ROMA: BIVACCO CON VISTA SULLE MURA AURELIANE

di Silvio Rossi

Roma – Accanto alle mura aureliane, a pochi passi da Via Veneto, in barba al decoro, al buon senso, al traffico che scorre nella sottostante Corso D’Italia, c’è qualcuno che ha deciso di “fissare le tende” in un piccolo fazzoletto verde che separa l’opera difensiva eretta nel terzo secolo dopo Cristo dalla strada a scorrimento veloce che unisce Piazza del Popolo a Porta Pia.

Non è facile, per un turista che dovesse imbattersi in questo genere di spettacolo, spiegare come sia possibile che, nella capitale di uno stato europeo, chiamata dagli storici “la Città Eterna”, fargli comprendere come questi atteggiamenti vengano tollerati, rischiando di trasformare l’intera città in un misto indistinto tra edifici di pregio e baraccopoli.

A fronte di questi spettacoli, sono molti i consiglieri di opposizione, in particolare nei municipi più centrali, che chiedono a Ignazio Marino di ripristinare le ordinanze anti bivacco, che contraddistinsero l’azione amministrativa del suo predecessore.

Era stato Gianni Alemanno a emettere le ordinanze anti bivacco, al fine di tutelare il decoro urbano, contro gli accampamenti abusivi nei parchi, giardini e nei pressi dei monumenti capitolini. La scelta dell’allora primo cittadino suscitò molte polemiche, accusato dai suoi oppositori di aver lanciato una “caccia alle streghe”, di vietare anche il panino per strada.

Le ordinanze non riuscirono da sole a garantire il rispetto delle regole, la vigilanza sul territorio è stata allora, come oggi, carente, ma la mancanza di provvedimenti amministrativi che vadano nella direzione di evitare certi atteggiamenti, rischia di legittimare tutto, fino alla paradossale possibilità di immaginare una nuova pavimentazione nel Colosseo (come ipotizzato dal ministro Franceschini) che rischia di diventare il terreno su cui costruire una baraccopoli.




ROMA FLAMINIA: SOTTOPASSO DUE PONTI ANCORA UNA VOLTA CHIUSO

di Silvio Rossi

Roma – Fu uno dei lavori realizzati per i Mondiali del 1990, e ha in comune una caratteristica con molte delle opere realizzate nello stesso periodo: è stata fatta male.
Il sottopasso di via Flaminia, all’altezza della stazione “Due Ponti” della linea Roma Nord, ogni volta che le precipitazioni superino il valore indicato nel vernacolo romano col termine “Gnagnarella”, ha la caratteristica di trasformarsi in pista da sci nautico.
Il 6 novembre, nonostante gli allarmi diffusi su tutti i mezzi d’informazione, la chiusura delle scuole, l’avviso di non mettersi in moto da casa per via della “bomba d’acqua” (ai più è sembrato al massimo un petardo), il sottopasso ha retto, a fine giornata era ancora asciutto. I pendolari che percorrono questa strada per recarsi in centro avranno esultato, pensato che una volta tanto erano stati graziati dalla sfortuna.
Dato che una parodia di un famoso proverbio dice che la jella, al posto della fortuna, “ci vede benissimo”, ecco che stamattina il tratto di strada interessato ha deciso di presentarsi agli automobilisti nella sua versione più “umida”, costringendo i vigili a bloccarne il transito con conseguenze immaginabili. Lunghe code sulla consolare, automobili imbottigliate nel traffico per ore.
L’aspetto comico della vicenda è che il sottopasso si trova proprio di fronte a uno stabile che è del Dipartimento della Protezione Civile, proprio l’ente che dovrebbe garantire la sicurezza in caso d’inondazioni, esondazioni e fenomeni atmosferici particolarmente intensi.
I danni provocati da chi ha realizzato lavori di Italia ’90, fuori da ogni logica di buon senso e da ogni criterio di affidabilità, continueremo a pagarli per molti anni. Speriamo che, almeno per questo sottopasso si riesca a trovare una soluzione che non obblighi gli automobilisti a dover cercare una strada alternativa ogni volta che dal cielo scenda una quantità di pioggia non trascurabile.




