inglese) deciderà la sorte del procedimento nei confronti dei due maro' Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati in Indie dell'omicidio di due pescatori nello Stato indiano di Kerala. La decisione della corte, presieduta ad Amburgo dal giudice Vladimir Golitsyn, sara' annunciata alle 11. Il Tribunale si pronuncera' sulla giurisdizione nel caso dei maro', sulle misure cautelari che li riguardano, il rientro in patria del primo e la permanenza a casa del secondo per curarsi. Le prime due udienze si erano tenute il 10 e 11 agosto scorsi. Subito fu scontro, senza esclusione di colpi, tra Roma e New Delhi. Salvatore Girone e' "ostaggio" dell'India e Massimiliano Latorre e' "a rischio della vita", se fosse costretto a ritornarvici, afferm' l'Italia. E l'India replico': "Definire Girone ostaggio e' offensivo e inopportuno".

La storia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha inizio il 15 febbraio 2012, quando due pescatori indiani, Valentie Jalstine e Ajesh Binki vengono uccisi da colpi di arma da fuoco, a bordo della loro barca, a largo delle coste del Kerala. I principali accusati per la loro morte sono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che prestavano servizio anti pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. I due Marò sostengono di aver sparato in aria come avvertimento. Il fatto sarebbe avvenuto in acque internazionali a sud dell’India. Il 19 febbraio 2012 ai due marò scatta il fermo, per il governo indiano non vi è dubbio alcuno che, trattandosi di un peschereccio indiano e di due vittime indiane, si debba attuare la legge territoriale. Per l’ambasciatore Giacomo Sanfelice, l’episodio era avvenuto su una nave battente bandiera italiana, oltretutto l’episodio era avvenuto in acque internazionali. Il 20 febbraio 2012 il villaggio di Kollam, nel cuore dell’India del Kerala, diventa un’area piena di una folla inferocita e di militanti politici che inveiscono contro i Marò che giungono in quel villaggio per l’avvio del procedimento giudiziario. I militanti politici gridano “Italiani mascalzoni, dateci i colpevoli, giustizia per i nostri pescatori, massima pena per i marines”. Il 24 marzo 2012, la Corte del Kerala afferma che l’atto compiuto dai Marò “E’ stato un atto di terrorismo”, e tale affermazione accende la tensione tra Italia ed India. Il 10 aprile 2012, dall’India arriva la notizia che la perizia balistica andrebbe a sfavore di Latorre e Girone. Un responsabile del laboratorio di Trivandrum conferma che i proiettili sono compatibili con i mitragliatori usati da Latorre e Girone. Il 5 maggio 2012, dopo 80 giorni di sosta forzata presso il porto di Kochi, nel sud dell’India, la petroliera Enrica Lexie salpa dopo aver ottenuto i permessi. La nave fa rotta sullo Sri Lanka e con essa vi sono 24 uomini di equipaggio e 4 militari dell’unità antipirateria, non partono ovviamente Latorre e Girone. Il 13 maggio 2012 anche il sottosegretario agli esteri, Staffan De Mistura torna in India per proseguire l’azione per il rilascio dei Marò e afferma il suo essere ottimista e che non vi è alternativa al rilascio. Il 25 maggio 2012, dopo aver passato 3 mesi nel carcere indiano di Trivandrum, Latorre e Girone vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione e il divieto di lasciare la città. Il 20 dicembre 2012 la loro