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In un articolo pubblicato su Avvenire la giornalista Nicoletta Martinelli, avvalendosi di uno studio effettuato dai ricercatori del Cnr e dell’Istat, dichiara che sempre più adolescenti tra i 14 e i 19 anni scelgono di non avere relazioni sociali. E uno su dieci incontra gli altri solo a scuola.
La questione è ancora più grave se pensiamo che la maggior parte degli adolescenti trascorre il suo tempo utilizzando il cellulare come se fosse un amico. La socializzazione sta subendo un crollo netto, ma questo rischia di avere delle specie di “lupi solitari” che non dialoga con nessuno.
Nei contesti famigliari la questione è molto evidente poiché, alcune dichiarazioni rilasciate nel mio libro “Processi di socializzazione e social network. Un’ analisi sociologica”, mostrano l’assenza di legami tra genitori e figli durante la vita quotidiana. Le famiglie appaiono disgregate e frammentate: non ci sono più rapporti di convivialità.
Questi aspetti modificano i concetti pedagogici sull’importanza del nucleo famigliare e della relazione. Non solo la famiglia né risente, ma anche la socializzazione tra pari, che avviene sempre meno o se si realizza, acquisisce forme non sane, del tipo ci vediamo per bere o per fumare.
Il tracollo di alcuni valori avanza sempre di più, recando danni alle nuove generazioni. Rispetto ad una decina di anni fa, la “generazione z” è meno propensa alla costruzione di un futuro sano ed equilibrato.
Le azioni dannose, dei nostri giorni, stanno peggiorando all’interno dei vari contesti di crescita, dalla famiglia alla scuola al gruppo di amici.
I giovani di oggi spesso non parlano con nessuno e pensano di risolvere le proprie questioni personali in totale solitudine, ma questo non è possibile.
Per contro anche i genitori sono poco autorevoli e timorosi di perdere l’affetto del proprio figlio/a non insegnano i valori e le credenze giuste per una crescita sana. I genitori non hanno più gli strumenti per crescere dei figli con dei principi, anzi, al contrario, i ragazzi/e sono sempre più allo sbando.
L’istruzione stessa sembra arrendersi poiché ogni intervento preso non va sempre a buon fine. Le questioni scolastiche sono spesso molto anguste e intricate e spesso i dirigenti scolastici si ritrovano di fronte a questioni complesse (es. casi di bullismo, “cattivi” atteggiamenti degli studenti, cyberbullismo etc …).
L’augurio che ci facciamo è la possibilità di rendere più efficaci le strategie prese ed escogitarne delle altre per rimettere in strada il disequilibrio creatosi. Sarà un
processo piuttosto lungo e impervio, ma converremo con una trasformazione, se non totale, ma in parte, delle problematiche odierne.