Conservatori e precariato Afam: quando la scure europea pende sulle “dimenticanze di governo”

Sulla questione del precariato AFAM, di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, abbiamo voluto sentire anche il parere dell’avvocato Vincenzo De Michele, illustre giuslavorista, specializzato nella difesa degli interessi dei precari del pubblico impiego, difensore tra l’altro anche dei precari AFAM. Diversamente da come si era ipotizzato precedentemente, la mancata approvazione dell’emendamento del senatore Amidei non avrebbe coperto interessi privatistici, ma pare sia stata originata proprio da una forza di governo facente capo al partito di maggioranza relativa, il PD, secondo quanto ci ha descritto l’avvocato De Michele. Facendo ammenda di fronte a quanti sono stati colpiti ingiustamente da quanto riportato attraverso alcuni nostri articoli/denuncia, o colpiti si sono sentiti, e ai quali offriamo fin d’ora la più ampia possibilità di replica, com’è doveroso, a margine di questa faccenda che si trascina ormai da quasi vent’anni, con grave disagio di chi presta la sua opera nel settore pubblico, – e non parliamo soltanto dei precari storici di Conservatorio, comparto AFAM, ma di quanti aspettano, come loro, di poter lavorare con serenità e certezza nell’avvenire, mentre assistono con rammarico al pensionamento di loro colleghi, ormai anziani, che una vita da precario l’hanno vissuta interamente, e che riceveranno una pensione da precario – pensiamo, dalle parole dell’avvocato De Michele, di avere individuato il vero guasto che ha portato a questa situazione.

Ma a questo punto lasciamo che i veri responsabili della mancata immissione a ruolo dei precari AFAM – perché di quelli ci interessa di occuparci, – siano denunciati dalle parole dell’avvocato De Michele. Possiamo solo, facendo una piccolissima riflessione, dire che l’approvazione dell’emendamento del senatore Amidei avrebbe rappresentato, per questo governo e per la pubblica amministrazione, una via d’uscita da imboccare di corsa, per sottrarsi, a quanto afferma De Michele, a ben più pesanti sanzioni. Tenendo presente che l’operazione di deprecarizzazione AFAM sarebbe costata soltanto, in due anni, quattro milioni di euro, una cifra davvero irrisoria in una legge di bilancio. Cioè qualcosa che si potrebbe attribuire ad una città, o al suo sindaco, per una manifestazione folcloristica annuale.

 

