Presentato il programma del ‘Napoli Teatro Festival Italia’

Tutto pronto per la 12ima edizione del Napoli Teatro Festival Italia 2019 dall’8 giugno al 14 luglio. Il tanto atteso appuntamento è organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival guidata da Alessandro Barbano. La rassegna sarà diretta da Ruggero Cappuccio, con il sostegno della Regione Campania.

Il programma è stato presentato il 15 di marzo nell’antico Teatro di Corte del Palazzo Reale del capoluogo campano prima dei Borboni e poi dai Savoia, il festival itinerante 2019 ha in programma ben oltre 150 eventi, per la durata di 37 giorni, e sarà un’ottima occasione per gli artisti nazionali ed internazionali di esibirsi in location davvero eccezionali della regione Campania.

Il Napoli Teatro Festival Italia avrà come sede principale il Palazzo Reale a Piazza del Plebiscito, la manifestazione è stata finanziata dalla Regione Campania con cinque milioni di euro e beneficia dei Fondi Creativi. Il Festival anche quest’anno conferma l’obiettivo di valorizzazione dei beni architettonici e paesaggistici della regione di ben oltre 40 luoghi (Napoli, Salerno, Benevento, Caserta, Carditello, Baia, Amalfi, Pietrelcina e Mercogliano) stabilendo un forte legame con il territorio e favorendone la scoperta, e le creazioni, alcune messe in scene sono spettacoli lì dove sono stati concepiti.

Il festival si pone come organismo di crescita culturale e sociale, con una politica di inclusione, continuando a proporre un’oculata politica dei prezzi (da 5 a 8 euro) e agevolazioni assolute per le fasce più deboli, favorendo la partecipazione del pubblico.

Il Festival si aprirà con lo spettacolo di Elmuntas Nekrosius al Teatro Politeama, recentemente scomparso, da sempre il regista lituano era legato a Napoli e al Festival. L’intera manifestazione è una sinergia di natura multidisciplinare, e alle scritture contemporanee, non solo rivolta alla drammaturgia, ma a tutte le scritture di scena e alle arti, e mette insieme molti linguaggi artistici sia nazionali e internazionali ed anche con spettacoli provenienti dalla Siria e Libano, si incroceranno lingue e sonorità diverse, espressioni artistiche innovative e tradizione della messa in scena, tra l’antico e contemporaneo.

L’intera manifestazione favorisce “la curiosità intellettuale” come ha ben spiegato il Presidente Vincenzo De Luca durante la conferenza stampa al Teatro di Corte partenopeo: “la diffusione della cultura è la rete più solida per la società” – prosegue – “una apertura verso i giovani” .
Il Napoli Teatro festival non è mirato a nessuna tematica specifica come ha ben spiegato il direttore artistico Ruggero Cappuccio “Il tema è non avere tema”, le espressioni artistiche libere di esprimersi in tutte le sue forme e senza sbarramenti, il teatro per antonomasia è la catarsi stessa dell’arte e con il Festival i linguaggi trovano supporto per esprimersi in maniera totalitaria.

L’edizione di quest’anno presenta amplia la struttura e diventano 12 le sezioni del Festival, si aggiunge la sezione dedicata ai “Teatro Ragazzi” con la sezioni: Italiana, Internazionale, Osservatorio, Danza, SportOpera, Musica, letteratura, cinema, Mostre, laboratori, e Progetti Speciali.
Napoli Teatro festival nel corso degli anni ha creato una significativa collaborazione con altri festival nazionali ed internazionali e con le Università del territorio, un progetto che insieme non solo sostiene le diversità, ma anche le diverse visioni, favorendo la creazione stessa.
Sono 29 gli eventi internazionali che i “viaggiatori” potranno partecipare, di cui 19 prime in Italia tra prosa e danza, 44 prime di spettacoli italiani ed anche quest’anno il Maestro mimmo Palladino in occasione del Festival ha creato la nuova immagine in linea con l’identità della programmazione 2019.




Napoli, tutti pazzi per il Jurassic park: ecco le novità 2019 per “Dinosauri in carne ed ossa”

NAPOLI – Da non perdere il percorso espositivo dal titolo “Dinosauri in carne ed ossa”, per chi è in visita nel capoluogo partenopeo ad Agnano nel suggestivo cratere degli Astroni, fino al 10 novembre 2019 con ben 30 riproduzioni dei dinosauri in scala reale 1:1 realizzate tutte in vetroresina dalle maestranze italiane.

L’exhibition che parte dal Real sito di caccia per opera di Alfonso D’Aragona per poi arrivare al cratere, ha come tema la preistoria e spiega le grandi estinzioni di massa, il percorso espositivo dà ai “viaggiatori” una chiara storia della vita sul pianeta, dalla conquista della terraferma avvenuta nell’era primaria (paleozoica) fino ai nostri giorni.

Il filo conduttore del percorso-evento presentato durante la conferenza dello scorso 8 di marzo

è l’alternanza delle specie animali, come ad esempio i dinosauri o i grandi mammiferi della cosiddetta era glaciale, che di volta in volta hanno dominato le terre emerse, diversificandosi a partire da uno scarso gruppo di sopravvissuti alle grandi estinzioni di massa, dall’uccello columbiforme chiamato Dodo delle isole Mauritius estinto nel XVII secolo per mano degli uomini, al tirannosauro e tantissime altre specie.

L’intento del percorso “Dinosauri in carne ed ossa”

ha come tema l’ambiente e la cultura, parte dalla riserva di caccia reale e per poi arrivare nel cratere originatosi circa 3.700 anni fa all’interno della riserva naturale preservata da Wwf di Napoli, spiega il Direttore della Riserva Naturale degli Astroni Fabrizio Canonico: “Lo scopo è di stimolare i bambini e di farli riflettere sul tema dell’estinzione” – prosegue – “ sensibilizzare e sollecitare la politica su questo problema”.

Un immersion totale

partendo dall’era primaria ai giorni nostri dove i visitatori potranno fare a soli 5 km dal centro della citta di Napoli, i “viaggiatori” saranno interamente “connessi” nella preistoria, grazie anche alle piante sopravvissute che costituiscono l’ultima testimonianza dell’antico manto forestale che avvolge la provincia del capoluogo campano.

