Frosinone, manette per funzionari e dipendenti dell’Agenzia delle Entrate

FROSINONE – Questa mattina, i militari della Compagnia Carabinieri di Frosinone hanno eseguito, presso la Direzione Provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Frosinone – Ufficio del Territorio, tre Ordinanze di Custodia Cautelare di Arresti Domiciliari, emesse dal G.I.P. del Tribunale di Frosinone, Antonello Bracaglia Morante, su richiesta del P.M. Adolfo Coletta della locale Procura della Repubblica, per i reati di “Concussione in concorso, Corruzione, Truffa Aggravata in concorso e Abuso D’ufficio” con applicazione, per tutti gli arrestati, della interdizione dall’impiego relativo all’esercizio di pubblici uffici per la durata di 12 mesi.

I destinatari delle misure sono stati il 52 enne C.A. di Alatri, responsabile dell’Unità Operativa Servizi Catastali in Front Office (accettazione atti per l’aggiornamento catastale e collaudo), e due suoi collaboratori, C.D. di anni 51 originario di Pico ma residente a Frosinone e il 58enne M.C. di Monte S.Giovanni Campano,questi ultimi addetti alla ricezione del pubblico presso il reparto Banche Dati e Servizi Catastali – Front Office.

L’adozione del grave provvedimento da parte dell’Autorità Giudiziaria scaturiva dalla condivisione dei molteplici e concordanti elementi di prova raccolti dagli investigatori durante le indagini iniziate nel mese di giugno 2018. All’epoca, dagli ambienti dei liberi professionisti operanti nel settore dell’edilizia, si raccoglievano lamentele a riguardo di un presunto “malvezzo sistema” adottato da alcuni dipendenti dell’ufficio Provinciale del Territorio di Frosinone, consistente nel richiedere per l’istruzione delle pratiche catastali ingiusti compensi in danaro agli utenti.

Le indiscrezioni trovavano riscontro quando nel mese di luglio 2018 i Carabinieri formalizzavano la denuncia di un geometra di Alatri, vessato e minacciato dagli impiegati C.D. e M.C.. Questi ultimi, profittando della loro posizione, dopo aver preso diretti contatti con un utente screditavano il lavoro svolto dal tecnico escogitando false problematiche che non avrebbero permesso l’approvazione della suddivisione e l’accatastamento di un immobile ubicato a Torre Cajetani (FR). Il tecnico anziché accettare l’ingiusta richiesta di mille euro da parte dei due disonesti impiegati per risolvere inesistenti complicazioni, accettava di denunciare ai Carabinieri di Frosinone quanto stesse subendo.

Le successive attività investigative, proseguite anche con supporti di natura tecnica, facevano emergere che l’episodio denunciato non fosse occasionale ma frutto di un consolidato accordo tra i due ed attuato nell’ambito di un collaudato sistema finalizzato ad ottenere illeciti guadagni in denaro od altri beni materiali a danno di liberi professionisti e privati che, per vari motivi, si rivolgevano all’Ufficio del Territorio.

Le vittime erano scelte scrupolosamente così che, sulla base delle singole esigenze dei malcapitati e delle loro condizioni di soggezione e di età, risultava più facile attivare il “teorema delle complicazioni create ad arte” e risolvibile esclusivamente con la loro diabolica disponibilità a far credere che fosse la loro intercessione a definire positivamente le pratiche. I due si sono spinti finanche a simulare finti sopralluoghi su edifici e terreni, al punto da indurre le ignare vittime persino a credere ciecamente nella loro benevolenza, riuscendo così ad ottenere somme di denaro e talvolta regalie in natura o in forma di servizi, addirittura fingendosi buoni amici e partecipando a pranzi in casa e presso ristoranti.

Altra forma ingegnosa per ottenere guadagni, consisteva nell’effettuare mirati accertamenti in banca dati e poi consegnare ai diretti richiedenti, sia essi professionisti, privati e agenzie immobiliari, copie di visure e atti notarili ad uso esclusivo di ufficio ad un prezzo che variava dai 20 ai 50 euro, trasgredendo ogni aspetto delle procedure previste per favorire le parti, con ovvie ripercussioni economiche a danno dell’erario. Talvolta le consegne dei documenti avvenivano all’esterno della sede di lavoro e altre volte recapitate addirittura a domicilio.

I due, in particolar modo C.D., non si sono risparmiati nel vantarsi di riuscire ad imbrogliare le loro vittime facendosi gioco di loro, al punto da indicarle con frasi del tipo “sto aspettando sto pesce giallo” – “ deve venire un altro pesce qua” –“ho preso sto pesce” – vale la pena aspettare quando sono….sono sti pesci!”.

In alcune circostanze i due si sono serviti intenzionalmente di geometri liberi professionisti, specificatamente prescelti, sia per presenziare nel corso dei finti sopralluoghi, sia per la successiva realizzazione di tutti quegli atti necessari alla materiale presentazione della pratica che avrebbero poi seguito all’interno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, agevolando così una pronta ed immediata approvazione. Incontri e “sopralluoghi” sono avvenuti a Frosinone, Ferentino, Castro dei Volsci, Sgurgola, Alatri, Sora, Arce e Casamari, per la provincia di Frosinone, nonché Prossedi (LT), Terracina (LT) e Maenza (LT), anche se non pertinente alla giurisdizione del locale Ufficio del Territorio.

Invece, in talune occasioni avendo trovato difficoltà nel far approvare qualche DOCFA – pratica di accatastamento, i due soggetti hanno dovuto ricorrere all’aiuto del loro responsabile di settore C.A., il quale senza indugio e/o chiedere spiegazioni si prodigava personalmente a risolvergli la problematica approvandola personalmente.

