Il sonno di una notte tramutato in riposo eterno

di Angelo Barraco
 
Marcello Cimino era un uomo di 45 anni che dormiva sotto un portico di Piazza Cappuccini, all’interno della missione San Francesco dei frati cappuccini, nella sua bella Palermo. Era avvolto dalle coperte che lo proteggevano dal freddo pungente che ogni sera soffia  dalle coste sicule e attraversa le vie della città per  graffiare il volto degli isolani che mestamente si rifugiano in casa al caldo con le proprie famiglie. Marcello era un ex idraulico e tre anni fa si era separato dalla moglie, anche lui aveva una casa presso cui ripararsi nelle notti di freddo, ma ha scelto di vivere per strada e guardare ogni notte il cielo e le sue mille sfaccettature sotto prospettive diverse e mutevoli. La strada è certamente un luogo pieno di insidie, poiché si muovono nell’ombra individui sconosciuti dalle non chiare intenzioni,  ognuno di loro ha una storia che si porta dentro e un vissuto che è stato il monito che lo ha indotto ad abbandonare tutte le sicurezze di un tetto sopra la testa con l’incertezza di un cielo stellato e una pioggia che non sempre può lavar via i brutti ricordi. Non importa di come viene vissuta, si tratta comunque di vita e di libere scelte fatte da individui che hanno bisogno di ritrovare loro stessi in una dimensione individuale e dissociata dagli schemi convenzionali dettati da una società frenetica e spesso opprimente che spesso non si pone domande ma pretende le risposte prima della domanda stessa. La vita di Marcello scorreva tranquillamente, passando il suo tempo nella mensa della missione, dove ha conosciuto Giuseppe Pecoraro, benzinaio di 45 anni che vi si recava dopo il lavoro. Anche costui era separato dalla moglie e secondo quanto ricostruito dagli inquirenti avrebbe intrapreso una relazione con una donna ma non avrebbe gradito le attenzioni che Marcello Cimino avrebbe rivolto alla sua signora, motivo per cui i due avrebbero anche litigato. Ma Giuseppe Pecoraro non ha retto alla gelosia nei confronti del suo rivale in amore e in una di quelle notti in cui il freddo attraversa i portici silenziosamente, le Statue imponenti  dei Santi che proteggono la città adornando e osservando le vie e le chiese tacciono aspettando il mattino, ha deciso di ricoprire il ruolo di decisore sulla vita di Marcello Cimino e con disinvoltura si è avvicinato all’uomo che dormiva avvolto dalle coperte, ha versato su di lui con un secchio del liquido infiammabile e senza remore ha ucciso Cimino. Le immagini di quel brutale gesto sono state immortalate da una videocamera di sorveglianza posta in loco, l’uomo inoltre ha confessato. Sgomento e indignazione tra i cittadini che non hanno potuto fare altro che mostrare la loro sentita vicinanza alla famiglia della vittima e la più totale dissociazione dinnanzi ad un così vile gesto. “Il sole può tramontare e risorgere; per noi quando la breve luce si spegne resta un'unica eterna notte da dormire” disse Gaio Valerio Catullo, ma quella notte niente e nessuno ha dato a Marcello la possibilità che il sole tramontasse, ne la coscienza di un uomo oscurato da una folle gelosia ne tantomeno il silenzio della notte. Una luce del mattino che ancora doveva arrivare e ha trasformato quel sonno di una notte in riposo eterno.