ARTI E MESTIERI: L'IMPORTANZA DI PUNTARE SULLA QUALITA'

di Silvio Rossi

Certamente il periodo prenatalizio può aver contribuito, molte persone avranno certamente approfittato dell’offerta per acquistare un regalo originale che difficilmente si può trovare nei centri commerciali o nei negozi sotto casa, è però innegabile che la manifestazione “Arti e Mestieri”, svolta questo week end alla fiera di Roma, giunta ormai alla settima edizione, sembra non risentire della crisi economica che ha indebolito, oltre alla normale distribuzione commerciale, anche il settore espositivo.
Molte altre fiere hanno visto quest’anno una diminuzione di presenze rilevante rispetto alle edizioni precedenti, in tutti i settori merceologici rappresentati. Arti e Mestieri invece ha mantenuto intatto il già elevato numero di visitatori dello stesso anno, superando abbondantemente le cinquantamila presenze nei quattro giorni di manifestazione.
Il successo della kermesse è la dimostrazione di come l’artigianale di qualità, il prodotto realizzato con cura, la “chicca” che rappresenta quel toco di raffinatezza senza sfociare nell’ostentazione, è la strada giunta da intraprendere per invogliare i potenziali clienti a orientare le proprie scelte.
Gli espositori del Lazio, in un’ottica distributiva che premia la filosofia del “chilometri zero”, hanno fatto la parte del leone. La presenza di un discreto numero di espositori provenienti da tutte le province del Lazio, supportati dalle Camere di Commercio locali, è stata impreziosita da alcune “perle” giunte da fuori regione, come i tartufi di Acqualagna, che sta cercando di affermarsi come capitale del tartufo (settore in cui la concorrenza è densa e ben agguerrita), le ceramiche siciliane, alcuni prodotti toscani.

Proprio la trifola è uno dei prodotti che ha attirato l’attenzione dei visitatori. L’abbondanza e la buona qualità del prodotto nell’anno corrente, confermata dalle numerose fiere di settore che hanno celebrato il prezioso tubero, hanno convinto numerosi produttori a portare i loro tabella in esposizione. Altro prodotto rappresentato con numerosi espositori è stata la birra artigianale, segno evidente di un fenomeno in ascesa da alcuni anni nel nostro territorio.

Lo spazio dedicato al cooking ha visto la partecipazione di Chef importanti, come Simone Loi, volto di un noto programma di Rai 1; Luigi Cremona, Direttore della Guida Touring Club Italia; Sara Farnetti, nutrizionista Rai; Graziella Sangemi e Pietro Cervoni, medaglie d’argento alla Coppa del Mondo di Cucina che si è svolta in Lussemburgo.

Interessante “La Piazza della Salute”, in cui il Prof. Pier Antonio Bacci ha dialogato di salute e alimentazione con luminari della scienza e della medicina. La giornalista Barbara Castellani ha intrattenuto il pubblico con interessanti talk con ospiti di primo livello.
Formula che vince non si cambia. Gli organizzatori sono già pronti, appena chiusa la rassegna odierna, a ripetere per il prossimo anno la manifestazione con lo stesso impegno profuso fino a oggi.