Relativamente al predetto C.A., le indagini hanno permesso di capire che lo sfrontato comportamento dei due non era isolato ma agevolato dal loro responsabile, il quale a sua volta e per via del suo incarico sovraordinato, manteneva alacremente attivo un vero e proprio “sistema” che obbligava tutti i liberi professionisti a sottostare alle sue pretese. Ben presto, dalle attività tecniche e dalle dichiarazioni rese da alcune vittime, emergeva che il citato responsabile per costringere i liberi professionisti a sborsare somme di danaro in suo favore, pretestuosamente non approvava le loro pratiche inviate telematicamente adducendo motivazioni artificiose, quindi con i respingimenti erano obbligati ad avanzare una nuova richiesta.

Tale rodato espediente, da anni posto in essere da C.A., creava grosse difficoltà al professionista, fino al punto di perdere il prestigio nei confronti dei propri clienti, oltre al danno economico che ne poteva derivare. Pertanto, i tecnici messi con le spalle al muro, sono stati costretti negli anni a sottomettersi ai suoi voleri, al punto da pretendere da taluni esborsi in danaro per ogni pratica approvata, invece con altri aveva impostato la sua autorità per costringerli in prossimità delle festività pasquali, di ferragosto e natalizie a regalargli somme di denaro, varianti tra i duecento e i cinquecento euro, oppure regalie di prestigio. Eclatante è il fatto che nei confronti di taluni ritardatari, non esitava a telefonargli e poi molto semplicemente con frasi metaforiche del tipo “ senti un po’ passi prima di natale o” – non ti vedo nemmeno più per Frosinone ma stai lavorando ?““ma non sei passato per niente a Frosinone” – non ci siamo sentiti per Natale ci dovevamo fare gli auguri?” – “ …..c’è mia moglie a casa è uguale” – “ ciao ma che passi” – …ti trovo a casa o a lavoro … c’è mia moglie…allora lascio a lei”…

Altro fatto di assoluta gravità è che in varie occasioni, debitamente documentate con riprese video, C.A. ha ricevuto appositamente, presso il suo ufficio, liberi professionisti per ottenere il suo preteso “compenso”; i filmati di tali eventi sono eloquenti e le conferme delle vittime attestano l’avvenuta dazione.

A differenza della coppia C.D. e M.C. che giornalmente andava a caccia di papabili vittime, il responsabile di settore C.A. nel tempo ha costretto i liberi professionisti, i quali non hanno avuto alternative per sviare le ingiuste pretese, pena compromissioni professionali e considerevoli danni economici.

Non è stato possibile quantificare esattamente gli illeciti introiti ottenuti dal predetto C.A., ma dalla ricostruzione temporale dei fatti contestati, le somme sborsate dai tecnici sono da ritenersi ingenti e comunque tra 80.000 e 100.000 euro mentre la più volte indicata coppia ha generato introiti di poco inferiori. Nello stesso procedimento, ad oggi sono anche indagati 18 tra liberi professionisti e consulenti, per reati di corruzione e induzione indebita.

Inoltre è indagato anche altro dipendente del Reparto Conservatoria presso l’Agenzia delle Entrate per truffa a danno di privati.

In qualche circostanza, nel corso delle indagini ed a richiesta degli investigatori, il direttore e un dirigente dell’Agenzia delle Entrate del capoluogo ciociaro hanno fornito specifica collaborazione.

Nel corso della mattinata, durante l’apertura degli uffici dell’Agenzia delle Entrate di Frosinone sono state eseguite perquisizioni alle rispettive postazioni degli arrestati, successivamente estese alle loro abitazioni.

Le indagini proseguono allo scopo di accertare eventuali responsabilità o connivenze di altri dipendenti e individuare ulteriori vittime (si allegano foto attività svolte).




Brescia, blitz dei carabinieri Forestali: vacche da latte in agonia

Vacche da latte in agonia e lasciate morire, fosse comuni, condizioni igienico-sanitarie raccapriccianti con bovini malati, tra escrementi, infestati da vermi, e cisterne di raccolta del latte invase da blatte: è l’orrore confermato da un blitz dei Carabinieri Forestali di Brescia nella struttura, in seguito a una denuncia LAV. Accade nella civilissima Italia, non nel medioevo ma in questi giorni, nel cremonese.
Per i bovini è stato disposto il sequestro (probatorio per 21 animali, fermo sanitario per i restanti 400 circa) e l’affido al Sindaco di Robecco d’Oglio (Cremona) dove ha sede l’allevamento. Tra le ipotesi di reato, il maltrattamento (544 ter C.p.) e l’abbandono di animali (727 C.p.)

“Non è ammissibile che al giorno d’oggi esistano realtà tanto gravi da arrecare inaudite sofferenze agli animali, con risvolti molto inquietanti in termini di sicurezza sanitaria e ambientale, e da un punto di vista etico – afferma Roberto Bennati, Vicepresidente LAV – chiediamo al neo Ministro della Salute Roberto Speranza l’urgente convocazione di una Conferenza Stato-Regioni per esaminare la situazione degli allevamenti regione per regione, un piano straordinario di controlli, e la previsione di meccanismi di trasparenza sui controlli effettuati dai servizi veterinari delle ASL a titolo di rendicontazione annuale, con una puntuale e periodica comunicazione al pubblico dei risultati di indagine, al fine di mostrare le attività di tutela del benessere e della salute pubblica dei cittadini, rafforzando quindi lo strumento del Piano nazionale benessere animale del Suo Ministero, oggi non più al passo con le esigenze dei cittadini e consumatori.”

