COTRAL – L’accordo sindacale siglato dalle organizzazioni sindacali unitarie CGIL-CISL-UIL con l’azienda COTRAL il 29 luglio 2016 è stato respinto dai lavoratori. Il 51,9 % ha votato contro nel referendum indetto il 12 settembre 2016 . Spaccatura netta quindi che rileva il malcontento che serpeggia tra i lavoratori del comparto degli autoferrotranvieri del COTRAL.
"In quanto rappresentanti dell’ORT (osservatorio regionale dei trasporti) per la provincia di Viterbo – dichiara Raimondo Chiricozzi Rappresentante ORT Viterbo Comitato Utenti Trasporti – abbiamo assistito ad alcune assemblee dei lavoratori tenute dai sindacati. Nell’ultima, – prosegue Chiricozzi – tenuta il 5 settembre 2016 a Viterbo presso il capolinea del Riello, abbiamo incontrato Micaela Quintavalle, responsabile nazionale del sindacato di base “Cambia mente M410”, che, assieme alla UGL ha sostenuto le tesi del NO al referendum. La Quintavalle evidenziò i motivi per cui l’accordo firmato dai confederali andava respinto, domandandosi inoltre se gli stessi fossero ancora a difesa dei lavoratori o di essere divenuti supervisori delle decisioni aziendali. In quella assemblea abbiamo constatato l’effettivo malcontento dei lavoratori rispetto le competenze, l’aumento dell’orario di lavoro e altre questioni legate ai turni, al lavoro nelle festività, alle malattie, alla 104, ecc. Il malcontento era palpabile e già da quella assemblea abbiamo preannunciato la vittoria del No all’accordo al Referendum. Il dissenso era evidente soprattutto nel personale del movimento (gli autisti) costretti al lavoro con mezzi, spesso fatiscenti, sotto la propria responsabilità.
L’azienda, con l’approvazione del nuovo piano industriale, ha previsto l’acquisto di nuovi mezzi circa 300 autobus e il miglioramento e l’ammodernamento delle infrastrutture, così si legge nel testo dell’accordo del 27 settembre 2016 sottoposto a referendum. Ora con l’accordo del 29 luglio respinto rimane in vigore il contratto nazionale e c’è chi afferma sia un boomerang per i lavoratori. Si sparla e gli sconfitti sembra minaccino scioperi. Più che di scioperi, si renderebbe necessaria nei sindacati CGIL CISL UIL una seria riflessione sulla perdita di credibilità tra i lavoratori, che non ci sembra si sentano degnamente rappresentati, da questi, dal momento che hanno decisamente respinto l’accordo. Per comprendere la situazione e soprattutto quali effetti si avranno sul servizio vorremmo conoscere quali iniziative intendono prendere l’azienda COTRAL e la Regione Lazio perché nell’immediato venga assicurato il servizio.
Va quindi ripresa l’iniziativa per un nuovo accordo con tutti i sindacati in campo da sottoporre alla approvazione dei lavoratori e l’ORT Osservatorio regionale dei trasporti crediamo posa farsene carico.
Abbiamo girato queste domande per primo al neo eletto segretario regionale del sindacato “Cambia-Menti M410” Ivano Cannone che ha ribadito con fermezza quanto la segretaria nazionale Micaela Quintavalle ha in una sua dichiarazione affermato:
“I lavoratori, ha detto Cannone, hanno scelto di dire NO ad una proposta che avrebbe eliminato ogni diritto, compreso quello di sciopero.
Il risanamento aziendale che giustamente va fatto non può passare attraverso la eliminazione della legge parentale o della 104 o cancellando il diritto alla malattia. Gli autoferrotranvieri non si sono mai rifiutati di fare 37 ore. Semplicemente chiedono di farle a turno e non con lo straordinario imposto.