BRACCIANO, OSPEDALE PADRE PIO: SINDACO SALA, "CI BATTEREMO PER DIFENDERLO CONTRO TUTTO E TUTTI"

di Silvio Rossi

Bracciano (RM) – Il Comune di Bracciano, sindaco Giuliano Sala in testa, sta combattendo per mantenere funzionale l’ospedale Padre Pio che, a partire dal piano di riorganizzazione della sanità presentato qualche anno fa dall’allora Presidente della Regione, Renata Polverini, che demansionava il nosocomio.
Contro quella decisione Bracciano, alla testa di un gruppo di comuni limitrofi, i cui abitanti usufruiscono della struttura sanitaria, ha presentato un ricorso al TAR, che bocciò l’operato della Governatrice nel febbraio del 2011, sentenza che è stata confermata col pronunciamento del Consiglio di Stato l’anno successivo. Il Padre Pio deve continuare a esistere come polo ospedaliero, e il decreto 80/2010, col quale sarebbe dovuto diventare una “struttura di prossimità”, priva però di quelle competenze (affermano i ricorrenti) senza le quali non si può mantenere attivo neanche un pronto soccorso efficiente.
Nonostante le indicazioni del Consiglio di Stato, però, il piano regionale, questa volta a guida Zingaretti, continua a danneggiare l’ospedale con la riduzione a quaranta posti letto.
 

Abbiamo chiesto spiegazioni al sindaco Sala:

 

Che differenza c’è tra il piano della Polverini e l’attuale?
Questo piano, in via generale, non ha una negatività assoluta. Il piano fatto oggi, dal Commissario Straordinario Zingaretti, e dal responsabile della cabina di regia, Alessio D’Amato, modifica sostanzialmente il piano della Polverini, e tutta una serie di ospedali, come Monterotondo, Subiaco, Amatrice, Acquapendente, hanno avuto una risposta positiva, perché hanno creato le cosiddette “zone disagiate”, che avendo la necessità di avere un riferimento che sia qualcosa di più di una “casa della salute”, hanno lasciato queste strutture, con un po’ di posti di medicina, senza interventi per le urgenze, senza ricoveri per i traumi, per cui sono dei luoghi che hanno avuto un miglioramento per quanto riguarda il servizio, ma in realtà, secondo me, soprattutto per quanto ci riguarda, non dà risposta complessiva a quella che è stata la sentenza del Consiglio di Stato.

Quella con cui ha accolto il ricorso fatto da Bracciano e i comuni limitrofi
Esatto, abbiamo fatto il ricorso e hanno stabilito che qui deve esserci un Pronto Soccorso. Un decreto del Presidente della Repubblica del 1992 stabilisce che un Pronto Soccorso vero, nella rete nazionale dell’emergenza, deve avere le specialità dell’ospedale, quindi deve avere i letti delle specialità, almeno, di ortopedia, chirurgia e medicina. Altrimenti se tu arrivi al pronto soccorso con un trauma, o hai una rottura di una milza, o altre situazioni che non possono gestire, ti stabilizzano e ti portano via. Se invece ti possono risolvere il problema, ti possono operare direttamente perché c’è un anestesista, c’è un cardiologo, un chirurgo o un ortopedico.

Che sono le specialità che principalmente servono in emergenza.

Sì, soprattutto serve che si possano fare interventi d’urgenza. Oggi il nostro ospedale è diventato, con quella modifica, un ospedale di giorno, si fanno solo interventi programmati, e ci saranno solo dalle 9:00 alle 19:00.

Si perdono comunque tutta una serie di peculiarità

Ti trovi innanzi tutto che Si hanno fortemente ridotto i posti letto.

