Napoli, agguato mortale del branco con morte della guardia giurata. Il padre di uno degli assassini: “Volevano fare uno scherzo”

È il 3 di marzo di quest’anno, sono circa le tre del mattino. Franco Della Corte, 51 anni, guardia giurata, sta chiudendo il cancello d’accesso della metropolitana di Piscinola, Napoli. Viene aggredito e brutalmente pestato sul capo da tre ragazzini che lo aspettavano per rapinarlo della pistola, da rivendere poi a qualche malavitoso per 5/600 euro, commettendo un ulteriore crimine. Le loro armi sono gambe di un tavolo trovato nei pressi, divelte dalla loro sede. Il Della Corte, padre di famiglia, guardia giurata da sedici anni, riesce a difendere l’oggetto della tentata rapina, subendo una dura punizione da parte dei tre, che, pare, avessero anche ‘fumato’ qualcosa. Il branco fugge, senza aver potuto portare a termine l’azione, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, immagini fondamentali per l’identificazione e l’arresto dei tre minorenni, due di 16 e uno di 17 anni.

Della Corte muore in ospedale dopo due settimane di agonia, nonostante le cure mediche

Evidentemente la bastonate sono state inflitte con ferocia e crudeltà, e non soltanto per stordirlo, ma anche per causargli un danno maggiore, senza badare che la ripetitività e la violenza dei colpi avrebbero potuto ucciderlo, con sommo sprezzo della vita di un uomo. Non è retorica dire che il mestiere di guardia giurata è uno dei più rischiosi e meno redditizi, e anche molto disagevole. Se infatti i malviventi si fanno scrupolo – oggi molto meno – di uccidere o aggredire un rappresentante ufficiale delle Forze dell’Ordine, non altrettanto avviene per questi ‘vigilantes’, che vengono a volte attirati in luoghi isolati con false segnalazioni e minacciati pesantemente. I tre ragazzi provengono da Scampia, un quartiere a rischio, soggetto più volte di indagini giornalistiche, blitz delle FdO, e notoriamente centrale di spaccio. A Scampia c’è il buono e il cattivo. Persone costrette a vivere fianco a fianco con delinquenti di varia natura, e pregiudicati che usano quegli anfratti, quegli androni, quelle scale, per meglio nascondere le loro attività illecite. Evidentemente siamo qui capitati in questa seconda categoria. Intervistato dal TG della Rai, il padre di uno dei ragazzi – indossando una maglietta nera con una grossa scritta NARCOS sul petto, – ha detto che, naturalmente, suo figlio non c’entra, e che nessuno, riferito dal ragazzo, si era fermato per interrompere l’aggressione. Ci chiediamo prima di tutto quanti testimoni possa avere avuto l’episodio criminoso, alle tre del mattino, a metropolitana chiusa. Fosse stato in buona fede, il ragazzo, avrebbe potuto cercare lui di far qualcosa. “Era uno scherzo” ha detto il padre, con un mezzo sorriso sul volto. Superfluo da parte nostra dire che gli scherzi così assomigliano tanto a degli omicidi premeditati. Superfluo da parte nostra chiedere a questo genitore perché suo figlio a quell’ora non era nel suo letto, essendo evidente che il minorenne era uscito di casa la sera prima, con i suoi compagni: “Un branco di lupi”, come ha detto il questore di Napoli Antonio De Jesu, “che attendevano l’agnello.” L’associazione per delinquere – tre persone – è evidente. Come è anche da investigare cosa abbiano combinato questi tre sbandati dall’ora in cui sono apparsi sulle strade della città fino all’omicidio.

Oggi gli episodi di bullismo sono all’ordine del giorno, codificati e il più delle volte tollerati

Qui si va oltre. Aspettare una persona armati di gambe di tavolo, divelte per l’occasione, – ricordiamo che siamo nell’ambito di ‘armi improprie’, ma sempre armi – non è più bullismo, né ‘uno scherzo’, come ha sentenziato sorridendo il padre di uno dei tre. Un albero nuovo, quando viene messo a dimora, ha bisogno di un bastoncello che lo guidi nella crescita, per non farlo venire su storto. È chiaro ed evidente che i colpevoli della morte di Franco Della Corte, onesto lavoratore e padre di famiglia, unico sostegno economico dei suoi, non sono solo i tre disgraziati, ma anche, e soprattutto, quelli che solo per stirpe si fanno chiamare ‘genitori’, i quali hanno clamorosamente fallito il loro compito, e andrebbero ingabbiati con i figli; tanto perché anche loro imparino qualcosa: come si sta a l mondo, per esempio, e che uccidere un uomo a bastonate alle sei del mattino non è ‘uno scherzo’ finito male. La violenza dei colpi e il loro numero, oltre che il peso dei bastoni adoperati ne fanno fede.

Addirittura sui social sono apparsi post di incoraggiamento e solidarietà per i tre assassini

Questo è un malcostume che una società civile non deve più tollerare. Tutti ci aspettiamo, visti i precedenti, che qualche magistrato – magari di sinistra, e magari con poca esperienza – riesca a far ridurre la pena ai tre ragazzi del branco, e che se la cavino con un buffetto sulla guancia: in questo caso rimetteremmo in circuito tre banditi in erba, ma già sulla buona strada per crimini maggiori. Al contrario, ci auguriamo che finalmente questa società che si va sempre più sfaldando e imbarbarendo, e per la quale non esistono più canoni etici e morali, sappia avere un moto di orgoglio, dando chiaro e forte un segnale a tutti coloro che la vorrebbero in pieno caos, senza più regole. Ci viene in mente il famoso ‘Far West’ tanto sbandierato da chi non vorrebbe che i cittadini si potessero legittimamente difendere a casa propria, privandoli delle armi. In questo caso non sarebbero gli onesti a creare il Far West – come sta accadendo – ma i delinquenti. Pare che uno dei ragazzi, per nulla pentito, abbia chiesto se in galera ci sia la doccia. Questo ci da’ una dimensione del compito che gli educatori debbono assolvere, di riffa o di raffa. Ma prima di tutto bisogna insegnare ad un uomo che indegnamente si fregia del titolo di ‘padre’, che uccidere un uomo non è ‘uno scherzo’, anche se, secondo qualcuno, ‘finito male’. L’augurio di noi tutti, di tutte le persone oneste, e soprattutto dei due figli rimasti senza padre, è che i tre del branco vengano incriminati e condannati per il reato realmente commesso, cioè omicidio premeditato aggravato da crudeltà, e tentata rapina, in concorso, quindi con l’aggravante dell’associazione per delinquere. Nulla rileva che siano minorenni: hanno commesso un crimine ‘da grandi’, e come tali vanno giudicati, aldilà di un ipotetico ‘recupero’. Tollerare ancora questi atti criminosi, nascondendosi dietro alla giovane età dei delinquenti, non farà altro che incoraggiare altri nel commettere delitti: e questo non è di una società che si dichiara democratica e civile. Ministro Orlando, dove sei?