Se avesse vinto il SI, continua Cannone, pur di non perdere compensi i lavoratori si sarebbero messi alla guida di autobus anche malati, con qualche linea di febbre. Per non fare ritardi o giorni di assenza sarebbero partiti con pulman anche inefficienti e a rischio sicurezza dei cittadini. Un accordo che per l’utenza sarebbe stato drammatico, ecco perché era necessario respingerlo. Per ultimo riteniamo che i lavoratori abbiano ben compreso la posta in gioco e crediamo non siano più disponibili alla partecipazione agli scioperi che vengono minacciati attraverso tabellasti ossequiosi e che lascierebbero inalterata la situazione dei privilegi ai sindacalisti compiacenti all’azienda. Queste organizzazioni farebbero meglio a fare chiarezza al loro interno evitando ed emarginando coloro che vorrebbero continuare ad essere i portavoce dell’azienda, anziché dei lavoratori. Ormai i lavoratori hanno ben compreso chi li difende veramente e non accettano più di essere i paganti, con il proprio stipendio, questa sovrastruttura sindacale dannosa per la società. Fare il sindacalista, ha concluso Cannone, deve tornare ad essere un impegno a favore degli altri lavoratori e non una conquista di maggiori privilegi per se stessi o per i propri figli o clienti”. Non possiamo che attendere sperando che non siano gli utenti a dovere ancora pagare per i disservizi o privilegi alcuni a danno dell’intera categoria".
Monte Compatri si trova ad affrontare una situazione estremamente particolare in un momento di grande rispetto e riflessione: l’ascensore che consente l’accesso al secondo piano della parte nuova del cimitero è fermo da mesi.
Questa condizione, ormai insostenibile, impedisce l’accesso a molte persone, in particolare ai diversamente abili e agli anziani, che si trovano in difficoltà nel raggiungere i propri cari durante le commemorazioni dei defunti. Nonostante i ripetuti solleciti da parte dei cittadini all’amministrazione comunale, nessuna risposta è giunta.
Eppure, il problema dell’ascensore non è solo una questione di comodità; costituisce un vero e proprio ostacolo a un diritto fondamentale: quello di rendere omaggio a chi non c’è più, senza barriere fisiche che ostacolino il rispetto e il ricordo. La gravi modalità di questa situazione è messa in evidenza non solo dalla prolungata inattività dell’ascensore, ma anche dalla coincidenza con il mese di novembre, tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei defunti.
Questo momento, carico di emotività e significato, dovrebbe permettere a tutti di accedere liberamente al cimitero per onorare i propri cari e, tuttavia, la realtà odierna racconta di un’ingiustizia inaccettabile. Durante una nostra recente visita al cimitero, sono emerse numerose proteste e malumori da parte dei visitatori.
Gli anziani e i familiari di persone con disabilità hanno espresso la loro frustrazione per una situazione che sembra non trovare soluzione e la mancanza di un ascensore funzionante non è solo un inconveniente logistico, ma rappresenta una “pecca” dell’amministrazione nel garantire un servizio pubblico adeguato e rispettoso delle necessità di tutti. Diventa fondamentale che l’amministrazione comunale di Monte Compatri prenda immediatamente provvedimenti per risolvere questo problema poiché, diventa inaccettabile che, in un contesto di celebrazioni e ricordi, vi siano cittadini esclusi dalla possibilità di visitare i luoghi di sepoltura dei loro cari. Le istituzioni devono ascoltare le lamentele dei cittadini e agire in modo tempestivo affinché questa situazione non si ripeta in futuro.
Il rispetto per la memoria dei defunti e per le esigenze di tutti i cittadini deve essere una priorità e la speranza è che, dopo tante promesse disattese, l’ascensore torni a funzionare al più presto, restituendo così dignità e accessibilità a un luogo sacro per la comunità di Monte Compatri.
Dopo anni di soprusi, una donna trova il coraggio di denunciare il marito per maltrattamenti e persecuzioni. Il Tribunale di Velletri emette l’ordinanza di custodia cautelare: l’uomo finisce in carcere
Dopo oltre dieci anni di sofferenze e vessazioni, una donna di Carpineto Romano ha trovato la forza di denunciare il marito per maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. La denuncia è stata presentata lo scorso 20 ottobre presso la Stazione dei Carabinieri locale, e ieri pomeriggio, grazie a un rapido intervento delle autorità, per il 49enne carpinetano accusato di violenza domestica si sono aperte le porte del carcere di Velletri.
La vicenda, come ricostruito dai Carabinieri, è segnata da anni di abusi psicologici e fisici. La donna ha raccontato di un comportamento aggressivo e controllante, caratterizzato da urla, schiaffi, spintoni, oltre a una costante imposizione sulle spese familiari. Gli episodi di maltrattamento sarebbero proseguiti per più di un decennio, secondo le dichiarazioni della vittima, fino al momento in cui, con grande coraggio, ha deciso di lasciare l’abitazione coniugale, trasferendosi con la figlia a casa dei suoi genitori.