“Decine di vacche sarebbero in condizioni particolarmente gravi: siamo disponibili a prenderne alcune più malate in affido, per garantire loro le cure necessarie e, speriamo, salvavita – prosegue LAV – Chiediamo la chiusura immediata e definitiva della struttura e la bonifica dell’area. Se fosse confermata l’indiscrezione che esisteva un fascicolo aperto su questa struttura, le cui condizioni dunque dovevano essere già note alle autorità sanitarie locali, ci chiediamo come sia stato possibile non intervenire prima per mettere in sicurezza gli animali e l’area. Se la struttura chiuderà questi bovini potranno avere un futuro diverso, (ci appelliamo al Sindaco affinché non siano messi in vendita e reintrodotti nella filiera di latte e carne) sarà grazie a LAV e alla sua squadra investigativa che è andata fino in fondo in questa raccapricciante vicenda. Ringraziamo il Comando dei Carabinieri Forestali di Brescia per l’intervento e ci auguriamo che ogni responsabilità ed eventuali negligenze o omissioni vengano severamente perseguite”.




Fiction Rai, grande debutto per “Enrico Piaggio, un sogno italiano”

La storia di un imprenditore di successo e di un’idea capace di rilanciare la vita economica e civile del Paese che, dopo la tragedia della guerra, vuole rialzare la testa e farsi riconoscere per le sue qualità.

La fiction in prima serata su Raiuno, vede protagonista Alessio Boni, nel ruolo dell’imprenditore toscano. Troviamo Enrica Pintore nei panni della moglie Paola, Beatrice Grannò nelle vesti di Suso e Francesco Pannofino nel ruolo di Rocchi-Battaglia. La regia è di Umberto Marino, il soggetto è di Roberto Jannone e Francesco Massaro che firmano anche la sceneggiatura insieme a Franco Bernini.




Stefano Cucchi, il giudice alla prima udienza contro 8 militari: “Mi astengo, sono un ex carabiniere”

Comincia con un colpo di scena il processo che riguarda i depistaggi sul caso Cucchi, il giovane detenuto morto nel 2009 all’ospedale Pertini di Roma. In apertura dell’udienza il giudice, Federico Bonagalvagno, si è astenuto dal processo, che vede imputati otto carabinieri.
Bonagalvagno ha giustificato la sua astensione spiegando di essere un ex carabiniere attualmente in congedo.

oggi il processo sui presunti depistaggi che sarebbero seguiti alla morte del 31enne romano, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Giovedì poi la giornata centrale, con la sentenza del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi e la decisione dei giudici del processo in Corte d’assise d’appello contro cinque medici dell’ospedale.

Per i depistaggi, che per il pm Giovanni Musarò “hanno toccato picchi da film dell’orrore”, sono imputati il generale Alessandro Casarsa all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altri 7 carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma. Gli otto carabinieri sono accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Oltre a Casarsa e Sabatino, sono a processo Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all’epoca dei fatti maggiore dell’Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia.

Ma l’attesa è tutta rivolta alla giornata di giovedì prossimo, quando nell’aula bunker di Rebibbia si conoscerà la sentenza del processo bis sulla morte di Cucchi in cui sono imputati 5 carabinieri. Il pm ha chiesto di condannare Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a 18 anni di reclusione con l’accusa di omicidio preterintenzionale e l’assoluzione dalla stessa accusa ‘per non aver commesso il fatto’ per il militare dell’Arma Francesco Tedesco, imputato che poi ha svelato il pestaggio subito da Cucchi accusando i suoi due colleghi.

Per Tedesco il pm ha invece chiesto la condanna a 3 anni e mezzo per l’accusa di falso. Chiesta inoltre la condanna a 8 anni di reclusione per il maresciallo Roberto Mandolini (all’epoca dei fatti comandante interinale della Stazione Appia) per l’accusa di falso, mentre il non doversi procedere per prescrizione dall’accusa di calunnia è stata sollecitata per il carabiniere Vincenzo Nicolardi, per Tedesco e Roberto Mandolini.

Sempre giovedì prossimo poi è prevista la sentenza del terzo processo d’Appello che per la morte di Cucchi vede imputati cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini: Aldo Fierro, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo, i medici che si occuparono a vario titolo di Stefano durante il ricovero nel reparto protetto dell’ospedale.

Il sostituto procuratore generale Mario Remus nell’udienza del 6 maggio scorso ha chiesto il non doversi procedere per prescrizione del reato. “La prescrizione del reato è una sconfitta per la giustizia ma questo processo è stato fatto fra mille difficoltà” aveva detto il pg nella sua requisitoria sottolineando come per salvare il 31enne romano “sarebbe bastata un po’ di umanità”.

L’iter processuale ha visto gli imputati, inizialmente alla sbarra con l’accusa di abbandono di incapace diventata poi di omicidio colposo, prima condannati nel giugno 2013 e poi assolti in appello. Successivamente intervenne la Cassazione che ordinò un processo d’Appello bis dove i nuovi giudici confermarono l’assoluzione. Infine il nuovo rinvio stabilito dalla Suprema Corte che ha dato vita al terzo processo d’Appello.




Napoli, matrimonio trash tra Tony Colombo e la vedova del boss Gaetano Marino: forte condanna dei sindacati SIPPE E SINAPPE

Il sindacato SIPPE (Sindacato Polizia Penitenziaria) prende le distanze dalla scelta dei colleghi agenti della polizia penitenziaria di aver partecipato come musicisti al matrimonio trash del cantante neo melodico e della vedova del boss e pertanto è totalmente in disaccordo su quanto hanno dichiarato i sindacalisti OSAPP E SAPPE che di fatto difendono una scelta sbagliata.