Li hanno portati a quaranta.
A dir la verità li hanno portati a trenta, perché sono sulla carta quaranta, ma dieci non c’entrano nulla, dei quali venti sono di medicina e dieci sono misti tra chirurgia e ortopedia, ma sono letti di passaggio, non sono letti per traumatizzati.

Prima che iniziassero i piani di ridimensionamento, quanti erano i posti letto?
Qualche anno fa erano centoventi posti letto, e potenzialmente poteva arrivare a centocinquanta, ora ce ne sono circa sessanta. Ora lo vogliono portare a quaranta, Monterotondo ne ha cinquanta, Subiaco cinquanta, per cui per assurdo noi che siamo quelli che abbiamo vinto il ricorso siamo quelli più penalizzati. Ciò che noi contestiamo poi, è che nel creare questa figura della zona disagiata, per Monterotondo che sta a quindici chilometri dal Sant’Andrea, per cui puoi gestire uno spostamento. Non voglio fare una guerra tra poveri, però hanno legato quell’ospedale a Tivoli, e quindi lo considerano lontano dalle altre strutture. Ma soprattutto, oltre che per l’ospedale, qui c’è un discorso di Asl, che complessivamente ha 0,7 posti letto per mille abitanti, mentre il parametro nazionale è di 3,3 posti letto ogni mille abitanti.

Certo, perché nella ASL RMF oltre a Bracciano c’è solo Civitavecchia. Siamo a circa un quinto rispetto alla media.
Non solo, noi siamo una ASL che prende un euro ogni cittadino residente, mentre altre ASL prendono due, due euro e mezzo per ogni abitante, laddove gli abitanti decrescono, mentre noi come territorio abbiamo fortemente contribuito al riconoscimento di 384 milioni di euro all’anno, che sono stati dati dal ministero alla Regione Lazio in virtù del censimento, perché ci sono più abitanti nella regione, e questi abitanti in più sono in grandissima parte, percentualmente, nei nostri territori, dove abbiamo dal 35 al 40% di aumento negli ultimi dieci anni di residenti, e i servizi ci vengono fortemente ridotti. Il tema fondamentale è che noi riteniamo è che questa figura di ospedale di zona disagiata sia molto più pericolosa sia per i pazienti che per i medici che ci lavorano. Perché se hai un incidente vicino l’ospedale di Bracciano, e ad esempio ti rompi la milza, tu in ospedale non ci entri, ti caricano sul 118 e ti portano a Roma, al Gemelli. Ora andare al Gemelli di giorno, partendo da qui, abbiamo dimostrato che in emergenza rischi di arrivare morto, perché ci vuole un’ora, quella che i medici chiamano “golden hour”. Con la differenza è che con la riforma Polverini tu sapevi che non c’era il pronto soccorso, e andavi dritto verso Roma, ora c’è rischio che uno da un paese vicino si reca prima qui, e poi riparte perdendo tempo prezioso.

In tutta questa vicenda, qual è stato il comportamento della ASL?
Su questo rapporto noi abbiamo un problema serio: quando noi abbiamo fatto la conferenza a ottobre, c’era una posizione di cinque distretti, compresa Civitavecchia, che era a noi contraria. Il Direttore Generale, Dott. Quintavalle, ha praticamente modificato delle quisquiglie, ha fatto politica, andando da tutti i sindaci, anche se poi lui dice che non fa politica, da noi non ha sfondato perché riteniamo che questa Asl sia penalizzata, anche in virtù del fatto che c’è un ospedale che è stato ulteriormente demansionato, e noi abbiamo manifestato il nostro dissenso, Civitavecchia invece, per voce del suo consigliere, che tra l’altro è un medico, e del sindaco, ma soprattutto il consigliere, ha espresso il parere favorevole, perché gli hanno dato le briciole. Però loro sono il comune capofila, dicono di parlare a nome di tutta la Asl, ma non è vero. Noi non chiedevamo di mettere in discussione il Direttore Generale, che fa il suo lavoro, però chiedevamo che questa Asl, sia per il fatto dei posti letto, sia per il discorso dell’ospedale, sia per il trasferimento di solo un euro a cittadino, aveva bisogno di dare un segnale, dire: noi siamo contrari, non per una sfiducia nei confronti della persona, ma perché c’è effettivamente un problema sui numeri. Questo non è stato fatto, gli unici che si sono espressi contrariamente siamo stati noi, adesso vedremo le conseguenze.