Arti e Mestieri. L'importanza di puntare sulla qualità

di Silvio Rossi

Certamente il periodo prenatalizio può aver contribuito, molte persone avranno certamente approfittato dell’offerta per acquistare un regalo originale che difficilmente si può trovare nei centri commerciali o nei negozi sotto casa, è però innegabile che la manifestazione “Arti e Mestieri”, svolta questo week end alla fiera di Roma, giunta ormai alla settima edizione, sembra non risentire della crisi economica che ha indebolito, oltre alla normale distribuzione commerciale, anche il settore espositivo.
Molte altre fiere hanno visto quest’anno una diminuzione di presenze rilevante rispetto alle edizioni precedenti, in tutti i settori merceologici rappresentati. Arti e Mestieri invece ha mantenuto intatto il già elevato numero di visitatori dello stesso anno, superando abbondantemente le cinquantamila presenze nei quattro giorni di manifestazione.
Il successo della kermesse è la dimostrazione di come l’artigianale di qualità, il prodotto realizzato con cura, la “chicca” che rappresenta quel toco di raffinatezza senza sfociare nell’ostentazione, è la strada giunta da intraprendere per invogliare i potenziali clienti a orientare le proprie scelte.
Gli espositori del Lazio, in un’ottica distributiva che premia la filosofia del “chilometri zero”, hanno fatto la parte del leone. La presenza di un discreto numero di espositori provenienti da tutte le province del Lazio, supportati dalle Camere di Commercio locali, è stata impreziosita da alcune “perle” giunte da fuori regione, come i tartufi di Acqualagna, che sta cercando di affermarsi come capitale del tartufo (settore in cui la concorrenza è densa e ben agguerrita), le ceramiche siciliane, alcuni prodotti toscani.
Proprio la trifola è uno dei prodotti che ha attirato l’attenzione dei visitatori. L’abbondanza e la buona qualità del prodotto nell’anno corrente, confermata dalle numerose fiere di settore che hanno celebrato il prezioso tubero, hanno convinto numerosi produttori a portare i loro tabella in esposizione. Altro prodotto rappresentato con numerosi espositori è stata la birra artigianale, segno evidente di un fenomeno in ascesa da alcuni anni nel nostro territorio.
Formula che vince non si cambia. Gli organizzatori sono già pronti, appena chiusa la rassegna odierna, a ripetere per il prossimo anno la manifestazione con lo stesso impegno profuso fino a oggi.




ROMA: GUERRA TRA COMUNE E COMMERCIANTI A PIAZZA NAVONA

di Silvio Rossi

Roma – Erano anni che non andavo in Piazza Navona. Una volta era quasi un “obbligo” per un romano fare un giro tra le bancarelle della Befana, perché a differenza di quanto avviene in tutti i centri dell’Italia settentrionale e di gran parte d’Europa, il mercatino ricavato in ciò che resta dello Stadio di Domiziano, è destinato non al Natale, ma alla vecchietta che cavalcando una scopa, arriva nelle case dei bambini che abitano all’ombra del cupolone.

Non c’era più gusto a fare il giro a cercare le palle dell’albero lavorate, le statuine particolari del presepe, un oggetto artigianale. Ci s’imbatteva più facilmente in cineserie, in stand puzzolenti di porchetta o di kebab, in bancarelle che nulla avevano a che fare con le feste natalizie.

Quest’anno il primo municipio, con un provvedimento ideato da Jacopo Emiliani Pescetelli, giovane assessore al commercio, aveva provato a restituire al mercato parte del fascino che aveva negli anni passati. Seguendo una richiesta della sovrintendenza, che aveva suggerito una diminuzione della superfice adibita alle attività di vendita, che obbligava a una riduzione delle licenze distribuibili. Emiliani ha deciso di interpretare questa norma fissando dei criteri da rispettare per gli stand, escludendo quelli che vendevano oggetti che con le festività natalizie non c’entravano nulla.

Sarebbe potuto diventare la festa di piazza che molti bambini di tanti anni fa ricordavano, la festa dei prodotti artigianali, della qualità, del buon gusto. Ma il tentativo di qualificare la piazza trova contrari chi vuole puntare solamente sulla quantità, che ha posto come elemento non derogabile la concessione di 115 licenze, come lo scorso anno (il municipio ne aveva previste 72).

Una volta pubblicato il bando, e assegnate le licenze, l’ufficio del commercio del Municipio non ha visto nessuno presentarsi per il ritiro delle stesse. Una compattezza che fa pensare. Perché la scelta dei commercianti non sembra libera. Non è credibile che tutti, ma proprio tutti i titolari delle licenze preferiscono rinunciare ai guadagni del periodo più redditizio dell’anno. Si comprende più facilmente questo comportamento se i presidenti delle due associazioni che hanno armato la protesta sono Mario e Alfiero Tredicine, il primo dell’Associazione Commercianti di Piazza Navona, e il secondo dell’Apre Confesercenti di Roma. I fratelli Mario e Alfiero, zii del consigliere comunale Giordano, il più tenace oppositore delle delibere sull’organizzazione della piazza, fanno parte della famiglia di origine abruzzese che ha una posizione di predominio nel commercio ambulante capitolino, in particolare per quanto riguarda i camion bar che stazionano nei pressi dei principali monumenti romani.