Il presidente SIPPE Alessandro De Pasquale e il segretario generale Carmine Olanda pertanto si dichiarano d’accordo su quanto dichiarato dal segretario generale del SINAPPE Raffaele Pellegrino che sostanzialmente condannano la scelta dei colleghi: “Abbiamo assistito – si legge nel comunicato SINAPPE condiviso dal SIPPE – al servizio messo in onda ieri sera da LA7 relativo all’inchiesta che “Fanpage.it” ha realizzato in relazione alla trasposizione televisiva del matrimonio tra un cantante
neomelodico e la vedova di ex boss di camorra.
Durante la trasmissione ampio spazio è stato riservato agli agenti della polizia penitenziaria che hanno partecipato al corteo che ha accompagnato la sposa per le vie del quartiere di Secondigliano nel giorno del matrimonio.
Dopo il vano tentativo di intervistare gli agenti in questione, il cronista di LA7 ha ricevuto una telefonata da parte della segreteria dell’O.S.A.P.P, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria: “I colleghi sono ancora sospesi e non possono rilasciare dichiarazioni ma non hanno
fatto nulla di straordinario. Erano al posto sbagliato nel momento sbagliato!”.
Il direttore di “Fanpage.it” rincarando la dose ha asserito che “nella terza puntata della nostra inchiesta, sentiamo il rappresentante del sindacato del S.A.P.Pe che dice che i poliziotti penitenziari hanno l’abitudine ad avere rapporti con chi ha alle spalle storie di questo tipo!”
Parole (tutte) senza senso per le quali il Si.N.A.P.Pe esprime con fermezza tutta la propria indignazione!
Quei sindacalisti e, prima ancora, quegli appartenenti al Corpo, hanno palesemente offeso l’istituzione che Lei rappresenta, leso l’immagine e l’onorabilità negli anni dimostrata dalle donne e dagli uomini in divisa blu.
Non può esistere fraintendimento (“il posto sbagliato al momento sbagliato”) né ricostruzione fantasiosa e teatrale di sorta (“i poliziotti hanno l’abitudine ad avere rapporti con chi ha alle spalle storie di questo tipo”).
Il nostro Ruolo nel panorama istituzionale non deve essere Cialtronescamente ridicolizzato da chi ha perso il senso della misura, il lume della ragione, dinanzi l’evidenza dei fatti.
Un conto è “garantire la speranza” perché questo “è il nostro compito” un altro è la frequentazione di certi ambiti, anche se “liberi dal servizio” (sic!), di certi personaggi, di feste in maschera e di cavalli bianchi.




Opere d’arte, l’Italia segna un 45% di aumento di investimenti, ma attenzione ai falsi

Da secoli, l’arte è considerata non solo qualcosa che rende più bella la nostra vita e le sale di case e palazzi, ma anche un ottimo modo per investire i propri soldi. Lo sapeva già nel XV secolo Lorenzo de’ Medici, tra i più grandi mecenati del rinascimento, che riempì il suo palazzo di opere di grandi artisti, e, ancora oggi, questo mercato continua a dare i suoi frutti.

Negli ultimi 10 anni, il settore ha raddoppiato il suo valore, confermandosi uno dei più frenetici, al punto che l’arte non è più vista solo come una passione, ma come un modo per far fruttare i propri risparmi.

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Arte vera o falsa? Come acquistare o vendere in sicurezza.
Ospiti della trasmissione Officina Stampa il M° Elvino Echeoni pittore e scultore e direttore artistico mondo dell’arte e Nazzareno Trevisani co-fondatore di #Artistrating

Fino a poco tempo fa, infatti, gli investitori sceglievano di comprare arte spinti dalla propria passione personale (40%), mentre oggi, oltre la metà dei “mecenati” (65%) scelgono questo campo poiché ritenuto affine ai loro interessi personali, ma con una crescente attenzione al ritorno dell’investimento. Anche dal lato dell’acquirente finale, è aumentata la percezione del valore delle opere. Ne tiene conto l’89% dei compratori, mentre l’11% si limita a scegliere in base al proprio gusto personale, seguendo la ricerca del bello.

Si stima che negli ultimi 4 anni l’investimento in opere d’arte sia cresciuto del 45% in termini di valore.

Si tratta, infatti, si un settore redditizio, che presenta il vantaggio di possedere oggetti di inestimabile bellezza, ma che, come tutti gli altri, non risulta privo di rischi. Oltre a doversi confrontare con le oscillazioni economiche globali, c’è il rischio di finire vittima di truffe e acquistare qualcosa di dubbia provenienza, il cui valore potrebbe essere stato gonfiato a dismisura. Solo nel 2018, i Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Culturale hanno provveduto al sequestro di ben 1.232 falsi, di cui 953 erano copie di opere di artisti moderni e contemporanei.

“Riconoscere un falso non è semplice per chi non ha un occhio particolarmente allenato, mentre per chi è del settore, ci sono dei tratti rivelatori che fanno comprendere l’autenticità dell’opera. – ha commentato Jean-François Cazeau, noto mercante d’arte francese con una storica galleria d’arte a Parigi, nel quartiere Le Marais, e una seconda a Sanremo, inaugurata circa un anno fa – Per evitare questi problemi, è necessario rivolgersi a professionisti qualificati e competenti dei diversi settori del mercato, come le gallerie d’arte, che mettono in gioco il proprio nome e la propria reputazione in ogni transazione.”