richiesta di poter avere un permesso speciale e poter trascorrere le festività natalizie in Italia viene accolta, con l’obbligo di tornare in India entro in 10 gennaio. Latorre e Girone atterrano il 22 dicembre a Roma e ripartono il 3 gennaio. Il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana stabilisce che il governo del Kerala non ha giurisdizione sul caso e chiede che il processo venga affidato ad un tribunale speciale da costituire a New Delhi. Il 22 febbraio 2013 la Corte Suprema indiana concede ai due Marò il rientro in Italia, per quattro settimane, per votare. Il 9 marzo 2013 il governo indiano avvia a New Delhi le procedure per la costituzione del tribunale speciale. L’11 marzo 2013 l’Italia decide che i due Marò non rientreranno in India perché New Delhi ha violato il diritto internazionale. Roma si dice disponibile a giungere ad un accordo. Il 12 Marzo 2013, New Delhi convoca l’ambasciatore italiano Daniele Mancini, esigendo il rispetto delle leggi. Il giorno successivo, 13 marzo, il premier indiano Manmohan Singh minaccia seri provvedimenti e vi sono anche le dimissioni dell’avvocato Marò in India, Haris Salve. Il 14 marzo 2013 la Corte Suprema indiana ordina all’ambasciatore italiano Mancini di non lasciare l’India. Vi è anche un intervento di Napoletano che propone una soluzione basata sul diritto internazionale. Tre giorni dopo la Corte Suprema indiana decide di non riconoscere l’immunità diplomatica di Mancini, la reazione che ha l’Italia è quella di accusare l’India di Evidente violazione della convenzione di Vienna. Il 20 marzo 2013, la procura militare di Roma sentirà i due Marò e riferisce che sono indagati per “Violata consegna aggravata”. Il 21 marzo 2013 è un giorno in cui tutto si capovolge, Palazzo Chigi annuncia che i due Marò torneranno in India, precisando che in cambia è stata ottenuta un’assicurazione scritta sul trattamento e la tutela dei diritti dei due militari, viene precisato anche che l’India ha garantito che non ci sarà la pena di morte. Il 22 marzo 2013 i due Marò rientrano in India e si trasferiscono all’ambasciata italiana a Delhi. Il ministro degli esteri indiano Salman Kurshid dichiara che il processo in India che vede imputati i due Marò non prevede la pena di morte. Il 25 marzo 2013 è costituito il tribunare per giudicare i due militari, a New Delhi. Il tribunale ha potere di imporre pene solo fino a 7 anni di carcere. L’11 novembre 2013, durante le indagini vengono ascoltati altri 4 militari che si trovavano a bordo della Enrica Lexie. C’è una perizia della marina secondo cui gli spari arriverebbero dalle loro armi e non dalle armi di Latorre e Girone. Il 28 marzo 2014 vi è una nuova svolta sul caso, la Corte Suprema indiana accoglie il ricorso presentato dai due fucilieri. I giudici hanno sospeso il processo a carico dei Marò presso il tribunale speciale. Il 12 settembre 2014 i giudici indiani danno a Latorre il via libera per un rientro di 4 mesi in Italia per problemi di salute. Il 16 dicembre 2014 la Corte Suprema indiana ha negato le istanze di Latorre e Girone. Latorre chiedeva un’estensione del suo permesso in Italia. Girone chiedeva invece di poter trascorrere le festività in Italia.
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TERRORE SU UN TRENO AMSTERDAM-PARIGI: TERRORISTA SPARA COL KALASHNIKOV