ELENA CESTE: ALTRO GIORNALISTA AGGREDITO DA MICHELE BUONICONTI

di Silvio Rossi

Costigliole D'Asti – Quando il nervosismo pervade l’intimo umano, anche le persone più fredde perdono le staffe. Michele Buoninconti probabilmente le staffe le perde facilmente, perché non la prima volta che reagisce con aggressioni ai giornalisti che si presentano davanti alla sua abitazione.
Oggi è toccato a un inviato della trasmissione Porta a Porta, che era nei pressi della sua casa, per realizzare un servizio che sarebbe dovuto andare in onda nella trasmissione condotta da Bruno Vespa. David (questo è il nome del giornalista aggredito) ha sporto una denuncia al posto di polizia dell’ospedale astigiano, dove è stato ricoverato per trauma cranico e alcune ferite.
Già qualche settimana fa, alla metà di settembre, il marito di Elena Ceste aveva aggredito la giornalista di Pomeriggio Cinque Laura Magli, che riportò delle ecchimosi e tre giorni di prognosi.
Se l’aggressione di settembre poteva essere dettata da un nervosismo che è presente comunque nella casa di una persona scomparsa, indipendentemente da quali siano i motivi della sparizione, oggi, dopo il ritrovamento del corpo, le prime risposte dell’esame autoptico, e le accuse che si stanno concentrando sul vigile del fuoco, che stanno portando a una rottura dei rapporti di Michele con la famiglia di Elena, il nuovo episodio potrebbe essere letto come il disperato tentativo di tenere lontani gli spettri di un’incriminazione per omicidio.




ATAC: DRASTICO CROLLO DELLE CORSE IN PERIFERIA

di Silvio Rossi

Roma – Nello scorso mese di settembre l’Agenzia per la Mobilità del Comune di Roma ha presentato una riorganizzazione del trasporto locale, con la rimodulazione di alcune linee, l’accorpamento dei “doppioni”, che generano un risparmio sul costo senza (secondo gli annunci) ripercuotersi sulla qualità del servizio.
A parte le line ridotte o soppresse, però, il peggioramento dell’offerta è evidente proprio nelle linee che non sono apparse nelle comunicazioni di Atac e Agenzia alla mobilità. A seguito di alcune segnalazioni di utenti residenti nelle zone periferiche, abbiamo potuto verificare come le linee 024, 030 e 036, che raggiungono Cesano, Osteria Nuova e Tragliatella, nel settore più esterno del XV (e XIV) municipio, hanno visto diminuire la frequenza delle corse di oltre un terzo, con grave disagio per i cittadini.
In particolare, per quanto riguarda il quartiere di Cesano, che è collegato alle stazioni della Ferrovia Regionale tramite le linee 024 e 036, le corse giornaliere scendono da 75 a 41, con una diminuzione del 45% dei collegamenti (e con alcune delle corse delle due linee che partono quasi in contemporanea, con lunghi tempi di attesa tra una corsa e l’altra). Analogamente le corse della linea 030, che serve i quartieri periferici di Osteria Nuova, Cornazzano e Tragliatella, le corse sono diminuite da 44 a 29, con una diminuzione del 35%.
Abbiamo provato a chiedere una spiegazione all’ufficio stampa di Atac, ma siamo stati oggetto di un vergognoso rimpallo di competenze tra l’azienda dei trasporti e l’Agenzia della Mobilità capitolina. Una nostra prima richiesta d’informazioni ad Atac ha sortito come risposta la necessità di contattare l’agenzia. Mandata una seconda richiesta via mail, non abbiamo neanche avuto risposta, salvo sentirsi dire dopo un paio di giorni, e dopo essere riusciti a raggiungerli telefonicamente, che il responsabile dell’ufficio stampa è il Dott. Maurizio Sgroi di Atac (!), al quale abbiamo girato (per la terza volta) la stessa domanda, alla quale però non riusciamo ad avere alcuna risposta.