Una quindicina delle licenze della piazza sono direttamente collegate alla famiglia (otto postazioni sono di Tania Donatella Tredicine), almeno altrettante sono di persone a loro collegate. Troppe le concessioni collegate tra loro per far pensare che gli altri commercianti siano liberi di poter aprire senza la loro “autorizzazione”.

L’assessore comunale al Commercio, Marta Leonori, ha espresso la sua solidarietà al collega del Municipio, appoggio che è stato fornito anche dalla Presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, dal Commissario del PD romano, Matteo Orfini, e da molti esponenti del centrosinistra romano. Ha affermato che, in assenza delle bancarelle, riempiranno la piazza di giochi per i minori, di feste per restituire lo spirito gioioso tenuto in ostaggio dalla serrata dei commercianti.

Il 19 dicembre ci sarà la sentenza del Tar sul ricorso contro le regole organizzative. In attesa che il prossimo anno un nuovo bando possa avvicinarci alle regole europee per il commercio sul suolo pubblico.




ROMA, VICENDA METRONOTTE: CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

di Silvio Rossi

Roma – La vicenda che sta interessando circa mille lavoratori della cooperativa di guardie giurate “Città di Roma” e di alcune controllate, può certamente essere considerata la più drammatica nell’ambito dell’occupazione dell’area romana. La storica società di metronotte, la prima a operare nel territorio della capitale, è un colosso del settore, ha importanti contratti con Banca d’Italia, Rai, tre ospedali, la Metropolitana di Roma. Una società che solo alcuni anni fa era considerata come il “posto fisso” cui affidare i progetti di una vita. Una realtà che aveva una potenzialità lavorativa non discutibile, ma una situazione societaria torbida. Una società che aveva un problema, e grande, perché il suo amministratore de facto, Fabrizio Montali, è stato condannato a diciotto mesi per usura, oltre a essere indagato per evasione fiscale e per riciclaggio. Per un’azienda che offre servizi di vigilanza, una simile fattispecie di reato ne decreta la perdita di credibilità, la non possibilità di operare negli interessi dei propri clienti.

Per questo motivo il 16 ottobre la Prefettura di Roma ha emesso un’informativa antimafia per la “presenza di situazioni relative a tentativi d’infiltrazioni mafiose”. Per il Prefetto quindi la gestione di Montali si configura per non rispettare la regolamentazione antimafia stabilita nel decreto 159 del 2011. Il primo risultato è stato la rescissione del contratto da parte dell’Agenzia delle Entrate, uno degli enti che si avvaleva dei loro servizi, il giorno successivo all’informativa.

Nei giorni successivi la società, per eludere le rescissioni che si stavano concretizzando anche da parte di altri clienti, aveva provato a cedere il ramo d’azienda di sorveglianza e portierato alla TVE Vigilanza, altra azienda del settore.
Il 20 ottobre Città di Roma ha presentato il ricorso contro il Prefetto, ma ben presto anche altri enti hanno sospeso i servizi della cooperativa, tra cui Banca d’Italia, Metropolitana di Roma, Asl Roma H. Dal 1 dicembre anche la Rai ha sospeso i servizi di sorveglianza e portierato per i centri di Via Teulada, Via Asiago e il centro studi Nomentano, che erano appannaggio di Città di Roma.
Il Tar ha fissato al 19 dicembre l’analisi del ricorso. Se il tribunale amministrativo confermerà l’informativa del Prefetto, la società sarà costretta a licenziare i suoi dipendenti, tra cui circa ottocento guardie armate e altri duecento tra portierato e servizi vari.
Circa mille dipendenti, tutti altamente professionali, affidabili, seri, rischiano di perdere il posto di lavoro, con scarse possibilità di riassunzione, considerando che per le guardie armate (la maggior parte dei dipendenti del gruppo) il licenziamento comporterà contestualmente la perdita del porto d’armi, e quindi non permetterà una rapida riassunzione in altre aziende del settore.
I lavoratori, assistiti dai loro referenti sindacali, hanno manifestato mercoledì scorso davanti alla sede Rai di Viale Mazzini, e sono pronti a far sentire la propria voce anche i prossimi giorni, per non giungere al 19 dicembre senza aver fatto conoscere il dramma della loro situazione.