“Una volta arginata questa questione, il mercato dell’arte si conferma un ottimo modo per far fruttare il proprio capitale. – prosegue Cazeau – Ad esempio, il valore dei multipli di Picasso, come le incisioni e le linoleografie, è cresciuto del 200% tra il 2000 e il 2015. Quando si acquistano opere d’arte, si entra in possesso di un bene fisico, il cui prezzo, come per tutti gli altri, può variare a seconda del contesto economico globale, ma che, che, anche in caso di una generale contrazione dei mercati, trova sempre un livello di crescita stabile. Artisti storici come Picasso, Giacometti, Mirò, Matisse ecc, hanno fatto registrare una crescita costante, con una media del 10% ogni anno. Per quanto riguarda le opere d’arte contemporanea, il discorso è un po’ più complesso, poiché si tratta di un mercato in cui operano artisti tutt’ora in attività. La crescita dell’artista deve essere attentamente monitorata, secondo criteri precisi, che, quindi, richiedono molta esperienza e conoscenze specifiche”.




Velletri, pienone al teatro Artemisio per lo spettacolo in ricordo di Fabrizio de André

Lo spettacolo sarà replicato il 15 dicembre a Lanuvio alle ore 18, presso il Teatro Comunale “Don Bosco” e l’11 gennaio 2020 alle ore 19 nella Sala Nobile di Palazzo Savelli ad Albano Laziale

VELLETRI (RM) – Quella veliterna è stata la prima di un trittico di serate pensate come sedimentazione di un progetto di lunga durata, sostenuto dal Consorzio SBCR (Sistema Bibliotecario Castelli Romani), che ha ricevuto anche il riconoscimento della Fondazione Fabrizio De André Onlus e il supporto dei tre comuni di Velletri, Lanuvio e Albano Laziale.

L’ispirazione che innerva il progetto, intitolato dalla traduzione deandreiana di un verso del brano di Cohen, è stata spiegata a inizio serata da Daniela Di Renzo, motore e ideatrice dell’iniziativa insieme a Giulia Briziarelli, la quale ha richiamato l’attenzione su un’immagine celebre di Fabrizio De André, ritratto mentre è circondato da pile di libri e immerso in quel processo creativo che non esiste senza aver compulsato le opere di chi ci ha preceduto.

Così la manifestazione “Per chi ti ha toccato il corpo con la mente” intende farsi portatrice del lascito attivo di Faber, non ridotto a icona ma a materia viva, passando dallo snodo della sua poetica per rendere visibile quanto il pensiero che viaggia nelle sue parole e nella sua musica incida oggi sulla crescita personale dei cantautori e sulla maturazione del loro linguaggio. A Daniela Di Renzo, che ha portato i saluti dell’Assessore di Albano Alessandra Zeppieri, si sono uniti per i saluti istituzionali Giacomo Tortorici, Direttore del Consorzio SBCR – capofila del progetto –, l’Assessore alla Cultura di Velletri Romina Trenta e Alessandro De Angelis, Assessore alla Cultura di Lanuvio, i quali hanno sottolineato da diverse prospettive, convergenti però in una visione comune, l’importanza di questa iniziativa per creare una rete nell’area dei Castelli Romani, sempre più vicina a essere pensata come un’unica città, e il ruolo specifico di De André nella nostra cultura, tanto da renderne indispensabile il recupero nella costruzione di una grammatica personale.

Il sipario del Teatro Artemisio si è aperto con un assolo sulle note di “Sidun” di Michele Ascolese, storico chitarrista di De André dal disco “Le Nuvole” all’ultimo “Anime salve”, accompagnato dall’attrice Benedetta Badaracco che ha letto la traduzione italiana del testo in lingua ligure. Il bouzoki suonato da Ascolese ha accompagnato l’ingresso sul palco della formazione di musicisti e cantautori composta da Emiliano Begni (Direttore Musicale), Giulia Briziarelli, Andrea Caovini, Daniela Di Renzo (Direttore Artistico) e Alessio Ingravalle che ha eseguito la “Canzone dell’amore perduto” e “Creuza de mä’”. All’avvio musicale è seguita la presentazione del libro La mia prima volta con De André. 515 Storie” (Ibis, 2019) curato da Daniela Bonanni e Gipo Anfosso. Con Daniela Bonanni hanno dialogato il giornalista Fausto Pellegrini – vice caporedattore del coordinamento on-line di Rainews –, e Paolo Zefferi, giornalista di Rainews esperto di musica internazionale, facendo emergere l’innovazione di questo libro che, raccogliendo democraticamente in ordine alfabetico molte testimonianze sul primo incontro con De André soprattutto da persone comuni, non ha tradito la memoria di Faber e anzi ne ha dimostrato la forza di penetrazione in ogni fascia generazionale. Terminata la proiezione dell’approfondimento “Bocca di rosa. La storia e l’attualità”, curato da Paolo Zefferi e realizzato per Rainews, la voce di Benedetta Badaracco ha trasportato il pubblico nel linguaggio semplice di De André, semplice come quello di una fiaba, attraverso la lettura del racconto de “Il suonatore Jones” tratto dal libro “Ogni tre stelle: fiabe di ieri e di oggi”.