Chi invece ci ha fornito alcune informazioni è il Presidente del XV municipio, Daniele Torquati, il quale ci ha spiegato che il 9 ottobre ha organizzato un tavolo pubblico presso la sala del Consiglio del Municipio, per cercare di formulare proposte alternative, allo scopo di incrementare le corse, perlomeno nelle fasce orarie di punta. In tal proposito gli abbiamo chiesto:


Sono state fatte proposte dal municipio, per ottimizzare il trasporto, e recuperare chilometri per le zone poco servite?
Le proposte inviate ad Agenzia per la Mobilità sono:
– potenziamento con una vettura in più su 033, 035, 039, 226;
– passaggio del 32 e del 200 sul lungotevere lato Ponte Milvio;
– revisione orari per alternare le corse dello 024 e dello 036;
– ricalibrare tutti gli orari dalle linee gestite da Roma Tpl in funzione degli orari delle scuole.

C'è stata una diminuzione di chilometri sulle linee periferiche. Questo è stato frutto di una diminuzione complessiva del contratto, o sono stati spostati in altri settori della città?
La diminuzione dei chilometri delle linee periferiche è dovuta alla mancanza dei fondi che dovrebbero arrivare dalla Regione e dallo Stato e che questo ha compresso le spese e obbligato una razionalizzazione operata non solo sul trasporto ma anche sui costi della parte amministrativa (dirigenti stipendi eccetera.)

Com’è concepibile una diminuzione dei chilometri, con una politica volta a far spostare i comportamenti degli utenti dal mezzo privato a quello pubblico?
La domanda la deve porre all'assessore capitolino Improta.
In una città che avrebbe bisogno di un servizio pubblico più efficiente, tra ritardi per la messa in esercizio della Metro C, la diminuzione delle corse, la carenza di parcheggi di scambio (quelli esistenti in genere sono saturi prima delle 8:00 di mattina), le aggressioni agli autisti nelle zone periferiche, il fenomeno dei portoghesi mai effettivamente combattuto, la speranza di un miglioramento del servizio è come una corsa senza capolinea.




ELENA CESTE: MORTA PER ASFISSIA

di Silvio Rossi

Costigliole D'Asti – Morta per asfissia.Questo il risultato appena giunto dal medico legale, Roberto Testi, incaricato di effettuare l’autopsia sui resti della mamma di Costigliole d’Asti scomparsa il 24 gennaio scorso.
Secondo le prime indiscrezioni la morte della donna potrebbe essere avvenuta in trenta secondi, una dinamica compatibile con una costrizione effettuata dalle mani di un uomo. Il rischio ora è che i lunghi mesi di esposizione a fango, terra e agenti atmosferici possano aver eliminato dai resti della donna le eventuali tracce dell’assassino.
Le prime indicazioni dell’esame autoptico escludevano ferite dovute a colpi d’arma da fuoco o da taglio. A questo punto le possibili cause di morte avrebbero potuto essere un avvelenamento o, cosa che è stata appurata oggi, l’asfissia.
Compatibile quindi con un raptus di chi, al termine di una lite, può aver stretto le mani intorno al collo di Elena.
La notizia odierna potrebbe dare un’accelerazione alle ricerche che vedono al momento unico indagato il marito Michele Buoninconti.




