PALERMO, TEATRO MASSIMO: L'ARTE RINNOVA I POPOLI… MA OCCORRE INCENTIVARLA

di Vincenzo Giardino

Palermo – Sono tanti i teatri di provincia costretti a chiudere per il poco interesse del pubblico, come, per esempio nelle scuole è diventato un argomento quasi del tutto trascurato. È da rilevare anche il fatto che è sempre più esiguo il numero dei giovani aspiranti attori disposti ad affrontare i sacrifici per formarsi nelle “fucine” dei palcoscenici, la maggior parte di loro infatti preferiscono  puntare ad una visibilità immediata e finiscono col partecipare a programmi televisivi di dubbia qualità o fare le comparse in qualche fiction. E così succede anche per il teatro Massimo di Palermo dove la frase che impera all'ingresso dello storico edifico sembra lanciare un monito a chi invece dovrebbe incentivare l'arte in genere e il teatro in particolare: “L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire”.

Da sempre le scene dei teatri sono state il mezzo di diffusione culturale, dove messaggi morali, ironiche constatazioni ed argute rappresentazioni di spaccati di vita, hanno trovato la dimensione ideale per trasmettere pensieri profondi e filosofie, allietando le platee, ma facendole riflettere sulla natura dell'uomo. In ogni tempo il teatro è stato una delle massime espressioni artistiche, dove il valore degli attori è misurato dal calore degli applausi genuini. Un bravo attore di teatro riesce a coinvolgere ed emozionare senza gli artifizi necessari nel cinema e nella televisione. Il palcoscenico castiga la mediocrità, ma esalta il coraggio degli attori che con carattere mirano a migliorarsi, la misura della bravura è palpabile e immediata. Nessun attore di cinema può definirsi artisticamente completo se non ha mai affrontato la dura prova del contatto diretto con il pubblico, il quale nel teatro è un critico esigente, attento e preparato.
Il pubblico del teatro non è inerte come il telespettatore annoiato e castigato a subire senza poter far sentire il proprio dissenso sulla qualità degli spettacoli.

Negli ultimi anni il sostegno dello Stato si è assottigliato al minimo per questo settore della cultura che meriterebbe molta più attenzione. È triste immaginare che, quando saranno scomparsi gli ultimi grandi del teatro italiano, non ci saranno eredi per continuare ad emozionare dal vivo le platee amanti di Pirandello, De Filippo, Molière, Goldoni, e così via dicendo.