Tante le novità dell’edizione 2019

con un percorso ancora più affascinante che coinvolgerà i più piccoli, infatti il percorso è più semplice da affrontare e più breve per distanza e consentirà ai bambini di godersi l’avventura senza stancarsi e rimanere affascinati da un ambiente diverso. “Le estinzioni di massa – spiega Antonio Canu, presidente dell’oasi Wwf degli Astroni – rappresenta un fenomeno avvenuto più volte nel corso dei tempi geologici, con la scomparsa più o meno “istantanea” di interi gruppi animati e vegetali. Sono state causate da varie forme di stress ambientale che spesso funzionano in sinergia, come intense eruzioni vulcaniche su tutto il globo, l’improvvisa caduta di corpi extraterrestri, la formazione di estese calotte glaciali, i grandi mutamenti climatici. Le estinzioni di massa precedenti alla comparsa del genere umano sono cinque”.

Cinque grandi lezioni che dobbiamo guardare senza paura

ma con la consapevolezza di dover imparare da quanto accaduto: “Oggi – afferma Simone Maganuco, co-curatore della mostra – in una società come la nostra che non vuole rendersi consapevole di provocare una nuova estinzione di massa, la sesta, appare di fondamentale importanza comprendere i meccanismi che hanno determinato e poi l’eclissi di linee evolutive di grande successo, come quella dei dinosauri mesozoici. E’ necessario capire come una catastrofe possa tramutarsi in una risorsa, rendendo possibile la nascita di altre forme di vita, soltanto a patto che sia un prodotto delle leggi della natura. Quelle leggi che l’uomo ha sfidato fin dalle sue origini, modificando e sfruttando l’ambiente in cui viveva in modo sempre più invasivo e ben oltre le necessità dettate dalla sopravvivenza della propria specie”.

Sono intervenuti per illustrare durante la conferenza stampa l’8 marzo del percorso espositivo: Fabrizio Canonico, direttore della Riserva Naturale Oasi Wwf del cratere degli Astroni; Antonio Canu, presidente Wwf Oasi; Simone Maganuco curatore della mostra “Dinosauri in carne ed ossa”, al termine del percorso espositivo a rendere ancor di più interessante è stato la liberazione di uno sparviero emozionando ancor di più il gruppo di bambini in visita nella riserva.




“La quinta ora” il “one woman drama” di Adele Pandolfi: un’attrice rimasta nel cuore degli italiani

Di madre napoletana e di padre puteolano Adele Pandolfi è una delle attrici di teatro e fiction che sono rimaste nel cuore degli italiani grazie ai personaggi che ha saputo ben interpretare in passato. Nel suo volto si legge tutta la voglia di trasmettere emozioni, lei si definisce “irrequieta, che si annoia facilmente, per cui amo interpretare sempre ruoli diversi che mi diano continuamente la possibilità di sfidarmi” questa sua particolarità le ha permesso di poter interpretare sempre personaggi nuovi.

 E’ un’attrice brillante e la sua caratteristica principale è lo sguardo intenso, i suoi occhi sono capaci di “raccontare” e di catturare lo spettatore rendendolo partecipe con il suo personaggio insieme al sorriso spontaneo dell’amica della porta accanto. La bella attrice partenopea-flegrea decise di fare questo mestiere così difficile quando da bambina vide “Il Masaniello” di Elvio Porta con la regia Armando Pugliese e a soli vent’anni calcò per la prima volta le scene con “Re Mida” con Renzo Palmer e Paola Mannoni, a 25 anni lavorò con Mario Scarpetta con “na ‘ Santarella” interpretando il ruolo di Cesira la primadonna.

In tutta la sua carriera si è sempre divisa tra il teatro, cinema fiction ed anche la pubblicità mettendo sempre passione e curiosità, senza distinzione tra il mezzo di espressione.

La sua capacità di stare in scena in maniera naturale l’ha acquisita sia partecipando a innumerevoli laboratori e stage, ma soprattutto tende a precisare che la grande “palestra” come lei la definisce è stata calcare le scene con il regista e attore Vincenzo Salemme, infatti in quegli anni ha imparato ad essere mutevole anche con lo stesso personaggio dello stesso spettacolo, grazie alla grande esperienza accumulata negli anni nella commedia dal titolo “Nell’amico del cuore” riproposto da Biagio Izzo e diretto da Salemme ha dovuto sostituire un’attrice in appena due giorni.

Ha lavorato per le maggiori fiction televisive italiane, ha avuto esperienza anche nella pubblicità ed ha fatto anche una “piccola particina” in uno spot con Fellini. Fra le grandi opportunità che faticosamente ha conquistato è stato recitare per le commedie scritte da Eduardo e Luca De Filippo.

La brava attrice campana attualmente sta portando in giro lo spettacolo dal titolo “La quinta ora” scritta da Anna Mazza e diretta da Carlo Guitto ricevendo parecchie soddisfazioni, gli anni della gavetta sembrano ripagare le fatiche, infatti con questo spettacolo recita in maniera eccelsa e completamente da sola sulla scena, circondata da una miriade di personaggi immaginari o meglio di fantasmi… La trama è la storia di un’insegnante irreprensibile e di vecchio stampo che uccide un’allieva e non si giustifica, anzi espone le sue ragione in maniera folle e grottesca dialogando con un brigadiere immaginario rappresentato da un ossessivo suono di un clarinetto.




Nutrizione post carnevale e obesità dei bambini: come ritrovare la forma fisica

Tutta la nostra bella penisola è costellata da tanti piatti tipici che tanto caratterizzano le regioni del Bel Paese da nord a sud e fanno parte della nostra memoria storica soprattutto in prossimità delle feste. Il Carnevale sembra alle porte con coriandoli e piatti tipici di questa festa ma, le tanto amate chiacchiere, tortelli alla crema, lasagne di carnevale, frappe, zeppole hanno lasciato le loro “tracce” e purtroppo a dircelo è l’ago della nostra bilancia che non ci lascia scampo.

Come dobbiamo fare per ritrovare la forma fisica?

Su come fare il nutrizionista Stefano Scafuri risponde a qualche domanda de L’Osservatore D’Italia.

