La sinistra è buona, la destra è cattiva. O no?

Questa è una storia in cui, come nei film western degli anni ’50, ci sono i buoni e i cattivi. Ma in questa storia moderna, lo Shane/Gentiloni di turno, il Cavaliere della valle solitaria, dopo aver salvato la famiglia di onesti coloni dal cattivo che vuole impadronirsi del paese e del loro terreno, non sparisce verso altri orizzonti, ma rimane dov’è, per rassicurare la Merkel/Jack Palance e l’Unione Europea sul fatto che tutto cambierà perché tutto resterà come prima, e la Germania potrà conservare nelle proprie banche i titoli di Stato italiani senza bisogno di gettarli sul mercato, causando l’ennesima crisi economica nel nostro paese.

Per far questo, è stato conveniente riesumare un nuovo/antico nemico da esorcizzare, il Fascismo di Mussolini, cioè creare un nemico da combattere

Battere ‘le destre’ diventa quindi la bandiera dei buoni, quelli rappresentati dal PD, un partito notoriamente autodefinitosi ‘di governo’, che ha realizzato tante ‘buone riforme’ per i nostri concittadini, e che avrebbe ‘ridotto le tasse’. Non si sa a chi, perché la signora Maria, quando va a far la spesa, i soldi di prima non le bastano più. Peccato ancora che le riforme più rinomate – il jobs act e la spending review – l’uomo della strada non sappia neanche cosa significhino, e che la Buona Scuola sia buona solo – forse – nelle intenzioni di chi l’ha elucubrata nottetempo, mentre al contrario il debito pubblico cresce ogni momento. Stendiamo un velo pietoso su quella che sarebbe stata l’apoteosi piddina, cioè la Riforma Costituzionale, fallita per due motivi: il primo perché, diciamo così, non era valida, il secondo perché sia Renzi che Boschi ci avevano promesso la loro uscita dall’agone politico: promessa e speranza regolarmente disattese da chi ci aveva ‘messo la faccia’.

Quindi oggi i Fascisti sono i cattivi da battere, e i Comunisti i buoni:

Cioè un partito che rimane solo romanticamente in poche anime, ma comunque che rappresenta la sinistra; non questa sinistra, perché il PD le ha usurpato la qualifica di ‘sinistra’, dato che di sinistro annovera tra le sue fila soltanto alcuni ben noti personaggi: ma centro-sinistra, dato il ‘centro’ che vogliono occupare provenendo appunto da sinistra. Facendo a gomitate con chi quello stesso centro, spazio lasciato libero da una defunta Diccì, vuole occupare da destra. Comunque sia, l’importante è impersonificare il ‘buono’, come appunto nei film di una volta.

Oggi – allarmi allarmi! – pare che ci sia quello che i giornali definiscono un ‘rigurgito fascista’ nel paese

Cosa gravissima, a sentir loro. Né alcuno s’impegna ad analizzare questa frase. Il reflusso gastroesofageo – forse è più esatto definirlo così – si presenta di solito nella notte, quando non s’è ben digerito qualcosa. Anche favorito da una posizione supina, si ripresenta con i succhi gastrici, decisamente acidi, a corrodere quel tratto di esofago interessato alla risalita. Nei tempi in cui viviamo, e con la politica che ci governa, questo reflusso riguarda piuttosto tutto ciò che ci propinano, e non un periodo ventennale affidato alla storia: tante e troppe sono le ingiustizie, i favoritismi, le menzogne e i malfunzionamenti, e i privilegi sotto forma di ‘diritti acquisiti’ che dobbiamo ingoiare, e che minacciano il nostro riposo: altro che Fascismo! Il quale starà senz’altro sullo stomaco a qualcuno – non è il caso di far nomi, ognuno sa e conosce: a qualcuno che pretende che le proprie opinioni e le proprie idee, posto che ne abbia, divengano leggi dello Stato.

Così accade che la Destra è cattiva, e la Sinistra buona

Quando Berlusconi andò al governo – non al potere, perché non l’ha mai realmente avuto – gli si contestò che se la prendeva con dei ‘comunisti’ la cui memoria s’era ormai persa. Quando invece qualcun altro se la prende con i Fascisti, tutto è normale, anzi doveroso. Quello che preoccupa è il ‘rigurgito’ di una cattiva digestione. È comico poi notare che quelli che dicono che la Destra ‘soffia sulle paure’ dei cittadini, amplificandone il timore in merito all’invasione dei ‘neri’, sono gli stessi che soffiano sulla paura di un presunto ritorno ad un periodo storico mai più ripetibile.
Fatto sta che non s’è mai parlato tanto, negli ultimi cinquant’anni, di Mussolini e dei fascisti.

Martedì scorso, 13 febbraio, era previsto a Livorno un comizio di Giorgia Meloni, segretaria di un partito, Fratelli d’Italia, compreso legittimamente in quello che una volta si definiva ‘Arco costituzionale’, e dal quale era stato escluso unicamente il Movimento Sociale di Giorgio Almirante.