ROMA, VIA FLAMINIA: BARACCOPOLI SOTTO I PONTI

di Silvio Rossi

Roma – La presenza di baraccati che si accampano sotto i ponti realizzati in concomitanza con le uscite della via Flaminia, nel tratto compreso tra i Due Ponti e il Raccordo Anulare è un fenomeno che, con alti e bassi, è presente da almeno una decina di anni.

Periodicamente operazioni di bonifica effettuate con grande copertura mediatica sistemano temporaneamente la situazione, ma non risolvono definitivamente il problema, poiché poche settimane dopo il passaggio delle ruspe ecco di nuovo spuntare baracche e panni stesi.

L’ubicazione di questi insediamenti è spesso proprio ai margini della consolare, nel piccolo tratto di terra compreso tra la strada e la ferrovia Roma Viterbo, in un punto pericoloso e carente di qualsiasi servizio, determinando condizioni igienico sanitarie indegne di un paese civile.

Basta percorrere la Flaminia nei pressi del deposito Atac di Grottarossa, oppure prendere il trenino urbano che costeggia la strada, si possono vedere diverse costruzioni precarie, con tanto di panni stesi, fuochi e segni evidenti di una presenza umana non sporadica.  Stesso discorso nei pressi della stazione La Celsa, poco fuori il Raccordo Anulare, in un’area questa soggetta al rischio allagamenti nel caso di aumento della portata del Tevere.

Tutti i residenti dei quartieri Labaro e Prima Porta, o i pendolari che entrano nella capitale percorrendo la Flaminia o usufruendo del servizio ferroviario urbano notano quotidianamente il gran numero di persone che vivono in queste condizioni, possibile che gli unici a non notare queste presenze siano coloro che sono deputati al controllo del territorio?

Deve per forza essere presentata la denuncia di un cittadino o un servizio giornalistico per accorgersi di ciò che vedono tutti?




