Editoriali
Fascismo e antifascismo, radicalizzare gli opposti estremismi fa gioco a chi rimane al centro: nuovi partigiani, una regia precisa?
Published
7 anni faon
A quanto pare, come ad un segnale, tutti i ‘centri sociali’, si sono mobilitati per contrastare, in piazza e altrove, quei partiti, pur legittimamente sulla scena politica, che esprimono idee di un colore diverso dal rosso. L’aggressione a Giorgia Meloni, impedita da una piccola compagine di esagitati, a parlare a Livorno, ne è una propaggine, al grido di ‘Livorno è rossa’. Rossa o nera, chi mette in atto tali iniziative dovrebbe vergognarsi, ‘Senza se e senza ma’. È di ieri la notizia che, da parte dello staff di vigilanza di Matteo Salvini, è stato sventato un tentativo di contestazione, in occasione del suo intervento all’Hotel Carlton di Bologna, a distanza pericolosamente ravvicinata. Insospettiti dall’insolito numero di persone che chiedevano l’accredito per l’ingresso, i collaboratori di Salvini hanno scoperto che tra quelli erano presenti finti giornalisti, che altro obiettivo non avrebbero avuto se non quello di disturbare da vicino l’oratore. Inutile dire che a quel punto ogni nominativo è stato passato allo scanner.
E come sempre, quando accade qualcosa del genere, ci chiediamo a chi conviene
Creare disordini e insicurezza sociale – lo abbiamo scoperto con le Brigate Rosse, ma lo sapevamo già a causa del fallito golpe Borghese, o dalle bombe di Bologna, Italicus, Banca Nazionale dell’Agricoltura, Brescia eccetera, – fa gioco soltanto a chi vuole coagulare intorno a sé gente disorientata. Insomma, crea il disordine e poi fai vedere che aggiusti tutto. Cosa non si farebbe per un voto in più! In realtà, radicalizzare gli opposti estremismi fa gioco a chi rimane al centro. Sappiamo bene, invece, che la signora Boldrini non fa mistero delle sue idee, secondo le quali i ‘covi fascisti’ andrebbero chiusi, e i movimenti, o i partiti, sciolti, nella più schietta espressione di quello stesso fascismo che lei tanto dichiara di voler combattere. Finchè non ne adotta i metodi. Ma già, gli opposti, chiuso il cerchio, si toccano, e il comunismo boldriniano va a somigliare tanto a quel fascismo che lei vorrebbe cancellare non solo dalla faccia della terra, ma anche oscurando un ventennio di storia italiana. Dimenticando che in democrazia – posto che l’Italia sia una nazione che si trova in tale situazione, ma purtroppo la ‘democrazia’, o ‘governo del popolo’, non si vede da nessuna parte – le idee non si possono combattere. Oppure dovremmo tornare ai campi di confino. Anche se magari a qualcuno piacerebbe di più, vista la veemenza delle sue sparate in pubblico, proprio l’eliminazione fisica. La frase attribuita a Voltaire, secondo la quale il filosofo avrebbe detto: “Non sono d’accordo su quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire”, da molti sconfessata come da lui non pronunciata, non avrà magari una paternità così prestigiosa, anche se in tale guisa ci è stata tramandata. Ma esprime comunque un grande principio di civiltà. E soprattutto di quella democrazia che nel ventunesimo secolo viene da tutti sbandierata, ma mai realmente messa in atto, a vantaggio invece di una dittatura strisciante, subdola e occulta.
La sollevazione dei Centri Sociali – che non molto tempo fa pareva che dovessero essere chiusi, se non altro perché ‘okkupavano’ abusivamente case e sedi sociali – è avvenuta come un sol uomo, in seguito a qualcosa che è parso a molti un segnale convenuto. Ragazzotti ai margini della vita civile e tante volte anche della legalità – uno di questi era Casarini, il quale s’è ‘ripulito’ e s’è messo in politica – si sono intruppati, e come seguendo un programma ben organizzato, stanno creando disordini e violenze ovunque siano presenti in folto e ben nutrito gruppo. Ma, e questo è indicativo, specialmente dove c’è da ‘punire’ un fascista, da creare una contromanifestazione, pur se ordinata, – ma con bandiere tricolori che a loro non piacciono, – da contestare la commemorazione delle foibe, a cui inneggiano, come se i relativi martiri non fossero italiani, da disturbare parlamentari legittimamente eletti e segretari di partiti a loro non graditi; eccetera eccetera.
Mentre Boldrini & Co. soffiano su un fuoco che rischia di causare un incendio. L’aggressione di Palermo ne è un sintomo.
Massimiliano Ursino non è un angioletto, e la sua fedina penale ne fa fede. Ma la ‘giustizia fai da te, quella deprecata da alcune parti politiche quando un onesto cittadino si difende da un’aggressione, se non vale per una parte, non deve valere neanche per l’altra. Gli episodi attribuiti ad Ursino, per i quali è stato condannato, e si presume abbia scontato la relativa pena, si riferiscono al 2005 e al 2006, e quindi non è pensabile che questa aggressione riguardi proprio quegli episodi. È in atto un’intimidazione fisica contro chi coltiva idee ‘non di sinistra’, per usare un eufemismo.
Ma le Forze dell’ordine, che fanno, quando non sono impegnate a farsi bastonare in piazza o dai clandestini spacciatori?
Se siamo arrivati a questi estremi, la responsabilità è del governo, di un governo Piddino troppo debole, che ha sfacciataggine di rivendicare ancora la guida della Nazione, dopo averla ridotta in braghe di tela, nonostante i poco sinceri proclami pubblici: ieri la Whirlpool ha mandato a casa quasi 500 lavoratori, per andare a produrre dove i costi sono meno della metà, e dove l’azienda godrà di prebende che in Italia non riceverebbe – tipo 30.000 euro ad operaio assunto – da parte di un’Europa che distribuisce lo stesso denaro che succhia dalle italiche tasche: giusto per farci chiudere. Mentre un Gentiloni sempre più nel pallone va proclamando che in Italia non ci sono mai state circostanze così favorevoli per investimenti esteri. Cioè tutto il contrario della realtà.
Chi adotta la flat tax va a gonfie vele, altro che abbassare le tasse ai ricchi: quando i balzelli dello Stato sono troppo alti, oggi si fa presto, si va a produrre all’estero, dove tutto costa meno. E ti saluto core. Abbiamo un governo debole, che ad arte approfitta che in questo clima di violenza che si va creando per le strade si torni agli anni ’70, e tutti insieme si vada a votare compatti per chi mentendo asserisce d’aver la panacea per tutti i mali – cioè l’Europa – e di poter dare all’Italia un governo stabile, senza guardare alleanze spurie e contro natura, ma soltanto in nome della governabilità e a vantaggio di una Unione Europea – leggi banche e Germania – che minaccia rappresaglie in caso di risultato elettorale sfavorevole. È una trappola in cui non dobbiamo più cadere. I delinquenti di strada di qualsiasi colore vanno arrestati e messi in condizioni di non nuocere. I rappresentanti dei partiti politici devono essere messi in grado di esprimere le loro proposte. Il caos conviene soltanto a chi vuole ciurlare nel manico, e magari recuperare quel terreno che sente scivolargli sotto. Non sarà che il PD è alle corde?
Roberto Ragone
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