Non è mancato neanche il gesto eclatante. Un vigilante della società, Ivan De Vitis, che svolgeva il proprio servizio presso la Metropolitana di Roma, si è tolto la vita lo scorso 30 novembre nei bagni della stazione Barberini. La notizia della possibile perdita di lavoro aveva scosso il quarantaduenne che ha ceduto alla paura.

Non si comprende come mai, considerando che le vicissitudini dei vertici di Città di Roma erano conosciute da tempo, tanto che la trasmissione di Rai3 Report, un anno e mezzo fa aveva anticipato tutte le notizie che sono emerse oggi dopo l’informativa prefettizia, la politica non abbia deciso di prendere le redini, commissariando la società per salvaguardare mille posti di lavoro.




ALITALIA MAINTENACE SYSTEM CHIAMA, IL MINISTRO LUPI RILANCIA, PANMED RISPONDE

di Silvio Rossi

Avevano invocato il ministro Lupi, e il governo ha risposto. Il ministro ha convocato i vertici di Alitalia Maintenance Systems, e la signora Shermine Dajani, amministratore delegato di Panmed, una società giordana che si occupa di energia, e che ha deciso di investire in Italia, per accedere alla tecnologia delle imprese del nostro paese.

La società giordana è infatti intenzionata a investire, oltre che in AMS, anche in altre aziende specializzate in tecnologia e impianti della penisola: Ciet/Tte e Cometi di Arezzo, Ghisamestieri di Cesena e Italgest di Lecce. L’investimento previsto è di circa 250 milioni da diluire in cinque anni.
All’incontro erano presenti, oltre ai dirigenti di AMS, anche i vertici di Alitalia, d’iniziativa Prima (socio di maggioranza della compagnia di manutenzione), e dell’agenzia italiana per la promozione delle aziende all’estero.
Nel pomeriggio i rappresentanti delle due società hanno firmato un verbale che li impegna in un aumento di capitale, che porterà i soci giordani alla maggioranza di AMS. Per poter procedere all’operazione i soci italiani dovranno impegnarsi per superare il concordato, ottenendo così il visto dal Tribunale fallimentare di Roma.
L’amministratore delegato di AMS, Giorgio Pietra, ci ha lasciato in esclusiva la seguente dichiarazione :
"Stiamo lavorando con grande impegno per il rilancio di quest’azienda, che è l'unica in Italia a effettuare la revisione dei motori aeronautici per gli aeromobili commerciali. L'interesse mostrato da alcuni Gruppi, sia italiani che stranieri, concretizzatosi in questi giorni molto positivamente con la firma da parte degli attuali Soci di un accordo con il Gruppo giordano Panmed, per l'ingresso nella compagine societaria, dimostra tutte le potenzialità della nostra azienda. Siamo ora alle battute finali, che richiedono il massimo sforzo da parte dei Soci attuali per il sostegno al Piano di rilancio. Sono fiducioso che per il giorno 11 dicembre tutti gli impegni necessari siano stati deliberati, e si possa consegnare al Tribunale di Roma un piano finale di rilancio che possa essere ammesso alla procedura di concordato in continuità, nell'interesse degli azionisti, dei fornitori e di tutti i dipendenti, assicurando al nostro Paese il mantenimento di un polo tecnologico di elevatissimo valore".