I tanti gustosissimi piatti caratteristici regionali in prossimità della festa di Carnevale hanno invaso le nostre tavole in questi giorni di festa e purtroppo dopo aver tolto il costume e la maschera, rimesso i nostri amatissimi jeans, ci accorgiamo che abbiamo messo qualche chilogrammo in più o aver lasciato qualche recettore del gusto ormai anestetizzato, il mio consiglio è assolutamente che dobbiamo riprendere il nostro programma di educazione alimentare. La Regione Campania sull’argomento dell’educazione alimentare (devastata dal problema dell’obesità infantile) ha ideato nel 2014, in collaborazione con l’Osservatorio regionale sulla dieta mediterranea una “pagella sull’educazione alimentare”, da far proporre dagli insegnanti nelle scuole, per affrontare la sopraccennata situazione allarmante, che purtroppo colpisce, oramai, un bambino su due. Quali sono le cause dei risultati di questa “pagella”? L’etimologia della parola dieta, dal latino diaeta, a sua volta dal greco, dìaita, vuol dire “modo di vivere”, si nota dunque che, nell’antichità, aveva un senso molto ben diverso dalla classica e consueta interpretazione assunta dall’immaginario comune odierna, tale interpretazione è fonte di terrore per molti che non lascia scampo a nessuno dai bambini agli adulti; a dieta nell’immaginario collettivo è intesa come un menù composto da due misere mele, un quantitativo petto di pollo accompagnato da un’abbondante piatto di insalata condita con un cucchiaino di olio extravergine di oliva. Dunque, si deve intendere che l’educazione alimentare dev’essere intesa come l’insieme delle abitudini alimentari utili e durature per il resto della vita, per ciascun individuo dev’essere uno schema flessibile che prenda in considerazione tutti i gruppi alimentari, avere la capacità di saper gestire le situazioni e i periodi dell’anno e della vita in cui, per vari motivi interpersonali, siamo indotti a mangiare. Il cibo dev’essere inteso necessariamente quale “strumento” per prevenire, e non come eventuale “fine”. Un tempo il trattamento ha subito del soggetto obeso, normopeso o sottopeso un evoluzione, è andata incontro ad un radicale cambiamento, il messaggio della restrizione e della perdizione gradualmente è stato sostituito dalla proposta di abitudini alimentari sane e di uno stile di vita salutare. Si tratta di un processo innescato da una nuova definizione di salute, non più statica, ma bensì dinamica, non più settoriale, ma globale, non più assenza (malattia), bensì presenza di benessere.
Abbiamo il compito di informare e non solo di educare all’alimentazione, perché informare è un atto, educare è un processo che richiede maggior impegno e indicazioni semplici, chiare, ma rigorose e realistiche al fine di muovere al cambiamento verso nuove abitudini. Bisogna precisare che non esistono “campagne di educazione” ma, “interventi educativi” mirati per età, sesso e stile di vita. Tale educazione ci premette di conoscere meglio gli alimenti e meglio il nostro corpo; rispondere adeguatamente ai segnali fisiologici quali fame, appetito e sazietà. Saper riconoscere la fame biologica e la fame nervosa e saper rispondere in maniera adeguata, saper gestire anomalie prandiali ed extra prandiali – ipo-ed iperfagia, compulsioni alimentari, vomito, iperfagia notturna-. In tal modo, con l’informazione, diventiamo protagonisti nella relazione con il “cibo”, costruendo con quest’ultimo un rapporto che non sia aggressivo ed incontrollato e neppur passivo, in balia della situazione contingente.

Cosa dev’esserci sulla tavola appena ci svegliamo?

“Chi ben inizia… è a metà dell’opera” così recitava un vecchio detto che calza perfettamente con l’inizio della giornata dal punto di vista alimentare: la colazione! Purtroppo in tanti, bambini e adulti, trascurano questo momento pur di restare qualche minuto in più a letto o dinnanzi allo specchio. Quest’abitudine, così poco considerata, se non addirittura sconosciuta, è in realtà un vero e proprio biglietto da visita per cominciare nel modo giusto la giornata: oserei definirla un vero e proprio “rito”!
Il concetto è semplice: chi non fa colazione al mattino è portato a mangiare molto di più nel corso della giornata, con il rischio di eccedere e, quindi, di ingrassare. Una prima colazione nutriente permette di iniziare la giornata con vitalità senza arrivare stanchi ed affamati alla pausa pranzo. E’ scientificamente dimostrato che chi salta questo importante appuntamento con la salute ha maggiori difficoltà di concentrazione durante la mattinata, e con poca “benzina” nei muscoli e nel cervello si corre il rischio di rendere poco, pochissimo e soprattutto male, a scuola come ala lavoro, così come nello sport. Ma, non è tutto: la conseguente e successiva “abbuffata” a pranzo condiziona negativamente, infatti anche il rendimento pomeridiano a causa dell’eccesivo sbalzo insulinico e del grosso impegno digestivo. Una prima colazione nutriente contribuisce a risvegliare e ad accelerare il metabolismo corporeo, regolando quella sferzata di energia necessaria per affrontare la giornata con il giusto spirito. La corretta ripartizione energetica dei pasti prevede che la prima colazione debba costituire circa il 20% dell’apporto di calorie totali.

Cosa mangiare?

La frutta: un ottimo alimento da consumare a colazione, infatti fornisce vitamine, antiossidanti, fibre e aiuta il ripristino delle riserve glucidiche. Non affatica l’apparato digerente e stimola il processo di detossificazione dell’organismo che durante la notte raggiunge i massimi livelli. Il succo di frutta: dissetante, ricco di antiossidanti e minerali rappresenta un’ottima scelta per la prima colazione, in particolare se preparato in casa. Attenzione quindi a non confonderlo con le bibite zuccherate povere di frutta e ricche di coloranti, conservanti, zucchero e derivati. Il pane integrale con marmellata: ricco di fibre, associa agli amidi gli zuccheri semplici della marmellata. Un mix vincente che fornirà un rilascio costante di energia durante la mattinata. Latte e yogurt parzialmente scremati: forniscono calcio, proteine, fermenti lattici e il giusto quantitativo di grassi.

Cosa evitare?

Un alimento che negli ultimi vent’anni ha preso sempre più posto sulle nostre tavole: le brioche. Purtroppo si tratta di uno dei cibi meno salutari in assoluto a causa del frequente utilizzo di grassi vegetali idrogenati. Il basso potere saziante e l’alto contenuto calorico la rendono del tutto inadatta a chi segue una dieta dimagrante. Bisogna porre molta attenzione anche ala tipo di corn-flakes che si acquistano, quelli con tanto cacao e molto zucchero è meglio lasciarli sullo scaffale. Ecco alcune caratteristiche su cui focalizzare l’attenzione: °Il contenuto calorico dev’essere inferiore alle 300 Kcal per 100 grammi;
°La presenza di fibra dovrebbe superare i 15 grammi su 100;
°tra gli ingredienti non devono comparire del tipo: “grassi vegetali idrogenati” e/o “oli tropicali” e/o la sigla seguita da un numero che indica l’impiego di additivi alimentari.

Colazione al bar?