In quesa atmosfera si è calato il concerto che, con un sapiente gioco di luci e di arrangiamenti, ha alternato l’esecuzione di brani dell’opera di De André a pezzi del repertorio di ciascuno dei cantautori, facendo fluire le diverse componenti in unico discorso continuato. A questa concatenazione, dove la produzione di De André si è saldata all’esperienza degli artisti contemporanei, ha dato il via Giulia Briziarelli, cantando “Fiume Sand Creek” e la sua “Viaggio per mare” e lasciando poi il testimone a “Il giudice” eseguito da Andrea Caovini insieme al proprio brano “Una storia come questa”. “Amico fragile” è stata invece la canzone scelta da Daniela Di Renzo, insieme al brano da lei scritto “Da vicino nessuno è normale”, seguita da “Prinçesa” cantata da Alessio Ingravalle che ha poi presentato al pubblico la sua “Vino rosso”. Emiliano Begni ha chiuso il circolo con “Ho visto Nina volare”, brano che ha introdotto all’ingresso del coro FondarCanto dei ragazzi della città di Velletri, tra le attività promosse dalla Fondazione di Partecipazione Arte e Cultura di Velletri, diretta da Claudio Maria Micheli, che ha patrocinato l’evento. I ragazzi, diretti da Graziano Cedroni e dal mezzosoprano Valentina Pennacchini, hanno cantato insieme ai cantautori “Ottocento”, dando una prova di bravura in un brano non facile. Per il finale dell’evento si sono aggregati al gruppo i bambini dell’I. C. “Velletri Nord” che, grazie al lavoro svolto in classe dalle due coppie di maestre formate da Laura Barzetti e Anna Olivieri e da Antonietta Lucchetti e da Lida Prosperi, hanno accompagnato gli artisti e il coro durante l’esecuzione del brano “Il pescatore”, mentre in sottofondo è stato proiettato un video con le illustrazioni realizzate degli alunni e ispirate al celebre brano di De André.       

Questa la coinvolgente sinergia che
si è manifestata nella tappa veliterna di “Per chi ti ha toccato il corpo con la mente”, primo di tre incontri
che – come ha precisato Michele Ascolese – non commemorano ma celebrano Fabrizio De André in una festa che proseguirà
negli eventi previsti il 15 dicembre a Lanuvio, ore 18, presso il Teatro
Comunale “Don Bosco” e l’11 gennaio 2020, alle ore 19, nella Sala Nobile di
Palazzo Savelli ad Albano Laziale.

di Valentina Leone




Al festival della fotografia di Lishui arriva “Soccus”: la mostra sui costumi ciociari

Questo
veramente grande ed unico Paese, la Cina, che a dispetto di tragedie e
catastrofi sociali e politiche durate anni e anni che l’hanno insanguinata e
sconvolta, è riuscita a trovare la sua fisionomia autentica e il suo volto
pubblico nonché la sua congenita conformazione politica e sociale che offre al
mondo, dove gradita e dove no. Certo è che tutto quanto la riguarda, fornisce
l’idea del gigantismo e dello straordinario: tutto quanto è di livello
superiore all’immaginario comune!

E in
questo mondo il cui volto immediato è la possanza industriale e militare e
finanziaria e umana, una accelerazione permanente, spazio enorme, più di quanto
si immagini, è riservato anche alle altre emanazioni dell’uomo quali la
cultura, l’arte, la scienza, la bellezza… cioè anche per lo spirito e
l’anima. E se si scorrono le notizie di cronaca, ci si rende conto della
incredibile fioritura di esposizioni e manifestazioni d’arte, di convegni
scientifici e letterari, della nascita di musei e di pinacoteche,
dell’interesse per l’arte e la ricerca e la cultura, delle attività didattiche
e accademiche.

E in
siffatto contesto culturale e artistico dinamico e in continua evoluzione si
inserisce una manifestazione di arte fotografica che si tiene ogni due anni a
quasi duemila Km da Pechino, a Lishui,
significativa città universitaria.

E’ una iniziativa dedicata esclusivamente alla fotografia, sia in Cina sia all’estero, fondata nel 2004 e promossa dalle autorità municipali e accademiche della città, proprio con la finalità di sviluppare e stimolare ma soprattutto confrontare le ricerche e sperimentazioni di tutti i fotografi artisti nazionali e stranieri e quindi la istituzione di un Festival biennale internazionale.  E la presente edizione, la nona che si sta svolgendo dall’8 al 12 del mese è quella dove la rappresentanza internazionale è particolarmente vistosa.

Una manifestazione sia espositiva e sia informativa del massimo livello in quanto parallelamente al festival vero e proprio, ha luogo un simposio sulla fotografia di proporzioni anche questo inimmaginabili per gli argomenti affrontati, il numero delle sessioni e la rilevanza degli oratori: tutti i temi connessi con l’arte fotografica sono discussi e dibattuti.

Mentre gli espositori al festival vero e proprio sono oltre cinquemila fotografi da tutto il  mondo, le esposizioni oltre duemila, i paesi partecipanti  108 e le istituzioni e organismi nazionali e stranieri 155 e le università ed atenei 112: e nella ciclopica e impressionante manifestazione è presente anche una associazione italiana Expophoto il cui socio fondatore è un artista fotografo ciociaro di Sora, Rocco de Ciantis, il quale nell’ambito del festival  espone un  progetto fotografico  intitolato SOCCUS  che parte da una sua iniziativa  consistente in una serie di riproduzioni di qualità non comune che illustrano dei personaggi che vogliono richiamare il costume ciociaro dei quartieri di Arpino da lui stesso fotografati, organizzati e  promossi da una istituzione locale, la Fondazione Mastroianni. 

Per dare un’idea delle proporzioni basti tener presente che i pannelli che illustrano le immagini presentate dalla associazione di Rocco de Ciantis sono 180×130: tutto dunque gigantesco e di proporzioni incredibili, a sottolineare il significato altissimo del festival di Lishui. Naturalmente il progetto SOCCUS è stato illustrato dalla rappresentante italiana in lingua cinese ed inglese e presentato con le parole redatte appositamente dallo scrivente.

Dalle
prime impressioni raccolte, le immagini dei ciociari fotografati magistralmente
dal Sig. Rocco de Ciantis sono state moltissimo apprezzate e considerate: non è
esclusa qualche reazione di turismo dalla Cina destinazione Arpino per ammirare
da vicino questa umanità con questi costumi. Imperdonabile, ci si consenta la
nota polemica, che nella patria del costume ciociaro si continui ad ignorare
tale fenomeno al contrario conosciuto dovunque, da sempre.