ALITALIA MAINTENACE SYSTEM: I SINDACATI SCRIVONO AL MINISTRO LUPI E AL PRESIDENTE MONTEZEMOLO

di Silvio Rossi

I sindacati che difendono i lavoratori di Alitalia Maintenace System hanno scritto due lettere aperte al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, e al Presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo.

L’incertezza che caratterizza la vicenda, con l’azienda specializzata nella manutenzione dei motori aeronautici sospesa in un limbo che non consente una programmazione adeguata delle attività, ha indotto i rappresentanti sindacali a scrivere alle istituzioni per far conoscere (o per non far cadere nel dimenticatoio) la propria posizione.
L’appello indirizzato ministro è accompagnato dalla richiesta di visitare l’azienda, per poter rendersi conto personalmente dell’alta professionalità delle maestranze impiegate, che possono essere impiegate, oltre che per la manutenzione di aeromobili di qualsiasi compagnia, anche per il supporto di attività diverse, dove sono impiegate le turbine aeroderivate, come in impianti di generazione di energia o per le applicazioni militari.
La qualità delle lavorazioni effettuate in AMS, e i know-how acquisito dai tecnici della società non sono competenze che si possono trovare facilmente in quei mercati a basso costo che spesso hanno tolto commesse a molte imprese italiane. Se l’industria italiana deve ripartire dall’alta professionalità, Alitalia Maintenance Systems è proprio l’esempio dell’industria da rilanciare.
Lo stesso auspicio accompagna la lettera inviata dalle organizzazioni sindacali Filt Cgil Fit Cisl Uiltrasporti e Ugl Trasporto Aereo al Presidente Montezemolo. I lavoratori sperano che lo spirito d’innovazione e di rilancio del prodotto che l’ex Presidente della Ferrari ha promesso, si concretizzi. Ricordano che AMS era una divisione di Alitalia, che la politica di esternalizzazioni ha diviso dalla casa madre, ma che il legame tra la compagnia aerea e la società di manutenzione è rimasto sempre molto stretto.
La speranza dei lavoratori è che l’ingresso di Etihad, con le sue compagnie controllate, possa garantire quella mole di lavoro che, affermano, sanno svolgere nel migliore dei modi.
Ovviamente per permettere tutto ciò l’azienda dovrà supportare l’attività con investimenti, che però i sindacati garantiscono verranno presto ripagati con i risparmi generati dalle attività attualmente svolte all’estero, e che potrebbero essere svolte in house. Nel frattempo, dietro l’angolo c’è un interesse di un gruppo Giordano pronto ad entrare nella società. Vedremo se tutto ciò si concretizzerà non prima di aver superato il problema giudiziale al quale l’azienda è legata.




ROMA, SOTTOPASSO DUE PONTI: ANCORA ALLAGAMENTI

di Silvio Rossi

Roma – Era profetico Corrado Guzzanti quando, nella trasmissione “L’ottavo nano”, interpretando una parodia di Antonello Venditti, cantava la canzone “Grande Raccordo Anulare”. Uno dei versi della canzone recitava: “pe via due ponti c'è 'n pezzo contromano, mejo 'na murta dell'ingorgo, c'è 'npo de ghiaia ce poi morì de vekkiaiaaaa”.

Gli automobilisti che in questi giorni hanno provato a percorrere la Flaminia in direzione centro, dal raccordo verso Tor di Quinto, si saranno certamente posti la domanda se non avessero corso il rischio di morire di vecchiaia in coda.
Due giorni di pioggia, due giorni di chiusura del sottopasso di via Flamina all’altezza della stazione Due Ponti. Una trappola per migliaia di automobilisti, che puntualmente scatta quando Giove Pluvio riserva le sue attenzioni sulla capitale.
Meno di un mese fa un episodio simile aveva colpito la nostra attenzione, documentata nel nostro precedente articolo. Non immaginavamo neanche noi che il disagio si sarebbe ripetuto a così breve scadenza.
Appare evidente come la soluzione definitiva al problema non può essere rappresentato dai lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuati dal municipio. Il sottopasso è stato progettato male, costruito peggio, e finché non s’interviene a fondo sulla struttura, sui canali di scolo, sul sistema di pompaggio, tutte le azioni effettuate dopo l’ennesimo allagamento hanno l’efficacia del pannicello caldo.