Dopo la separazione, l’escalation delle minacce e degli atti persecutori non si è fermata. L’uomo, incapace di accettare la rottura, ha intensificato le sue azioni di controllo e intimidazione, passando regolarmente sotto l’abitazione della donna e inviando minacce tramite telefonate e messaggi vocali. Testimoni dell’accaduto e messaggi inquietanti sono stati raccolti dai Carabinieri, fornendo prove concrete al Tribunale di Velletri, che ha ritenuto necessaria la custodia cautelare in carcere per il 49enne, accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica.
Questo caso è l’ultimo di una lunga serie di interventi da parte dei Carabinieri di Colleferro nella lotta alla violenza domestica e di genere. Grazie a una collaborazione continua con l’Autorità Giudiziaria, sono stati presi provvedimenti efficaci per proteggere le vittime, garantendo loro una via d’uscita da relazioni distruttive e pericolose.
A Rocca di Papa, la tensione tra il sindacato Cobas e l’amministrazione comunale guidata da Massimiliano Calcagni sta raggiungendo livelli critici, dando vita a una vera e propria “guerra” a colpi di comunicati. Al centro della controversia ci sono i dipendenti della DM Technology, azienda responsabile del servizio di raccolta rifiuti nella città castellana, ed il concreto rischio di uno sciopero del settore a Rocca di Papa. Il sindacato Cobas accusa l’amministrazione di disinformazione e nega le affermazioni secondo cui sarebbe stata ricevuta solo una richiesta di incontro, relativa al 31 maggio. Secondo il sindacato Cobas, sono state infatti inviate numerose richieste il 31 maggio, il 18 e il 26 giugno, sollevando questioni fondamentali come la sicurezza sul lavoro, i carichi di lavoro e il mancato versamento del Fondo Pitagora. Il comunicato dell’amministrazione, diffuso il 24 ottobre, ha ribadito la ricezione di una sola richiesta da parte del sindacato, risalente al 31 maggio, concernente presunti inadempimenti da parte della DM Technology. Tale comunicazione ha rivelato anche le segnalazioni riguardanti la sicurezza sul lavoro, la modifica della denominazione della società e i ritardi nei versamenti al Fondo Pitagora e l’amministrazione ha risposto formalmente il 28 giugno, manifestando il proprio impegno nel garantire il corretto svolgimento del servizio e comunicando con DM Technology per ottenere chiarimenti circa lo stato dei fatti evidenziati dai Cobas. Tuttavia, il sindacato ha evidenziato che, nonostante la disponibilità manifestata dall’amministrazione a incontri costruttivi, queste opportunità non si sono materializzate, lasciando i rappresentanti dei lavoratori delusi e frustrati. “Purtroppo, anche in questo caso, non abbiamo più ricevuto nessuna risposta nemmeno dalla Società“, si legge nella nota diffusa oggi dai Cobas, specificando che la lettera dell’assessore delegato denota una chiara chiusura al dialogo in quanto lo stesso asseriva, sempre come riportato dal comunicato odierno “di non avere titolo giuridico d’intervento sulle argomentazioni evidenziate dai Cobas”. Nel proseguire della vicenda, i Cobas hanno organizzato un incontro con la DM Technology il 10 luglio, nel quale sono state discusse le difficoltà dei lavoratori. La società si era impegnata a comunicare con l’amministrazione per affrontare i punti sollevati, ma da allora, scrivono ancora, “non abbiamo più ricevuto nessuna risposta nemmeno dalla Società“. Il 18 ottobre, come evidenziato già dal nostro articolo (leggi https://www.osservatoreitalia.eu/lavoratori-in-rivolta-a-rocca-di-papa-verso-lo-sciopero-nelligiene-urbana/), il sindacato Cobas ha avviato le procedure di raffreddamento trasmettendole, per conoscenza anche al Comune di Rocca di Papa costatando il rifiuto al dialogo da parte di entrambi gli enti coinvolti, esprimendo in più la volontà di mettere in evidenza un “percepito atteggiamento discriminatorio” da parte del Comune, il quale avrebbe accolto altre sigle sindacali il 30 maggio scorso. Nonostante le tensioni, nel comunicato odierno, il sindacato ribadisce la sua apertura a un confronto costruttivo “ci teniamo – scrive – a fare sapere che rimaniamo disponibili ad incontrare il Sindaco e l’Assessore nell’interesse dei lavoratori e dell’utilità pubblica del servizio d’Igiene Urbana”. La situazione rimane critica e le prospettive di una risoluzione sono incerte. Ci si augura che le parti riescano a superare le incomprensioni per trovare un terreno comune e lavorare insieme per il bene della comunità di Rocca di Papa.