Redazione

Terrore in Francia ormai già bersaglio assodato dei terroristi. Un ventiseienne marocchino armato di kalashnikov ha ferito tre persone su un treno tra Amsterdam e Parigi, prima di essere sopraffatto da due soldati americani che si trovavano nella stessa carrozza. L'aggressore era tenuto d'occhio dai servizi di intelligence francesi e il premier belga Charles Michel non ha dubbi: si e' trattato di un attentato terroristico. Due militari americani – ringraziati in serata da Barack Obama per il loro determinante e coraggioso intervento – hanno fermato l'attentatore mentre il treno attraversava il Belgio, rimanendo a loro volta feriti. Il ferito piu' grave e' un cittadino britannico. Leggermente ferito ad una mano anche l'attore francese Jean-Luc Anglade, che ha attivato l'allarme sul treno. Il portavoce del ministro dell'Interno Cazeneuve, Pierre-Henry Brandet, ha confermato l'accaduto "ma si ignorano le motivazioni" dell'aggressione, anche se le indagini sono affidate alla Procura antiterrorismo.




INTELLIGENCE AUSTRIACA: ORGANIZZAZIONI DEGLI STATI UNITI PAGHEREBBERO I CONTRABBANDIERI PER RIEMPIRE L’EUROPA

Gli esperti dicono che si tratta di una linea geopolitica basata sui principi di strategia americana “Macchiavellica”. Creano guerre e spostano milioni di africani

di Cinzia Marchegiani

Austria – La transumanza non si è mai arrestata, e senza alcuna logica l’Unione Europea sovvenziona con nuovi pacchetti a cifre astronomiche destinate all’Italia, Grecia e Spagna per incentivare l’assistenza degli immigrati, gli stessi paesi che carta alla mano, si stanno facendo comprare dalla Germania. La Grecia ha già dato, ora è il turno delle altre due Nazioni. 

Una notizia esclusiva riportata da un giornale austriaco, diffonde un’accusa incredibile che sembra provenire dall’intelligence austriaca: “Secondo le informazioni trapelate di un dipendente dell’Ufficio Difesa austriaca, le organizzazioni degli Stati Uniti pagano i contrabbandieri, che portano quotidianamente migliaia di rifugiati verso l'Europa”.

L’articolo spiega: "Ci sono intuizioni che le organizzazioni provenienti dagli Stati Uniti hanno creato un modello di cofinanziamento e contribuiscono notevoli quantità di costi per effettuare le traversate. Non tutti i profughi dal Nord Africa si possono permettere 11.000 euro in contanti. Nessuno chiede da dove viene il denaro?"
Una soffiata del servizio di intelligence austriaca ha rivelato che le organizzazioni americane spendono ingenti somme per pagare i trafficanti di uomini per portare in Europa illegalmente ogni giorno migliaia di africani. Gli esperti dicono che si tratta di una linea geopolitica basata sui principi di strategie americani “Macchiavellica”. I trafficanti chiedono somme esorbitanti per portare i rifugiati in Europa illegalmente, ma molti di loro sono poveri, mentre per la traversata chiedono dai 7000 ai 14.000 euro, quota che varia a seconda dalla regione da cui vengono prelevati e dall’organizzazione stessa.

"Per i distretti di polizia, che hanno quotidianamente a che fare con i richiedenti asilo (solo Erstaufnahmelager Traiskirchen sono più di 100 ufficiali di uso quotidiano) – ricorda il giornale austriaco – sono costi da tempo noti. E qui finisce il sospetto che gli Stati Uniti con il doppio gioco, riescano a manovrare benissimo queste migrazioni in termini di strategia geostrategiche. Ma pochi esperti sono disposti a mostrarsi per confermare le informazioni trapelate, nessuno vuole dare il suo nome completo al pubblico”.

Analisi dello scrittore Bonnal. E lo scrittore Nicholas Bonnal sul Boulevard Volatire rincara su questa notizia e ricorda che è grazie l’ordine della NATO che siamo andati in guerra in Libia, distrutto il suo esercito, il suo capo e organizzato caos che ha generato l'arrivo sul nostro territorio di milioni di sub-sahariani: “E 'stato organizzato con il pretesto ingiusto e comico della Primavera araba la guerra civile in Siria, che ha provocato la morte di un milione di siriani e la partenza di diversi milioni di persone. Gli americani sono stati anche uccisi e quattro milioni di sfollati afghani e iracheni dovrebbero trovarsi da qualche parte, vale a dire qui”.

L’analisi di Bonnal, lucida e precisa sottolinea che lo stesso crollo dell'oro, ha accompagnato il crollo delle materie prime provenienti da tutte le fonti di energia, in virtù di questo l’America non ha cessato di agire: “rafforzata da suo messianismo sanguinario e la sua riserva di valuta, il tutto è servito a mantenere il dollaro e le quotazioni azionarie inalterabili inferiori (52% del mondo del mercato azionario 16% del PIL!)”. Conclude Bonnal che “organizzando il caos in Africa e l'invasione in Europa, anche i politici che servono alla loro causa”, tra cui mette in pole position Renzi, Merkel e Hollande, “gli americani applicano il principio neo-machiavellico di Leo Strauss e strateghi di Wolfowitz, ex trotskisti che vogliono governare con il caos dei soggetti che avranno rimosso tutte le realtà umana, storiche e le patrie”.