Per molti il rito della colazione al bar è un piacere irrinunciabile, per molti una semplice esigenza. Purtroppo la scelta degli alimenti è limitata. Scartati snack e brioche per motivi sopra citati, si può sempre ripiegare su una tazza di latte caldo, oppure una su una spremuta di arancia. In conclusione la soluzione ideale è preparare la colazione a casa al mattino, sedersi comodamente per 10 minuti e consumarla con calma. A chi sostiene di “non avere abbastanza tempo perché bisogna scappare a lavoro”, consiglio di anticipare la sveglia di qualche minuto e così facendo ottenere innumerevoli benefici in termini di qualità, benessere ed energia. Buona colazione e buona giornata!




Edoardo De Angelis, candidato a tre David di Donatello con il film “Il vizio della speranza”: l’intervista in esclusiva

Il regista campano Edoardo De Angelis autore del film “Mozzarella Stories”, “ Perez”, “Indivisibili” e vincitore della Festa del Cinema di Roma con “Il vizio della speranza” è candidato a ben tre David di Donatello – miglior attrice protagonista (Pina Turco), miglior attrice non protagonista (Marina Gonfalone) e miglior canzone originale (‘A speranza) di Enzo Avitabile, il noto regista ha concesso a L’Osservatore d’Italia un’intervista in merito al suo nuovo film “Il vizio della speranza” girato in Campania sul fiume Volturno. La trama del film è un focus di uno spaccato del Bel Paese, l’utero in affitto delle prostitute nigeriane come opportunità di guadagno da parte delle organizzazioni criminali. Il film offre agli spettatori un viaggio all’interno di un microcosmo di una realtà di miseria e di degrado dove l’unica certezza è l’incertezza.

L’intervista

Niccolò Machiavelli diceva: “L’uomo ha bisogno di uno stato per fermare il proprio istinto omicida, ma lo stato è formato da uomini” tu con il film “Il vizio della speranza” ricordi agli spettatori che non solo si può trovare bellezza anche in situazioni che apparentemente anche l’Altissimo Signore sembra aver perso la speranza, ma anche gli stessi personaggi della malavita come la protagonista (Maria interpretato da Pina Turco) che è al servizio di una maitresse (dal nome Zì Marì interpretato da Marina Confalone) ha un lato umano, nonostante il male che la circonda e il male di quando adolescente venne violentata nel giorno della prima comunione. Com’è nata la storia de “ Il vizio della speranza”?
Volevo raccontare una storia semplice, la storia di un bambino che nasce. In mezzo al freddo. È al gelo.

Un tempo le organizzazioni criminali non si nominavano neanche e venivano chiamate tipo: ”La mano nera”, oppure veniva attribuito a gente di malaffare “Uomo di sistema”…ecc cos’è che ti spinge a rappresentare il lato oscuro della Campania felix così chiamata nell’antichità e che attualmente in molti vorrebbero nascondere (apparentemente anche lo stato)?
Le storie che questa terra mi suggerisce e sono storie di donne ed uomini che lottano, si trascinano feriti, spesso muoiono e, qualche volta vincendo, sopravvivono.

Quando hai saputo delle candidature ai tre David di Donatello cosa hai fatto e cosa hai provato?
Pina ha fatto un lavoro straordinario, unico, che merita tutti i riconoscimenti possibili; Marina è una grande artista con il quale ho avuto l’onore di lavorare; Enzo si conferma un grande compagno di suggestioni.

Il tuo prossimo lavoro?
La storia di Salvatore Todaro, il comandante che affondava le navi nemiche e portava in salvo i naufraghi.

Le donne sono le protagoniste assolute del film ”Il vizio della speranza”, con tutte le sfaccettature, come le capacità seppur rivolte al male di Zì Marì ed anche le sue debolezze.., oppure le sue contraddizioni, ad esempio la casa strapiena di altarini religiosi, l’incapacità della mamma (Cristina Donadio) che trova rifugio dei suoi fallimenti nella droga, le capacità di reagire di Maria e di decidere di rischiare la propria vita per amore del figlio che aspetta mettendosi contro la camorra e contro le previsioni del ginecologo. In altre interviste hai parlato delle donne della tua famiglia, ad esempio la nonna, ti va di parlare di loro?. Che ruolo hanno nella tua quotidianità?
Sono stato allevato da donne e scriverne mi viene naturale, le conosco molto le capisco poco. Nel libro le racconto ampiamente.

Edoardo De Angelis è stato già ospite ad Art Garage Sala Molière nei Campi Flegrei durante la rassegna “Cinemagma” organizzato dall’attore Nando Paone e dal giornalista Giuseppe Borrone per presentare il backstage del film realizzato da Adriano Morelli e Antimo Campanile. Il regista originario di Portici e poi della provincia di Caserta ha incontrato insieme all’attrice Pina Turco il 25 di febbraio al Cinema La Perla gli spettatori del cineforum riscuotendo un notevole successo.




Napoli, Basilica della Pietrasanta: “Chagall. Sogno d’amore” è l’imperdibile appuntamento con l’artista russo fino al 30 giugno

NAPOLI – Marc Chagall a Napoli dal 15 febbraio al 30 giugno 2019 con la mostra dal titolo “Chagall. Sogno d’amore”. L’imperdibile appuntamento con l’artista russo nel capoluogo campano è nella straordinaria Basilica della Pietrasanta – Lapis Museum di Napoli situata nel pieno centro storico ed offre ai viaggiatori un “viaggio” nel mondo dell’artista attraverso 150 opere tra dipinti, disegni acquerelli, incisioni e un’installazione multimediale.

L’exhibition “è stata allestita in tempi record” come affermano gli organizzatori nel pieno rispetto del luogo, la chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta fu la prima chiesa della citta di Napoli dedicata alla Vergine, i lavori di completamento finirono nel 1678.

La mostra dell’artista russo nato in Bielorussia e poi naturalizzato in Francia si divide in cinque sezioni in cui sono riassunti tutti i temi cari a Chagall: Infanzia e tradizione russa; Sogni e Fiabe; Il mondo sacro, la Bibbia; Un pittore con le ali da poeta; L’amore sfida la forza di gravità.
La mostra di Marc Chagall (1887-1985) ripercorre in ordine cronologico la sua lunga vita, i fruitori vivranno un’esperienza in maniera totalitaria dell’universo straordinario dell’artista, ogni opera non mai ha una linea definita di demarcazione tra il reale e l’irreale e risulta difficile discerne, le opere sono dipinte con pennellate dai tratti pesanti, ma anche dai tratti delicati quasi a sfiorare la tela; le sue opere offrono ai visitatori una gioia interiore nonostante tutto il suo vissuto fatto anche di tragedie come l’amore indissolubile per la moglie Bella scomparsa prematuramente nel 1944, il sentimento vero e profondo non finì mai di provare anche dopo la sua morte.