Avvocato De Michele, chi è che può avere interesse a non far votare l’emendamento 56.13 del senatore Amidei, che permetterebbe la regolarizzazione dei precari storici dell’AFAM? In definitiva, chi può trarre vantaggio da una tale situazione?
Guardi, io sono stato a Bruxelles, al Parlamento Europeo, in commissione delle petizioni, come esperto della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo per quanto riguarda il problema del precariato, e ho stigmatizzato in maniera molto pesante il comportamento non solo dello Stato italiano, ma anche della Commissione europea, che non ha controllato la corretta applicazione della direttiva comunitaria da parte degli Stati membri, e in particolare da parte dell’Italia, e non ha proceduto a presentare ricorso per inadempimento, nei confronti dell’Italia. Dopo la mia relazione in Commissione Petizioni al Parlamento europeo, esattamente il giorno dopo, è uscita la circolare Madia, quella che da’ attuazione al D.L. 75 del 2017, che era stato peraltro richiamato dalla Commissione europea come documento d’interesse, ai fini di verificare se, e in che misura lo Stato italiano volesse risolvere una volta per tutte il problema del precariato pubblico. Come ben sapete, però, dal D.L. 75 del 2017, e quindi dalla circolare Madia, sono esclusi i docenti di Conservatorio AFAM, per i quali doveva essere previsto un percorso autonomo. Qual è il problema di fondo in questa strana vicenda? Io non credo neanche che ci sia l’interesse di un privato: io credo che questa sia stata una reazione, da parte soprattutto del Partito Democratico, come componente principale del governo nazionale, una reazione a quello che è successo in Parlamento europeo, dove tutti gli Italiani in Commissione Petizioni, in particolare la Sinistra, il M5S, e addirittura i Socialisti, con il francese Martin, hanno capeggiato l’intervento a favore dei precari pubblici italiani, e dei precari in generale dell’Unione Europea, e quindi l’intervento della Commissione contro l’Italia. Mentre il rappresentante del PD nella Commissione Petizioni Cozzolino, come era già successo per la verità il 28 febbraio del 2017 per la questione della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giudici onorari, i giudici di pace in particolare, il PD su questa condizione è stato fermo. Quindi, ha sostanzialmente assunto un atteggiamento negativo in effetti alla stabilizzazione del precariato storico. Quale può essere la motivazione politica, rispetto a tutto questo? La motivazione politica è legata ad un procedimento che è in corso in Corte di Giustizia, sollevato dalla Corte d’Appello di Trento, che, contestando la posizione assunta dalla Cassazione sul precariato scolastico, – quindi non parliamo del precariato AFAM, parliamo del precariato scuola – la Cassazione è intervenuta sul precariato scolastico, per difendere essenzialmente le scelte del PD con la Buona Scuola,- cioè la Legge 107 del 2015, con la stabilizzazione del precariato scolastico – in quell’occasione la Cassazione ha detto sostanzialmente che non si applicava ai precari della scuola il D.L. 368 del 2001, per cui dopo 36 mesi di servizio, anche non continuativo, il rapporto non si trasformava a tempo indeterminato, come invece la Corte di Giustizia aveva imposto con la sentenza Mascolo, e che la stabilizzazione dei precari della scuola era condizione sufficiente per rimuovere le competenze dell’abusivo ricorso ai comparti del risarcimento del danno. Quindi, io faccio la causa, sono precario da dodici, tredici, quattordici anni, comunque più di tre anni, se, data la 107 del 2015, o in base a qualsiasi altro evento, vengo immesso in ruolo, nel corso del giudizio, la Cassazione sulla scuola ha detto che ai docenti non spetta il risarcimento del danno, e anzi, rigetta la domanda. Accontentatevi. Chi non è stato stabilizzato non può avere neanche il risarcimento del danno, mentre un’altra invenzione della Cassazione, invenzione, diciamo, ‘renziana’, per cui, anche se hai raggiunto le tre supplenze, non hai diritto a nulla, né al risarcimento del danno, puoi essere stato stabilizzato, soltanto se hai fatto quattro supplenze all’anno. Ora queste sentenze non piacciono all’AFAM. Tuttavia, i giudici nazionali di merito hanno stabilito che il 368 del 2001 non si applica al precariato AFAM. Puoi fare quanti anni di servizio vuoi, ha diritto al risarcimento del danno soltanto se hai fatto quattro supplenze annuali. Perchè hanno assimilato erroneamente la disciplina del reclutamento del personale della scuola alla disciplina di reclutamento AFAM. Sulla base di questo errore, la corte d’appello di Trento – un errore però che dipende dalla Cassazione e dalle indicazioni che ha dato la Cassazione – perchè sia per il personale della scuola che per il personale AFAM, le supplenze annuali vengono stipulate ai sensi dell’art. 4, comma 1 della legge 124 del 49, sono le famose supplenze annuali. Mentre nel comparto AFAM ci sono solo supplenze annuali, e non ci sono anche le supplenze, diciamo, sull’organico di fatto, le supplenze fino al 30 giugno. Quindi per il comparto AFAM il problema delle supplenze di fatto non si pone, nell’anno accademico dal primo novembre fino al 31 ottobre dell’anno successivo. Questo è, però sempre ai sensi dell’art. 4. Applicandosi la stessa norma che ritroviamo nella disciplina della scuola, la Cassazione ha indotto a condizione la giurisprudenza di merito e la gente ha detto che anche per il comparto AFAM non c’è alcun tipo di tutela nel senso della stabilizzazione. Quindi ci si aspettava che, come è stato fatto per il precariato pubblico con la circolare Madia, passasse questo benedetto emendamento, per trasformare la graduatoria della 128 in graduatoria ad esaurimento per l’immissione in ruolo. La cosa paradossale è che la Corte d’Appello di Trento ha contestato giustamente le sentenze della Cassazione, sostenendo che un docente AFAM, il professor Rossato, assunto e messo in ruolo nel 2016, con decorrenza dal primo gennaio 2014, – l’immissione in ruolo, ai sensi dell’art. 19 comma 1 del D.L. 104 del 2013, Decreto Legge Letta sul precariato scolastico e sul precariato AFAM,- ebbene, questo lavoratore, che aveva fatto la causa davanti al Tribunale di Trento, e gli era stata negato il diritto al risarcimento del danno e la stabilizzazione, era andato in appello e aveva continuato ad insistere sulla stabilizzazione e sul risarcimento del danno, a questo professor Rossato capita in appello l’immissione a ruolo. E la Corte d’appello dice, vabbè, è stato immesso a ruolo, ma perchè non deve avere anche il risarcimento del danno per dodici anni di precariato, perchè il professor Rossato è stato precario con supplenze annuali dal 2003 fino all’immissione in ruolo, nel 2015. In questa causa ci siamo costituiti con il professor Rossato, insieme ad importanti colleghi e sigle sindacali, per cui la Corte d’Appello ha riconosciuto non solo il risarcimento del danno, ma si applica anche al personale AFAM il D.L. 368 del 2001. Temo che questa ritorsione abbia indispettito il Partito Democratico e abbia bloccato l’iter delle immissioni in ruolo. Una vendetta rispetto al fatto che un docente AFAM che era stato immesso in ruolo con la 143, adesso si trova a contestare tutto il pasticcio fatto dalla Cassazione sul precariato scolastico per difendere l’immondizia della legge sulla Buona Scuola, la 116 del 2015. C’è di fondo una situazione di profondo disagio dell’attuale partito di maggioranza di governo, il Partito Democratico, che invece di tutelare gli interessi dei lavoratori, e insistere sulla stabilizzazione di tutti, compresi i precari del comparto AFAM, come aveva tentato di fare il governo Letta, con due Decreti Legge, 101 e 104 del 2003, non solo se ne strafrega dei precari pubblici, non solo fa il Jobs Act, ma addirittura si dimentica di delineare un percorso di stabilizzazione per i precari per eccellenza, che sono quelli del comparto AFAM. In Corte di Giustizia abbiamo rappresentato anche questa situazione assurda, cioè che chi, come i docenti della 143, non ha fatto un concorso, perchè concorsi da venticinque anni non se ne fanno, nel comparto AFAM, ma è stato immesso in ruolo semplicemente per il tramite di quella graduatoria, quando quella graduatoria permanente è stata trasformata in graduatoria a esaurimento, e per accedere a quella graduatoria ha avuto bisogno soltanto di 360 giorni di servizio, quindi senza alcun titolo di accesso di tipo concorsuale, perchè concorsi non se ne facevano, e quindi non aveva bisogno di accedere a quella graduatoria tramite concorso. Quindi chi, inserito nella graduatoria tramite la 128, che ha dovuto maturare tre anni accademici di servizio, l’idoneità, l’abilitazione all’insegnamento accademico, e ha dovuto superare una procedura concorsuale, questi stanno fuori. Quelli della 143 invece sono a ruolo. Questa situazione l’abbiamo rappresentata perfettamente alla Corte di Giustizia. Quello che vedo, poi, che siamo al di là del giochetto di non far passare l’emendamento, che costa soltanto pochissimo per l’immissione in ruolo stabile del personale, il riflesso della mancata approvazione di questo emendamento sarà pagato in termini molto cari, e questa volta la Corte di Giustizia interverrà proprio sulla questione che riguarda il processo del comparto AFAM.