La transumanza non nasce dal nulla e un giro d’affari troppo grande sembra davvero sia sfuggito agli occhi di una seria commissione d’indagine. La geopolitica non è fantascienza e la storia ci insegna che le guerre non si fermano mai, ma semplicemente mutano con una metamorfosi sottile e impalpabile, diventano più sofisticate ma globali. E l'egemonica America di certo non è mai rimasta a guardare. La guerra cambia faccia e semplicemente il tipo di armi e munizioni, d’altronde quale europeo imbraccerebbe un fucile o una pistola?
 




ALLARME NASA: LA CALIFORNIA STA AFFONDANDO

di Cinzia Marchegiani

California (USA) – La California ogni anno deve affrontare emergenze idriche sempre più dispensiose causa la forte siccità. Il California Department of Water Resources ha rilasciato un nuovo rapporto della NASA mostrando che la terra nella valle di San Joaquin sta affondando più velocemente che mai, quasi 2 pollici (5 centimetri) al mese in alcune località. Ciò è dovuto all’azione dell’uomo che per contrastare la siccità siccitàestrae e pompa un’eccessiva mole di acqua dalle zone sotterranee. Insomma i pozzi sono stati la rovina ed hanno portato all'accelerazione di questo fenomeno. 


Il rapporto, "Progress Report: subsidenza nella Central Valley, California" preparato dai ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della NASA, Pasadena, in California spiega: "A causa di un aumento di pompaggio, livelli delle acque sotterranee stanno raggiungendo minimi storici – fino a 100 piedi (30 metri) più bassi dei dischi precedenti". Il direttore Mark Colin del Dipartimento delle Risorse Idriche conferma: "Conseguenza del pompaggio nella vasta falda la terra sta affondando più rapidamente e questo mette vicino infrastruttura a maggior rischio di danni costosi" .
Il terreno sta affondando, ciò si è verificato per decenni in California a causa di un eccessivo pompaggio delle acque sotterranee in condizioni di siccità, ma i nuovi dati della NAS
A mostrano l'affondamento sta avanzando più velocemente, mettendo le infrastrutture in superficie a crescente rischio di danni.

Prove dalla Nasa. La NASA ha ottenuto i dati di cedimento, confrontando le immagini satellitari della superficie terrestre nel corso del tempo. Nel corso degli ultimi anni, le osservazioni effettuate dal radar interferometrico ad apertura sintetica (InSAR) da piattaforme satellitari e da aerei sono state utilizzate per produrre mappe di cedimento, con una precisione di circa un centimetro-livello. Per questo studio, i ricercatori hanno analizzato i dati satellitari JPL da PALSAR del Giappone (2006-2010) e la canadese Radarsat-2 (maggio 2014 al gennaio 2015), e ha poi prodotto le mappe di subsidenza (affondamento) per tali periodi. Ad alta risoluzione i dati InSAR sono stati anche acquisiti lungo l’ Acquedotto California (2013-2015) per identificare e quantificare le nuove zone altamente localizzate di subsidenza accelerata che si è verificato nel 2014. L'Acquedotto California è un sistema di canali, tubazioni e gallerie che trasporta acqua raccolta dalle montagne della Sierra Nevada e valli California settentrionale e centrale a sud della California.