I dipinti “raccontano” le guerre del secolo scorso, la sua passione per il circo come nell’opera “Il gallo viola” perché dava a Chagall l’idea della libertà bohémien di Parigi di quando era bambino e aspettava un anno all’arrivo dei circensi nel suo villaggio, ricordi dell’infanzia, fiabe, poesie, religione, ogni opera è un racconto immaginifico.

Marc Chagall ha un rapporto profondo con spiritualità in sintonia con la Basilica della Pietrasanta e la città partenopea perché hanno un vissuto parallelo fatta di vicissitudini di sciagure, ma che hanno avuto sempre la forza di guardare la vita con lo stupore e la meraviglia. Il percorso espositivo offre l’installazione video con la “Dream Room” che dà al viaggiatore un’immersione totale dei dipinti e del mondo di Chagall, un’esperienza multimediale al passo con tempi.

La mostra “Chagall. Sogno d’amore”, realizzata con il contributo di “Fondazione Cultura e Arte” organizzata e prodotta dal “Gruppo Arthemisia”, dopo il successo conseguito a Napoli con la mostra di Escher al Pan Palazzo delle Arti di Napoli è risultata “la mostra più visitata dell’anno” come conferma l’Assessore alla Cultura e al Turismo di Napoli Nino Daniele durante la conferenza stampa.

La mostra vede come partner istituzionale il Museo archeologico Nazionale di Napoli, si avvale del patrocinio della Regione Campania, il Comune di Napoli con L’Assessorato alla Cultura e al Turismo, l’Arcidiocesi di Napoli, e in sintonia con la sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale , Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia, della Rettoria della Basilica di S. Maria Maggiore alla Pietrasanta e dell’Associazione Pietrasanta Polo Culturale ONULUS.




Napoli, il grande ritorno di Canova

“Canova e l’Antico” al MANN Museo Archeologico Nazionale di Napoli dal 28 marzo al 30 giugno 2019. Il percorso espositivo della mostra-evento sarà allestita nella Sala Meridiana del “tempio” dell’arte classica per la prima volta nel capoluogo campano con 12 grandi marmi e oltre 110 opere, saranno esposti anche modellini in gesso e terracotta, disegni, monocromi e tempere grandi modelli e calchi in gesso, bassorilievi mai viste insieme e ritornano a dialogare tra di loro a distanza di secoli.

“E’ la mostra delle mostra e farà epoca” così ha definito l’evento-espositivo il Direttore del Mann Paolo Giulierini durante la conferenza, l’exibhition farà riscoprire ancor di più Napoli ai viaggiatori, un focus nel mondo classico grazie al dialogo con realtà internazionali tra cui con il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo e il Getty Museum di Los Angeles, un lavoro tra musei e collaborazioni che rendono ancor di più il MANN e Napoli alla pari con realtà internazionali, il percorso espositivo sarà un viaggio che avrà come epicentro un’immersione nel mondo dello scultore che a distanza di secoli emoziona ancora.

Napoli riaccende i riflettori sul maestro che tanto amò la città partenopea “veramente situata in una delle più amene situazioni del mondo”, la mostra è un ritorno di Canova a Napoli, infatti l’exibhition ripercorre gli stessi passi quando venne nel capoluogo partenopeo nella sua ricerca nel mondo classico.

La fama di Canova ai suoi tempi era notevole in tutto il Bel Paese, infatti venne definito dai suoi contemporanei “nuovo Fidia”, lo scultore veneto scopri le bellezze di Napoli dapprima da giovane viaggiatore desideroso di ammirare le bellezze e le opere della dimora di Partenope, ammirò il “Cristo Velato” della Cappella di Sansevero, gli storici affermano che fu disposto a comprarlo e che avrebbe ceduto dieci anni della sua vita pur di esserne l’autore, egli inoltre ammirò anche la “Pudicizia” realizzata da Antonio Corradino anch’egli veneto, il maestro nel suoi viaggi nella Campania felix ammirò anche le antichità “ercolanesi”e di Paestum.

“Imitare, non copiare gli antichi” per “diventare inimitabili” era il monito di Johann Joachim Winckelmann fra i massimi esponenti teorici del Neoclassicismo che l’artista veneto adottò in tutto il suo percorso artistico, Canova nel corso della sua vita, si rifiutò di realizzare copie di sculture antiche che riteneva lavoro indegno di un artista creatore. Attraverso le sue opere i fruitori potranno cogliere il continuo dialogo tra lo scultore veneto che fu tanto acclamato dai suoi contemporanei con il mondo classico, far rinascere l’Antico nel moderno e di plasmare il Moderno attraverso il filtro dell’Antico.

Per Canova l’Antico bisognava mandarselo in mente, sperimentando nel sangue, sino a farlo diventare naturale come la vita stessa, sapeva cogliere dal mondo antico l’essenza, pur restando un artista innovativo per i suoi tempi. Alla conferenza della mostra “Canova e l’antico” avvenuta l’8 febbraio nella sala Toro Farnese del MANN erano presenti il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Alberto Bonisoli, l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Nino Daniele, il Direttore del MANN Paolo giulierini, il Segretario di Ermitage Italia Maurizio Cecconi, il curatore dell’esposizione Giuseppe Pavanello. La mostra ha ottenuto il sostegno della Regione Campania, i patrocini del Comune di Napoli, della Gypsoteca-Museo Antonio Canova di Possagno e del Museo Civico di Bassano del Grappa ed è stata realizzata con la collaborazione di Ermitage Italia.