Ci vediamo a via Veneto, direttamente da “I fatti vostri” Silvia Squizzato

“Ci Vediamo a via Veneto. L’appuntamento del sabato, in diretta dall’Harry’s Bar il locale per eccellenza della Dolce Vita capitolina, con Chiara Rai. Ospite della puntata Silvia Squizzato, inviata speciale insieme alla sorella gemella Laura del programma targato RAI2 “I fatti vostri” condotto da Giancarlo Magalli. In studio anche la criminologa Immacolata Giuliani.




Anguillara Sabazia, quella tomba imbarazzante per l’amministrazione Anselmo: un fatto che dovrebbe indignare tutti… Consiglieri compresi!

ANGUILLARA SABAZIA (RM) – Come nella vita di ogni essere anche in quella dell’amministrazione comunale, soprattutto quando il baratro è imminente, si cominciano ad avvertire dei segnali che indicano che ormai la carriera del sindaco è arrivata al capolinea. E questo stato terminale dell’amministratore pubblico lo si può tranquillamente definire come il rantolo di fine carriera politica.

Ai più attenti non sarà certamente sfuggito l’operato ansante, sempre più frequentemente affannoso della sindaca di Anguillara Sabazia. E nel caso specifico, che si tratta in questo articolo, irrispettoso dei sentimenti altrui ed insensibile agli affetti ed ai cari ricordi di chi ha avuto la sfortuna di piangere un suo caro. Tanti sarebbero i fatti da narrare sulle gesta di questa sindaca, ma quello di oggi dovrebbe indignare l’intera cittadinanza di Anguillara Sabazia, consiglieri di maggioranza inclusi.

I fatti:

Dopo la delibera di Giunta comunale n.30 del 22/02/2018 e dopo la conseguente Ordinanza Dirigenziale n.117/2018 con cui è stata predisposta la requisizione di una prima tranche di loculi presso il cimitero cittadino, il 27 settembre di quest’anno veniva recapitata ad un residente, concessionario del loculo cimiteriale n.20, 3° fila, blocco B5, una lettera raccomandata, protocollo 30705.

Con la lettera il Comune avvisava il residente concessionario, che il suo loculo veniva “provvisoriamente occupato da altra salma.”

Nella lettera del Comune si specificava anche: “Non appena il Comune sarà nelle condizioni di traslare il feretro in altra sepoltura libera da concessione, il suddetto loculo sarà liberato”. Firmato: Il responsabile di Area/Dott.Maria Eugenio De Rose.

Ebbene lo scorso 27 settembre il loculo del residente è stato occupato dalla salma del signor GB.P ed effettuata muratura e rifinitura con stuccatura a calce. E il 1 novembre, dopo appena un mese, l’apertura del loculo è stata rivestita con una lapide di marmo, personalizzata con l’incisione di nome e cognome, data di nascita e del decesso, corredata con lampada votiva accesa e tanto di foto del de cuius impressa nel marmo.

Il residente, concessionario legittimo del loculo, trovandosi di fronte a quello che tutto gli è sembrato tranne che una occupazione provvisoria del proprio loculo ha fatto intervenire al cimitero la Polizia Locale che il 5 novembre scorso ha redatto un verbale fotografando la situazione come a loro rappresentata.

A questo punto sono tante le domande e qualcuno dovrebbe rispondere perché i dubbi si infittiscono ed i sospetti pure, perché come usava dire Andreotti “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina”
“……il feretro in altra sepoltura libera da concessione, ……”.

L’agenzia funebre che pubblicizza la compra vendita di tombe

Al Capo Area che probabilmente ancora crede che le sepolture libere piovano dal cielo consigliamo di fare una visitina all’agenzia funebre che pubblicizza la compra vendita di loculi, tombe e annessi e si convinca che disponibilità libere da concessioni si trovano sul mercato.

Come mai? Al Comune, solerte ed implacabile, questo dettaglio non può essere sfuggito. Basta indagare chi sono i concessionari che stanno vendendo; non dovrebbe essere difficile per l’ufficio cimiteriale.

La seconda domanda, importante quanto la precedente, tratta materia molto delicata. Ci si chiede, quale ufficio del Comune ha autorizzato la copertura e la rifinitura in marmo del loculo n.20, 3° fila, blocco B5, requisito ed occupato provvisoriamente da altra salma? E quali operai hanno murato il marmo? Quali sono i documenti per cui questi operai cimiteriali hanno potuto procedere nella privatizzazione e personalizzazione del loculo requisito “provvisoriamente?”

Ci sarebbe poi da sapere quale ufficio del Comune ha firmato il contratto con gli eredi del defunto sig. GB.P. per la fornitura di corrente per la luce votiva.

Se per l’amministrazione guidata dalla sindaca Anselmo tutto questo è considerato come “normale amministrazione” allora le cose sono più gravi di quanto si possa immaginare.,

A chiusura si citano le brevi parole proferite da Don Giorgio Trotta rivolte agli esponenti dell’Amministrazione Comunale e della Sovrintendenza ai beni artistici e culturali della Puglia in occasione della benedizione dei lavori di recupero delle necropoli viestani: “Il rispetto della città dei morti sia il preambolo perché venga rispettata la città dei vivi”. Chi ha orecchi per intendere, intenda!