ANGUILLARA: CELEBRAZIONI DELLE FORZE ARMATE

di Simonetta D'Onofrio

Anguillara (RM) – Dopo la celebrazione della Santa Messa presso la Chiesa di S. Francesco, rappresentanti delle Forze Armate locali, Sindaco e componenti della Giunta anguillarina, insieme al Gruppo Folcloristico locale e ai cittadini, si sono incontrati davanti al Monumento ai Caduti per ricordare la commemorazione della Giornata dell'Unità Nazionale e della Festa delle Forze Armate, resa ancor più significativa per la ricorrenza del centenario dello scoppio della I Guerra Mondiale.
Il sindaco Pizzorno, dopo aver ringraziato le autorità militari e civili per il loro impegno quotidiano nel nostro Paese, ha ricordato i caduti di Guerra e ha detto: “Quanti hanno dato la vita e che hanno creato i presupposti per un’Italia, autorevole, democratica e libera. Solo il nostro continuo impegno per conservare la libertà, mantenere la pace e l’unità potrà riconoscere e riscattare il loro immane sacrificio”.
Per il Primo Cittadino è fondamentale il ruolo della cultura e della scuola, due leve su cui fare forza per far capire alle giovani generazioni come sia importante educare alla pace. La scuola è l’ambiente che più di tanti altri può far esprimere, con lo stimolo necessario, i valori civici importanti nella Costituzione italiana: “La scuola – ha proseguito Pizzorno – concorre a rendere cittadini migliori: sensibilizza ai temi della legalità, ai valori della carta costituzionale, al rispetto dell’ambiente e del territorio; educa alla correttezza, alla non violenza, al dialogo, all’apertura nei confronti di chi è diverso; insegna a vivere in società e ad aprirsi al mondo; la cultura fa bene alla democrazia e ci rende più sensibili ai valori di solidarietà, la cultura ci rende liberi”.
L’augurio, ha affermato il sindaco Pizzorno, è ricordare a tutti che la strada maestra è quella dell’incontro, della condivisione e del dialogo. In conclusione dell’incontro ha ricordato il Sindaco, che solo così si può onorare la memoria di chi ha dato la vita per la Patria, così si da senso compiuto alla Patria come fulcro della nostra coscienza civile e democratica.
Anche alcuni ragazzi della scuola primaria di I grado dell’Istituto Comprensivo di San Francesco hanno contribuito a ricordare alcuni momenti principali del conflitto armato che coinvolse le principali potenze mondiali. Fu la fine di un lungo periodo di pace e sviluppo economico della storia europea.
Un ragazzo racconta: “La Grande Guerra fu diversa da tutte le guerre precedenti. L’aggettivo che la contraddistingue ha, infatti, una valenza duplice: indica l’estensione geografica del conflitto, ma anche il fatto che fu una guerra di massa. Gli eserciti mobilitarono decine di milioni di uomini, per la maggior parte contadini e operai. Il numero delle vittime fu altissimo: i principali Paesi belligeranti ebbero nel complessivo circa 8.750.000 morti e oltre 20 milioni di feriti gravi e mutilati. Tra il 1914 e il 1918 portarono la divisa circa 60 milioni di uomini, e quel terzo di “fortunati” che si salvò ebbe l’animo segnato in modo indelebile”.
Un’altra alunna ha proposto come testimonianza della guerra di trincea la lettera scritta da Ernst Jünger, filosofo e scrittore tedesco, che partecipò a entrambe le guerre mondiali. Jünger scrisse “Quanti corpi di camerati si sono decomposti là dove erano caduti, senza croce e senza tomba, sotto la pioggia, il sole e il vento. Un nugolo d mosche fruscianti sulla loro solitudine, emanazioni soffocanti si trascinano nell’aria L’odore dei corpi che si decompongono è insopportabile, pesante, dolciastro, ributtante, penetrante come una pasta viscida. E galleggia così intensamente sul terreno dopo le grandi battaglie che gli uomini, anche più affamati, rinunciano a nutrirsi.”

Al termine sono stati interpretati dal Gruppo Folcloristico di Anguillara “La Leggenda del Piave”, celebre canzone patriottica che ricorda la Prima Guerra mondiale e l’Inno d’Italia, per rappresentare l’identità della Repubblica italiana.




Furti di tombini. Segnalazioni anche nel terzo municipio

L’altro giorno abbiamo pubblicato un articolo su via Salk, nel quale si parlava della pericolosità determinata dal furto di tombini, non sostituiti, ma delimitati da reti da cantiere per segnalare il vuoto (http://www.osservatorelaziale.it/index.asp?art=12638).
A seguito dello stesso ci sono giunte alcune segnalazioni che confermano come il problema sollevato non è certo una peculiarità di via Salk o del solo quartiere. In tal proposito ci ha segnalato Cristiano Bonelli, consigliere del Nuovo Centro Destra del III Municipio che anche in via Tor San Giovanni, a Cinquina, e al viadotto dei Presidenti, strada realizzata per collegare i quartieri di Nuovo Salario e Serpentara con Via della Bufalotta, ci sono situazioni analoghe, e in quest’ultimo caso dato l’elevato traffico della strada, il problema è ancora più urgente da risolvere.
Bonelli collega il furto dei tombini con la presenza di accampamenti abusivi nei pressi dei luoghi dove sono avvenute le sparizioni. La ghisa con cui sono costituiti è un materiale ritenuto prezioso, analogamente a quanto avviene per il rame che spesso viene trafugato anche a danno di ferrovie e di cabine elettriche.
Il problema tombini sta diventando un’emergenza non certamente localizzata solamente a Roma. Qualche mese fa a Torvaianica una bambina si ferì cadendo dentro un tombino cui era stata rubata la copertura, nel mese di ottobre furti analoghi sono stati denunciati a Cormano, nel milanese, in Sicilia, a Cosenza.
I Comuni stanno sostituendo i tombini con nuove coperture in materiale composito, non appetibile per questi ladri di materiali metallici.