Giuseppina Ercole




Napoli, teatro Palapartenope: il 14 febbraio va in scena Rosario Miraggio

Cresce l’attesa per il concerto del popolarissimo cantante partenopeo Rosario Miraggio dal nome “Feeling San Valentino” che si terrà al Teatro Palapartenope di Napoli il 14 febbraio.
“È un concerto per tutte le fasce d’età”, come ha dichiarato l’interprete
partenopeo, gli organizzatori prevedono che sarà Sold Out nel giorno in cui si festeggia l’amore.
Rosario Miraggio è originario della zona del Materdei, in pieno centro storico, è un artista sempre alla ricerca dell’equilibrio tra romanze napoletane e urban- pop, è ecclettico, mediterraneo e sperimentale e non si è mai tirato indietro a nuovi progetti.
Nel 2004 esordì con l’album “Amore in tre parole” che gli aprì le porte della
scena musicale napoletana, divenne pupillo di Gigi D’Alessio dove esordì sul palco duettando con la canzone “Male” che si trasformò subito in tormentone, la hit è citata nello spazio Tumblr dell’artista invisibile Liberato.
Miraggio negli anni è diventato popolarissimo tra i giovani, l’interprete
partenopeo è molto presente sui vari social, su instagram ha ben 219 k di
follower, sul canale di Youtube i suoi video sono virali, basti pensare che il suo storico hit “Ti amo e ti penso” ha superato ben 20 milioni di visualizzazioni e fa parte della colonna sonora del film “Troppo napoletano”, prodotto dal comico Alessandro Siani e diretto da Gianluca Ansanelli.
Nelle sue esperienze più significative della sua carriera e da citare la canzone per la colonna sonora di “Gomorra” di Matteo Garrone dal titolo “Macchina 50”.
Durante il concerto ci sarà una sorpresa per i suoi fan, infatti interpreterà tre singoli inediti del suo nuovo album che uscirà con molta probabilità a settembre, top secret che sarà svelato solo sul palco, durante il concerto duetterà con Franco Ricciardi, Ivan Granatino, Valentina Stella, Mr. Hyde, Sud58 e altri ospiti a sorpresa.
Nel giorno in cui l’epicentro è l’amore in tutte le sue sfumature la musica diventa medium per amplificare il messaggio d’amore e con le donne, Rosario Miraggio ancor di più rivendica, con questo appuntamento, il suo ruolo di testimonial dell’associazione ‘La Forza delle Donne’ presieduta da Elisa Russo. Un impegno, che prosegue dal 2014 e che, grazie alla canzone dal titolo “Fortemente per rinascere” – che conta ben 800mila visualizzazioni- è diventato costante e importante. “Un artista” – dichiara Miraggio – “ha il dovere di intraprenderebattaglie sociali. È un dovere morale, ma anche concreto. Il mio pubblico è molto giovane: parlare agli adolescenti delle sfumature dell’amore, raccontargli che io sono contro la violenza è una priorità.” Prosegue Miraggio – “è una priorità la mia volontà di stare accanto a Elisa Russo, presidente dell’associazione ‘La Forza
delle Donne’ di cui sono testimonial: dialogare con i giovani ai convegni può essere sicuramente un’azione utile. Gli uomini devono proteggere e amare le loro fidanzate, le loro mogli, le loro figlie. Gli adulti devono proteggere e amare i bambini. Parlarne, iniziare a farlo da quando si è giovani, può aiutare nelle creazione di un mondo più sano. Se poi lo fa un artista, che viene emulato e imitato, il messaggio si fa più profondo e le speranze che diventi concreto sono più forti”.
La conferenza stampa è avvenuta il giorno 31 gennaio presso lo storico Caffè Gambrinus, ubicato a Via Chiaia, fondato nel 1860 insieme al Salone Margherita fu uno dei ritrovi della nobiltà partenopea di fine ‘800 grazie ai Caffè Concerto, ossia i “Caffè Chantad” e a susseguirsi la figura della “Sciantosa”.
All’interno della caffetteria ottocentesca, vi sono opere di Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti – teorico del futurismo – ed è una tappa fondamentale da visitare e prendere un caffè per chi è in visita nella dimora di Partenope. Alla conferenza stampa vi hanno partecipato tantissimi fan che hanno subito colto l’occasione di avere un suo autografo e manifestare l’ammirazione nei suoi confronti e le sue canzoni.
L’evento è organizzato e prodotto da Studio Uno Marketing di Raffaele Veneruso.

Giuseppina Ercole




Napoli, solidarietà: bagno di folla all’incontro “Simmo ggente ‘e core”

NAPOLI – Bagno di folla presso il Teatro Augusteo di Napoli all’incontro dal titolo “Simmo ggente ‘e core” sabato 26, un momento di incontro per tutte le persone che hanno partecipato o che intendono ancora partecipare all’iniziativa di solidarietà lanciata dal Comune di Napoli, in merito alle recenti operazioni di soccorso per i migranti, condotte da Sea Watch e Sea Eye.

All’incontro
erano presenti il Sindaco Luigi de Magistris e gli assessori Enrico Panini,
Laura Mormorale e Monica Buonanno, all’evento hanno inoltre partecipato tantissime
persone provenienti da tutta Italia, dall’estero e di tutte età, ci sono stati momenti
di grande commozione tra i partecipanti che hanno esposto la loro posizione e
pronti sempre alla solidarietà, insieme per ricordare di “Restare umani”, e di
ristabilire i diritti umani di fronte a persone che scappano e cercano un nuovo
futuro.

Sul palco
del Teatro augusteo partenopeo hanno esposto in tanti e anche un 17enne
studente napoletano, egli infatti ha ricordato: ‘se si ha paura che
l’intrusione di razze diverse l’Italia cambi, ma la domanda da porre a Salvini
è “non si ha paura che l’Italia cambi di fronte all’indifferenza di persone sfortunate
che andranno di sicuro incontro alla morte?” non è un incontro politico, ma un
incontro di diritti’.

Come si ricorderà il 4 gennaio scorso, a poche ore dalla pubblicazione sul sito del comune di Napoli, del form per offrire aiuto ai migranti delle due navi bloccate in mare, arrivarono migliaia di adesioni da Napoli, da tutta Italia e da connazionali residenti all’estero. Complessivamente, le manifestazioni di solidarietà sono arrivate ad oltre 5600, giunte anche da città europee e addirittura da altri continenti. Vestiario, donazioni, alimenti, alloggi e imbarcazioni, ma anche offerte di prestazioni professionali specifiche, da quelle mediche a quelle psicologiche, dai traduttori e perfino da sommozzatori. E’ stato un momento di riflessione per capire cosa siamo disposti a donare e cosa non siamo disposti a PERDERE quando si fa solidarietà, combattere la non conoscenza, fatta di superstizione, ignoranza e indifferenza, creare insieme uno scambio esperienziale. Durante l’incontro si è ricordato che la democrazia sta morendo senza l’umanità e non è progresso lasciare morire a mare, si è ricordato una frase di Liliana Secre  reduce dell’Olocausto “pensare ai bambini invisibili”, alle persone che pur non hanno taccia di loro ma, che ESISTONO e il Sindaco de Magistris ricorda che: “Napoli non può accettare che il mare diventi un cimitero” .