Mi dica avvocato, ma il governo italiano non rischia una sanzione per non aver ottemperato alle prescrizioni dell’Unione Europea?
Assolutamente sì. Io ho insistito davanti al Parlamento Europeo affinchè la Commissione europea facesse partire le richieste per inadempimento e procedura d’infrazione. La procedura d’infrazione e il ricorso per inadempimento. Questo comporta gravi conseguenze, perchè un inadempimento da parte di uno dei principali stati membri dell’UE, come l’Italia, all’applicazione della più importante delle direttive sociali, come la direttiva del contratto a tempo determinato, che non riguarda soltanto, beninteso, i Conservatori, riguarda tutti i precari. Che poi stabilizzano quelli che vogliono, stabilizzano i raccomandati delle autorità indipendenti, e lo fanno addirittura con legge dello Stato, e quelli che sono stati inseriti presso l’Autorità garante della concorrenza sul mercato, e altre tipologie di dipendenti, sono stati inseriti perché raccomandati. Perché amico di chi, amante di chi, compagno di chi, figlio di chi, allora si trova un percorso finanziario per la stabilizzazione. E non hanno neanche fatto il concorso, e non so se alla fine hanno l’attitudine a svolgere l’attività impiegatizia di concetto che svolgono, con una retribuzione più elevata, rispetto a quella percepita nella stessa tipologia di mansioni in altri settori del pubblico impiego. I Conservatori, per i quali non ci sono concorsi, la procedura concorsuale non è prevista, si continua a precarizzare i rapporti. Tenga presenta che al Parlamento europeo sono pendenti ancora molte petizioni che sono state presentate da docenti di Conservatori AFAM. Tutte le petizioni del precariato pubblico, compreso quello dei docenti AFAM della 128, sono all’attenzione della Commissione per le petizioni del Parlamento europeo. E con ogni probabilità, a gennaio, la Commissione per le petizioni proverà a mandare in adunanza plenaria l’intero Parlamento sul problema del precariato pubblico in Italia, che è il problema più grave. Quindi ne vedremo delle belle, anche perché sulla questione della stabilizzazione del precario che supera i 36 mesi vengono eccezioni alla Corte di Giustizia, e non solo nella causa dello Stato e del docente AFAM, ma anche per ciò che riguarda il precariato pubblico siciliano, la causa Santero, fra poco uscirà la sentenza della Corte di Giustizia e ci dirà qual è la sanzione più adeguata, per questo tipo di abuso continuato e reiterato. In questo senso riguarderà tutti, non soltanto i precari pubblici. Quindi praticamente noi, del PD, del Parlamento italiano, che ormai va a morire, del fatto che non abbiano voluto approvare un emendamento, diciamo, obbligato, un atto dovuto, per l’intero ruolo di personale qualificatissimo, che non venga approvato l’emendamento, a me dispiace, perché si poteva risolvere subito la questione, però sappiamo a chi attribuire la responsabilità.

Roberto Ragone