Il sottopasso della Flaminia fa parte di quelle opere nate in fretta e furia in occasione dei mondiali di calcio del 1990. Fa parte, quindi, di quel gruppo di lavori che hanno rappresentato il fallimento di un certo modo di concepire le opere pubbliche. Basti ricordare che le altre infrastrutture costruite nella stessa occasione sono la stazione ferroviaria Vigna Clara, utilizzata per poche corse in occasione delle partite giocate all’Olimpico e chiusa il giorno dopo la finale mondiale. Anche lo stesso stadio suscitò polemiche e l’attenzione della Finanza, perché costruito senza rispettare gli standard di sicurezza (in particolare per l’altezza per l’accesso dei mezzi di soccorso).
Riprogettare il tratto stradale ha lo scopo non solo di risolvere il problema contingente, ma anche a gettarsi alle spalle definitivamente una stagione di opere effettuate non guardando all’efficacia, ma alla possibilità di farle “fruttare”. Stagione che, dalle ultime notizie di cronaca, sembra dura a morire.

 




ROMA – VITERBO: GIORNATA NERA PER LA LINEA FERROVIARIA

di  Silvio Rossi

La giornata odierna può essere considerata una di quelle da segnare sul calendario come “nere”. Molti treni sono stati soppressi, altri hanno subito ritardi anche superiori all’ora, inaccettabili per un servizio di tipo “metropolitano”.

Pere tutta la mattinata i tabelloni delle stazioni interessate dalla linea che serve i quartieri di Monte Mario, Ottavia, La Giustiniana, La Storta e Cesano, e i comuni di Anguillara, Bracciano, Manziana fino a Viterbo, hanno intervallato indicazioni di corse soppresse e di altre in forte ritardo.

Tra i pendolari che utilizzano la linea, i sentimenti più diffusi sono la rabbia e la rassegnazione, da troppo tempo le inadempienze di Trenitalia accompagnano le loro giornate lavorative.

La linea, ammodernata in occasione del giubileo d’inizio millennio, col raddoppio fino a Cesano, e l’elettrificazione fino al capoluogo della Tuscia, avrebbe dovuto vedere un adeguamento strutturale per il tratto extraurbano negli anni immediatamente successivo. Ma in Italia esiste la brutta abitudine che, in assenza di un evento straordinario, le opere comunque importanti per la qualità della vita dei cittadini, non vengono mai portate a termine.

Solo due mesi fa il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha promesso l’investimento di 64 milioni per l’acquisto di nuovi treni, con la promessa di portare la frequenza nel tratto urbano di un treno ogni sette minuti e mezzo. Una promessa che stride con la realtà dei fatti, per cui quasi mai si riesce a rispettare la frequenza di un treno ogni quarto d’ora nel tratto urbano e di un treno ogni mezz’ora nell’hinterland più ristretto.

Per questo motivo era stata accolta con favore la scelta di costruire a Viterbo il terzo scalo della capitale, decisione che avrebbe significato il completamento del raddoppio ferroviario, e il miglioramento delle infrastrutture stradali. Nulla di tutto ciò però (neanche lo scalo aeroportuale) è mai stato realizzato.

Ci ha raccontato una ragazza, studentessa universitaria, che la mattina è costretta a recarsi in ateneo molto prima delle lezioni, preferendo fermarsi a studiare presso la biblioteca della sua facoltà, piuttosto che rischiare di perdere le lezioni per colpa del servizio di trasporto.

Un viaggiatore incontrato alla stazione di La Storta era particolarmente irritato, ci ha detto: “una volta per i furti di rame, una volta gli scioperi, una volta si blocca la linea, una volta per l’animaccia loro, è sempre un calvario”.

Passe-partout, un’associazione di pendolari presente a Bracciano, provò a fare una class action contro Trenitalia, ma il giudice la respinse poiché individuò nella Regione, ente cui spetta il controllo del funzionamento della linea, il soggetto responsabile delle inadempienze.