Giuseppina Ercole




Napoli, metro: full immersion d’arte nelle stazioni museo

NAPOLI – Fra le tappe nel capoluogo campano che sono luoghi dell’arte da visitare sono le stazioni della linea metropolitana 1 distribuite in tutta l’area urbana Partenopea e sono chiamate “Stazioni-Museo”, sono luoghi di transito, ma che offrono ai passeggeri un “viaggio” nel viaggio nel mondo dell’arte antica e contemporanea durante gli spostamenti.

“Le stazioni dell’arte”

Negli anni sono diventate un attrattore turistico della citta di Napoli, è sono una confluenza di maestranze a livello mondiale senza precedenti, che ha dato vita ad una sinergia dal risultato di grande impatto visivo per i viaggiatori, l’intero progetto di tutta la linea è stato coordinato dal critico d’arte Achille Benito Oliva, l’intera linea metropolitana offre ai viaggiatori la possibilità di fruire circa duecento opere di artisti contemporanei.

Ogni stazione
è una galleria d’arte che coinvolge tutta l’area, dal sottosuolo all’area
sovrastante con un dialogo artistico inscindibile, ogni “Stazione-Museo” ha un
suo linguaggio artistico e un suo messaggio, offre ai viaggiatori un’experience
unica e meditativa nel suo genere, grazie alle opere antiche, contemporanee e
futuribili.

Un’esperienza interattiva e sensoriale

I passeggeri
vivranno durante gli spostamenti su strada ferrata all’interno della citta di
Napoli  un’esperienza interattiva e
sensoriale come gli osservatori che si troveranno a visitare la “Stazione  dell’arte” dal nome “Università”, progettata
dall’artista Karim Rashid, fra le opere in esposizione all’interno della
stazione come “Synapsis” oppure l’opera “Ikon Lenticular” posto sulle pareti
sul luminoso fondo bianco con decorazioni multiple e variopinte di figure virtuali
tridimensionali, un moving ad ogni spostamento dell’osservatore grazie
all’impiego della stampa lenticolare, il viaggiatore con queste opere e questo
nuovo modello di “museo” avranno modo di vivere un momento contemplativo in un
luogo che generalmente è sinonimo di fretta o di momenti stasi alienanti.

Un momento di meditazione e di crescita culturale

Ogni
stazione è destinataria di un messaggio e ognuna di loro ha un tema ben preciso
e il viaggiatore è catapultato  nel mondo
dell’arte mutandone il proprio percorso interiore, difatti i passeggeri non
vivranno  un momento alienato dall’attesa,
ma vivranno  un momento di meditazione e
di crescita culturale obbligata, come ha ben sottolineato il curatore del
progetto il critico d’arte Benito Oliva, egli ha infatti affermato che ogni
stazione è “Un museo obbligatorio”, in linea con i musei tradizionali che anche
loro hanno cambiato la loro destinazione d’uso, non più contenitori di opere,
ma soggetto attivo della città.

 I viaggiatori durante il percorso non vivranno
più un semplice spostamento, ma vivranno un viaggio emozionale, partecipativo e
sensoriale, i viaggiatori inconsapevolmente visiteranno un nuovo modello di museo,
le stazioni sono luoghi concepiti solitamente non come spazi espositivi per
opere d’arte contemporanea e tale cambiamento di destinazione d’uso ha reso
attualmente le stazioni dell’arte nei “musei” 
più suggestivi e fotografati della città di Napoli.

La Stazione più bella d’Europa: via Toledo

Le stazioni dell’arte sono tutte meritevolmente da visitare e fra queste c’è anche la Stazione più bella d’Europa, così definita la Stazione di via Toledo progettata dal Oscar Tusquets Blanca definita dal quotidiano inglese “The Daily Telegraph”,  la stazione più bella del vecchio continente è ubicata nel quartiere di San Giuseppe, è questo primato è stato confermato anche dalla CNN.

Il “viaggio
nella Stazione -Museo” incomincia fin dall’area sovrastante con la statua dal
titolo “Il Cavaliere di Toledo” dall’artista sudafricano William Kentridge e con
le strutture-lucernario che dalla strada convogliano  la luce solare negli ambienti sottostanti
nella monumentale sala sotterranea nella bocca ovale dal nome “Crater de Luz”,
guardando all’interno si ammira il gioco tra la luce solare con le luci al LED
governate dal software programmato da Robert Wilson (Relative Light).

La ‘Stazione
di Via Toledo’ è la catarsi stessa dell’arte e dell’ingegno umano, grazie
all’utilizzo delle tecniche artistiche antiche e i nuovi linguaggi dell’arte
con le ultime innovazioni tecnologiche, ad accogliere il visitatore oramai non
più semplice passeggero è l’opera in mosaico dal titolo “Naples Procession”
progettato da W. Kentridge, il mosaico è stato realizzato dalle maestranze odierne
di tutta Italia con la stessa tecnica della famiglia dei Cosmati risalente al
medioevo tra il XII e il XIII secolo, famosi per i loro mosaici.

Il mosaico di
W. Kentridge  “Naples Procession” ha
raffigurato un progetto ed è stato preso dalla “Ferrovia Centrale per la città
di Napoli, 1906” dove vi è raffigurata la mappa ferroviaria della metro ed è
l’attuale linea 2, la prima metropolitana d’Italia, la scena raffigura in
processione San Gennaro, il Toro Farnese e lo stesso Kentridge in un duplice
autoritratto e venditore ambulante di tammorre, ad unire tutta l’opera è un
filo rosso che rappresenta la musica e il suo legame con la città di Napoli, il
soffitto è di colore nero ed è l’allusione all’asfalto della citta.

Il secondo
mosaico collocato sopra le scale mobili, s’intitola “Bonifica dei quartieri
bassi di Napoli in relazione alla ferrovia metropolitana, 1884 (Naples
Procession)”, sullo sfondo del disegno dell’opera vi è la mappa per una
metropolitana progettata nel 1872 a Napoli, ideata dall’architetto e poliedrico
Lamont Young (1851-1929), il progetto all’epoca risultò troppo futuribile e giudicato
visionario dai media di allora e che Young non vide mai realizzato.

Scendendo le
scale mobili il viaggiatore è accompagnata dall’uso sapiente dei colori
rassicuranti caratteristici  della dimora
della sirena di Partenope, come gli azzurri del mare, al tufo napoletano ai
colori caldi della terra, i visitatori man mano che scendono hanno la stessa percezione
di libertà che si prova a guardare il cielo.

Fra le opere
che i viaggiatori avranno la possibilità di fruire durante il percorso nella
stazione di Via Toledo sono le “Olas” onde in rilievo progettata da Oscar
Tusquets Blanca sulle pareti della hall “sommersa”. Procedendo all’interno  vi sono dei pannelli del mare di Robert Wilson
dal titolo: “By the sea…you and me” realizzati con la tecnica lenticolare, in
prossimità delle scale fisse c’è anche l’intervento del fotografo Achille
Cevoli dal titolo “Men at Work” posto sulle pareti, un omaggio ai lavoratori
della stazione.