Ronciglione, è di nuovo emergenza rapine in villa: torna la paura tra i residenti

RONCIGLIONE (VT) – È da circa un mese che a Ronciglione, ridente cittadina in provincia di Viterbo, si verificano furti in appartamenti e ville. La tecnica di intrusione è semplice: una porta o una finestra scardinata, un vetro rotto, una recinzione scavalcata, e la banda – almeno tre o quattro malviventi – sono in casa tua; di notte alle 3, di giorno alle 17, di mattina alle cinque, mentre tutta la famiglia gode l’ultimo sonno, comodamente a letto.

Quattro ingressi in 48 ore

Abbiamo contato quattro ingressi in quarantottore, davvero degli stakanovisti: due in villa, a Villaggio 91, più uno, sempre in villa, nelle adiacenze di Villaggio 91, in via di Poggio cavaliere. Il quarto addirittura in un quartierino abbastanza nuovo, dietro la caserma dei Carabinieri!

Dicevamo che la tecnica di intrusione è quella che già abbiamo visto, da queste parti, e anche le vie di avvicinamento sono consuete:

Per esempio, nel caso di Villaggio 91, il noccioleto di Tedeschi che sta alle spalle del complesso. Sono evidentemente persone che conoscono bene i luoghi e gli abitanti. Vien da pensare alla banda di giostrai arrestata qualche anno fa dalla squadra guidata dal maresciallo Longobardi, allora comandante di stazione e ora in pensione.

L’azione fu coordinata, a quanto si ricorda, insieme ad altri carabinieri, di Capranica ed altre stazioni.

Le persone arrestate furono otto, e possiamo legittimamente pensare che siano state associate alle patrie galere. Se la banda, come sembra, è la stessa, certamente la pena inflitta a ciascuno di loro non è stata congrua, visto che a breve distanza sono già in libertà: oppure in permesso premio, come piace oggi fare ad alcuni magistrati che vivono nelle nuvole. Secondo noi, la pena deve servire a punire, e non solo al ‘recupero’ dei banditi; i quali, ben lungi dal farsi ‘recuperare’, adottano tutti i sistemi per uscire prima del dovuto, non ultimo la ‘buona condotta’, che permette uno sconto di pena del 25%: cioè in pratica di un quarto della ormai inefficace ‘pena’.

Nel concedere tali benefici bisognerebbe tener conto – ma pare che, dalla cronache, questo non si faccia – delle recididive specifiche. Se uno è un delinquente incallito, dovrebbe essere tenuto lontano dalla gente onesta e civile quanto più possibile, e le pene, in caso di nuovo arresto, dovrebbero consentire una pena tale da sconsigliarlo, per tarda età, di continuare a delinquere.

Due parole sui furti in appartamento

Abbiamo seguito, più d’una volta, casi in cui un cittadino per bene, svegliato nel cuore della notte, e trovandosi di fronte a tre/quattro individui magari anche mascherati, abbia avuto la triste sorte d’esser massacrato di botte. L’alternativa è stata quella di armarsi e uccidere l’intruso, o gli intrusi, con conseguenze più pesanti per chi si è difeso, spaventato, nel suo diritto, che per i complici. Questa è una stortura della nostra Italia. Troppo spesso i furti in appartamento vengono considerati reati minori, mentre sono quelli che rivestono una maggior pericolosità sociale, come anche i furti d’auto, le rapine a farmacie e supermercati, e gli scippi: tutti reati che incidono negativamente sulla qualità della vita delle persone oneste, e che andrebbero sanzionati con molta più severità. È necessario un maggior controllo del territorio, tale da prevenire e scoraggiare le intrusioni domestiche, notturne o diurne, con abitanti o senza. Certamente è necessario che le nostre forze dell’ordine vengano riportate all’organico che consentiva loro, una volta, di controllare efficacemente città e campagne: parliamo di Carabinieri, ma anche di Polizia di Stato. Per esempio, i Carabinieri di Ronciglione devono controllare una zona molto vasta, che arriva addirittura a Monte Romano: di questo si avvalgono i malintenzionati. Se sono da una parte, non possono essere dall’altra. Il rischio che tutti corriamo è quello di avallare una svolta autoritaria delle istituzioni: questo ci garantirebbe più sicurezza, pene più giuste, niente permessi premio, nessuna indulgenza per chi dimostra di non saper vivere in un contesto sociale sano e civile. Quindi vediamo bene quale sia la pericolosità sociale del sottovalutare – o depenalizzare addirittura – reati come quelli di cui parliamo.

Creazione di ronde di cittadini, rischio di giustizia sommaria, rischio che il cittadino per bene, subendone le conseguenze anche civili nei confronti degli aggressori,  si difenda oltre il limite consentito da una legge che, seppur riformata, non corrisponde – dovendo passare sotto le forche caudine discrezionali della nostra magistratura – a quello che sarebbe una difesa reale ed efficace: e che comunque si dovrebbe considerare come eccezionale.

Siamo un paese che non ha la fortuna di avere un governo efficace e competente. La nostra salute, fisica e psicologica, è l’ultimo dei pensieri dei nostri ministri, tutti tesi come sono a soddisfare le lobby che versano ricchi contributi nelle loro ‘fondazioni’, e ad accontentare quelle clientele che porteranno loro voti alle prossime elezioni: oltre ad insultare ed incolpare chicchessia – specialmente la vecchia gestione, senza tener conto che di quella facevano parte anche loro – delle loro incapacità. Morale della favola: muniamoci di allarmi, di sensori meglio se esterni, di telecamere che possano registrare le intrusioni e permettere di identificare i malviventi, tanto ormai sono conosciuti.

E confidiamo nelle nostre poche forze dell’ordine, che anche di notte sono disponibili all’intervento, a qualsiasi ora, e di questo sono testimone. Soprattutto non confidiamo nell’intelligenza di chi queste forze dell’ordine dovrebbe meglio gestire, perché è un valore molto labile – se esiste.