ANGUILLARA: NASCE IL NUOVO PUNTO ENEL

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Nell’ottica di presidiare il territorio, per far si che l’apertura del mercato dell’energia non sottragga all’azienda troppi clienti, Enel sta puntando su una rete commerciale agile e distribuita, con una serie di partner che fungano da terminale per accogliere le richieste dei clienti finali. In una società che sta smaterializzando sempre più le attività di front-end, concentrando l’assistenza al cliente in centri sempre più delocalizzati, irraggiungibili da chi ha bisogno di una consulenza, se non passando attraverso le forche caudine di call center che hanno come mission demotivare anche la persona più ostinata, la società torna a porre davanti a chi ha bisogno d’aiuto una persona che, con la faccia e la voce, restituisce un po’ d’umanità nel rapporto azienda-cliente.

In quest’ottica venerdì 24 ottobre, ad Anguillara Sabazia, in via Anguillarese 117, è stato aperto un Punto Enel, grazie all’intraprendenza di Maurizio del Coco, che vanta un’esperienza ventennale nel settore energia. Hanno partecipato il responsabile del settore commerciale Enel del Lazio, Massimiliano Caponnetti, la responsabile delle provincie di Roma e Viterbo, Paola Cuomo, e l’ing. Evangelisti, della struttura “Identity” della società, a dimostrare che l’apertura di questi punti sul territorio non è solo una vendita di spazi in franchising, ma una politica di attenzione attuata a 360 gradi.
Le autorità cittadine hanno supportato questa scelta, con la presenza del sindaco Pizzorno, intervenuto personalmente all’inaugurazione del centro che serve tutto il comprensorio sabatino.
Il punto Enel è aperto dal lunedì al venerdì con orari 8:30 – 12:00 e 14:00 – 17:00.




ANGUILLARA: FIACCOLATA PER FEDERICA MANGIAPELO

di Silvio Rossi

Anguillara (RM) – Stanotte ci sarà una fiaccolata che arriverà fino al cimitero di Anguillara. Non è una cerimonia per la notte di Halloween, o per le festività dei morti, che ricorrono in questo week end. In particolare la marcia silenziosa ricorderà Federica Mangiapelo, la ragazza sedicenne morta esattamente due anni fa, la notte tra il 31 dicembre e il primo novembre, nei pressi della spiaggia di Vigna di Valle.

Domani, sabato 1 novembre, alle ore 18:00 si svolgerà una messa in ricordo di Federica presso la chiesa Regina Pacis, dove due anni fa si celebrarono i funerali della ragazza.

Rispetto allo scorso anno, questa commemorazione vede modificato il quadro accusatorio nei confronti dell’ex fidanzato, Marco di Muro, sulla cui colpevolezza gli inquirenti stanno accumulando indizi che potrebbero portare al rinvio a giudizio nel procedimento che è in corso preso il tribunale di Civitavecchia.

In ogni caso, a due anni dalla scomparsa, i genitori attendono ancora una risposta su come effettivamente sia morta la figlia, e si chiedono come mai ancora il colpevole non sia stato incarcerato.

In questo momento, come ci ha detto Luigi Mangiapelo, papà di Federica, non interessa a noi parlare delle indagini, oggi ci vogliamo concentrare solamente nel ricordo della figlia. È ora il tempo della pietà e della solidarietà alla famiglia. Delle indagini si riprenderà a parlare da lunedì, e certamente Luigi e Rossella non mancheranno un attimo nel cercare la verità su ciò che è successo quella notte sulle sponde del lago.

Oggi però – ricorda Luigi – la notte di Halloween è da noi vissuta come un’angoscia, e non più come una giornata spensierata come di solito la viveva Federica con i suoi amici.