L'utilizzo di più scene acquisite da questi sistemi, i ricercatori sono stati in grado di produrre storie temporali di subsidenza in località selezionate, così come i profili che mostrano come subsidenza varia nel tempo e nello spazio.
Il terreno vicino Corcoran nel bacino Tulare affondò di 13 pollici (33 centimetri) in soli otto mesi – circa 1,6 pollici (4 centimetri) al mese. Un settore in Valle di Sacramento stava affondando circa la metà-un-pollice (1,3 centimetri) al mese, più veloce di misurazioni precedenti.
"La tecnologia NASA è ideale per identificare quali aree sono in cedimento, importante per concentrare gli sforzi di controllo e di riparazione", ha detto ricercatore JPL e di studio co-autore Cathleen Jones. "La conoscenza è potere, e in questo caso la conoscenza può risparmiare acqua ed aiutare lo stato meglio mantenere questo elemento critico del sistema di erogazione dell'acqua della condizione." UAVSAR vola su un aereo di ricerca C-20A basato presso lo stabilimento della NASA Dryden Flight Research Center a Palmdale, California. 

Cedimenti delle valli, danni incalcolabili. L'aumento dei tassi di subsidenza hanno il potenziale di danneggiare le infrastrutture locali statali e federali, tra cui acquedotti, ponti, strade e strutture di controllo delle inondazioni. La subsidenza a lungo termine ha già distrutto migliaia di involucri di acque sotterranee e pubblici e privati nella valle di San Joaquin. Nel corso del tempo, subsidenza può ridurre in modo permanente la capacità di stoccaggio dell'acqua della falda acquifera sotterranea.

"Le acque sotterranee si comportano come un bacino di risparmio da utilizzare durante la siccità, ma il rapporto della NASA mostra le conseguenze di ritiri eccessivi, mentre ci dirigiamo nel quinto anno della storica siccità – ha detto il direttore Colin – e lavoreremo insieme con contee, distretti idrici locali e le comunità interessate per individuare modi per rallentare il tasso di subsidenza e proteggere le infrastrutture vitali come canali, stazioni di pompaggio, ponti e pozzi" – spiega la strategia Colin.
La NASA continuerà inoltre il monitoraggio della subsidenza, utilizzando i dati recentemente lanciato Sentinel-1 missione dell'Agenzia Spaziale Europea per coprire un'area più ampia e identificare le posizioni più deboli.
E’ stato completato anche un recente sondaggio lungo l'Acquedotto – che ha trovato oltre 70 miglia (113 chilometri), oltre a Fresno, Kings e contee Kern stanno affondato più di 1,25 piedi (0,4 metri) in due anni – e ora servirà condurre una la valutazione a livello di sistema di subsidenza lungo l’Acquedotto California e la condizione delle strutture di progetto Water Stato. La valutazione aiuterà il dipartimento nel sviluppare un programma di miglioramento del capitale per riparare i danni da subsidenza. Le valutazioni del passato hanno trovato che i segmenti dell 'Acquedotto di Los Banos a Lost Hills sono affondate più di 5 piedi (1,5 metri). 

La siccità ha messo in crisi l'intere vallate della California, che ha già in attivo anche pozzi infiniti di trivellazioni che estraggono petrolio. Lo stato più ricco, messo in ginocchio dalla natura ma soprattutto dalla mano dell'uomo.




GRECIA: TSIPRAS SVENDE IL SUO PAESE E POI SI DIMETTE. A SETTEMBRE ELEZIONI ANTICIPATE

Non ha fatto tempo a ratificare l’accordo per il terzo pacchetto di salvataggio per ricevere gli aiuti finanziari da parte dei creditori internazionali, che la tv greca ha comunicato che Alexis Tsipras ha deciso di dimettersi, d’altronde sembra che ben 35 deputati abbiano votato contro l’adozione dell’ennesimo salvataggio che ha innescato invero la privatizzazione dei gioielli statali della Grecia