E alla Regione si rivolgono i sindaci dei comuni del territorio braccianese, che hanno presentato ai loro Consigli Comunali una serie di delibere per contestare i continui malfunzionamenti di Trenitalia, che quasi quotidianamente tra ritardi e cancellazioni di corse mette a dura prova la pazienza dei pendolari del settore nord ovest della Capitale.

Ci ha spiegato il sindaco di Bracciano, Giuliano Sala, “abbiamo fatto quest’azione perché le persone abbiano una risposta adeguata per i problemi che sono in campo, perché la gente che va all’università, che va a scuola, che va a lavorare, poi gli tolgono le ore, o devono fare i recuperi”.

Il sindaco di Anguillara, Francesco Pizzorno, aggiunge “ Abbiamo cercato di coinvolgere i comuni del territorio per fare un’azione comune a favore dei pendolari. Per il momento sono quattro i comuni che si sono già impegnati (NDR gli altri sono Bracciano, Trevignano e Oriolo Romano), ma speriamo che anche gli altri sindaci dei comuni lungo la linea ferroviaria possano far loro la richiesta, e dare maggior voce all’azione che stiamo intraprendendo”




ANGUILLARA, PONTON DELL'ELCE: DOPO ANNI IL COMUNE STA ACQUISENDO UN IMMOBILE ABUSIVO

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Un centro servizi, un ufficio anagrafico, uno studio medico, una sala in cui poter organizzare le attività del nascente Comitato di Quartiere numero “9” (l’ultimo sulla pagina del Comune, ma il primo a organizzarsi, a chiedere le elezioni, e tra poche settimane ad avere un direttivo). Le possibili destinazioni d’uso non scarseggiano.

Il Comune, dopo un lungo iter amministrativo, sta acquisendo al patrimonio un immobile costruito abusivamente nel comprensorio di Ponton dell’Elce. Sono passati diversi anni da quando la struttura fu posta sotto sequestro per mancanza dei requisiti di legge per poterla condonare. Dopo una prima ordinanza di demolizione, si pensò di recuperare i locali per destinarli a scopi sociali, nella carenza di strutture adatte allo scopo in un quartiere periferico come questo.

Nell’ultimo Consiglio Comunale era stata inserita l’acquisizione, ma per ulteriori verifiche sulla pratica il vicesindaco e assessore all’urbanistica, Silvio Bianchini, ha deciso di rinviare il punto al prossimo Consiglio.
Gli abbiamo chiesto alcune delucidazioni sulla questione:

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Qual è il motivo che ha fatto slittare l’acquisizione al prossimo Consiglio Comunale?

Per maggiore approfondimento in ordine ai vincoli sovraordinati, anche se il Resp. Dell’area aveva dato il suo parere tecnico all’acquisizione. Ribadisco, come ho fatto in Consiglio, che la delibera era legittima e difficilmente impugnabile da parte di terzi ma per un rispetto profondo che nutro nei confronti della istituzione quale è il Consiglio ho voluto ritirare la Delibera.

Quando è iniziato l'iter per acquisirlo?

C’era un’Ordinanza di Demolizione del 2007, con primo verbale nel 2010 d’inadempimento della demolizione. Successivamente quest’amministrazione ha effettuato un secondo verbale e iniziato la pratica per acquisirlo a Patrimonio.

Quali sono state le difficoltà maggiori?

Tutto l’iter per effettuare accatastamento e frazionamento, fatto con l’ausilio dei Vigili vista l’impossibilità di accedervi

Abbiamo saputo che state effettuando la stessa operazione con altri manufatti. Quanti sono, e dove sono quelli più prossimi all'acquisizione?

Sono tre, ma non posso rivelare la loro ubicazione per meglio procedere nell’iter.