L’intera
stazione è arricchita da artisti di famosi come Oliviero Toscani con l’opera
dal titolo “Razza Umana” posta nella seconda uscita in largo Montecalvario ed è
una parte di uno studio fotografico sulla morfologia degli esseri umani,
presenti nell’opera personaggi famosi. Fra gli artisti di fama internazionale c’è
anche Lawrence Weiner esponente della corrente concettuale, che ha fatto il
valore grafico della parola il suo mezzo di espressione privilegiato, egli
infatti propone “Molten copper poured on the rim of bay of Naples( Rame fuso
colato sulle rive del golfo di Napoli)”.

“Il teatro è
vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone” è l’installazione di
Shirin Neshat di origine iraniana di un’intensa drammaticità posta a pochi
passi all’uscita di Montecalvario, ha nove grandi ritratti di grandi
personalità appartenenti al mondo del teatro. Ad accogliere i viaggiatori all’uscita
di Montecalvario è l’opera “The Flying – Le tre finestre” di Ilya ed Emilia
Kabakov in ceramica di Faenza, ed è una chiara visione panoramica che vede gli
esseri umani librarsi nel cielo insieme a stormi di uccelli e ad aeroplani. Per
il piano atrio vi è posta l’opera di Francesco Clemente protagonista della
Transavanguardia fin dagli anni ’80 con l’opera “Engiadina”, una spettacolare
opera in mosaico e ceramica lunga sedici metri e raffigura un paesaggio alpino,
sullo sfondo oltre quaranta donne in corteo.

 I mezzi di transito con le Stazioni-Museo diventano
medium per identificare e far conoscere le radici del popolo e la loro cultura.

Il nesso storico

Il connubio tra arte e i mezzi di transito, seppur in maniera minore, risale fin dalle prime carrozze con le riproduzioni di dipinti sopra i poggiatesta, ad esempio le carrozze UICx di seconda classe dalla metà degli anni ’60 fino ai primi anni ’90, in seguito sono nate le carrozze speciali, come le carrozze del Treno Reale ricche di decorazioni che si trova attualmente nel Museo di Pietrarsa. Le stazioni hanno spesso ospitato opere d’arte in passato come oggi affreschi, tele, bassorilievi e sculture, la stazione di Roma Termini ha ospitato esposizioni temporanee, ad esempio la Mostra di Caravaggio (2006-2007) presso il GATE Termini che faceva parte  della Royal Collection della Regina il cosiddetto “Caravaggio della Regina”.

Giuseppina Ercole




Napoli città aperta all’accoglienza e alla solidarietà: oltre 400 persone senza fissa dimora al pranzo della Befana

NAPOLI – Boom di presenze per il pranzo della Befana alla mostra d’Oltremare di Napoli dello scorso 4 gennaio. All’evento hanno partecipato ben oltre 400 persone senza fissa dimora, o che hanno condizioni economiche di disagio che hanno trascorso una giornata di festa con pizza, musica e soprattutto aggregazione.

L’iniziativa è al secondo anno e si ripete a Natale e a Pasqua ed è promossa dal Comune di Napoli insieme alla Mostra d’Oltremare, nella struttura fieristica di Fuorigrotta.

I due Enti di nuovo insieme per dare vita ad un appuntamento all’insegna della convivialità, del superamento sociale e dei pregiudizi.

“Mostra d’Oltremare – ha spiegato il consigliere delegato Giuseppe Oliviero – vive mercato, ma di proprietà pubblica e vogliamo che sia intesa come un bene comune, creando comunità. Per questo organizziamo gli appuntamenti per Natale e Pasqua – prosegue Oliviero – ricordando che questo è uno spazio di tutti, cosa che facciamo ogni giorno con il nostro parco aperto alla città, presidiato e tenuto in ordine con l’impegno dello staff. Siamo una delle poche società pubbliche che ha un bilancio in attivo e questo per noi significa guardare alla città con iniziative per chi ha bisogno”.

L’assessora Laura Mormorale ha sottolineato – “Questa iniziativa è diventata una consuetudine, un modo per augurare un buon anno esprimendo l’intenzione di condividere con tutti i cittadini la volontà di costruire un anno migliore, per offrire alle persone un inizio di percorso per uscire dalla marginalità.”- prosegue la Marmorale – “Si comincia anche condividendo un pasto e per questo ringraziamo Mostra d’Oltremare, sempre pronta a rispondere a queste iniziative, ma anche l’Associazione e le società di trasporto pubblico Anm e Eav che hanno dato i nostri ospiti la possibilità di viaggiare gratuitamente per raggiungere la Mostra”.

Il pranzo della Befana si è tenuto nel padiglione 1 della Mostra d’Oltremare ed è stato allestito e ben riscaldato per l’occasione.

L’evento, inoltre, è stato allietato dalla musica degli artisti che hanno partecipato a titolo gratuito coinvolgendo tutti gli ospiti con canti e nei balli.

A contribuire alla riuscita dell’evento anche gli Enti del privato sociale, le tantissime associazioni di volontariato di circa 120 persone e le tante aziende del territorio, tra cui l’Associazione “Pizzaiuoli Napoletani”, che hanno prontamente accettato di dare il proprio contributo sfornando dai forni allestiti ben circa 600 pizze tra Margherita e Marinara, il pranzo è iniziato con la rosticceria “Sire” ed è terminato con le pastiere e i panettoni della pasticceria di “Scaturchio”.

All’evento erano presenti l’assessora ai diritti di cittadinanza e alla coesione sociale del Comune di Napoli, Laura Mormorale, la delegata del Sindaco alle pari opportunità, la professoressa Simonetta Marino e l’architetto Giuseppe Oliviero, consigliere delegato della Mostra d’Oltremare.

Una sinergia tra Enti pubblici e privati per la riuscita dell’iniziativa che ha visto il contribuito di tantissime associazioni come Amici di Strada, il Servizio Civile, l’Associazione Croce Rossa Italiana, Camper, Gesco, Angeli di Strada e i Focolarini, insieme per regalare un momento di spensieratezza e mettere a disposizione del sociale le proprie competenze e la propria sensibilità.

Con questa bellissima iniziativa Napoli ha dunque consolidato, meritatamente, il proprio ruolo di città aperta all’accoglienza e alla solidarietà.

Giuseppina Ercole