di Cinzia Marchegiani

Atene (Grecia) – Tsipras prima svende il suo paese e poi annuncia dimissioni. I mal di pancia interni al partito hanno preso forma e l’ipotesi di elezioni anticipate ora si son fatte concrete. La decisione è stata presa alla scadenza del rimborso che la Grecia dovrà versare alla Banca Centrale Europea di ben 3,2 miliardi di euro. L’uomo del cambiamento non ha fatto tempo a ratificare l’accordo per il terzo pacchetto di salvataggio per ricevere gli aiuti finanziari da parte dei creditori internazionali, che la tv greca ha comunicato che Alexis Tsipras ha deciso di dimettersi, d’altronde sembra che ben 35 deputati abbiano votato contro l’adozione dell’ennesimo salvataggio che ha innescato invero la privatizzazione dei gioielli statali della Grecia, disattendendo su tutti i fronti quelle promesse fatte ai suoi elettori. Anche se il piano firmato con la Troika era stato già tessuto dai suoi predecessori, Tsipras ha ratificato la privatizzazioni per 50 miliardi di euro. Infatti era stato istituito il Fondo di sviluppo dei beni della Repubblica ellenica, con cui si erano selezionati i migliori beni su cui gli investitori avrebbero potuto mettere le mani, tra cui appunto 22 infrastrutture pubbliche quali porti, aereoporti e autostrade e società di gestione acqua, energia elettrica e di gas naturale.

Ma Tsipras ha tradito tutti, e ora dope aver "svenduto" la Grecia sembra voglia dimettersi, e portare alle elezioni anticipate il paese che ora è in mano alla Merkel, e mamma Troika.

Il terzo pacchetto di salvataggio. Solo due giorni fa il Parlamento tedesco ha dato il via libera al piano di aiuti da 86 miliardi per la Grecia. lo stesso ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha definito questa scelta come “aiuti indispensabili”, verrebbe da chiedersi per chi. La Grecia così ha ricevuto il terzo piano di salvataggio della Grecia. L'approvazione del Bundestag è arrivata con 454 voti favorevoli, 113 contrari e 18 astensioni, mentre nel voto precedente del 17 luglio 2015, per decidere l’avvio dei negoziati sul terzo pacchetto di aiuti, 439 deputati avevano votato a favore mentre 119 si erano opposti, 40 gli astenuti. Tra le condizioni per il piano di salvataggio Tsipras ha dovuto accettare la creazione di un fondo di garanzia di 50 miliardi di euro di beni pubblici da privatizzare. Le prossime tappe riguardano il porto ateniese del Pireo e di quello di Salonicco, mentre entro le fine dell’anno sono attese offerte per l'operatore ferroviario greco Trainose e la società di materiale rotabile Rosco.

Nessuna garanzia. Il fatto più inquietante riguarda la forte incertezza che questo pacchetto di salvataggio rappresenti, lo stesso Schaeuble il ministro delle Finanze tedesco ha spiegato che dopo tutto quello che è successo nei mesi scorsi, non esiste alcuna garanzia che questa soluzione possa riuscire e ci sono sempre dei dubbi, ma considerando che il Parlamento greco ha già approvato la maggior parte delle misure di riforma concordate, sarebbe irresponsabile non cogliere l'opportunità per offrire alla Grecia una nuova possibilità per ricominciare.

La Germania risparmia 100 miliardi grazie alla crili elelnica. La Germania, intanto è l’unica che ha beneficiato della crisi ellenica secondo i calcoli effettuati da un istituto tedesco Leibniz IHW, la sofferenza greca gli ha fatto risparmiare più di 100 miliardi di euro in bilancio a partire dall'inizio della crisi greca del 2010, cioè più del 3% del suo PIL, grazie alle notizie negative sulla Grecia.

Tsipras va via e lascia la strada avviata alle privatizzazione dei gioielli di Stato, la prima tappa è stata la cessione di 14 aeroporti regionali alla società tedesca Fraport per 1,23 miliardi di euro, secondo quanto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale ellenica. Si tratta della prima privatizzazione completata da quando Atene ha raggiunto l’accordo con i creditori sul terzo piano di salvataggio. I 14 aeroporti regionali le cui attività sono state rilevate dalla Fraport tedesca sono quelli di Salonicco, Corfù, Chania (Creta), Cefalonia, Zante, Aktion, Kavala, Rodi, Kos, Samos, Mytilini, Mykonos, Santorini e Skiathos. La privatizzazione degli aeroporti regionali greci era stata inclusa nel memorandum d’intesa che il governo di Atene ha concordato con i suoi creditori internazionali, al fine di ottenere un nuovo programma di salvataggio triennale del valore di circa 86 miliardi di euro. 