Si spera a questo punto che la struttura venga messa a disposizione del quartiere, con una serie di servizi gratuiti, a differenza di quanto avvenuto con il centro comunale che si trova a poca distanza, nato come centro d’aggregazione, e oggi inserito nel centro sportivo (che attende da ormai troppo tempo di essere assegnato, per colpa di un bando di gara troppo oneroso per l’eventuale aggiudicatario), e fruibile solo occasionalmente.
Alcuni cittadini sperano di poter vedere dentro la struttura uno studio medico, magari utilizzato a rotazione da quei dottori che hanno clienti nel quartiere, e che sono costretti per una ricetta a percorrere venti chilometri per raggiungerne lo studio, oppure un ufficio comunale che possa fungere da tramite per le pratiche che costringono i cittadini a recarsi presso la sede comunale.




MOLISE: CHIUDE L'AREA DI SERVIZIO AUTOSTRADALE

Redazione

Molise – La crisi economica determina la chiusura di molte attività commerciali per la contrazione dei clienti, e la concorrenza dei centri commerciali, che hanno contribuito a diminuire il flusso nei negozi tradizionali. Leggere di una bottega storica o di un’attività artigianale, purtroppo non fa più notizia.
Anche le attività che si pensa possano essere garantite da un flusso di clienti regolare, come le aree di servizio autostradali, soffrono la crisi. Più di un’area di servizio ha chiuso i battenti, in diverse regioni, su strade con elevato traffico, come l’autostrada del Brennero o l’autostrada dei Fiori in Liguria.
L’ultima, in ordine di tempo, a farne le spese è l’area di servizio Rio Vivo, in Molise, nei pressi del casello di Termoli. Dai primi di gennaio l’area Ovest chiuderà tutte le attività al pubblico, mentre l’area Est vedrà la chiusura dell’impianto carburanti, cosa che mette a rischio la sopravvivenza anche delle attività ristorative dell’area.
Una diminuzione dell’erogato, in una politica di liberalizzazione dei prezzi dei carburanti, che vede variazioni di prezzi anche di venti centesimi tra distributori diversi, con gli impianti autostradali penalizzati, poiché vincolati al prezzo standard dalle compagnie petrolifere.
Nel caso termolese sono ventisette i lavoratori che perderanno il posto, tutti con famiglia a carico, penalizzando un bilancio occupazionale regionale già al collasso per le numerose crisi industriali che hanno relegato la regione a una delle ultime posizioni come persone impiegate.
 




MOLISE: ISTITUITO L'ASSESSORATO IN ROSA

di Silvio Rossi

Molise – È stato istituito dall’assessorato regionale molisano ai servizi sociali un servizio per aiutare le donne vittime di violenza. Col nome di “Assessorato in Rosa”, si pone l’obiettivo di fornire un punto di riferimento per denunciare le violenze e gli abusi commessi contro le donne.

Presentato dall’Assessore alle Politiche Sociali, e Vicepresidente della Regione Molise, Michele Petraroia, con la collaborazione del Vicesindaco del Comune di Campobasso, Bibiana Chierchia, Assessorato in Rosa si compone di una e-mail sulla quale le donne possono segnalare casi di discriminazione e di violenza, possono chiarire dubbi e chiedere informazioni.
Il nuovo servizio rappresenta il primo passo per l’attivazione di un codice rosa, per superare le differenze che quotidianamente le donne devono affrontare nel mondo del lavoro, nelle opportunità offerte dalla società, per rendere effettivamente pari le opportunità dei due sessi.
La difesa delle donne è un problema lontano dalla soluzione, come confermano di dati Eures. Lo scorso anno i femminicidi in Italia sono aumentati del 14% rispetto all’anno precedente. Nel 70% dei casi i delitti avvengono all’interno del nucleo familiare, spesso per mano di mariti e compagni.
Le segnalazioni possono essere effettuate all’indirizzo assessoratoinrosa@regione.molise.it, le informazioni saranno trattate con la dovuta riservatezza, il sistema è molto robusto anche da eventuali attacchi informatici dall’esterno, con dati criptati che possono essere decodificati solo da alcuni utenti nella Regione, abilitati per l’intervento sul tema specifico.