L’ONOMASTICO, TRA CULTURA E TRADIZIONE: SONO SANTI E NON LO SANNO

di Christian Montagna

Napoli: è il dodici Novembre, sono le ore 8,30 e mi ritrovo a fronteggiare un freddo glaciale, immerso nel più caldo dei piumoni a mia disposizione e disperso nei sogni mattutini: “Drin Drin”- suona il telefono- “ Ciao sono la nonna, volevo farti tanti auguri di buon onomastico”. “Ah già, dimenticavo che oggi fosse il mio onomastico, grazie per avermelo ricordato nonna!”. Sono anni che la stessa scena si ripete e di sicuro la mia non è l’unica casa in cui accade. Da quando sto vivendo Napoli in maniera più costante, sto assaporando tutti i profumi e i sapori delle antiche tradizioni ormai decedute da tempo nella maggior parte d’Italia. A Roma ad esempio, la ricorrenza dell’onomastico è quasi scomparsa del tutto; nessuno lo ricorda né tanto meno lo festeggia per non parlare del nord Italia. La celebrazione tradizionale dei paesi cattolici e ortodossi, sin dall’ antico Medioevo veniva praticata non solo in Italia ma anche in Inghilterra e nei paesi scandinavi, nonostante la religione di stato fosse protestante. Oggi invece, in Italia sta letteralmente scomparendo. Sarà che nel nostro paese c’è ben poco da festeggiare da almeno vent’ anni, sarà che il distacco dalle tradizioni culturali antiche è sempre più netto, ma è il caso di dire che lo stivale ha sotterrato definitivamente la ricorrenza dell’onomastico e con essa secoli di cultura e tradizioni. Ma a Napoli no! E’ festa sempre! Un occasione per ritrovarsi, per festeggiare e scambiare dei regali. Un modo per fare “ammujna” come si dice in dialetto, e noi napoletani, sappiamo bene come farlo. E son soldi da spendere se per caso dovessi chiamarti Giuseppe o Gennaro! Le nostre care nonne, ci narrano, che tipica era l’usanza di preparare del cioccolato caldo il giorno dell’onomastico e servirlo a tutti coloro che venivano in casa a porgere gli auguri. Usanza però che ancora oggi permane, soprattutto nelle province del napoletano. Almeno un giorno all’ anno dunque tocca essere Santi. Ma perché a Napoli è così sentita questa ricorrenza? La risposta è semplice: la scelta dei nomi per i figli appena nati, qui, è un affare di Stato: si interpellano antenati, si divorzia in caso di mancato accordo, si chiamano in causa avvocati, si consultano libri dei nomi, suoceri e zii, patroni e santi protettori. Come potrebbe dunque non essere importante e sentita la ricorrenza del nome? E se per caso, un destino beffardo e dei genitori con poco gusto dovessero affidare un nome adespoto, cioè che non coincida con nessun santo riconosciuto dalla Chiesa, nessun problema, ci penserà il Primo Novembre a donare ai più sfortunati la festività. Perché a Napoli anche il nome più arzigogolato deve poter festeggiare! A quanto pare però, al di fuori dei confini dello stivale ci sono altre realtà simili a quella campana: in Canada ad esempio, è molto sentita la festività di San Giuseppe; in Slovacchia sono ampiamente festeggiati e addirittura riportati su calendari e quotidiani. Nelle scuole il festeggiato distribuisce dolcetti e caramelle, mentre a casa, si brinda addirittura con torta e spumante! Insomma, che vi piaccia o no, ogni giorno, tirate giù il calendario e verificate che non dobbiate indossare l’aureola prima di uscire da casa, perché potreste essere Santi e non saperlo nemmeno!