Una strategia pur troppo chiara, eppure c'è ancora chi crede nelle favole della solidarietà e della correttezza.




NIGERIA, BOKO HARAM ATTACCA UN INTERO VILLAGGIO: 150 LE VITTIME

Redazione

Nigeria – Non terminano le violenze di uno dei gruppi terroristici più violenti del mondo. Almeno 150 persone sono state uccise o sono morte annegate in un fiume a nordest della Nigeria mentre tentavano di fuggire alle violenze degli estremisti islamici di Boko Haram. Il massacro è avvenuto lo scorso 13 agosto, ma la notizia è stata diffusa solo oggi dopo il racconto dei testimoni.


A raccontarlo ancora scossi sono stati i testimoni dell’attacco avvenuto nel remoto villaggio di Kukuwa-Gari, nello stato nord-orientale di Yobe, martoriato dalle violenze e dimenticato dalle grandi potenze mondiali. Gli integralisti islamici hanno assalito il villaggio a bordo di moto e di un'auto, costringendo gli abitanti a fuggire. A quel punto hanno aperto il fuoco: molte persone sono cadute nel fiume nel tentativo di fuggire ai colpi e sono morti annegati. I testimoni hanno riferito inoltre che i corpi di diverse persone sono stati recuperati a diversi chilometri di distanza.


La notizia del massacro è stata diffusa solo oggi in quanto i terroristi hanno anche distrutto le antenne per la telecomunicazione intorno al villaggio. Un altro scempio che va ad aggiungersi ai precedenti.




POMPA DI BENZINA CHE VAI…PREZZI CHE TROVI

di Angelo Barraco
 

Quando ci rechiamo presso una pompa di benzina a fare il pieno ormai non vediamo più quei prezzi esorbitanti di qualche anno fa che ma c’è un notevole cambiamento dei prezzi, come mai? Perchè le quotazioni del petrolio a New York toccano ormai il punto più basso da sei anni a questa parte e raggiungono i 41 dollari al barile, ma per gli automobilisti al ritorno dalle vacanze i prezzi non calano poiché il calo non è unidimensionale ma vi sono zone in cui i costi sono ancora alti e altri invece in cui sono molto bassi. Le associazioni dei consumatori contestano i prezzi troppo elevati della benzina alla pompa di 9 centesimi al litro rispetto all’andamento ai prezzi di mercato.
 
 
Alle proteste si unisce anche il Codacons che teme manovre speculative ai danni dei consumatori e annuncia denunce alla Procura di Roma e all’antitrust. Intanto secondo il calcolo dell’Osservatorio di feder consumatori il rincaro non giustificato della benzina pesa per circa 108 euro l’anno ad automobilista per i costi diretti ai quali si aggiungono 87 euro di costi indiretti dovuti al trasporto delle merci. Dal mese di agosto 2014 ad agosto 2015 la quotazione del petrolio è dimezzata, calando da 100 dollari al barile a circa 40, gli analisti si attendono nuovi ribassi fino a 30 dollari. In Italia il prezzo della benzina alla pompa è passato da 1.74 euro al litro nel 2014 a 1.56 ma ci sono pompe di benzina in cui il prezzo è di 1.30, specialmente nel sud Italia. 



TUNISIA: SPARI CONTRO LA POLIZIA A SOUSSE. TORNA L’INCUBO DEL TERRORISMO

di Ch. Mo.

Sousse – A distanza di qualche mese, in Tunisia si respira nuovamente aria di terrore. Dopo le stragi del museo del Bardo del marzo scorso e a inizio estate del resort di Sousse, ieri, proprio a Sousse, si è sparato di nuovo.
Secondo la versione del Ministero dell’interno tunisino, "Nel tardo pomeriggio tre poliziotti, in atto di recarsi al lavoro, sono stati oggetto di colpi di fucile da caccia sparati da due uomini a bordo di una grossa motocicletta nei pressi del ponte dopo l'incrocio della strada che porta a Msaken, a 7 chilometri da Sousse. Uno di loro è deceduto durante il trasporto all'ospedale, gli altri due non sono stati colpiti".