Ebbene, il comizio non s’è potuto tenere per il democratico intervento di eroici e democratici ‘antagonisti’, definiti ‘comunisti’ dai giornali che ne hanno riportato la notizia, che si sono accaniti sull’auto della Meloni, con calci, sputi ed altro, mentre la Polizia, democraticamente, non riusciva ad impedire l’aggressione ad un parlamentare della Repubblica, segretario di un partito presente in Parlamento. Diversamente sarebbero andate le cose se ciò fosse accaduto in Turchia, dove un oppositore di Erdogan, pur se giornalista, rischia l’ergastolo. Un Erdogan, a cui, malgrado tutto, tutti fanno la corte, accolto ultimamente in Italia, lui musulmano radicale, perfino dal Papa: ma già, questo Papa è molto ‘ecumenico’. Battute a parte, il pensiero poi va ad Al Sisi e a Giulio Regeni – il cui segreto della morte è pari a quello di Pulcinella – o a Narendra Modi, eletto, come pare sia accaduto, sconfiggendo politicamente la sua avversaria politica italiana Sonia Gandhi con la farsa dolorosa dei nostri marò tenuti in ostaggio per quasi quattro anni, condannati come omicidi senza processo nè incriminazione, e accolto con tutti gli onori all’ombra di affari di miliardi di euro, sputando sulla dignità del nostro paese. Cosa direbbe Emilio Fede, descrivendo la figura dell’Italia in quell’occasione? Non vale la pena ripetere. Ci sono idee che ognuno di noi ha il diritto di avere e di propugnare, nel rispetto della legge e del vivere civile.

Chi dovesse violare questi principi è un delinquente: come quei quattro bravi ragazzi, risorse indispensabili alla nostra nazione secondo alcuni, che hanno sequestrata, ripetutamente violentata, squartata – pare ancora viva – una ragazza di diciotto anni, dopo averne fatto sparire cuore e fegato, in odore di cannibalismo rituale.

Sono loro i migranti che nei nuovi libri di scuola nelle mani dei nostri ragazzi delle medie vengono descritti come risorse indispensabili. E a i quali immediatamente si contrappongono i delinquenti dalla pelle bianca – vietato parlare di razze, anche se sarebbe linguisticamente corretto. Delinquenti sono quelli che commettono reati; come i 27 facinorosi che hanno aggredito la Meloni a Livorno, – e che la Polizia non ha potuto far altro che denunciare a piede libero – in nome di un’ideologia che s’è ritenuto legittimo manifestare, contro i ‘cattivi’, in modo violento. Allora? Come li chiamiamo? Giovani che non si rifanno al deprecato ventennio, ma che di esso adottano le peggiori manifestazioni? Li chiamiamo comunisti? E allora che differenza c’è? Oggi l’Europa è l’idea dominante, l’idea di una classe politica maniacale, che non sa far altro che proporre un mix artificiale di culture, storia, costume, tradizioni, abitudini, religione: tutta roba che non va giù a molti. Una miscela che vorrebbe appiattire ogni cosa, riducendoci come nel romanzo di Orwell, ‘1984’. Ma c’è qualcosa di cui questa gente che aspira al Potere Mondiale non ha tenuto conto: siamo esseri umani, e non robot: almeno non ancora, vista la pubblicità che se ne fa. C’è qualcosa che nessuno potrà mai omologare, e che è diversa in ognuno di noi, ed è il nostro io interiore, la nostra storia, la nostra personale cultura. Tutto quel coacervo di sentimenti, storia, lingua, dialetti, tradizioni, attaccamento alle nostre radici: un’identità esclusiva che s’è venuta formando variamente in ogni essere umano, e che non può essere uguale per tutti, nè può essere appiattito. E come noi sono anche gli abitanti di tutti gli altri paesi che fanno parte di questa Unione Europea che i cittadini non hanno voluto, né chiesto. Grazie a Dio, siamo tutti formati con gli stessi organi, ma nessuno di noi è uguale ad un altro. Né alcuno può e deve costringere tutti a pensarla allo stesso modo. Abbiamo una Costituzione della Repubblica Italiana, abbiamo una Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, abbiamo dei principi sanciti da chi ha lottato per la libertà dei popoli, e nessuno ha il diritto di calpestarli.

Oggi i termini ‘populista’, ‘sovranista’, ‘giustizialista’ sono diventati insulti, e sono assimilati a quello eternamente colpevole di ‘Fascista’

Stiamo attenti: i populisti sono quelli che soffrono degli abusi e degli ingiustificati privilegi di chi comanda a spese del popolo. I sovranisti sono quelli che rifiutano l’omologazione ad una Europa artificiale calata dall’alto, e che vorrebbero conservare le proprie tradizioni e la propria storia e cultura. I giustizialisti sono quelli che vorrebbero poter uscire la sera con la moglie o con la fidanzata senza correre il rischio di essere aggrediti e rapinati da chi poi magari se la cava con un buffetto sulla guancia.

Gentiloni è andato dalla Merkel – forse ha una palla di cristallo in cui leggere il futuro, o forse ha già pronto qualche ‘espediente’ elettorale – a rassicurarla sul fatto che il governo continuerà come prima, nella stessa direzione, senza ‘populismi’

Il motivo è chiaro: i nostri titoli di Stato sono in mano ad una Europa – leggi Germania, – che già una volta ha fatto crollare il nostro debito pubblico, creando quella crisi che ha giustificato l’intervento di Monti, manovrando i nostri titoli di Stato, e Gentiloni ha bisogno che la Merkel ‘stia serena’. Ma tutti coloro che oggi dirigono il timone di un’Europa che sta all’Italia come una protesi di titanio, sanno benissimo che nel profondo della nostra popolazione esiste un nocciolo duro, qualcosa che non potranno mai omologare come piace a loro. Siamo già ad una dittatura strisciante, e per far questo ne servirebbe una conclamata. E comunque ogni situazione ha il suo limite. Parlare a sproposito di Fascismo ne ha fatto tornare il desiderio nei cuori di molti, specialmente di fronte a tutte le manovre di una classe politica che è senza dubbio – a detta degli osservatori che non leggiamo sui nostri giornali – la peggiore mai al potere in Italia.

Roberto Ragone