Secondo i media locali invece si tratterebbe di un vero e proprio attacco terroristico ma ancora non è giunta alcuna conferma. Il segretario di Stato incaricato per la Sicurezza nazionale, Rafik Chelly, ai media locali ha spiegato che è in corso un'inchiesta e non è possibile aggiungere altro per il momento, mentre la tv di Stato ha parlato di un attacco da parte di un ''gruppo armato'' nei confronti di alcuni poliziotti.

 

L’attentato del 25 Luglio. Sempre a Sousse, il 25 luglio scorso si verificò un episodio simile, seppur con esiti non altrettanto tragici, mai del tutto chiarito. Una pattuglia delle forze dell'ordine, di servizio all'entrata della città (Zaouiet Sousse), intorno alle 06.30 del mattino, fu fatta oggetto di colpi di fucile, da parte di due individui in moto, poi datisi alla fuga, e il tutto terminò con il ferimento di un luogotenente della polizia. ''Non possiamo sapere se si tratti di un atto terroristico se non dopo l'arresto dei responsabili'', dichiarò nell'occasione un responsabile della sicurezza tunisina, ma i due fuggitivi non vennero mai trovati.

L’attentato di Giugno. Tunisia, costa orientale, due alberghi nel mirino dell’Isis frequentati per lo più da europei si trasformano in luoghi di terrore e morte. Oltre 35 morti tra cui diversi turisti e lo stesso attentatore. Almeno due i terroristi che si sono cimentati in questa strage: uno, armato di kalashnikov sarebbe stato ucciso dalle forze dell’ordine; l’altro, catturato poco dopo. Gli hotel finiti nel mirino sono l'Hotel Riu Imperial e il Port el Kantaoui. Era proprio l'Occidente e gli occidentali gli obiettivi della spiaggia di Sousse. Secondo alcune testimonianze dei sopravvissuti, i terroristi avrebbero scelto le proprie vittime tra i bagnanti della spiaggia. 




CAIRO, ESPLODE AUTOBOMBA: BLACK BLOCK RIVENDICA L'ATTENTATO

di A.B.
 
Houston – Un’autobomba è esplosa davanti al distretto di Shubra El-Kheima, nella periferia nord del Cair portando al ferimento di 29 persone. Il numero comunque rimane provvisorio e non si esclude che potrebbe cresce esponenzialmente. L'attentato è avvenuto a distanza di 48 ore dal nuovo giro di vite voluto dal presidente Abdel Fattah al Sisis che ha approvato una nuova legge antiterrorismo decisamente più dura rispetto a quella già in vigore che comporta pene più dure e da maggiore potere alle forze di Polizia. Erano le 2 del mattino quando un uomo  ha improvvisamente fermato la sua auto davanti all'edificio della sicurezza nazionale, e' saltato fuori ed e' fuggito a bordo di una motocicletta che seguiva il veicolo, subito dopo è avvenuta l’esplosione. L’edificio è stato parzialmente distrutto, riferiscono alcuni testimoni, intanto arriva la rivendicazione dell’attentato da parte di una sconosciuta organizzazione che si autodefinisce Egyptian Black Block che sulla sua pagina face book ha scritto: “Rivendichiamo la piena e completa paternita delle esplosioni” aggiungendo inoltre “la richiesta di liperare tutti i prigionieri politici contro i quali non ci sono accuse altrimenti torneremo a colpire”. Ma in Sinai è avvenuto un sequestro di recente, uomini armati fino ai denti hanno rapito quattro palestinesi dopo aver intercettato il loro autobus che era diretto vero l’aeroporto del Cairo. Alcuni testimoni riferiscono che a fermare l’autobus sono stati dei miliziani a volto coperto, presumibilmente dell’Isis, che hanno sparato in aria, hanno fermato il bus dopo appena mezz’ora essere entrato nella penisola egiziana.